A concorrere alla genesi di Invincible ci sono un bel po’ di nomi noti nel mondo della televisione: a partire da Robert Kirkman, giunto alla fama grazie alla trasposizione della sua serie a fumetti più famosa, The Walking Dead, della cui serie ha contribuito alla sceneggiatura di alcuni episodi, Seth Rogen (Sausage Party, The Interview) e Catherine Winder (Angry Birds, Star Wars: The Clone Wars), al suo fianco come produttori, ma anche e soprattutto Jennifer Salke, alla direzione degli Amazon Studios dal 2018 e grande promotrice di questo original, sul quale pare stia investendo moltissimo, considerato il numero di star internazionali del quale è nutrito il cast.
[Questa recensione è SPOILER FREE nella prima e nell’ultima parte, la parte centrale con SPOILER è debitamente segnalata]
Invincible è una serie d’animazione creata per l’appunto da Robert Kirkman e tratta da uno dei suoi personaggi a fumetti più celebri: la serie è stata pubblicata dalla Image Comics dal 2003 al 2018 ed ha avuto un grandissimo successo di pubblico e critica, diventando uno dei simboli della casa editrice. I primi anni 2000 sono anni di crisi per il fumetto supereroistico, è un periodo in cui gli autori si sentono sempre più ingabbiati dai paletti imposti dalle major e cercano nuovi approdi per sviluppare le loro idee in libertà: la Image Comics si fa meta di questa giovane ondata di fumettisti, tra cui Kirkman, e propone storie che abbattono molti degli stereotipi classici del genere. Invincible nasce proprio da questa necessità: ribaltare le aspettative dei lettori, farli uscire dalla comfort zone e creare aspettative e curiosità rispetto ad un universo il più vicino possibile al crudo realismo della vita reale, con la sola variante che è un mondo nel quale esistono persone dotate di superpoteri.
La serie animata di Amazon arriva quasi vent’anni dopo la prima pubblicazione del fumetto, ma, come fatto anche con l’adattamento di The Boys un paio di anni fa – con il cui stile la serie condivide molto tra l’altro – la scelta è quella di evitare una trasposizione ultra-ortodossa delle storie a fumetti. Kirkman e gli altri autori, tra cui Simon Racioppa (The Dark Crystal: Age of Resistance) e Ryan Ottley (Paul), infatti, hanno avuto la libertà di operare alcuni piccoli cambiamenti alla narrazione, adattando la storia di Mark Grayson al ritmo televisivo e optando per episodi di lunghezza media, circa 45 minuti a episodio, al contrario dei più classici 20-30 minuti delle serie d’animazione. Il risultato è soddisfacente per il modo in cui riescono a condensare gran parte della storia in pochi episodi, che diventano così ricchissimi di contenuti ma non confusionari; ogni tanto c’è qualche avvisaglia di superficialità nella gestione di alcuni personaggi, ma questo sembra essere più legato alla scelta di produrre una prima stagione di soli otto episodi, con la necessità quindi di non dilungarsi troppo su questioni secondarie.
Ma di cosa parla Invincible? Il protagonista della serie è Mark Grayson, adolescente in crisi poiché figlio di un potentissimo supereroe proveniente da un altro pianeta che si fa chiamare Omni-man, ma dal quale non ha ancora ereditato alcun potere. La storia comincia proprio quando questi poteri si manifestano e racconta come il ragazzo deve imparare a gestirli per seguire le orme del suo vecchio. Il worldbuilding è chiaro: ci si trova in un mondo nel quale i supereroi sono all’ordine del giorno e ai quali è imputato il “lavoro” di difendere le persone normali dalle minacce che le forze dell’ordine da sole non possono affrontare. Quello che fa il primo episodio di Invincible è mettere in fila tutti i più classici tropes del genere supereroistico, mostrando la patina coloratissima dell’animazione e nascondendo le impurità sotto il tappeto: è solo con la fine del pilot, infatti, che lo stile, il tono e l’ambizione della serie cambiano radicalmente.
[SPOILER ALERT: da questo punto in avanti seguono SPOILER sui primi tre episodi di Invincible, se non li hai visti e non vuoi rovinarti la visione vai direttamente alla fine dell’articolo]
Con la rivelazione sulla vera natura di Omni-man lo show letteralmente esplode, facendo emergere quello che aveva tenuto nascosto fino a quel momento: la scena finale di “It’s about time” è difatti estremamente cruda e violenta e volutamente splatter. L’obiettivo di fare da contraltare rispetto a quello che si è visto nei quaranta minuti precedenti è perfettamente riuscito e l’idea di posizionare questo segmento addirittura dopo i titoli di coda è coraggiosa e vincente, poiché dà ancora di più l’idea che quello che vediamo sia un segreto riservato ai soli spettatori.
Non per niente a partire da quel punto Invincible si trasforma e, anche nei due episodi che seguono, concede molto dal punto di vista della violenza esplicita. L’idea è quella di mostrare come realisticamente ogni azione dettata da un super possa avere ripercussioni gigantesche sul contesto: durante un’invasione aliena le persone muoiono, i danni causati da uno scontro in piena città sono enormi, i supereroi non sono invincibili e sono psicologicamente fragili e così via. Tutti temi che abbiamo già visto affrontati da The Boys, Watchmen e altre serie coeve che possiamo includere in questa stagione televisiva che punta tantissimo sulla decostruzione del supereroe, con qualche anno di distanza rispetto a quanto fatto dal fumetto.
Da questo punto di vista Invincible può certamente dire la sua e i primi tre episodi hanno il merito di costruire un worldbuilding complesso e stratificato, aiutato dalle potenzialità immense dell’animazione che, rispetto al live-action, permette molta più libertà creativa agli autori. Tecnicamente lo show è ben realizzato, dal disegno pulito e ultra-colorato che punta, come già si diceva, a ricreare le atmosfere tipiche dei fumetti della golden age (qui il riferimento più diretto è il personaggio di Superman) per poi distruggerle, passando per la regia di Jeff Allen (tutti gli otto episodi) e le musiche di John Paesano (Daredevil, Truth Be Told).
[Da qui in avanti la recensione torna ad essere SPOILER FREE]
L’ambizione della serie, si diceva, è altissima: nel cast di doppiatori celebri figurano come protagonisti Steven Yeun (The Walking Dead, Minari) nei panni di Mark, J.K. Simmons (Whiplash, Spider-man) nel ruolo di Nolan Grayson e Sandra Oh (Grey’s Anatomy, Killing Eve) in quelli di Debbie Grayson. Ma non è finita qui: il succo del cast sta nei personaggi secondari, tra le cui voci troviamo Zazie Beetz (Atlanta), Walton Goggins (Justified), Gillian Jacobs (Community, Love), Jason Mantzoukas (The Good Place, Brooklyn Nine-Nine), Zachary Quinto (Heroes), Mark Hamill (Star Wars), Jon Hamm (Mad Men), Mahershala Ali (Green Book, True Detective), Jonathan Groff (Mindhunter), Sonequa Martin Green (Star Trek Discovery), Djimon Honsou (Guardians of the Galaxy), Justin Roiland (Rick And Morty), Lauren Cohan (The Boy, The Walking Dead) e Ezra Miller (Justice League).
I primi episodi di Invincible fanno tutto bene e coinvolgono lo spettatore in un mondo del quale vuole sicuramente saperne di più. Il genere supereroistico si fonde con il realismo, il family drama, il racconto di formazione, la spy story e sembra ci siano i presupposti anche per alcune avventure intergalattiche. Insomma c’è parecchia carne al fuoco e i numerosi twist tengono alta l’attenzione sparigliando più volte le carte e facendo vacillare le certezze di chi guarda: come Kirkman e soci gestiranno la narrazione negli episodi che rimangono è tutto da vedere ma per ora lo show è promosso con ottimi voti.
Voto 1×01 “It’s about time”: 8
Voto 1×02 “Here Goes Nothing”: 7 ½
Voto 1×03 “Who You Calling Ugly?”: 8