WandaVision è già la serie più chiacchierata dell’anno, e non potrebbe essere altrimenti. Lo show creato da Jac Schaeffer, infatti, oltre ad essere attesissimo in quanto prima serie originale del maxi-progetto televisivo legato al Marvel Cinematic Universe, nel corso dei nove episodi che formano questa prima stagione ha saputo convincere anche i più scettici, dimostrandosi un prodotto in grado di farsi apprezzare sia dai fan incalliti della Marvel ma anche dagli spettatori più occasionali.
Questo risultato è tutt’altro che banale e i passi falsi potevano essere innumerevoli: dal creare una serie troppo legata alla continuity dei film ed escludendo così una grande fetta di pubblico meno avvezza a studiarsi tutti i collegamenti transmediali, all’isolare eccessivamente lo show dal suo universo narrativo creando una sorta di stand-alone privo di implicazioni sul futuro delle produzioni Marvel che sarebbe risultato non solo come una delusione ma anche come un’occasione sprecata. Fortunatamente WandaVision trova invece un ottimo equilibrio e va anche oltre quello che ci si poteva aspettare, giocando intelligentemente con le regole del medium, omaggiando la storia della televisione e sfruttando al meglio la scelta di rilasciare un episodio a settimana – in questo Disney+ aveva già fatto pratica, con successo, con The Mandalorian.
Il finale di stagione – che nel gioco metatelevisivo a cui ci ha abituato la serie si intitola proprio “The Series Finale” – si preannunciava esplosivo fin dai prodromi lanciati dall’ottavo episodio, con lo scontro imminente tra Wanda e Agatha e la rivelazione del progetto del direttore Hayward che riprogramma il corpo di Visione per lanciarlo a seminare il panico a Westview. A conti fatti questo episodio è il meno imprevedibile tra tutti quelli di WandaVision; ci aspettavamo infatti uno scontro finale ricco di azione e scazzottate tipiche del genere supereroistico e siamo stati accontentati. Da questo punto di vista la serie non si risparmia e mostra i muscoli del grandissimo investimento produttivo della Disney, non lesinando minimamente su effetti visivi ed effetti speciali e gestendo bene tutte le fasi del combattimento, riuscendo a renderlo tutt’altro che ripetitivo o noioso. Dallo scontro tra le due versioni di Vision – una quella creata dal potere di Wanda, l’altra quella riprogrammata dallo SWORD sul corpo originale del sintezoide – a quello caratterizzato dall’uso della magia tra Agatha e Scarlet Witch.
Ancora una volta Wanda viene messa di fronte al senso di colpa per aver utilizzato il proprio potere a fini egoistici non preoccupandosi del dolore che avrebbe causato alle persone innocenti di Westview: è dal confronto diretto con gli abitanti, infatti, che il personaggio di Elizabeth Olsen affronta l’ultima fase del suo percorso emotivo, comprendendo le implicazioni enormi del suo potere e di quanto poco sia in grado di controllarlo. La scelta finale dell’eroina di rinunciare alla propria felicità personale per il “greater good” è il punto di arrivo necessario per lo sviluppo di Wanda, ora consapevole di quello che ha fatto, di quello che può fare e alla ricerca di un modo per “espiare” i suoi peccati: non per niente è la stessa Agatha a dirle che il suo potere si basa sulla conoscenza e, proprio per questo, la vediamo nella scena post-credit a studiare il Darkhold – un antichissimo libro composto di materia oscura e proveniente da un’altra dimensione, già apparso nelle serie Marvel Agents Of S.H.I.E.L.D. e Runaways.
Uno dei temi su cui WandaVision è stata più efficace è sicuramente quello della famiglia: non per niente tutte le sit-com che vengono citate, episodio dopo episodio, fanno riferimento ad un nucleo familiare come protagonista e al racconto di una sorta di quotidianità. È quello a cui anelava Wanda quando ha creato l’idillio di Westview ed è quello che avrebbe sempre desiderato per il suo futuro con Vision. Questo season finale chiude il cerchio con la famiglia riunita un’ultima volta prima che la dissoluzione dell’Hex riporti tutto alla normalità: una scena toccante che certifica l’eccezionalità del sogno Westview e riporta la protagonista alla realtà, ormai accettata e accolta. La donna capisce che deve andare avanti con la sua vita e lasciarsi il dolore alle spalle: è questa, infatti, l’ultima fase dell’elaborazione del lutto – in tal senso tutta la serie è il viaggio personale di Wanda che passa dalla negazione alla rabbia e alla depressione senza soluzione di continuità, al fine di lasciare andare, letteralmente, il ricordo del marito che la teneva “prigioniera”.
Per quanto riguarda Vision è importante sottolineare come gli autori abbiano gestito in modo egregio il personaggio di Paul Bettany, esplorandone tutte le diverse sfaccettature e tutte le caratteristiche che lo rendono così affascinante, a maggior ragione nella sua versione MCU dove non è mai stato così ben approfondito. In tal senso è interessante il confronto tra le due versioni nel quale si interrogano, per mezzo del paradosso della Nave di Teseo, sul concetto di identità: un’entità che cambia le sue componenti nel tempo può essere considerato la stessa cosa che era in origine? Più nello specifico sembra che lo stimolo della scrittura qui sia riassumibile nella domanda: cos’è che ci definisce? Cosa ci rende quello che siamo? Una tematica di peso che non fa altro che dare ulteriore spessore ad uno dei personaggi più enigmatici e riusciti, al cinema e ora anche in tv – tra l’altro geniale la scelta degli autori di tenersi “vivo” il personaggio con la white version che riottiene i ricordi perduti: scommettiamo di rivederlo presto.
Se il finale di serie fa un ottimo lavoro sui protagonisti, lo stesso non si può dire sui personaggi secondari, che vengono messi un po’ in disparte e ai quali non si concede un vero e proprio finale, se non un trampolino verso i progetti futuri del MCU. Ne è un esempio chiaro Monica (Teyonah Parris) che esce certamente cambiata rispetto all’inizio della stagione – ha ottenuto dei poteri grazie alla sua permanenza nell’Hex – ma si ha l’impressione che tutto il suo coinvolgimento fosse, in qualche modo, solo necessario a costruire la sua origin story in vista della centralità del suo personaggio nel futuro delle produzioni Marvel – nel sequel di Captain Marvel, per esempio, come suggerisce la scena mid-credit. L’episodio, in realtà, regala un ultimo ed efficace scambio di battute tra il suo personaggio e Wanda nel quale Monica dimostra di comprendere lo stato d’animo della strega e di non giudicarla per quello che ha fatto poiché, se avesse potuto, avrebbe probabilmente fatto lo stesso. Sarà interessante vedere come si potrà evolvere Monica nel futuro delle produzioni Marvel e se il suo personaggio assumerà una centralità nelle storie che sceglieranno di raccontare.
“The Series Finale” è, quindi, un ritorno allo status quo piuttosto classico e – come si diceva – privo di enormi colpi di scena: i cattivi vengono sconfitti – Agatha e Hayward, con la prima convenientemente non eliminata in modo definitivo così da poter essere “recuperata” eventualmente in futuro – e la situazione viene riportata alla normalità. Non possiamo chiamarlo lieto fine a tutti gli effetti vista la necessità per Wanda di abbandonare la sua felicità “artificiale”, ma bisognerebbe ragionare sul concetto di happy ending in senso lato: non è forse un finale positivo per la protagonista l’aver superato i suoi demoni, affrontato il suo lutto e aver compreso in modo più profondo il suo enorme potere?
Nessuno si aspettava che l’Universo Cinematografico Marvel, già così redditizio e acclamato da pubblico e critica al cinema, potesse trionfare sin da subito nel suo progetto di ingresso nel mondo televisivo, e invece così è stato. WandaVision non è solo una serie di supereroi, non è solo un omaggio sterile alla storia della televisione, non è solo un contenitore di citazioni e riferimenti per i fan, non è solo la storia di una donna che deve affrontare i propri incubi e i propri demoni: possiamo dire che è tutto questo e molto di più. La serie è stratificata, complessa e, cosa per niente scontata, decisamente innovativa; certamente il miglior modo possibile per Marvel e Disney di cominciare il loro enorme progetto che continuerà ora con The Falcon And The Winter Soldier.
Voto episodio: 7 ½
Voto Stagione: 9
Un finale in puro stile Marvel (per ricordarci che nonostante tutto si stava parlando di supereroi e di streghe antiche e moderne) per me personalmente meno coinvolgente, ma che non rovina affatto la serie nella sua interezza. Le chiavi di lettura sono diverse, io ad esempio, soprattutto per i forti rimandi al The Truman Show, ho sempre pensato al potere della televisione, alla sua capacità di influenzare e agli effetti mistificatori sulle nostre menti. La popolazione di Westview trasformata dolorosamente in comparse affascina (c’è anche un pizzico di Westworld) e inquieta allo stesso tempo. Altro tema interessante e probabilmente importante per le fasi future del MCU e DCU è il “multiverse” che visivamente, oltre al Fratello di Wanda Pietro qui interpretato non dall’attore di Age of Ultron, ma da chi ricoprì quel ruolo negli X-Man, vediamo nel dissolvimento del falso mondo di Wanda, con un effetto identico a quello visto nello splendido Spider-Man un Nuovo Universo.
Ottimo spunto quello del rimando al controllo dei media, anche secondo me la serie si presta a numerose chiavi di lettura, forse anche più di quante ne avevano pensato gli autori. Sul multiverso non saprei, è vero che in qualche modo il tutto deve collegarsi al titolo già annunciato del film di Doctor Strange, però a me pare invece che sia stato tutto un trollare gli spettatori fino all’ultimo, già sapendo che avrebbero generato ipotesi e teorie. Vedremo…
Grande recensione, Davide!
Da quando ho guardato l’episodio sto un po’ rimuginando sull’intera serie. Non è mistero che non abbia granché apprezzato l’inizio, mentre abbia trovato molto divertente la parte centrale. Questo ultimo episodio, però, l’ho trovato sotto molti punti di vista… sbagliato. Alla fine mi ritrovo a pensare che questo WandaVision sia tutto un grande numero volto solamente a mettere le pedine a posto per i prossimi film. Al netto dell’intera stagione, cosa farne di alcuni personaggi? Perché hanno fatto tornare Darcy, se poi è risultata tutto sommato inutile? Qual è il ruolo di Monica nella risoluzione della serie, se non quello di darle i superpoteri per poterla così sfruttare in Captain Marvel 2? E ancora: per quale motivo portare Evan Peters in questo universo, solo per ridicolizzarne la presenza nell’ultimo episodio? Perché fare il Visione bianco e poi farlo andar via come se nulla fosse, se non per tenerselo in futuro? I personaggi secondari sono stati utilizzati malissimo, a mio avviso. E quest’ultimo episodio poteva essere molto più coraggioso, mentre alla fine è terminato come un po’ tutti ci saremmo attesi: Wanda fa la cosa giusta, e il suo Visione scompare. Adesso però ha il libro – e il riferimento a Doc. Strange non è casuale, ovviamente – e possiamo passare ai film. Contrariamente a quanto avevano fatto capire, non mi sembra ci sia troppa differenza con i precedenti prodotti televisivi Marvel: WandaVision ha soldi a disposizione, ma è comunque ancillare rispetto ai vari film, dei quali ha preparato il terreno.
A me il season finale è piaciuto, come ho scritto nell’articolo, anche se sono d’accordo su molto della tua analisi: è certamente l’episodio più prevedibile della serie, più simile all’universo Marvel dei film che tutti conosciamo e, soprattutto, il fatto che i personaggi secondari sono stati trattati con superficialità e in modo strumentale, come ho scritto un “trampolino” per il loro futuro nei film e nei prodotti futuri di Disney/Marvel. Ancora peggio penso che Darcy e Woo avevano il compito di mostrare l’interconnessione tra le varie produzioni (è tutto un grande universo) senza ovviamente scomodare i pezzi da novanta che costavano troppo, e addirittura la prima è praticamente solo la spalla comica che serve a sdrammatizzare la serie (uno show che parla di elaborazione del lutto ma sempre con la leggerezza dei film Marvel che non si prendono mai troppo sul serio). Diciamo che per quanto riguarda la vera protagonista, cioè Wanda, per me la serie è stata necessaria e importante nello sviluppo del personaggio, che magari se fosse stata buttata subito nella mischia in una nuova scazzottata generale al cinema (come potrebbe essere il rumoreggiato Secret Invasion) si sarebbe perso tutto il passaggio tra la morte di Vision e il suo ritorno dopo il blip. Quantomeno lo show ha anche avuto il merito di approfondire un personaggio femminile una volta tanto, cosa non banale per l’UCM.
Ma quindi possiamo dire che Wanda Vison è la terza serie di Sorry for your loss, magari finalmente la Olsen supera la perdita
Effettivamente c’è una certa continuità tra i suoi personaggi, coincidenza? 😀
Io di SFYL ho visto solo la prima stagione, molto bella. Prima o poi recupererò la seconda, lei è un’attrice fenomenale.
Dopo sette episodi assolutamente geniali la serie si trasforma improvvisasmente in Harry Potter. Streghe che volano e l’immancabile doppia Visione cattiva (tra l’altro coup de théatre del tutto inutile sul piano narrativo). C’è da chiedersi che cosa accada agli sceneggiatori quando pensano i finali. Non ce la facevano a tenere tutto sul filo dell’analisi psicologica e del subconscio che diventa reale ad insaputa stessa di Wanda? No, dovevano trasformarlo in un film per bambini da proiettare ad Halloween. D’altra parte è ovvio, siamo su Disney Channel. : (