The Nevers, la serie creata da Joss Whedon per HBO (e trasmessa in Italia su Sky Atlantic), esordisce con un pilot in larga parte promettente, ma la cui fruizione è inevitabilmente influenzata dalle spiacevoli vicende che hanno coinvolto l’autore negli ultimi mesi.
La serie, annunciata nel 2018, avrebbe dovuto rappresentare il grande ritorno di Whedon sul piccolo schermo dopo i successi di Buffy The Vampire Slayer e Firefly, qui nelle vesti di produttore esecutivo e showrunner, oltre che di autore e regista di alcuni episodi, tra cui proprio il pilot “Touched”. Le accuse dell’attore Ray Fisher riguardo il comportamento inaccettabile di Whedon sul set di Justice League, e la conseguente investigazione di Warner Media, ha però dato avvio a una folta schiera di testimonianze di passati collaboratori e collaboratrici del regista (in primis quella di Charisma Carpenter), le quali sono andate a comporre un quadro di sistematici atteggiamenti tossici e misogini sul luogo di lavoro. Questo ha naturalmente minato alle fondamenta la sua credibilità come autore (oltre che persona) progressista, che fin dagli esordi ha fatto del femminismo e della scrittura di personaggi femminili forti e sfaccettati uno dei suoi principali baluardi. A pochi mesi dalla denuncia di Fisher è giunta la notizia dell’abbandono del progetto di The Nevers da parte di Whedon, ufficialmente dovuto alla difficoltà di gestire una produzione così impegnativa durante la pandemia. La prima stagione sarà quindi composta da due segmenti di sei episodi ciascuno, ma solo la prima parte ha visto il diretto coinvolgimento di Whedon, mentre la seconda, di cui ancora non si conosce la data di rilascio, vedrà come showrunner Philippa Goslett.
Ne risulta così una serie già orfana del suo creatore, ma al tempo stesso pervasa dalla sua visione e dal suo immaginario, i quali, alla luce degli ultimi fatti, non possono che risultare, almeno in parte, posticci e artificiosi.
Ma andiamo con ordine: The Nevers, ambientata nella Londra del periodo vittoriano, racconta le vicende di un gruppo di donne (definite “touched”), che si ritrovano misteriosamente in possesso di poteri e abilità soprannaturali. Le due figure principali sono rappresentate da Amalia True (Laura Donnelly), tipica action girl à la Whedon capace di avere visioni del futuro prossimo, e la sua migliore amica Penance Adair (Ann Skelly), in grado di creare invenzioni stupefacenti grazie alla sua abilità di “vedere” l’energia. Insieme, le due gestiscono “The Orphanage”, un luogo dove molte delle “touched” hanno trovato rifugio. Senza scendere troppo nei dettagli, in questo primo episodio ci vengono presentati i molteplici ostacoli con cui le protagoniste dovranno confrontarsi: la politica, che le vede come una pericolosa minaccia allo status quo, la scienza, che le percepisce come cavie da laboratorio da dissezionare e studiare, e più in generale il genere maschile che, salvo rare eccezioni, è stato per qualche motivo escluso dall’acquisizione di questi poteri. Lo show si propone quindi come un ambizioso mix di generi e suggestioni differenti, in perfetto stile Whedon: l’elemento soprannaturale si inserisce infatti nella cornice vittoriana e steampunk, a cui si aggiunge una sottotrama investigativa legata a una serie di omicidi in stile Jack the Ripper. Il risultato è una sorta di strano ibrido tra alcuni episodi di Doctor Who, la saga degli X-Men e il finale di Buffy The Vampire Slayer. Non mancano neanche i dialoghi serrati e densi di ironia, altro marchio di fabbrica dell’autore: se la cornice storica impedisce la presenza di quelle citazioni tratte dalla cultura pop che hanno fatto la fortuna di Buffy The Vampire Slayer, d’altro canto abbondano i riferimenti, neanche troppo sottili e velati, a questioni contemporanee come l’evoluzione della lingua e la messa in discussione del sistema patriarcale.
A conti fatti, “Touched” è un esordio dal ritmo discontinuo e non privo di lungaggini (l’episodio dura un’ora), un po’ confusionario nell’introduzione dei numerosi personaggi e storyline, ma da cui ad ogni modo emerge il potenziale del racconto, frutto di un meticoloso lavoro di worldbuilding che punta a creare qualcosa di inedito tramite l’assemblaggio di elementi noti e amati. Il production value è senza dubbio alto – basti pensare allo sforzo che sta dietro alla ricostruzione della Londra vittoriana e alla messinscena dei poteri e delle invenzioni delle protagoniste –, e anche il cast, seppur privo di grandi nomi, si rivela azzeccato. A spiccare al momento sono Laura Donnelly e Ann Skelly, nei panni rispettivamente di Amalia e Penance, due figure molto diverse tra loro ma unite da un profondo legame, attorno a cui girano le diverse sottotrame e i misteri che popolano l’episodio.
Al netto di qualche difetto il pilot risulta abbastanza intrigante da invogliare a proseguire la visione, nonostante continui ad aleggiare sulla serie, e sul suo futuro, l’ombra del suo creatore: l’impronta di Whedon infatti è, nel bene e nel male, molto forte e, se da un lato la sua dipartita rappresenta l’occasione di sanare la dissonanza tra arte e vita che attualmente pesa sullo show, al tempo stesso è lecito chiedersi se e come questo potrà continuare senza di lui.
Voto: 6 ½