Fall River – 1×01 My Soul To Keep


Fall River - 1x01 My Soul To KeepIl mondo dei documentari true-crime è un mondo solo in parte legato alla serialità. Nelle contaminazioni fra media di volta in volta più generi e modi di narrare una storia si intrecciano. Nascono così certe miniserie dove, anziché seguire dei personaggi e una trama fittizi, si segue una cronaca veritiera che dovrebbe tenere un largo grado di distacco dai protagonisti di una vicenda che viene esplorata, sviscerata di fronte allo spettatore desideroso di scoprire di più o che viene a conoscenza di un certo racconto.


ATTENZIONE: la recensione di questo pilot, vista la materia trattata, non può essere considerata interamente spoiler free poiché deve illustrare l’inizio del caso

Molte docu-serie sono state create in maniera interessante e diversa, come in Italia la più recente e discussa SanPa; tuttavia, in alcune produzioni americane ancora vige la ricerca del fascino viscerale e cupo esercitato sullo spettatore dalla parte nera della cronaca, destando il bisogno morboso di una ricerca di catarsi che cattura l’occhio fino alla risoluzione finale dove giustizia sarà – forse – fatta, ma suscitando la più problematica e recondita simpatia che può crearsi con un ritratto troppo stilizzato e sensazionale degli assassini.

Fall River è una docuserie che affronta un momento molto delicato della storia americana fra i ’70 e gli ’80: i delitti di Fall River nel Massachusetts, che hanno mietuto le vite di tre giovani ragazze attraverso l’abuso satanico rituale. Questo periodo, chiamato “Moral Panic” o “Satanic Panic” si riferisce ad un lasso di tempo di pochi anni in cui si intensificarono omicidi rituali a sfondo satanico, non dissimilmente dalle Bestie di Satana italiane alla fine dei ’90. Lo show mette in scena filmati di repertorio, interviste agli stessi assassini, alle forze di polizia, ai conoscenti delle persone scomparse, inframmezzate da scene girate appositamente per ricreare situazioni pregnanti e tenere vivo l’interesse nella narrazione della cronaca; fanno capolino anche intermezzi grafici dove appaiono le trascrizioni di interrogatori e processi ed evocative riproduzioni tridimensionali di libri esoterici, sulle cui pagine si vergano rossi altisonanti titoli per le sezioni dell’episodio che affrontano la genesi della vicenda, partendo dalla realtà cittadina di Fall River per poi interessarsi alle identità dei protagonisti di cronaca.

Fall River - 1x01 My Soul To KeepFra queste scelte estetiche e un’incalzante colonna sonora, le atmosfere sanno catturare l’attenzione anche di chi non è appassionato a questa realtà seriale. Le interviste, così come le scene girate appositamente per la serie, sono disposte in maniera da tenere alto il livello di tensione fino agli ultimi cinque minuti del pilot, che ci lascia in una sorta di cliffhanger di raccordo per la seconda puntata. “My Soul To Keep” introduce la vicenda con una certa meticolosità nel ricreare uno scenario di quasi mezzo secolo prima, pur insistendo spesso su quel gusto per il morboso che, volenti o nolenti, unisce tutti nella visione di Fall River, a prescindere se poi vi troveremo o meno una cronaca onesta o vera delle tragedie avvenute alla fine dei ’70. L’intervista anche agli assassini in carcere contribuisce a rendere il taglio sensazionalistico che Jason Blum (Paranormal Activity, The Purge) vuole dare a questa narrazione. E qui cominciano i problemi, oltre il grande recupero di materiale d’archivio, oltre il gran lavoro per foggiare l’aspetto di questa docuserie.

Quando si ricreano certi scenari in un documentario, parlando soprattutto alla nostra controversa contemporaneità, non basta essere sinceri, ma bisogna altrettanto essere onesti. Un paragone tracciabile con questa docuserie è paradossalmente con il film sulla vita di Ted Bundy Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, dove la figura del serial killer è quasi romanticizzata nel ritrarre il carnefice come affascinante e astuto. Se nel film su Bundy vi è almeno la scusa della finzione cinematografica, in Fall River questa patina è assente; tutto è lasciato alla narrazione che si vuole portare di fatti realmente accaduti.

In primo luogo ci sono i problemi sociali descritti nella prima parte di “My Soul To Keep”: nell’esporre di come la droga si sia diffusa per i quartieri di Fall River si consegna il racconto di un “fattaccio brutto” che sembra nato dal nulla e senza cause, la cui unica conseguenza mostrata è la prostituzione delle giovani ragazze della cittadina. Nessuna riflessione su come questa crisi sia giunta o su qualsiasi altro impatto della sua diffusione, perché è chiaro come questo venga accantonato per affrontare immediatamente il capitolo “satanismo”, con spezzoni di interviste persino al papa nero Anton Lavey nonostante la dubbia istituzione nota come Chiesa di Satana e i delitti di Fall River siano due entità distinte solo in parte contingenti. Lavey non era certo indigente come le vittime menzionate dallo show. Menzionate, non ricordate.

Fall River - 1x01 My Soul To KeepUna cosa che spesso le docuserie di cronaca nera di matrice americana dimenticano (per adottare un’interpretazione caritatevole) è che le vittime abbiano una voce, in particolare se donne. Doreen Lavesque, la prima vittima degli omicidi di Fall River è e rimane ciò che viene mostrato nelle prime scene: un cadavere, un cadavere su cui sono proiettate tutte le morbose predizioni di un entusiasmante delitto. Karen Marsden, la seconda, viene appena presentata, ma il suo ritratto svanisce dove comincia l’interesse per le circostanze della sua morte. Nessuno sguardo a come sia giunta a quel punto, perché l’importante è che sia lì per essere uccisa nel modo più spettacolare possibile da colui che l’ha manipolata. Nessuno sguardo alle circostanze di questa manipolazione, ma solo nel ritratto da enfants terribles degli assassini – ora tranquillamente intervistati come star dello show business.

In ultima analisi, c’è una verità che sarebbe dovuta trasparire: gli assassini dovrebbero apparire miserabili che cercano persone ancor più miserabili su cui proiettare la loro disillusione narcisista di un potere quasi divino. Il satanismo in ciò può c’entrare sino ad un certo punto, ma non è preso in considerazione nessuno sguardo sul perché questa devianza abbia attecchito nelle periferie americane. Forse perché non è interessante. “Pure Evil” “Father of Evil”, tutti gli appellativi che la strada attribuisce al serial killer non lasciano spazio a questo, nel solco di una tradizione problematica nel tratteggiare una mitologia di queste figure che non allontana da loro, ma avvicina trasformandoli quasi in esempi di trasgressione e potere.

In definitiva, Fall River si presenta sicuramente come un prodotto dalle atmosfere pregnanti, ben fatto e ben costruito. Il suo primo episodio però tralascia la voce delle vittime, tralascia i problemi sociali in cui loro e i carnefici sono cresciuti, tralascia di ricordare che non c’è nulla di entusiasmante in ciò che sta raccontando. “My Soul To Keep” è vero, ma non onesto.

Voto: 5

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