Jupiter’s Legacy – Stagione 1 1


Jupiter’s Legacy – Stagione 1Fate spazio per altri supereroi: nella già affollatissima offerta televisiva di questo genere di racconti si inserisce la nuova serie di Netflix tratta dall’omonima serie a fumetti di Mark Millar e Frank Quitely, due giganti del mondo comics, il primo conosciutissimo tra le altre cose per la saga crossover della Marvel Civil War e le prime due stagioni di Ultimates, il secondo per i disegni di All-star Superman e, insieme allo stesso Millar, The Authority.

I due autori sono anche presenti nel dietro le quinte dello show come produttori esecutivi al fianco di Lorenzo Di Bonaventura (tra le altre tante cose è il produttore della fortunata saga cinematografica Transformers) e Steven S. DeKnight (Buffy, Angel, Daredevil), quest’ultimo anche showrunner dei primi otto episodi che compongono il Volume 1 – così chiamato da Netflix, probabilmente in riferimento alla denominazione della serie a fumetti composta appunto da due volumi. La serie è un dramma familiare di genere supereroistico che racconta la storia di un presente alternativo nel quale negli USA i supereroi, sin dal 1929, data della loro prima apparizione, sono riuniti in una Union finalizzata a proteggere i cittadini e prestare servizio per il bene superiore, seguendo in modo molto stringente un Codice che, tra le altre cose, prevede il divieto per un eroe di togliere la vita a chiunque, persino ad un supercriminale.

Jupiter’s Legacy – Stagione 1Questa premessa, sottolineata più volte nel pilot e ripetuta fino allo sfinimento nel corso della stagione, porta fin da subito il centro del discorso sul piano etico, dimostrando senza mezzi termini il tema principale di cui vogliono parlare gli autori. Il Codice è individuato dal protagonista Sheldon come la base del comportamento che un eroe deve seguire, una sorta di codice biblico – i riferimenti alla religione e alla funzione messianica di Utopian, il protagonista, si sprecano – che non deve essere infranto in nessun caso, nemmeno nelle questioni di vita o di morte, a suo dire. Nella mentalità del personaggio interpretato da Josh Duhamel infatti non esistono sfumature di grigio, ma solo il bianco e il nero per esempio tra l’uccidere e il non farlo. Nulla di sbagliato rispetto a questo principio: il problema nella serie è il come questo “comandamento” viene imposto e calato dall’alto da parte dello stesso Utopian, non lasciando spazio a dubbi legittimi né margine per una costruzione dialettica che possa perlomeno approfondire il tema. Nei dubbi di Grace (Leslie Bibb) e di tutti gli altri eroi “dissidenti” che vogliono lasciare l’Unione, per esempio, si nota una sorta di atteggiamento paternalistico da parte degli autori che, in ultima istanza, mettono sempre le idee del protagonista su un piedistallo e affossano tutte le altre.

Jupiter’s Legacy – Stagione 1Questa mancanza di contraddittorio e di approfondimento delle tematiche della serie si ritrovano anche nei legami familiari che intercorrono tra i protagonisti: Brandon e Chloe, i due figli di Sheldon e Grace, infatti, hanno un rapporto decisamente conflittuale con il padre. Mentre il primo ha sempre cercato di uniformarsi al Codice non venendo mai riconosciuto come all’altezza dal suo vecchio, la seconda ha scelto la strada dell’allontanamento e del rifiuto di tutto quello che riguarda l’attività di eroe. La “legacy” di cui parla il titolo della serie è quell’eredità che i “figli” degli eroi fondatori devono sobbarcarsi per essere alla loro altezza: la metafora dello scontro generazionale trova qui echi fortissimi, sebbene sempre affrontata in modo superficiale e con un sacco di problematiche narrative. L’evoluzione del personaggio di Brandon, per esempio, è ridicola: il ragazzo passa dall’infrangere il Codice e allontanarsi in modo netto dalle imposizioni rigide del padre, per poi ricredersi e abbracciarlo in modo sincero dopo il primo e unico confronto vero che ha con Utopian in tutta la vita. In fin dei conti Utopian passa sempre per essere “salvato” dagli autori, nonostante la tossicità del suo carattere e delle sue idee; lo vediamo anche con Chloe che, nella sua ribellione adolescenziale, si comporta esattamente all’opposto di come vorrebbero i genitori, finendo anche per avere una relazione con il figlio dell’acerrimo nemico del padre. Anche in questo caso la sua autodistruttività e la sua storyline sono sviluppate in modo superficiale ed estremamente banale, con scelte che non si spiegano e un finale che lascia già intendere che, prima o poi, la ragazza si riunirà alla famiglia. Tutto il suo comportamento è rappresentato come “sbagliato” e messo sempre in contrapposizione con la sua famiglia che, per quanto problematica, è dipinta come la scelta corretta.

I problemi che affliggono Jupiter’s Legacy, tuttavia, non si fermano qui: a livello strutturale salta immediatamente all’occhio la totale inutilità della trama flashback che racconta la nascita dei primi eroi. O meglio, si tratta di una parte del racconto che, a conti fatti, poteva benissimo essere detta tutta in un unico episodio, evitandosi le lungaggini che la trascinano per tutta la durata di questo primo volume: ci si riferisce per esempio al viaggio di Sheldon in Kansas, o alla lunghezza esasperante delle scene in mare. Non è nemmeno credibile il passaggio che porta i protagonisti a seguire uno Sheldon evidentemente fuori di sé in un viaggio pericolosissimo per una meta ignota; insomma, la sceneggiatura della serie anche in questo caso è piena di semplificazioni, stereotipi e passaggi problematici – il dialogo sula nave tra Fitz e gli operai sulla condizione degli afroamericani per esempio – che ne affossano ogni possibile buona intenzione.

Jupiter’s Legacy – Stagione 1

Ma quali erano queste intenzioni? L’ipotesi è che l’idea degli autori fosse quella di seguire il concept della serie a fumetti, rappresentando una decostruzione dell’eroe tipico della golden age e mostrando il limite della sua filosofia anche alla luce del peso e delle aspettative che carica sui propri figli. Interessante anche notare come gli eroi fondatori nascono, nella serie, dopo un momento di grande crisi per l’America – la Grande Depressione – e il presente raccontato dalla serie è quello di un altro momento di recessione e crisi per gli Stati Uniti; anche qui però gli autori mancano di efficacia, lasciando sullo sfondo tutta la discussione politica su quello che questo potrebbe significare. Nella serie non c’è praticamente mai accenno a quale sia il rapporto tra i super e le istituzioni, come essi si pongano nei confronti dell’opinione pubblica – se non qualche fugace linea di dialogo o un generico “non dobbiamo intrometterci” – o addirittura se le loro identità siano pubbliche o meno – in un flashback sembra che inizialmente non lo fossero, ma dopo? Tutto in Jupiter’s Legacy soffre l’essere approssimativo e sbrigativo, come se alcuni elementi inseriti nella trama siano solo di contorno e strumentali ad arrivare da un punto A ad un punto B. Per non parlare poi dello sfruttamento dei vari personaggi token che hanno la sola funzione narrativa di giustificare lo sviluppo dei personaggi principali e, caso strano, questi appartengono quasi sempre a gruppi tendenzialmente marginalizzati e discriminati.

Insomma Jupiter’s Legacy dovrebbe essere la serie apripista del Millarverse su Netflix, ovvero diversi prodotti tratti dai fumetti di Mark Millar ambientati nello stesso universo narrativo, ma, a giudicare da quanto visto in questi primi otto episodi, è difficile avere grandi aspettative. Lo show partiva sicuramente da basi interessanti ma, in fin dei conti, tutto sembra essere andato storto. Come si diceva in calce all’articolo, il panorama di serie televisive che cercano di innovare il genere supereroistico è enorme, solo nell’ultimo periodo in tema di decostruzionismo troviamo show di altissimo livello come The Boys, Invincible, Watchmen e persino in alcuni aspetti WandaVision; in mezzo a tutta questa ricchezza Jupiter’s Legacy appare come ben poca cosa.

Voto: 5

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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