Il quattro maggio 2020 – la giornata di Star Wars per eccellenza – si chiudeva, con un epico e commovente finale, l’amatissima serie animata The Clone Wars, ritornata su Disney+ con una stagione conclusiva dopo la sua prima cancellazione in seguito alla vendita della Lucasfilm alla casa di Topolino. A un anno di distanza (non a caso sempre durante il May the Fourth), arriva sulla piattaforma di streaming The Bad Batch, spin-off di The Clone Wars che vede al centro i membri della Clone Force 99, apparsi per la prima volta nel corso di quattro puntate della stagione finale della serie animata conclusasi l’anno scorso.
The Bad Batch è creata dal mitico Dave Filoni (in questo caso anche autore del pilot) e vede Jennifer Corbett – già sceneggiatrice di alcuni episodi di Star Wars: Resistance – nei panni di headwriter, oltre che di co-autrice dell’episodio di apertura “Aftermath”. La serie si colloca temporalmente agli inizi dell’Impero Galattico, aprendosi cronologicamente a cavallo di alcuni eventi de La Vendetta dei Sith. Si tratta di un periodo storico che nel canon di Star Wars è stato esplorato pochissimo se non brevemente in alcuni romanzi e, in maniera più ampia, nei fumetti, dove Darth Vader: Dark Lord of the Sith è quello che ne sfrutta di più l’ambientazione.
È proprio con un evento già visto nei fumetti – che non specificheremo per evitare spoiler – che si apre la serie e, come accaduto in The Clone Wars con Ahsoka e ad alcuni passaggi dell’omonimo romanzo o in The Mandalorian con Cobb Vanth, si tratta di una rivisitazione con alcuni piccoli cambiamenti. Il fulcro del racconto rimane lo stesso, ma per chi consuma ogni aspetto della saga, dai libri fino ai videogiochi, le modifiche non passeranno inosservate. Quello che è ormai sempre più chiaro è che film e serie tengono il coltello dalla parte del manico quando si tratta di quello che è canon o meno, per cui con ogni probabilità non sarà l’ultima volta che assisteremo a un’operazione del genere. Detto questo, l’inizio di The Bad Batch è un ottimo modo per presentarci nuovamente i membri della Clone Force 99.
Per chi avesse bisogno di un ripasso, sono dei cloni con delle “desirable mutations” che li distinguono dai “Reg” (le loro controparti più comuni), rendendoli una squadra d’assalto indipendente con tattiche non proprio ortodosse. Il gruppo è composto da Hunter (il leader e quello dalle sembianze simile a Rambo), Tech (la mente), Crosshair (il cecchino), Wrecker (quello con la forza bruta), e Echo, un clone che era apparso più volte nel corso di The Clone Wars e unitosi alla Bad Batch proprio durante l’arco narrativo a loro dedicato.
Di sicuro, almeno da quanto visto su di loro prima della serie spin-off, non sono personaggi – a parte Echo – forti di una caratterizzazione emotiva e psicologica sufficiente a sostenere un intero show, ma uno degli aspetti migliori di “Aftermath” è proprio il lavoro che viene fatto da questo punto di vista. Aiutata inevitabilmente dal contesto storico, la serie mette al centro una domanda importantissima e dall’enorme potenziale: com’è la vita di un clone dopo la fine della Guerra Civile, quando i suoi servigi non sono più richiesti? Come sappiamo, all’interno delle armature degli stormtrooper imperiali ci sono delle normali reclute proveniente da ogni angolo della galassia, e non è mai stato spiegato che fine abbiano fatto i milioni di cloni che hanno combattuto per la Repubblica. The Bad Batch si apre quindi con una premessa che lo rende da subito un prodotto imperdibile per i fan della saga.
Oltre ai già citati membri della Clone Force 99, la serie vede – inevitabilmente – la presenza di molti volti noti all’interno di Star Wars, come il temibile Tarkin, già visto nei trailer della serie e che non può mancare visto il suo ruolo fondamentale all’interno delle gerarchie imperiali. Per fortuna c’è anche spazio per personaggi nuovi, e da questo punto di vista l’aggiunta più interessante è sicuramente la giovane Omega, interpretata da Michelle Ang. In rete i fan si stanno già scatenando con teorie su chi possa essere e su quale ruolo avrà nel corso della serie. Dopo una sola puntata non si sa quasi nulla, ma è impensabile che la sua comparsa – soprattutto se consideriamo che avrà un ruolo centrale nel racconto – non porti a nulla, e la speranza è che permetta di esplorare tematiche e aspetti solamente abbozzati in Star Wars e che possa servire anche a rafforzare gli eventi di alcuni prodotti della galassia lontana lontana ambientati più avanti nel tempo.
“Aftermath” è dunque un’ottima puntata che apre le porte a una serie dall’enorme potenziale. L’episodio subisce in alcuni punti degli inevitabili rallentamenti dovuti dalla sua natura di pilot e ribadisce forse in maniera troppo didascalica alcuni concetti al centro del conflitto tra i personaggi, ma non si può non lodare lo splendido lavoro fatto nel portare i fan in un’epoca di Star Wars praticamente inesplorata.
Voto: 7