The Underground Railroad – 1×01 Chapter 1: Georgia


Uscito con la prima edizione nel 2016, The UThe Underground Railroad - 1x01 Chapter 1: Georgianderground Railroad è un romanzo ucronico di Colson Whitehead. Il libro, non particolarmente noto in Italia, ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa nel 2017 ed è nella lista dei preferiti dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
L’adattamento a serie viene annunciato da Amazon nel marzo 2017 ed è il primo progetto televisivo per Barry Jenkins, regista di Moonlight – film vincitore di tre premi Oscar – e di If Beale Street Could Talk. Jenkins si affaccia alla serialità riuscendo a non snaturare il suo stile inconfondibile per scendere a patti con un formato che per lui ha il solo scopo di permettere ai suoi personaggi e alle sue scene di essere distese e, probabilmente, più comprensibili. La tematica di cui tratta non avrebbe la possibilità di essere approfondita durante il minutaggio di un film, basti solo pensare che il pilot che introduce la storia ha una durata di 108 minuti e si interrompe poco più avanti del primo grande incidente scatenante.

Ma quale tematica? La serie, composta da 10 episodi, racconta dal punto di vista della giovane schiava Cora un viaggio che parte dalla Georgia dei campi di cotone e attraversa numerosi stati del Sud degli USA. Il genere viene chiamato ucronico perché rappresenta una storia alternativa; la serie, infatti, parte dal fatto storico della ‘ferrovia sotterranea’, una rete di  sentieri, nascondigli, case sicure e persone che aiutavano gli schiavi d’America a fuggire verso il Canada o oltreoceano e la rende una vera ferrovia, che affiancherà Cora nello stesso intento. Una libertà che si prende l’autore, quella di plasmare la realtà, che viene resa una metafora ancora più potente attraverso la macchina da presa di Jenkins. 

The Underground Railroad - 1x01 Chapter 1: GeorgiaIl primo episodio introduce la storia di Cora, abbandonata dalla madre, unica schiava ad essere riuscita a scappare da quella piantagione, e ci presenta con poche raccomandazioni la crudeltà della schiavitù razzista, del lavoro, delle condizioni di vita e dei padroni. Fin da subito, però, la serie sta attenta a non stereotipare i personaggi, sia principali che di passaggio, creando sì degli antagonisti forti, ma senza relegare le due fazioni a ‘buoni e cattivi’ che rischierebbero in quel caso di banalizzare la situazione. Il mondo, quella piantagione dal punto di vista di Cora, se all’inizio della puntata aveva una parvenza di equilibrio, si deteriora sempre di più fino a diventare troppo pericoloso per non provare a scappare. La posta in gioco è sempre altissima e ogni volta che tentiamo di allentare la tensione un’immagine, una scena, una sequenza di inquadrature, ci riportano indietro a una violenza che non è mai esteticamente esagerata, mai attaccabile come ‘gratuita’, perché mantiene sempre la sua tematicità. Un altro personaggio principale che ci viene presentato quasi subito è Ceasar (Aaron Pierre), altro schiavo nella piantagione di cotone e il primo a parlare di fuga. Caesar è bello e forte e viene usato dai padroni esattamente come si farebbe con un animale bello e forte. Lui, fra tutti, è il personaggio fin da subito più umano: mentre tutti combattono la difficoltà della schiavitù con la rabbia e con i volti impassibili e appassiti, lui la combatte con la speranza e con l’azione. Così, dopo aver inizialmente rifiutato la chiamata, Cora si deciderà a intraprendere questo viaggio con lui, e noi con loro. 

È nThe Underground Railroad - 1x01 Chapter 1: Georgiaecessario dire e rendersi conto che questa non è affatto una narrazione facile da guardare. Non solo per la tematica forte e cruda che racconta una disastrosa componente della storia americana, ma anche per lo stile e la modalità con la quale viene raccontata. La narrazione è molto lenta e riflessiva, caratterizzata dagli sguardi penetranti rivolti alla camera dall’attrice rivelazione Thuso Mbedu, classe 1991, scelta all’unanimità perché “fin dà subito era molto cosciente di sé, dello spazio che il suo corpo occupa sullo schermo”, ha dichiarato il regista. Più volte infatti durante la puntata assistiamo a immagini statiche sui volti dei personaggi e alla macchina da presa che si allontana e si avvicina da scene che diventano fotografie di una sofferenza che consuma lo sguardo, oltre che le mani. 

Questa lentezza data dallo stile è un tratto distintivo che può essere a lungo andare una delle piccole imperfezioni che le prossime nove puntate possono farci scoprire, perché se nel tempo cinematografico e nel pilot queste immagini rendono la visione più intensa e leggibile, nell’arco di più puntate potrebbe diventare faticosa. Altro aspetto da considerare, infatti, è l’esperienza delle singole puntate: la scelta di Amazon Prime di distribuire gli episodi tutti insieme può essere discutibile per il fatto che questa sembra essere molto lontata da una serie che si presta al binge watching. La prima puntata ha necessità di essere assimilata prima di poter passare a quella successiva, o il rischio è quello di distaccarsi dalla forza delle immagini per amor di curiosità narrativa e di trama.

A parte questo accorgimento, comunque, il primo episodio pone tutte le basi per una serie brillante, forte, interessante non solo per una stagione televisiva ma soprattutto per la riappropriazione della trasposizione cinematografica e televisiva della storia degli afroamericani. Il regista Barry Jenkins, a questo proposito, ha affermato “Quello che mi è piaciuto di più è stato avere l’occasione di ricontestualizzare la storia dei nostri antenati”.

Voto: 8

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