After Life – Stagione 3


After Life - Stagione 3Disponibile dal 14 gennaio su Netflix, la terza stagione di After Life conclude la meravigliosa serie TV ideata e diretta dal comico Ricky Gervais, che torna a vestire i panni del protagonista Tony. Gli ultimi episodi conducono attraverso le “tappe finali” del suo percorso di rinascita dopo la perdita dell’amatissima moglie Lisa (Kerry Godliman), fino alla riconquista di una sorta di equilibrio e al ritrovamento di una fragile felicità.


La morte e la perdita di una persona cara
sono situazioni così difficoltose da affrontare che allo stesso modo è complesso il racconto di questi fenomeni così incontrollabili e inevitabili agli occhi degli uomini, tanto che raramente si assiste a una focalizzazione così totalizzante sul tema come quella di After Life.
Dopo la conclusione della seconda stagione, in cui avevamo lasciato Tony sull’orlo del suicidio, nelle prime puntate della terza lo vediamo devastato, in una disperata lotta contro la costante depressione causata dalla scomparsa della moglie e del padre. Il fil rouge della serie rimane la morte di Lisa, e anche in questi ultimi episodi la narrazione è guidata dal suo ricordo, attraverso una serie di video che Tony guarda nei momenti di maggiore sconforto. Questi momenti – condivisi con la cagnolina Brandy – sono i più autentici e struggenti, in cui vediamo un abbandono totale alle emozioni.

After Life - Stagione 3La terza stagione mostra il proseguire della vita senza Lisa, ma accanto al cinismo e l’apatia che regnavano nelle prime parti della serie fanno lentamente capolino tratti tenuti ben nascosti dal protagonista: generosità, gentilezza e sensibilità si fanno largo con sempre maggiore spontaneità, e con essi la ricerca di una nuova felicità. Tony, in questo voler ritrovare se stesso, non solo si sente divorato dal senso di colpa ma fa anche un’immensa fatica, e la mostra tutta, anche se puntata dopo puntata accetta sempre più l’aiuto di chi lo circonda, con minor diffidenza.

Una nota negativa da questo punto di vista è data dall’assenza di Sandy (Mandeep Dhillon) e Roxy (Roisin Conaty), due personaggi non presenti nella trama della terza stagione; una pecca non da poco, soprattutto perché si trattava di figure di una certa importanza per il protagonista e in generale per lo show. Se per Roxy è stato fatto almeno un tentativo di spiegazione – anche se la crisi con il postino non poteva causare un allontanamento totale da Tony -, per Sandy è avvenuto un semplice rimpiazzo, con un’altra stagista; un fatto un po’ curioso, soprattutto se si considera che proprio il suo personaggio si era spesso espresso con attaccamento nei confronti del giornale e aveva dato preziosi consigli al protagonista.

Ad ogni modo l’assenza di Sandy e Roxy dà occasione di spingere di più altri ruoli, anche se rimangono ben saldi i cardini dell’intera serie e della storia del protagonista: la vita al giornale con i colleghi, i confronti/scontri con il cognato (Tom Basden), le lunghe passeggiate con Brandy, le visite alla casa di riposo per l’amicizia di Emma (Ashley Jensen) e i momenti passati con Anne (Penelope Wilton) sulla panchina del cimitero, davanti alle lapidi dei rispettivi consorti. Queste scene si ripetono dalla prima stagione, ma tutto è sempre diverso, non solo per l’approccio e le riflessioni dei personaggi che circondano Tony, ma anche per il suo lento, scostante ma effettivo mutamento di atteggiamento. La riproposizione di scene soltanto all’apparenza uguali porta ad approfondire ulteriormente la figura di Tony e le sue personali lotte, ma anche un allargamento di prospettiva riguardo alle vicende di coloro che fino a quel momento erano stati trattati in modo marginale. Grazie a questi personaggi si affrontano difficoltà molto diffuse e in cui il pubblico può rispecchiarsi, come l’accettazione di sé, la ricerca di apprezzamento della collettività, l’autoaffermazione, ma anche l’amore.

After Life - Stagione 3Queste figure non si limitano a fare da cornice per After Life, ma rappresentano un’integrazione che rende la trama degli ultimi episodi ancor più profonda e stimolante, capace di spaziare tra diversi temi trattandoli tutti con il peso adeguato, per quanto tra essi ce ne siano anche di particolarmente impegnativi, come la depressione e il bullismo. Le tematiche non sono romanzate o soltanto raccontate, ma vengono analizzate in modo lucido dal protagonista, che le commenta con l’onnipresente tono pungente e ironico che distingue questo prodotto, e grazie al quale si restituisce uno sguardo davvero onesto su questi argomenti.

Il commovente epilogo porta una ventata di speranza mai percepita così forte nelle altre puntate della serie, ma il finale non è buttato lì in modo banale. Questa speranza e la ritrovata volontà di prendere in mano la propria vita sono state conquistate a piccoli passi dal protagonista, che solo in seguito a particolari e precisi avvenimenti, incontri e parole riesce a uscire dal vortice di pessimismo in cui viveva. Ma quella di Tony non è un’inversione di rotta drastica: lui è ancorato alla moglie e lo rimane – come si vede negli ultimi minuti della serie -, ma in modo più consapevole e meno ossessivo. Decisivo è l’incontro con i piccoli malati oncologici dell’ospedale pediatrico: quello è il momento che lo “sblocca” definitivamente e che gli dà una nuova carica positiva.
Tony è un eroe comune, che non compie nulla di eccezionale ma che riesce a salvarsi da se stesso: non da solo, ma grazie a chi gli sta intorno. Si salva anche facendo del bene a sua volta, trovando appagamento nella generosità e nel rendere felici altre persone. Il dolce ricordo della moglie convive con il dolore della sua perdita, e proprio il dolore diventa motore per vivere una nuova vita: Ricky Gervais trasmette appieno il fatto che la nostra vita non è solo nostra, e ci racconta come il nostro vissuto e il nostro modo di affrontare la quotidianità abbiano un impatto su chi ci sta intorno, da vivi tanto quanto da morti.

After Life - Stagione 3Questa dark comedy così diretta e commovente non può far altro che portare il pubblico a guardarla tutta d’un fiato; il format vincente – 6 episodi da mezz’ora circa a stagione – affiancato all’uso pungente dell’umorismo e al carattere schietto dei dialoghi rendono After Life tanto piacevole quanto profonda, dotata di una particolare leggerezza, nonostante la massiccia presenza di tematiche impegnative.
È uno show che fa davvero riflettere, che porta lo spettatore ad interrogarsi profondamente ma senza intrappolarlo in un vortice negativo; ha invece la capacità di far comprendere il valore di chi ci sta accanto, donando la possibilità di soffermarsi sul ruolo insostituibile e sull’importanza così unica e rara di ogni persona. Ogni personaggio, nella propria dimensione e con la propria speciale identità, trova spazio per un lieto fine: magari non incredibile in termini assoluti, ma straordinario in relazione al suo essere. Trovare sempre motivo per vivere ed essere consapevoli che la vita vale la pena di essere vissuta pienamente, ogni secondo, perché è irripetibile: è questo il messaggio della serie, che dona a tutti una speranza così onesta da essere reale.

Voto stagione: 8 ½
Voto serie: 9

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