Lo scorso 4 febbraio ha debuttato su Apple TV+ il nuovo drama Suspicion, pubblicizzato lungamente come il nuovo thriller televisivo da tenere d’occhio e il tanto atteso ritorno televisivo di Uma Thurman; peccato che nessuna di queste due promesse sia stata mantenuta.
Lo show Suspicion è basato sulla serie thriller israeliana False Flag e costruisce tutto il dramma intorno ad un rapimento di alto profilo; la vittima è Leo, figlio di Catherine Newman – interpretata da Uma Thurman –, amministratrice delegata di una potente agenzia di pubbliche relazioni con connessioni a tutti i livelli e segreti che coinvolgono la sua sfera personale e lavorativa. Il giovane Leo viene rapito in un hotel a cinque stelle di New York da alcune persone che indossano maschere raffiguranti la famiglia reale britannica. La questione si complica quando un filmato delle telecamere a circuito chiuso dell’hotel, unico testimone oculare del rapimento, diventa virale e quattro cittadini inglesi apparentemente comuni e non collegati tra di loro vengono sospettati del rapimento perché alloggiavano nell’hotel del rapimento proprio mentre il fatto si stava compiendo. I retroscena di questi personaggi occupano tutto lo spazio del pilot e creano le prime dinamiche che ci traghettano al finale di puntata e al suo colpo di scena, ampiamente anticipato nel vari video promozionali pubblicati negli scorsi mesi da Apple TV+. Non è chiaro che cosa unisca i protagonisti – se non che tutti hanno un disperato bisogno di soldi – ma è quello che cercheranno di scoprire l’agente dell’FBI Scott Anderson e l’agente della National Crime Agency Vanessa Okoye nell’arco delle otto puntate che comporranno la prima annata dello show.
È chiaro che questa sarebbe stata la sinossi di questo episodio pilota ben prima di vederne la fine e, per aggiungere un po’ di carne al fuoco, si è deciso di spostare il focus della sceneggiatura sui sospettati, che vengono prelevati per l’interrogatorio di fine episodio con un grande dispiegamento di forze, nonostante non formino affatto una squadra ideale per un’operazione di rapimento. Vediamo Natalie Thompson (Georgina Campbell), della quale ci viene raccontato il tumultuoso giorno del matrimonio; Aadesh Chopra (Kunal Nayyar), mago del computer che lavora per l’azienda di famiglia; Tara McAllister (Elizabeth Henstridge), docente universitaria che non ha paura di prendere una posizione. La quarta figura che compone questo gruppo è senza dubbio la più misteriosa ed enigmatica, e la vediamo subito in azione arrivando dove nessuno degli altri tre è riuscito ad arrivare. I retroscena dei personaggi danno vita alla parte più umana di questo drama e il fatto che i quattro protagonisti provengano da diversi strati della società ci permette di leggere le vicende narrate sotto diversi punti di vista; questa costruzione, però, non è per forza un punto a favore dello show.
Il primo episodio di Suspicion, infatti, non fa un ottimo lavoro nell’impostare la storia principale, proprio perché dedica troppo tempo a mostrare chi siano i quattro britannici accusati; l’idea di partenza è di trovarci, per almeno tre di loro, davanti a delle persone comuni, falsamente accusate perché si trovavano nello stesso hotel a New York al momento del rapimento. Tutti ci possiamo immaginare che ci sia molto di più sotto un primo velo di normalità, e per questo è lecito chiedersi perché lo showrunner Robbie Williams e il suo staff abbiano aspettato così tanto tempo per far entrare la storia del vivo.
Uno dei fattori negativi é che Suspicion non tocca mai corde profonde e la narrazione rimane sempre molto in superficie almeno in questo primo episodio; per il momento non vengono sollevate grandi questioni morali, ma ci si aspetta che gli episodi successivi lo facciano, sia raccontando il dramma della madre Catherine, sia raccontando la difficoltà dei sospettati che cercheranno in ogni modo di professare la loro innocenza. Sarà interessante vedere come saranno messe in scena le dinamiche tra la polizia e i quattro protagonisti che, almeno per il pilot, vengono mostrate in modo minimo. Un altro aspetto che ancora poco ci è stato mostrato è la partecipazione di Uma Thurman, sbandierata come grande protagonista di questo show, ma grande assente nel pilot, che ce la mostra di sfuggita e poco ci racconta di lei. Senza dubbio il personaggio di Catherine è quello con più potenziale sia perché il ruolo di una madre in lutto piena di segreti è ottimo per un thriller leggero e incalzante come vorrebbe essere Suspicion, sia perché segna il ritorno televisivo di Uma Thurman dopo quattro anni dal suo ultimo progetto su Netflix.
È difficile dare un giudizio finale al pilot di questo nuovo progetto di Apple TV+, perché ci troviamo davanti ad un episodio introduttivo nel vero senso della parola e probabilmente è proprio questo il suo punto di forza; lo show non ci ha ancora raccontato nulla, ma è riuscito a instillare nel pubblico il germe della curiosità, promettendoci in modo implicito che niente è quello che sembra. È chiaro che siamo di fronte ad uno show che farà dei colpi di scena l’asse portante di tutto il racconto e questo non è un difetto tout court, perché anche nei thriller la leggerezza può essere una caratteristica positiva, a patto che non si trasformi in superficialità.
Voto: 6