Euphoria – Stagione 2 3


Euphoria – Stagione 2La seconda stagione di Euphoria era uno dei prodotti più attesi di quest’anno e la sua classica distribuzione a cadenza settimanale – cosa non scontata negli ultimi tempi ma che ancora si rivela vincente – ha permesso che rimanesse sulla bocca di tutti fino al suo ottavo e ultimo episodio: lo show di Sam Levinson si conferma come uno dei prodotti più amati e seguiti della HBO, tanto da aver ottenuto senza problemi un rinnovo per una terza annata, anche se, per via dell’agenda fitta di impegni della sua protagonista, la splendida Zendaya, non è chiaro quanto bisognerà aspettare per vederla.

Se già dal primo episodio di questa seconda stagione era chiaro che avremmo assistito ad un’annata esplosiva – soprattutto dal punto di vista dei rapporti tra i protagonisti –, siamo stati decisamente accontentati dal resto delle puntate. Euphoria opta nuovamente per una narrazione character driven, anche se stavolta, a differenza della scorsa stagione, non si focalizza su un singolo personaggio ad episodio ma ha più la struttura di una serie corale, sebbene con alcune eccezioni di cui parleremo.
Le storyline sono portati avanti in modo abbastanza omogeneo e lineare, con alcuni flashback – a partire da quello che racconta la vita di Fezco che apre la stagione – e alcune digressioni oniriche e in forma di monologo ad intervallare la narrazione. Il fil rouge rimane la vita turbolenta di Rue e la sua tossicodipendenza – è sempre la sua voce narrante a guidare lo spettatore – caratterizzata dagli alti e bassi ai quali ci aveva già abituato la serie e che rappresentano in modo disincantato e realistico il percorso che deve affrontare una persona con questo tipo di problemi senza arrivare a una soluzione o a un lieto fine.

Euphoria – Stagione 2Euphoria, infatti, non è una favola, come ha anche dichiarato la stessa Zendaya in risposta ad alcune critiche riguardo il presunto ruolo dello show nel fornire una visione attraente del mondo delle droghe e della promiscuità sessuale, e non vuole fornire soluzioni o esprimere giudizi morali di alcun tipo sulla questione delle dipendenze o sulle altre scelte discutibili dei suoi protagonisti; l’obiettivo di Levinson, in generale, sembra più quello di mettere in scena il lato spaventoso dell’adolescenza, non quello vissuto davvero bensì quello costruito nella propria mente. Come nel caso della prima stagione, infatti, non si è di fronte a una narrazione realistica rispetto a quello che davvero affrontano i ragazzi della generazione Z (come se poi qualcuno a parte un adolescente potesse saperlo), ma c’è sicuramente del vero in molti aspetti affrontati dalla serie: la difficoltà di esprimere se stessi e la propria sessualità, il disagio nei confronti del proprio corpo, il dramma delle relazioni che finiscono e di quelle che non sono mai cominciate.

Proseguendo la linea tracciata dalla scorsa annata e dai due speciali usciti a cavallo tra la prima e la seconda stagione, si capisce come Rue e Jules occupino un posto più importante rispetto agli altri personaggi nell’economia della serie. Rue, come si è detto, è la voce narrante, colei che si prende la libertà di decidere come deve essere raccontata questa storia; in questa stagione addirittura ad un certo punto sceglie di tagliare arbitrariamente una scena a causa del suo risentimento verso Jules e Elliot. Era dunque ipotizzabile che anche Jules, dopo il profondo e intenso “Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob” tutto incentrato sulla sua storia personale e familiare, sarebbe stata uno dei punti fermi di questa seconda annata di Euphoria: in realtà non è così, il personaggio assume inaspettatamente un ruolo di secondo piano rispetto ad altri ed è funzionale quasi solo rispetto al suo rapporto con Rue e al triangolo relazionale che viene a formarsi con Elliot (Dominic Fike), una delle new entry della stagione. Il personaggio interpretato da Hunter Schafer trova comunque, anche nel minor minutaggio e nella minore attenzione a lei rivolta in questa annata, il modo di brillare, grazie a un’ottima interpretazione dell’attrice e alle parti di racconto dedicate al rapporto amoroso tra lei e Rue. Il modo in cui gli spettatori vedono Jules è quasi sempre subordinato allo sguardo del personaggio di Zendaya, come si è già detto la narratrice (inaffidabile) all’interno della storia; nel suo flusso di coscienza Rue idealizza la bellezza di Jules trasformandola addirittura in vere e proprie opere d’arte poiché tutto è filtrato attraverso la sua immaginazione.

Euphoria – Stagione 2L’evoluzione della loro relazione segna uno spartiacque nella stagione, dividendo tra un prima e un dopo l’inizio del quinto episodio intitolato “Stand Still Like the Hummingbird”, citando un noto libro di Henry Miller – il titolo italiano è “Come il colibrì”. È in quel momento, infatti, che il pavimento del mondo perfetto che Rue si era creata nella sua testa (dall’ingegnoso metodo per coprire il fatto che facesse di nuovo uso di droghe con Elliot – che racconta in modo molto divertente allo spettatore come se fosse un suo alunno – al ritrovato equilibrio tra la sua dipendenza e la relazione felice che stava vivendo con Jules senza che la partner scoprisse il suo segreto) le crolla inesorabilmente sotto i piedi. Il quinto episodio è totalmente incentrato sulla crisi e sulla fuga di Rue, sulla sua necessità di trovare degli stupefacenti e sull’allontanarsi il più possibile dallo scontro terribile che ha avuto con la sua famiglia e con i suoi amici. La ragazza è, in questa stagione, più in difficoltà di quanto lo sia mai stata: la serie racconta la tossicodipendenza come un tunnel del quale non si vede la fine e dal quale il personaggio non sa come uscire. Le persone che le stanno a fianco, poi, sono ancora più spaventate e inermi di lei, si aggrappano disperatamente a quel 5% di possibilità che la ragazza ha di farcela – la percentuale indicata da Ali di chi riesce davvero a uscire dal circolo vizioso delle droghe – e soffrono vedendola in queste condizioni senza avere il potere di far nulla – interessante in tal senso il ribaltamento di prospettiva dalla parte di Gia. Questo episodio funziona così bene e sorprende perché, oltre ad avere un ritmo frenetico e un’ottima regia, rappresenta il momento di rottura per tutte le linee narrative principali della stagione, non solo quella di Rue: è infatti nel momento di massima tensione che viene svelato anche il segreto di Cassie.

Euphoria – Stagione 2Il personaggio interpretato splendidamente da Sidney Sweeney diventa improvvisamente centrale nella narrazione: è intorno alla ragazza che girano diversi personaggi dello show, da Nate, con il quale intraprende la nuova relazione, a Maddy, la migliore amica che sente di aver tradito, fino a Lexi, la sorella con cui ha un rapporto che diventerà centrale nello spettacolo in chiusura della stagione. Cassie è un personaggio altamente instabile, provata dai traumi che ha ricevuto e decisamente non consapevole dei propri privilegi, incapace persino di relazionarsi in modo sano con i membri della propria famiglia; la relazione con Nate è la cosa peggiore che potesse capitarle, poiché finisce col concentrare nel ragazzo tutte le proprie aspettative. Non riesce a pensare che a lui, non riesce ad immaginare di essere felice se non con lui, pensa continuamente a come poter stare con lui e a come evitare la furia di Maddy. Come quasi tutti i personaggi di Euphoria, Cassie cerca sempre qualcosa che non può avere o che sa essere sbagliato desiderare, lo fa per affermare se stessa o perché pensa che è quello che meriterebbe: vuole sempre più di quello che ha e pensa che tutto il mondo cerchi di impedirle di ottenerlo.

L’episodio però più imprevedibile, sorprendente e chiacchierato di questa seconda stagione è certamente “The Theater and It’s Double”, titolo che, con una sottile ma fondamentale modifica (its diventa it’s), richiama una raccolta di saggi del poeta francese Antonin Artaud. L’opera portata in scena da Lexi è un prodotto metanarrativo nel senso più stretto del termine: nello spettacolo scolastico – che in realtà a giudicare dalle scenografie, dai costumi e dagli effetti speciali sembra avere un budget da Broadway – Lexi porta in scena la storia delle ragazze protagoniste di Euphoria, raccontando in modo molto preciso e dettagliato amori e dissapori, senza tralasciare memorabili stoccate e frecciatine che mettono a nudo l’ipocrisia di molti comportamenti. Ovviamente nello spettacolo, che si intitola “Our story”, la storia che davvero viene raccontata è quella della stessa Lexi e della sua fatica di crescere all’ombra di Cassie, affrontando diverse paure e difficoltà tra cui quelle di non sentirsi all’altezza o di sentirsi fuori posto. Attraverso il “suo” sguardo però scopriamo anche una nuova prospettiva nel suo rapporto con Rue: le due erano molto amiche e attraverso la catarsi del teatro ritrovano la loro intimità, mostrata molto bene dal dialogo finale della stagione. L’episodio funziona piuttosto bene in quasi tutte le sue parti, riprendendo l’idea del teatro come specchio della vita e mescolando scene girate con i veri personaggi con parti dello spettacolo diretto da Lexi – quindi con degli attori – creando un effetto straniante che ricorda e cita moltissimi prodotti cinematografici sul genere, come per esempio Synecdoche, New York di Charlie Kaufman. Purtroppo, come in molte parti della stagione, anche questo segmento narrativo a tratti sembra un po’ troppo autoreferenziale e nella parte centrale dell’episodio si notano un po’ di stanchezza e alcune lungaggini evitabili.

Euphoria – Stagione 2Uno dei personaggi che ruba la scena in questa annata è però Fezco, la cui origin story aveva aperto la stagione donando quella sfumatura da gangster movie che a tratti aveva anche la prima annata. Il ruolo del personaggio interpretato da Angus Cloud è estremamente malinconico: nella relazione con Lexi, infatti, il ragazzo osserva da vicino la vita che avrebbe potuto avere se la sua situazione fosse stata diversa. Avrebbe potuto pianificare con lei un futuro radioso, avrebbe potuto porsi degli obiettivi a lungo termine; tutto questo è però impossibile per Fezco e per il tipo di esistenza che conduce. Lui e Ash sono dei cani abbandonati in mezzo a un branco di lupi, devono lottare per sopravvivere facendosi forza a vicenda e essendo consapevoli che potrebbero essere uccisi non appena abbassano la guardia. Anche lui ad un certo punto desidera qualcosa che sa che non potrà mai ottenere e questo sogno proibito è destinato a rimanere a terra, calpestato come il biglietto diretto a Lexi che non arriverà mai a destinazione.

All’ottimo approfondimento e all’evoluzione dei personaggi principali si affiancano purtroppo alcune imperfezioni e difetti che macchiano, almeno in parte, questa annata. Per esempio si può discutere della gestione, nella parte centrale della stagione, del personaggio di Cal (Eric Dane), la cui storia è ridotta ad una breve parentesi legata al suo passato e all’insofferenza della sua vita familiare nel presente; questa parte della narrazione, che mira a riabilitare almeno in parte la spregevolezza del personaggio, non si amalgama bene con il resto e, complice anche la scarsità di tempo ad essa dedicata, sembra inserita in modo forzato all’interno del racconto.
Sulla stessa onda appare ingiusto il pochissimo tempo dedicato a Kat (Barbie Ferreira), la cui crisi di coppia viene risolta in fretta e furia lasciandola relegata ad un ruolo di comprimaria, scelta che sorprende anche visto il dissacrante e significativo segmento della fantasia sessuale della premiere.

Euphoria – Stagione 2Per quanto riguarda invece l’estetica dello show, estremamente caratteristica e affascinante, si riscontra lo stesso problema da molti sollevato anche con la prima stagione: quanto il virtuosismo visivo di Levinson è al servizio della storia e quanto finisce per essere fine a se stesso? Non è facile trovare un equilibrio e c’è da dire che spesso l’autore di Euphoria anche in questa seconda stagione si lascia prendere la mano e regala immagini visive splendide, oniriche, registicamente eccellenti ma totalmente slegate da ogni funzione narrativa. Lo stream of consciousness di Rue, per esempio, è pieno zeppo di sequenze che sarebbero perfette per dei videoclip ma che, alla lunga, finiscono per appesantire il racconto. Il rischio di esagerazione è sempre dietro l’angolo quando una produzione affida così tanto potere decisionale e così tanta libertà nella creazione di un prodotto ad una sola persona; la maturità dell’autore sta nel saper dosare al meglio tutte le parti che compongono un prodotto e, sebbene sia migliorato rispetto alla prima stagione, Sam Levinson ha ancora della strada da fare in tal senso.

Al netto delle imperfezioni, questa seconda stagione registra un passo avanti notevole rispetto alla prima annata: liberatasi dalla struttura narrativa che si concentrava su un personaggio alla volta, Euphoria racconta una storia più organica e fa crescere i suoi personaggi di puntata in puntata facendoli passare attraverso crisi che li coinvolgono tutti – gli episodi cinque e sette sembrano quasi degli episodi “evento”. Levinson confeziona una stagione ricchissima di contenuti, sorprendente per la molteplicità di temi portati in scena e per il modo in cui gli attori si sono perfettamente calati nei ruoli a loro assegnati; non possiamo che attendere trepidanti la prossima.

Voto: 8

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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3 commenti su “Euphoria – Stagione 2

  • Boba Fett

    Dolorosa e strepitosa. Ribadisco il mio personalissimo disagio, il frustrante senso di impotenza per Rue: mai sofferto così tanto per un carattere di uno show! E non tralascerei l’importanza della musica, soprattutto delle composizioni al limite del sacro di Labrinth.