La macchina produttiva dei Marvel Studios non accenna a fermarsi, e dopo una brevissima pausa in seguito all’incredibile successo cinematografico di Spider-Man: No Way Home – film che, a tre mesi dall’uscita, continua a restare in top 10 al box-office americano –, il vastissimo racconto coeso dell’MCU ritorna su Disney+ con la serie Moon Knight.
Si tratta di un personaggio semi-sconosciuto, che segue la tendenza della quarta fase del Marvel Cinematic Universe in cui figure minori come Shang-Chi o gli Eterni arrivano sul grande e piccolo schermo e trovano così vita nuova, prive anche delle enormi aspettative che circondano l’olimpo dei supereroi. Moon Knight è comparso per la prima volta nel 1975 sulle pagine del numero 32 di Warewolf by Night, diventando una serie autonoma cinque anni più tardi. È un personaggio che ha avuto varie reinterpretazioni, soprattutto per cercare di allontanarlo dall’immagine di Batman, eroe della rivale DC Comics, con risultati decisamente positivi negli ultimi anni, come nel 2014 grazie alla storyline scritta da Warren Ellis.
Quello che però contraddistingue di più Moon Knight rispetto agli altri supereroi è il suo disturbo dissociativo dell’identità, un elemento che torna anche nella serie Disney+ e che apre le porte alla possibilità di parlare di salute mentale in un universo narrativo in cui qualcosa del genere è stato fatto davvero poche volte. La premessa della serie è abbastanza semplice e sicuramente accattivante: Steven Grant, un dipendente di un gift shop in un museo a Londra particolarmente appassionato di antiche divinità egizie, vede la sua vita cambiare per colpa di strani vuoti di memoria, ferite che non ricorda come si è procurato, una voce che lo perseguita e la presenza di una strana figura, Arthur Harrow, che si presenta come il grande villain del racconto.
Aggiungete a questo che le due star principali di Moon Knight, creata da Jeremy Slater, sono attori del calibro di Oscar Isaac e Ethan Hawke, gente che tendenzialmente sceglie i progetti in maniera minuziosa e che, nel caso di Hawke, ha anche criticato i cinecomic; improvvisamente c’è la sensazione che questa possa essere davvero una serie in grado di costruire qualcosa di molto diverso rispetto al passato. Il risultato, però, almeno in questa prima puntata, è molto lontano dalle aspettative e, nonostante il potenziale, rischia davvero di essere un grande passo falso.
Partiamo dalle cose positive: Oscar Isaac e Ethan Hawke si calano perfettamente nelle loro parti, e lo scontro tra i due che sarà al centro della stagione è sicuramente qualcosa per cui vale la pena seguire lo show, il cliffhanger finale del pilot promette molto bene su questo fronte. Anche il semplice fatto che sia chiaro sin da subito chi è la figura antagonista del racconto – cosa che in Hawkeye, Loki, WandaVision, e in parte The Falcon and the Winter Soldier, si è preferito tenere nascosta quasi fino alla fine, limitando la riuscita del racconto –, distingue Moon Knight dalle altre serie Disney+ appena citate.
In più, e questo potrebbe rendere felici i tanti che spesso e in alcuni casi giustamente criticano l’eccessivo utilizzo di easter egg e riferimenti ai fumetti per alimentare le teorie dei fan distogliendo l’attenzione però da quello che sta effettivamente succedendo sullo schermo, Moon Knight sembra davvero un racconto senza grandi legami con le altre trasposizioni MCU, almeno per il momento. È un elemento quello del grande universo condiviso che, se in alcuni casi è sicuramente un punto di forza, in altri rischia davvero di creare una serie di aspettative ingiuste: Moon Knight si ritrova nella posizione di vantaggio di non dover per forza aggrapparsi a ciò che lo circonda per restare a galla.
È quindi un peccato che, al termine di “The Goldfish Problem”, si abbia la sensazione di aver assistito a qualcosa di approssimativo, un miscuglio poco riuscito di tanti ingredienti che insieme dovrebbero offrire al pubblico un prodotto di alto livello. È lodevole il tentativo di allontanarlo e renderlo unico rispetto al resto dell’MCU, ma il problema è che nel guardare Moon Knight la testa vada quasi inevitabilmente al Venom con Tom Hardy, una coppia di film – comprendendo anche il sequel – che di certo non spiccano per la loro qualità.
Anche visivamente la serie non fa nulla per distinguersi dalla massa, ed è davvero un’occasione persa perché le pagine dei fumetti scritti da Warren Ellis e illustrate magnificamente da Declan Shalvey, sono tra le più interessanti e accattivanti per l’occhio degli ultimi anni di produzione cartacea Marvel. Inoltre, le scene d’azione che di certo non spiccano per inventiva nonostante la presenza di alcuni stunt lodevoli, sono tutte realizzate con una CGI di livello davvero bassissimo, una cosa quasi inspiegabile se pensiamo a produzioni come Loki dove, da questo punto di vista, il lavoro era stato impeccabile.
Probabilmente la produzione di Moon Knight, come del resto tutte quelle degli ultimi due anni, ha subito ritardi e problematiche varie a causa della pandemia, quindi ci sta che non tutto sia perfetto; è però davvero difficile credere che sia stato dato il via libera a immagini così poco definite e visibilmente finte anche sul più piccolo dei schermi, che non si addicono affatto a una serie che può vantare gli enormi budget destinati a tutto quello che veste i marchi MCU e Disney+.
In conclusione, Moon Knight parte da una buona premessa, forte di un concept interessante che la distingue da quello che l’ha preceduta e coadiuvata da due grandi attori come Ethan Hawke e Oscar Isaac, ma penalizzata da una narrazione non molto avvincente che ricorda prodotti supereroistici decisamente poco riusciti, e una parte visiva inspiegabilmente caratterizzata da una qualità molto bassa. Resta comunque la speranza che la serie posso, almeno in parte, spiccare al volo grazie ai punti di forza mostrati e, secondo molti critici che hanno già avuto modo di vedere le prime quattro puntate, Moon Knight sembra diretto su questa strada.
Voto: 6