
Loot racconta la storia di Molly Novak, sposata con un genio della tecnologia, che però la tradisce e si fa scoprire durante una sontuosa festa di compleanno organizzata proprio per Molly; la donna lo lascia davanti a centinaia di invitati, chiede il divorzio e diventa la terza donna più ricca degli Stati Uniti d’America grazie all’assenza di un accordo prematrimoniale tra i due coniugi. Molly, che è diventata una figura pubblica al centro del gossip e di tante speculazioni sulla sua vita privata, cerca di superare la delusione del matrimonio finito facendo festa in giro per il mondo, ma in poco tempo si rende conto che continua a provare la solitudine che provava da sposata e la quantità enorme di soldi che possiede non le fa compagnia. La nostra protagonista entra in una crisi profonda, finché non riceve una telefonata da Sofia Salinas, colei che gestisce una fondazione benefica che Molly non sapeva neanche di avere.
Queste sono le premesse su cui si basa Loot, comedy creata da Alan Yang e Matt Hubbard – entrambi hanno lavorato, tra le altre cose, a Parks & Recreation come autori e produttori di una manciata di episodi, inoltre Yang è molto noto per essere co-creatore e sceneggiatore di Master Of None – con protagonista Maya Rudolph, attrice e comica americana con un curriculum infinito, ma al primo ruolo da protagonista in solitaria in una serie televisiva – era stata co-protagonista di Forever, la dramedy esistenziale di Prime Video tra l’altro creata dagli stessi autori di Loot. Le premesse erano ottime e sulla carta questo progetto aveva grandi potenzialità, ma dopo la visione dei primi tre episodi pubblicati da Apple TV+ – i restanti tre saranno disponibili dal primo luglio – è difficile non restare dubbiosi sulla qualità della comedy. Il pilot di Loot, infatti, ci fa credere che questo show voglia essere una grande critica verso la ricchezza smodata, che ci viene sbattuta in faccia in ogni scena, amplificata dalla serietà con cui i protagonisti la vivono: neanche gli optional di lusso dello yacht con piscina regalato a Molly per il suo compleanno, o la partecipazione di una grande star della musica ad un party privato riescono a fare felice la nostra protagonista, che vive il tragico epilogo di quella festa di compleanno come lo farebbe qualsiasi altra persona – per la serie “anche i ricchi piangono”. Il racconto critico della ricchezza, però, rimane su un livello superficiale e non entra mai in profondità, perché lo show, dopo il primo episodio, cambia natura e si concentra su altro.

La caricatura dell’estrema ricchezza che nel primo episodio è implacabile e piuttosto divertente viene messa del tutto da parte con il terzo episodio “Hot Seat”: la satira si prende una vacanza e viene sostituita da una comedy sul posto di lavoro con delle sfumature romantiche poco convincenti. Il problema principale è che tutti i conflitti interiori di Molly vengono accantonati in modo repentino, senza che la donna abbia avuto il tempo di metabolizzare il tradimento del marito e la fine del suo matrimonio. Il coinvolgimento della protagonista nella sua fondazione è utilizzato come terapia, tuttavia il suo tentativo di rimettersi a cavallo è incerto e non avendo aiuti dall’esterno, neppure da parte dello staff che non sente la responsabilità di rimetterla in sesto, sembra non andare da nessuna parte. Lo spettacolo è intervallato da una serie di epifanie che Molly vive durante un viaggio alla scoperta di sé, che nei primi tre episodi rimane ancora nelle fasi iniziali; una delle lezioni che, però, la protagonista inizia presto ad imparare è che non tutto gira intorno a lei.
Il problema più grosso di questa prima parte di stagione è che il viaggio alla scoperta di sé percorra sempre dei binari superficiali, senza mai entrare in profondità come il pilot aveva fatto intendere; la critica alla ricchezza viene interrotta bruscamente così come la riflessione sulle cause dell’infelicità di Molly. Anche i personaggi secondari sembrano poco utili al racconto: sono trattati come degli oggetti di scena per far sentire Molly meglio o peggio a seconda di del suo punto di maturazione. Per questi motivi non possiamo che rimanere tiepidi davanti a questo show, che non ci conquista neanche come comedy in senso lato; il talento comico di Maya Rudolph non è messo in discussione ed è l’unica cosa che permette allo show di raggiungere la sufficienza, ma viene messo a dura prova da una sceneggiatura che non sembra interessata a strapparci risate. Difficilmente la seconda tripletta di episodi che chiuderà la stagione potrà cambiare le sorti di questo show, a meno che i creatori Alan Yang e Matt Hubbard vogliano tornare sui loro passi per rivedere i tanti errori che fanno di Loot, ad ora, un’occasione mancata.
Voto 1×01: 6
Voto 1×02: 6
Voto 1×03: 6

