The Boys – Stagione 3 3


The Boys – Stagione 3In poco tempo The Boys si è elevata da progetto di nicchia a serie di punta ad alto budget di Prime Video, raccogliendo consensi con una buona prima stagione e un’ottima seconda: i meriti dello show sono stati quelli di essere riuscito ad aggiornare un fumetto degli anni 2000 con tematiche oggi attuali, prendendosi dei rischi puntando tutto su un’estetica e uno stile che non risparmia nulla, ma proprio nulla, a livello visivo.

Parliamo per esempio dell’iperviolenza esplicita e della totale assenza di inibizioni per quanto riguarda la nudità e l’esagerazione; queste scelte possiamo dire “artistiche” hanno da subito attirato una grande attenzione sulla serie di Eric Kripke; d’altro canto, però, rischiano di essere spesso un paradossale limite alle potenzialità narrative dello show. Non è un mistero, infatti, che The Boys alle volte sembra quasi che voglia sempre spostare un po’ più in là il limite di quello che può mostrare sullo schermo, anche a costo di farlo in modo gratuito, o semplicemente perché è una via molto facile per attirare l’attenzione degli spettatori e far capire che non ci sono filtri, che non esistono linee di demarcazione che non si possono superare – emblematica in questo senso la scena di sesso mostrata nel primo episodio di questa annata. Da questo punto di vista anche questa terza stagione è piena di momenti sopra le righe, di immagini forti che urlano a gran voce la volontà di essere il più scorretti e sboccati possibile, lasciando più di un dubbio su quanto queste scelte siano funzionali alla trama.

The Boys – Stagione 3Nella terza stagione il problema emerge in modo particolare perché l’impalcatura narrativa non è così solida come lo è stata in passato: la trama orizzontale, infatti, è ricca di problemi di scrittura che vanno anche a intaccare la riuscita complessiva dello show, con tutte le altre componenti – gli archi dei personaggi, l’estetica – che prese singolarmente si sfaldano sotto il peso della superficialità. La criticità più importante che si nota nella macrostruttura narrativa stagionale è principalmente legata ad una troppo grande ambizione, quella di tenere insieme tante, troppe sottotrame, che vengono sostenute in modo debole e approssimativo: dall’inizio della stagione, infatti, ci sono tante parentesi che si aprono e si chiudono e che non si amalgamano bene con quella che dovrebbe essere la storyline principale, ovvero quella legata a Soldier Boy nel passato e poi nel presente. Prendiamo per esempio tutta la side-story legata alla misteriosa Victoria Neumann (Claudia Doumit) che, almeno ad inizio stagione, sembrava essere fondamentale e centrale per gli sviluppi di trama; questo segmento narrativo viene invece abbandonato dopo pochi episodi – principalmente dopo che il personaggio ha adempiuto alla sua funzione, quella di contribuire a far fuori in modo fin troppo semplice e sbrigativo Stan Edgar dalla Vought ed elevare lo status di Homelander – e non più recuperato se non per un cliffhanger di fine stagione che definire poco soddisfacente – e improvvisato – è un eufemismo. È chiaro che gli autori hanno “seminato” anche in vista della già confermata quarta stagione, ma la sensazione di frammentazione narrativa in questa terza permane e lascia un senso di amarezza soprattutto per l’uso strumentale e non organico che fanno di alcuni personaggi.

La stessa cosa la vediamo succedere con le storie secondarie dei personaggi appartenenti al gruppo di protagonisti, che si diramano dalla trama principale della stagione e creano delle piccole parentesi che spezzano il ritmo della storia principale ma non riescono a risultare credibili o avvincenti. Abbiamo, dunque, una lunghissima parte di approfondimento sui personaggi di Frenchie e Kimiko che fanno i conti con i loro sentimenti, con la loro voglia di una vita “normale” e che, nonostante tutto, alla fine della stagione si ritrovano ancora una volta al punto di partenza; certo, ci sono alcuni momenti ben fatti – come il segmento musicale nella fantasia di Kimiko – ma non bastano a scrollare di dosso l’idea di riempitivo e la voglia di poter saltare rapidamente a quello che accade agli altri protagonisti alle prese con Soldier Boy e  con il piano per far fuori Homelander.

The Boys – Stagione 3Sulla stessa scia non possiamo non citare anche la totale incoerenza del personaggio di Mother’s Milk che, al fine di ributtarlo nell’azione a tutti i costi, si lascia convincere da un vecchio rancore – per quanto profondo e radicato nella storia tragica della sua famiglia – e dalle parole di Butcher e sceglie nuovamente di abbandonare l’agognata tranquillità quotidiana guadagnata alla fine della scorsa stagione per inseguire un desiderio di vendetta. Nel suo caso rientra anche il tema della paternità messa a rischio dal nuovo compagno della moglie, che si rivela essere un seguace feroce di Homelander che lui, tra l’altro, odia. La nuova dinamica familiare, tuttavia, rende ancora più ingiustificabili alcune delle sue scelte che, per essere rese accettabili dagli autori arrivano ad essere espresse in un agghiacciante discorso padre-figlia in cui Mother’s Milk cerca di spiegarle il motivo per cui ritiene che la vendetta sia giusta e indispensabile.
Citiamo solo velocemente le trame legate ad A-Train che sperimenta per la prima volta l’ira della sua comunità per il suo mancato supporto alla causa degli afroamericani, quella di The Deep che continua ad essere la storyline più weird e comica della serie, e quella di Maeve che mai come in altri casi è chiaramente solo funzionale ad essere un supporto “di peso” ai protagonisti. Insomma, gli autori si sono lasciati un po’ guidare dalla pigrizia e hanno puntato su scelte facili ma poco interessanti, almeno per i comprimari, che sembrano dover a tutti i costi avere una loro storia dedicata, anche se questa è appiccicata alla trama stagionale in modo a dir poco approssimativo.

Per fortuna le cose vanno leggermente meglio con gli altri, sebbene anche in questo caso si noti un vistoso calo di idee e una ripetizione di situazioni rispetto alla scorsa stagione. Hughie si trova in mezzo ad una crisi di coppia con Starlight a causa del suo comportamento tossico e al modo in cui pensa alla loro relazione – in questo specifico caso il personaggio non ne esce benissimo e alcuni dialoghi tra i due sono tra i peggiori scritti di tutta la stagione. Butcher, invece, è un po’ più sfumato dal punto di vista della caratterizzazione e riesce a trovare il suo spazio nel confronto con il passato di Soldier Boy e con il focus sulla sua infanzia – in questo caso molto azzeccato l’espediente di utilizzare i poteri di Mastermind per andare a scavare nella sua mente e nei suoi ricordi più dolorosi. Il personaggio interpretato da Karl Urban tiene botta fino alla fine della stagione: la scelta di proteggere Hughie che deriva dagli errori commessi con il suo fratello minore è ottima per creare un parallelo in grado di farlo crescere e maturare; è nel rapporto con il membro più giovane della sua squadra, infatti, che Butcher trova sempre il modo di far emergere quella parte di umanità che ogni tanto sembra essere lontanissima da come è stato costruito il personaggio nello show – che comunque è sempre stato molto meno estremo caratterialmente della sua controparte nel fumetto.

The Boys – Stagione 3Gli altri due personaggi chiave ai quali la serie ha dato tantissimo spazio sono Homelander e Starlight. Se quest’ultima paga in modo evidente i limiti attoriali di Erin Moriarty e la già citata relazione con Hughie scritta in malo modo, ad essere sempre più un fan favourite e uno dei personaggi più acclamati dalla critica è il supereroe interpretato da Antony Starr. Se nel suo caso a fare molto è anche l’interpretazione dell’attore, bisogna dar credito agli autori per aver costruito nel corso di queste tre stagioni l’archetipo perfetto dell’essere onnipotente e incontrollato – o incontrollabile – la cui sola esistenza mette a rischio la vita di tutte le persone che osano dargli contro in qualunque modo. Homelander è a tutti gli effetti un influencer di fama mondiale con la discriminante che ha i poteri di un dio e che è disposto a tutto, ma proprio a tutto per ottenere consenso, e di conseguenza a reprimere con tutti i mezzi possibili il dissenso. Lo dimostra chiaramente la scena finale della stagione, con l’improvvisa esplosione di rabbia del personaggio nei confronti dell’hater in mezzo alla folla che viene ucciso – disintegrato – a sangue freddo; con questo twist gli autori sottolineano come la folla che adora l’uomo forte al comando è talmente aderente ideologicamente all’immagine populista che Homelander si è costruito in questa stagione – l’uomo che dice la verità che gli altri non dicono, quello dalla parte del “popolo”, contro i poteri forti e contro il sistema – da giustificare persino l’omicidio. Non sarà uno scherzo riuscire a gestire queste tematiche nella quarta stagione, soprattutto perché già in questa la credibilità interna alla storia ha già iniziato a vacillare, considerando che il personaggio ha assunto sempre maggiore potere senza avere degli adeguati contrappesi.

The Boys – Stagione 3Proprio per lo squilibrio di forze in campo si è scelto in questa stagione di donare anche ai Boys la possibilità di ottenere dei poteri, per quanto temporanei, in grado di rivaleggiare con i super ai quali danno la caccia – per chi non lo sapesse, nel fumetto invece i personaggi sono tutti dotati di forza equivalente a quella dei super da subito, in quanto per entrare nei Boys è necessario iniettarsi il composto V. Questa scelta, unita all’entrata in scena di Soldier Boy – un Jensen Ackles in splendida forma – porta le scene d’azione e la tensione narrativa su tutt’altro livello: ora sembra che i protagonisti abbiano davvero una possibilità di vittoria contro Homelander e non è un caso che il supereroe provi per la prima volta un vero senso di paura dopo la straordinaria lotta che chiude “Herogasm”, una lunga sequenza action che ha impiegato ben sei giorni di riprese. Proprio quest’ultimo episodio, uno dei più chiacchierati della stagione, era stato ingigantito da Prime Video e dagli attori come qualcosa di mai visto prima in tv, facendo riferimento a quello che sarebbe stato mostrato nella famosa scena dell’orgia dei super che, come tutte le scene di questo tipo, fanno sempre un velato riferimento ad Eyes Wide Shut; in realtà non si è visto nulla di più di quanto già non si fosse visto in tre anni di The Boys e questa campagna pubblicitaria è stata appunto solo una campagna promozionale per spingere ancora più in alto le aspettative degli spettatori e contribuire a far parlare della serie.

A questo proposito, per chiudere il cerchio, una menzione d’onore va fatta alla scelta perfetta di rilasciare un episodio a settimana, un formato che ha permesso alla serie di essere sempre molto chiacchierata e attesa. Sembra una banalità, ma ancora una volta il senso stesso della “serie televisiva” viene esposto come vincente solo in quanto racconto serializzato e non raccontato tutto in una volta sola: non staremo certo a fare proclami dicendo che è la vittoria definitiva della serialità canonica sul binge watching – anche perché non avremmo gli strumenti per dirlo con certezza – ma è evidente come sia stato soddisfacente e divertente poter attendere con trepidazione l’episodio successivo dopo un grosso colpo di scena alla fine di quello precedente.

The Boys – Stagione 3In definitiva questa terza stagione di The Boys mostra tutti i suoi lati migliori che ne fanno uno dei prodotti più interessanti, esteticamente folli e soprattutto imprevedibili – bellissima l’idea di raccontare la storia e l’interiorità di Black Noir con dei cartoni animati per esempio – ma anche tutti i rischi insiti alla volontà di voler ambire sempre più alla spettacolarità delle immagini e delle situazioni sacrificando la coerenza interna e gli archi narrativi dei personaggi. Insomma, lo show di Eric Kripke come prodotto supereroistico ed action rimane assolutamente godibile e divertente, forse uno dei migliori in questo momento in tv, anche se paga lo scotto di volersi elevare ad uno status che purtroppo non riesce mai a raggiungere, sia dal punto di vista delle tematiche trattate, sia da quello della scrittura e dei dialoghi. Per dirla con una battuta, The Boys non è Watchmen ma ci piace lo stesso.

Voto: 7

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

3 commenti su “The Boys – Stagione 3

  • Boba Fett

    D’accordo quasi su tutto a cominciare dalla fine della tua recensione. Stagione spesso imbarazzante quanto una qualsiasi soap opera, con un inizio bomba, talmente esplosivo da rendere tutto il resto a seguire debole e ripetitivo. Ciliegina sulla torta riuscita male, il season finale con una cgi pessima e un cliffhanger inesistente. Insomma, per quel che mi riguarda The Boys entra di diritto nella top ten delle serie più sopravvalutate.

     
  • crudelio

    La musica. Mai The Boys aveva avuto un accompagnamento sonoro sinfonico e (melo)drammatico. Solo da questo dettaglio si capisce lo snaturamento che ha subito in questa stagione, in cui c’è una tale insistenza sui drammi personali che alla fine fa quasi sembrare stonata la componente “cazzona” (cosa che comunque già iniziava a notarsi nella 2° stagione, col passato familiare di Butcher). Ma il bello di The Boys era proprio l’equilibrio tra l’essere drammatica e l’essere cazzona, o sbaglio? Per me sei stato troppo generoso, io le do un 5/10.

    P.S: L’unica cosa che salvo è la scena di Homelander e l’aspirante suicida (che alla fine voleva rinunciare a buttarsi non perché Homelander avesse trovato le giuste parole di conforto… ma per il contrario, ahahah). Una scena brillante in una serie andata fuori registro.

     
    • crudelio

      Oops, scusate, la scena dell’aspirante suicida è nella 2° stagione non nella 3°.

      Rimane comunque valido il mio parere sulla 3°.