Heartbreak High – 1×01 Map Bitch 1


Heartbreak High – 1x01 Map BitchUscito su Netflix il 14 settembre, e passato alquanto in sordina, Heartbreak High è il reboot dell’omonimo teen drama australiano andato in onda a metà degli anni ’90 (anch’esso disponibile integralmente su Netflix Italia). Nonostante la medesima ambientazione della scuola superiore Hartley High e il simile filo conduttore, la nuova serie – creata dagli stessi autori Ben Gannon e Micheal Jenkins insieme a Hannah Carroll Chapman – si discosta quasi del tutto dall’originale soprattutto per quanto riguarda la trama.

La storia è quella di Amerie (Ayesha Madon), una liceale che insieme all’amica Harper (Asher Yasbincek) disegna sul muro di un piano poco frequentato della scuola una mappa in cui sono registrate le tresche e i rapporti sessuali dei loro compagni di scuola. Quando la mappa viene scoperta le cose si mettono presto male per la protagonista: litiga con la sua amica e viene mal vista dagli altri studenti, che le affibbiano l’appellativo “Map Bitch”, da cui il nome del primo degli otto episodi che compongono la prima stagione.

Heartbreak High è stata accolta positivamente dalla critica che, però, si è ben guardata dallo sbilanciarsi con gli encomi. Con ogni probabilità, infatti, si tratta di una serie destinata a non spiccare nel vasto e variegato catalogo Netflix; questo è dovuto soprattutto alla somiglianza, almeno per quanto riguarda l’ambientazione le tematiche principali trattate, con prodotti seriali ben più noti tra cui Sex Education ed Euphoria. Tuttavia, a conti fatti e con i dovuti accorgimenti, seguire filoni narrativi in voga può anche rivelarsi una mossa vincente, specie per produzioni di paesi che non sempre trovano ampio spazio sui piccoli e grandi schermi di tutto il mondo.

Heartbreak High – 1x01 Map BitchIl drama australiano, infatti, si presenta molto originale e accattivante, di visione piacevole e incalzante già dal suo episodio pilota. Tant’è vero che i primi 50 minuti vanno dritti al punto: la vicenda impiega poco a prendere forma e i personaggi vengono presentati in maniera esaustiva ma senza troppi fronzoli, complice la stessa penna che nella sceneggiatura della serie originale proponeva episodi dal ritmo più spedito rispetto ai canoni di allora. E se già la serie degli anni ’90 gravitava intorno a temi come il bullismo, l’immigrazione e i drammi adolescenziali, quella del 2022 è arricchita da un respiro più ampio che include, tra le altre cose, l’emarginazione e l’omofobia, con una scelta ritenuta ormai doverosa per parlare di sessualità a un pubblico di adolescenti e giovani adulti. Sono molti i temi toccati: paure adolescenziali e auto-accettazione, confine tra sfera pubblica e privata, conflitto generazionale e l’uso dei pronomi con cui fare riferimento alle persone. Tutto questo, però, fa solo da cornice a una trama che riesce comunque a prendersi un posto da protagonista e non lasciarsi travolgere dalla necessità di voler fare una mera esposizione.

Una delle qualità di “Map Bitch”, e quindi dell’intera serie, consiste proprio nel ritmo della narrazione: sono, infatti, molte le cose che succedono già nella prima puntata, un episodio che riesce nell’obiettivo di risultare introduttivo, articolato ma mai didascalico. C’è anche qualche nota negativa: la regia di Gracie Otto ha deciso, infatti, di dare spazio a qualche momento comico poco calzante (e poco riuscito), a qualche dialogo superficiale e ad alcune situazioni equivoche in pieno stile sitcom, anche se quest’ultimo non è necessariamente un aspetto da esorcizzare – stiamo comunque parlando di un teen drama. In “Map Bitch”, poi, viene detto molto ma non tutto: lo spettatore viene lasciato all’oscuro di alcune dinamiche tra la protagonista e la sua migliore amica, e l’episodio è strutturato in modo tale che, una volta finito, risulta difficile abbandonare la visione senza prima scoprire gli eventi anticipati da alcuni flashback.

Heartbreak High – 1x01 Map BitchUn discorso a parte lo merita l’estetica di Heartbreak High, un fattore sul quale né la serie originale né il suo reboot si sono risparmiati. Tra la marea di serie TV ambientate negli anni ’80, questa poteva proporsi come una ventata d’aria fresca per i nostalgici e/o amanti della decade successiva, ma si rimarrà delusi se l’aspettativa è quella di rivedere i jeans a vita bassa, le camicie sbottonate e capelli lunghi dei protagonisti della prima serie. Nella nuova versione non mancano certo i richiami, anche se esasperati e modernizzati, tanto che per buona parte del primo episodio viene da chiedersi se l’intenzione sia quella di rappresentare gli anni ’90 con costumi stereotipati o più apprezzabili dal gusto odierno; nella seconda parte però vengono mostrati cellulari di ultima generazione in mano agli studenti che tolgono ogni dubbio sull’ambientazione temporale. È certamente di una questione di gusti, ma rimane comunque un’occasione sprecata dalla produzione per distinguersi e attirare una nicchia più corposa di pubblico.

Pur non campeggiando sulla sezione “titoli del momento” di Netflix, Heartbreak High rimane una bella sorpresa, che già dal pilota riesce a distinguersi in maniera frizzante e leggera da molte uscite recenti pur ripercorrendo le orme di alcuni titoli rinomati. Riprende alcune tematiche della serie originale – e solo queste – raccontandole in maniera moderna e incalzante, approfondita quanto basta, incorniciate da una trama ben costruita e in grado catturare lo spettatore. Gli sparuti momenti di linea comica fanno perdere qualche punto, così come qualche dialogo un po’ semplicista e l’estetica che, a un occhio superficiale, può dare l’impressione di una commedia adolescenziale con poche pretese: resta in ogni caso una serie che si guarda volentieri sin dalle prime scene.

Voto: 7

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Un commento su “Heartbreak High – 1×01 Map Bitch

  • ugh86

    Ho trovato questa serie nel complesso molto interessante. In particolare ho apprezzato la rappresentazione genuina dei personaggi appartenenti a comunità marginalizzate che tuttora faticano a trovare una rappresentazione autentica e non filtrata dallo sguardo dominante. Mi riferisco alla presenza di personaggi neurodivergenti, asessuali e non binari (la scelta di selezionare attori appartenenti a suddette comunità ha sicuramente contribuito in modo positivo). Da questo punto di vista fa un ulteriore passo in avanti rispetto a Sex Education.
    L’aspetto più “tecnico” risulta invece meno accattivante rispetto al cugino britannico, pur rimanendo un prodotto piacevole e che si fa vedere rapidamente.
    Consigliato a chi apprezza il genere o è interessato alla rappresentazione.