The Good Fight – 6×01/02 The Beginning of The End & The End of The Yips


The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsQuando nel 2009 iniziò su CBS il legal drama The Good Wife, che raccontava la vita e “l’educazione” (per usare un termine caro ai coniugi King) di Alicia Florrick, nessuno avrebbe potuto prevedere che il personaggio secondario di Diane Lockhart, interpretato da una già nota e sempre superba Christine Baranski, sarebbe andato avanti a vivere sullo schermo per tredici anni. E, quando venne annunciato lo spin-off della serie madre, nessuno tra pubblico e critica si stupì del fatto che a guadagnarsi un’intera serie fosse il suo personaggio, nonostante a Hollywood non sia proprio frequente avere una serie TV interamente dedicata a una donna che ha superato gli “anta” da qualche tempo. 

Ma Diane Lockhart è Diane Lockhart, i King sono i King e il risultato è stata una serie come The Good Fight, arrivata alla sesta stagione su Paramount+ con alcuni alti e bassi (ma molti meno bassi della serie madre) e guadagnatasi legittimamente il titolo di serie in grado di leggere la contemporaneità e l’attualità a stelle e strisce più di qualunque altra – raggiungendo picchi impensati che hanno fatto seriamente pensare a delle capacità divinatorie degli autori Michelle e Robert King).
Con questo stretto collegamento alla realtà e una ormai consolidata tradizione di casi legali mai banali in grado di analizzare le distorsioni più recenti del diritto statunitense, la serie arriva a conclusione con una sesta annata meritata e un conto in sospeso con un mondo che non sembra darci pace – e che di conseguenza non può darne nemmeno ai nostri personaggi, tanto meno alla protagonista.
Le prime due puntate di questa stagione, che si concluderà con il decimo episodio il 10 novembre prossimo – la stessa data riportata sulle finte bombe a mano lasciate nello studio legale –, ci mostrano quello che a tutti gli effetti è The Good Fight al suo meglio: casi complessi moralmente o addirittura senza risposte definitive, cospirazioni lavorative (reali o presunte), una assoluta instabilità sociale che si riflette su quella emotiva dei personaggi, l’aggiunta di elementi eccezionali al cast (più un ritorno storico molto atteso), sprazzi di inaspettata leggerezza e la risata di Diane Lockhart – le ultime due sono spesso strettamente connesse.

To just microdose is to be… Dante without a Virgil.

The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The Yips“The Beginning of the End” inizia donandoci proprio questo senso di instabilità, misto a una sensazione spiacevole di ritorno al passato: l’incontro di Liz e Diane in una strada completamente deserta riporta alla mente di chiunque i tempi pandemici del lockdown; ma non è questa la motivazione, e quelle che inizialmente sembrano delle esercitazioni della polizia si rivelano delle sommosse non meglio specificate, che faranno da sottofondo, con le loro esplosioni, a entrambi gli episodi. Dall’esterno sembrerebbe tutto cambiato per una serie che è iniziata con l’incredibile (soprattutto per Diane) elezione di Donald Trump: la presidenza è infatti passata di mano, siamo usciti dal periodo più nero di una pandemia devastante, l’azienda sembra andare benissimo sotto la guida di Liz, che ha persino riportato a casa la storica Chumhum. Eppure qualcosa stride, sin dalle prime immagini, e ci riporta indietro: déjà vu?
È questo il tema destabilizzante per Diane, che per la prima volta torna da una vacanza senza alcuna voglia di essere davvero lì: sicuramente c’entra il suo aver fatto un passo indietro da partner ed essersi addirittura confinata nel piano con gli avvocati del primo anno, ma c’è molto di più nel suo disagio ed è facile capire perché. Per cinque anni l’abbiamo vista lottare per un mondo migliore, non solo in tribunale ma anche a livello politico – in modi più o meno legittimi; e ora che là fuori dovrebbe esserci davvero un mondo nuovo, è inevitabile chiedersi se lo sia davvero. Quell’omen di inizio puntata, che ci riporta indietro nel tempo, è un modo per i King di farci sentire come si sente Diane, e forse non solo lei: la sentenza Roe v. Wade è stata ribaltata, riportando i diritti delle donne indietro di cinquant’anni; Putin ha invaso l’Ucraina, mettendo la Russia contro quasi tutto il mondo, in un assaggio di Seconda Guerra Fredda che nessuno vuole davvero sperimentare; Trump vuole ricandidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. È davvero un déjà vu, un “già visto”, o un déjà vécu, un “già vissuto”?
Forse ce lo siamo chiesti tutti noi negli ultimi mesi: solo Diane Lockhart, però, ce lo sta raccontando da uno schermo.

The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsDurante la season premiere vengono introdotti i nuovi personaggi, due volti noti nel mondo della serialità: se di Andre Braugher parleremo dopo, qui si inserisce il personaggio interpretato da John Slattery (Mad Men), il dottor Lyle Bettancourt. Conosciuto da Diane nel modo più assurdo e ciononostante perfettamente in linea con lo show – un bot pubblicitario nel metaverso ce lo possiamo aspettare in una serie TV ma non in un legal drama, a meno che non sia appunto The Good Fight –, Bettancourt è l’uomo giusto al momento giusto: e questo perché Diane in passato ha già sperimentato una precarietà socio-emotiva che ha provato a tamponare con delle sostanze, ma ha sempre fatto tutto da sola.
Bettancourt è molto chiaro: il microdosing è come “essere Dante senza Virgilio” e forse di una guida c’è davvero bisogno per affrontare questo Inferno (o Purgatorio: ricordiamo che le pene dantesche non sono meno dolorose nella seconda cantica, contengono solo la speranza di poter prima o poi finire).
The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsPer accettare questa proposta Diane ha bisogno di una spinta in più – che in un mondo come quello dei King equivale come minimo a un’esperienza di pre-morte – ed è così, dopo il finto attentato in ascensore, che inizia il suo percorso, a partire dal secondo episodio “The End of the Yips”. Non vediamo esattamente ciò che vede lei, e forse all’inizio questo risulta un po’ deludente, ma è senza alcun dubbio ripagato dalla totale trasformazione di Diane Lockhart a seguito della seduta. La leggerezza e al contempo la gravità percepita dalla donna, che passa da una risata dietro l’altra alla consapevolezza di avere la stessa età a cui è morta sua madre, ci dona una protagonista che sta cambiando punto di vista in fretta, anche fisicamente – o almeno così le sembra, addirittura sollevandosi dalla sua stessa sedia.
Il passato sembra tornare, ora identico – Peter Florrick è di nuovo in carcere –, ora leggermente mutato – Alicia ha fondato uno studio ma si è trasferita a New York; anche le minacce di morte non sono nuove per i legali del mondo di The Good Fight, ma questa volta conservano qualcosa di ancora più sinistro, che fa davvero pensare a conseguenze letali.
Qualcosa di nuovo per Diane? Non proprio: ricordiamo tutti cosa successe a Will Gardner – nessuno si è mai più ripreso da quel giorno in tribunale. La fiducia in un o una collega non è mai più stata la stessa dopo di lui, e anche il suo rapporto con Liz ne è una dimostrazione: certo, poggia su basi solide, eppure la sensazione è che possano incrinarsi da un momento all’altro – Liz ha pensato subito a un tradimento di Diane quando dai piani alti della STR Laurie hanno parlato di “un nuovo partner” da affiancarle.
Certo, nessuno poteva pensare all’arrivo di un personaggio come Ri’chard Lane.

Sir, you have to learn one thing about me.
I am never not serious.

The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsAndre Braugher (Brooklyn Nine-Nine) nei panni del nuovo partner Ri’chard è probabilmente una delle aggiunte più centrate degli ultimi anni, soprattutto perché è difficilissimo inquadrarne il personaggio e in particolare i suoi obiettivi. Al di là di un’entrata in scena volutamente scioccante, Ri’chard dà l’impressione che il suo gioco sia dovuto a una difesa anticipata piuttosto che a un attacco voluto (è evidente quanto non si fidi di Liz), e sarà di certo curioso vedere come si evolverà il loro rapporto ora che lei l’ha smascherato nelle sue intenzioni.
Del resto anche Liz è alle prese con un ritorno dal passato, in questo caso camuffato da innocua intervista: ne scaturiscono il confronto con la se stessa di molti anni prima e il dubbio di aver avuto torto, o meglio, di non aver voluto vedere le colpe di un poliziotto perché influenzata dal fatto di essere sposata con un suo collega. È un momento, un istante: Liz riprende facilmente il controllo recuperando il faldone del caso e vedendo come abbia in conclusione fatto ciò che doveva, ma per una come lei, spesso nella posizione in cui indica agli altri i loro pregiudizi, è di certo un colpo da non sottovalutare. Come dice lei stessa a Jay, c’è una netta distinzione tra il giusto e lo sbagliato, tra ciò che si desidera e la verità: “There is right and wrong. And there is truth. Do not let the shiny objects distract you from the truth”.

The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsMa c’è molto altro che riguarda l’ufficio, e che va avanti nonostante le esplosioni e le urla per strada, la preoccupazione dentro gli ascensori, il pensiero di avere agenti di sicurezza che scortino gli avvocati alle loro macchine. I casi delle due puntate, come si diceva, sono tipici della serie, soprattutto nel primo episodio, che vede Diane e Liz mettere in dubbio le loro certezze e il loro femminismo. Una molestia nel metaverso è una vera molestia? Le due donne difendono Chumhum e devono fare il loro mestiere, lo sappiamo, ma è impossibile non vedere la convinzione nei loro occhi quando alludono al fatto che la querelante avrebbe potuto “scegliere un avatar meno appariscente” se non avesse voluto attenzioni, o che avrebbe potuto togliersi gli occhiali della realtà virtuale per uscire dalla violenza, senza considerare che la sensazione virtuale può bloccare una persona tanto quanto quella reale – come dimostra lo stesso giudice nella sua prova in prima persona. Non sarà la prima né l’ultima volta che sentiremo parlare di cosa ha valore nel metaverso e cosa no, ma come al solito i King arrivano qualche minuto prima degli altri a dirci che se per difendere il peso di una molestia nel mondo reale bisogna declassare esperienze di cui ancora non conosciamo la portata, forse non stiamo facendo la cosa giusta.

Il caso di Marissa, che porta al ritorno di Eli Gold (Alan Cumming) e che attraversa entrambe le puntate, è invece uno di quelli più controversi, in cui non solo i King decidono di parlare di diversi temi in uno (le prese di posizioni politiche degli artisti, il diritto a non dover conoscere ogni situazione del mondo per poter parlare di una sola di queste e al contempo la necessità di informarsi un po’ di più se si vuole lottare per una causa), ma complicano ulteriormente la situazione. Mettono infatti il duo padre-figlia Gold, notoriamente ebrei, a difesa del diritto di una cantante, Lila Royce, a non esibirsi in Israele per i crimini commessi contro i Palestinesi, aggiungendo ulteriori strati al caso – in particolare nella preparazione della donna, in cui Eli arriva a interpretare contemporaneamente il giudice e l’avvocato dell’accusa. Il caso si chiude senza una vera vittoria – gli avvocati dell’etichetta discografica non lasciano a Lila alcuna scelta se non quella di scusarsi con la Cina, tirata in mezzo in una sorta di gara per cui “se non vai in tour qui, non puoi andare nemmeno lì” – e Lila non può far altro che scusarsi, pena l’oblio per un decennio.
The Good Fight - 6x01/02 The Beginning of The End & The End of The YipsSe vedere il team Marissa-Eli lavorare insieme è stato di certo un momento a lungo desiderato, lo stesso non si può dire del comportamento di Marissa, che si riduce a chiamare suo padre nel momento in cui sente di non essere in grado di gestire una sua temporanea retrocessione. Dopo tutte queste stagioni, e in particolare la precedente con Wackner, spiace vedere che il ritorno di Eli sia legato a una figlia che lo chiama nel momento stesso in cui non ottiene subito quello che vuole. Non sfugge la sua solitudine – è stata di volta in volta abbandonata dalle figure che considerava sue amiche –, ma non sembra un valido motivo per giocarsi la carta dell’influenza paterna.
In questo senso, il confronto con Carmen Royo è spietato: avvocata altrettanto giovane eppure determinata a farsi un nome nella difesa di criminali, Carmen si ritrova a gestire situazioni più grandi di lei con una calma che la rende davvero una fuoriclasse, che però vuole volare da sola. Non solo allontana Marissa, ma rifiuta persino la proposta di Ri’chard di avere tutti i privilegi di una patrtner nonostante i pochi mesi di lavoro sulle spalle. Il suo percorso sarà da tenere d’occhio e siamo certi che regalerà grandi soddisfazioni.

Non si poteva sperare in un ritorno migliore per The Good Fight: è l’ultima stagione e questo rende il mondo un po’ più grigio, ma che la serie possa chiudere al massimo del suo potenziale è una possibilità concreta, che la serie madre non ha purtroppo avuto. Godiamoci quindi l’universo legale dei King fino a quando durerà, l’unico mondo fittizio in grado di leggere la realtà come nessun altro senza smettere di inquietarci con le sue distopie fin troppo realistiche; ma anche l’unico in grado di farci temere per la vita di qualunque personaggio, riflettere sui nostri pregiudizi e preconcetti, e fare anche qualche sana risata, magari osservando Diane che pensa di levitare dalla sedia, o direttamente insieme a lei, grazie all’inimitabile risata di Christine Baranski.

Voto 6×01: 8+
Voto 6×02: 8½

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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