La nuova coppia di episodi della serie HBO si rivela uno spartiacque fondamentale e delicato per questa prima stagione di House of the Dragon, non solo per il suo proseguimento narrativo, ma soprattutto per l’entrata in scena di Emma D’Arcy e Olivia Cooke, che interpretano rispettivamente Rhaenyra e Alicent, diventate ormai donne adulte in tutto e per tutto. Si tratta di un passaggio importante e molto audace, proprio per il significativo balzo temporale che divide il sesto episodio dai precedenti.
“The Princess and the Queen” ci trasporta infatti ben dieci anni dopo rispetto al quinto episodio, ma è chiaro che questa sfida potenzialmente rischiosa è stata superata con successo: la sesta puntata, fin dai suoi primi minuti, risulta essere forse la migliore fra quelle andate in onda finora. Le scelte narrative e stilistiche con le quali sono state messe in scena le novità e i vecchi e i nuovi dissapori fra i personaggi dello show hanno donato a House of the Dragon un nuovo e più ampio respiro, sostenuto da una narrazione molto equilibrata che ha saputo svolgere il difficile compito di raccontare tanto con poche e significative scene, sfuggendo al rischio – incontrato in precedenza – di incappare in momenti fin troppo didascalici. Sono stati i dettagli e, soprattutto, i dialoghi a rendere questo episodio una scommessa tanto vincente.
La penna di Sara Hess e la regia di Miguel Sapochnik si sono fatte notare positivamente fin dai primi minuti dell’episodio, dove i momenti immediatamente successivi al parto di Rhaenyra (che dà alla luce il terzo figlio) si sono rivelati fondamentali non solo per mostrarci i principali cambiamenti rispetto ai tempi del quinto episodio, ma anche per aggiornarci sul tema fondamentale di questa puntata: il rapporto fra Rhaenyra e Alicent. L’ordine impartito a Rhaenyra dalla regina di mostrarle il neonato Joffrey senza concederle neanche un minuto di calma spazza via tutte le speranze riguardanti un possibile ricongiungimento fra le due: Alicent è ormai più avvelenata che mai nei confronti di Rhaenyra e sembra non essere rimasto più nulla dell’amicizia che le legava in passato. Al tempo stesso, la principessa non ha alcuna intenzione di cedere di un millimetro di fronte ai rancori di Alicent, come dimostra nel dirigersi al suo cospetto nonostante le conseguenze del parto (“You should remain abed, princess” – “Yes, I should”) e l’evidente stanchezza per i crescenti malumori della regina.
Le due attrici svolgono un lavoro perfetto nel conservare gli elementi caratteristici dei loro personaggi – permettendo così agli spettatori di avvertire una certa familiarità con ciò che abbiamo incontrato nella prima metà di stagione – mostrando abilmente, al tempo stesso, i cambiamenti dovuti non solo alla loro crescita caratteriale, ma soprattutto all’evoluzione del loro difficile rapporto. In particolare, la prova attoriale di Olivia Cooke colpisce in pieno nel mostrare con sottigliezza le ragioni più profonde e dolorose dell’odio di Alicent nei confronti di Rhaenyra, rendendo più chiara anche la sua reazione spropositata in “Driftmark”.
Certo, la frustrazione per la somiglianza dei figli di Rhaenyra con Harwin Strong e per la dubbia legittimità della loro posizione è già di per sé un motivo valido per il suo malcontento. A tal riguardo, le battute sottili e taglienti sulla paternità della prole di Rhaenyra riportano sullo schermo quel brio e quella sottigliezza dei tipici dialoghi pungenti che hanno sempre contraddistinto la scrittura di Martin (“Do keep trying, Laenor. Sooner or later you may get one that looks like you”) e di cui si è sentita un po’ la mancanza nella prima metà di stagione. Ma la paternità dei bambini non è l’unico motivo dell’odio crescente di Alicent. Quest’ultima sembra, infatti, vedere in Rhaenyra tutto ciò che lei non ha mai potuto avere, in primo luogo la libertà; una libertà che non si fa mai totalmente imprigionare dai doveri dovuti al ruolo, che hanno invece costretto Alicent a soffocare i suoi desideri. La stessa libertà sessuale di Rhaenyra – vissuta con e nonostante il suo ruolo di futura regina – non fa che ricordare incessantemente ad Alicent che a lei non è stato permesso di scegliere, specialmente se si tiene in conto che tutte le sue mosse sono state guidate dal padre. È proprio questa sotterranea consapevolezza di essere sempre manovrata ed impotente a rappresentare il motivo più profondo dell’odio per la principessa, ancora prima ancora delle questioni ereditarie.
Il paradosso di Alicent è che il suo rancore non fa altro che toglierle ancora più autonomia: è con facilità che il subdolo Larys la convince della necessità degli atti violenti compiuti a fine puntata e che il crudele padre Otto continua a manovrarla e a spingerla, in “Driftmark”, con ancora più decisione nel suo odio e nel suo dolore. L’esplosione della rabbia incontrollata di Alicent nel settimo episodio, frutto di un rancore tenuto nascosto fin troppo a lungo, la porta a voler addirittura fare del male al figlio di Rhaenyra e a ferire la stessa principessa quando quest’ultima, con una sola frase (“Now they see you as you are”), coglie nel segno e mette a nudo esattamente quelle debolezze di cui si è parlato in precedenza. Si tratta di un evento che sembra segnare un punto di assoluto non ritorno nel rapporto fra le due.
A mantenere autonomia, controllo e forza anche nella più tragica delle situazioni è stata, invece, Laena Velaryon (Nanna Blondell). Sposatasi con Daemon nel corso dei dieci anni trascorsi a Pentos, la giovane è stata purtroppo vittima dello stesso triste destino della regina Aemma Arryn ma, a differenza di quest’ultima, è riuscita a decidere come porre fine alla sua vita: fra le fiamme del possente Vhagar. È proprio il vuoto lasciato dalla sua morte che cambierà di molto le carte in tavola con “Driftmark”, perché ciò permetterà al giovane Aemond di controllare inaspettatamente Vhagar, aprendo la strada a possibili sconvolgimenti nelle prossime puntate. La scena in cui il giovane principe riesce a domare l’enorme drago si farà sicuramente ricordare e resterà uno dei momenti più iconici di questa stagione, anche se il tutto è stato forse un po’ depotenziato dalla scelta dei toni davvero fin troppo scuri dell’episodio.
Tralasciando l’epicità di questo momento e l’importanza dello scontro fra Rhaenyra e Alicent, però, “Driftmark” fatica un po’ a reggere il confronto con il precedente episodio. Anche se si tratta di una puntata in linea di massima positiva e che ha mostrato di essere capace di aumentare e, in certi frangenti, far esplodere la tensione accumulatasi nel sesto episodio, il settimo episodio di House of the Dragon perde di equilibrio e di spessore, mostrando un po’ di sofferenza nella gestione del ritmo e del controllo di così tanti elementi in scena, in particolare per quanto riguarda le sequenze finali della puntata. A soffrirne è stata infatti la rappresentazione del ricongiungimento di Rhaenyra e Daemon e del loro matrimonio, reso possibile grazie alla messa in scena della finta morte di Laenor: sono eventi molto importanti ai fini della trama che, purtroppo, non hanno ricevuto il giusto respiro, risultando affrettati e poco elaborati. L’amore sbocciato fra i due risulta, proprio per la cattiva gestione del ritmo, vagamente forzato e la caratterizzazione complessiva del personaggio di Daemon sembra non riuscire ad evolversi da quella figura misteriosa, indecifrabile e senza freni che a inizio stagione era così intrigante, ma che adesso – arrivati ormai alla settima puntata – avrebbe ormai perso molto del suo interesse se non fosse per l’ottimo lavoro compiuto da Matt Smith nel continuare a rendere il personaggio così magnetico.
Per concludere, questa coppia di episodi supera con successo la sfida rischiosa dovuta al grande balzo temporale e al cambio di cast affrontato dallo show, delineando con accuratezza gli elementi più significativi che getteranno le basi per la prossima evoluzione di House of the Dragon. In particolare, “The Princess and the Queen” riesce a distinguersi in positivo proprio per la sottile ed efficace costruzione della tensione e per aver riportato sullo schermo alcune delle caratteristiche più positive dell’universo di Martin. “Driftmark” non riesce a tenere il passo della precedente puntata ma, nonostante i difetti accennati dovuti alla scarsa cura riservata ad alcuni elementi che avrebbero meritato più attenzione, risulta nel complesso un ulteriore passo positivo dello show verso la fine della sua prima stagione.
Voto 1×06: 8
Voto 1×07: 7
Concordo perfettamente con la prima parte della recensione e sulla figura di Alycent mentre non condivido alcune delle criticità analizzate nel secondo episodio (scarsa luminosità a parte ?).
Il rapporto che evolverà in amore tra Daemon e Rhaenyra viene costruito sin dal primo episodio, attraverso piccoli momenti di forte intesa tra i due e frasi sparse qua e là allusive di un forte interesse dello zio verso la nipote che solo apparentemente possono essere spiegate da una macchinazione per ottenere il trono e che troveranno finalmente pieno compimento nel settimo episodio.
Ma ancor di più Rhaenyra chiede esplicitamente allo zio di rapirla in occasione del suo matrimonio, c’è del voluto sarcasmo e un atteggiamento di sfida da sempre presente nel loro rapporto ma c’è anche un desiderio recondito da parte di Rhaenyra stessa.
Per cui non vedo forzatura ma una sapiente costruzione narrativa anche in questo blocco.
Sulla bravura di Matt Smith hai perfettamente ragione, non c’è proprio da discutere.