La HBO è al momento nel centro di un vortice riorganizzativo che discende dalla fusione tra Warner e Discovery; quale sarà il futuro dell’emittente e dunque quale strada intraprenderà dal punto produttivo è tutto da vedere. Quel che è certo è che l’IP di Game of Thrones rimane e rimarrà una delle basi più solide e remunerative da sfruttare negli anni a venire e i numeri che sta facendo House of the Dragon, il suo primo spin-off, ne sono la dimostrazione.
Se dal punto di vista qualitativo si avevano inizialmente alcuni dubbi, visto anche il modo quasi tragico in cui era terminata una delle serie fantasy più seguite e amate di sempre, lo show creato da Ryan Condal e Miguel Sapochnik ha saputo intelligentemente costruire un racconto in crescendo che ha alzato il livello di scrittura episodio dopo episodio ed ha fatto breccia nel cuore dei fan. Se, infatti, nei primi episodi notavamo alcuni difetti nella gestione narrativa dei personaggi e non riuscivamo a farci coinvolgere al meglio dalla storia, è bastato superare lo scoglio del più grande salto temporale della stagione per immergerci completamente nel preambolo a quella che si prospetta una sanguinosa guerra civile e un dramma familiare di portata epica. Arrivati al decimo episodio i personaggi di House of the Dragon sono tutti ormai facilmente riconoscibili e impossibili da confondere – nonostante alcuni nomi si differenzino per una consonante – ed il merito è di una sceneggiatura attenta che, anche grazie alla natura di una storia più circoscritta, è stata in grado di dare il giusto spazio e la giusta caratterizzazione ad ognuno di essi.
Questo ultimo capitolo della prima stagione intitolato “The Black Queen” arriva dopo un episodio tutto incentrato sulle conseguenze della morte di re Viserys a King’s Landing, lasciando fuori per il momento Rhaenyra e Daemon, che si trovano all’oscuro di tutto a Dragonstone. Come prevedibile quindi, dopo aver avuto la prima reazione all’evento da parte della fazione dei “verdi” – così soprannominati gli Hightower per via del colore della loro casata – che si affrettano a mettere sul trono di spade Aegon e a legittimarlo davanti ai cittadini, vediamo ora quali sono le prime mosse della figlia del defunto re ed erede designata dallo stesso Viserys.
Rhaenyra si trova in situazione di svantaggio sotto diversi punti di vista: quando apprende la notizia è incinta – sebbene ancora per poco – e lontana da casa, per non parlare del fatto che i giorni in cui la notizia non è trapelata sono stati sfruttati dai “verdi” per rinsaldare le alleanze con i Lord del continente e convincerli ad appoggiare Aegon. La “Black Queen” del titolo, incoronatasi proprio a Dragonstone, deve dunque rincorrere ancora prima che la guerra inizi e, nonostante quello che tutti i suoi consiglieri e lo stesso Daemon le suggeriscano, la sua scelta è quella di non partire subito all’attacco; l’unico vantaggio sostanziale che i “neri” hanno, infatti, è il numero di draghi a disposizione, una pedina però pericolosa e rischiosa per l’incolumità dei civili in una guerra aperta. Come dice la stessa Rhaenyra nell’episodio: “I do not wish to rule over a kingdom of ash and bone.”, frase che ironicamente non può non portare alla mente l’attacco di Daenerys a King’s Landing negli episodi finali di Game of Thrones.
La moderazione di Rhaenyra viene subito notata da Rhaenys e da suo marito Lord Corlys, per l’occasione riportato sulle scene dopo le ferite riportate nelle Stepstones: nel dialogo in cui il Lord of the Tides appoggia apertamente la nuova regina sottolinea, infatti, l’apprezzamento per il regno di Viserys (“Your father’s realm was one of justice and honor.”) e dimostra di vedere in lei alcune delle migliori qualità che caratterizzavano il padre – sebbene la serie ce l’abbia sempre mostrato come inadatto al governo e abbastanza ingenuo di fronte ai conflitti che stavano silenziosamente crescendo nella sua famiglia. La speranza dei Velaryon è probabilmente che Rhaenyra incarni, oltre alle già citate qualità, anche quella forza e quella fermezza che a suo padre mancavano, elementi necessari per sconfiggere gli usurpatori del trono e governare i Sette Regni. In questo senso non è chiara quale sia la posizione di Corlys e Rhaenys nei confronti dei nipoti, ben consapevoli nel profondo che non sono figli naturali di Laenor: sosterranno comunque Rhaenyra nonostante tutto o sarà un elemento di frizione nella loro alleanza? C’è da considerare anche il fatto che Vaemond, fratello di Corlys, è stato giustiziato da Daemon: nell’episodio in esame, quando il Lord apprende la notizia, sembra capire e ammettere che l’errore è stato del fratello, ma appare una soluzione un po’ sbrigativa e non è detto che non lo risentiremo parlare in futuro della questione.
Altra scena che farà discutere, ma che non può sorprendere, è il modo in cui Daemon si rivolge a Rhaenyra davanti al camino, quando lei alza i toni difendendo le sue scelte e criticando l’atteggiamento del marito-zio. Daemon prende per il collo la moglie in modo violento – a momenti la strozza – e denigra il fatto che creda nel sogno di Viserys (“It is not dreams that make us kings”); questa scena rappresenta perfettamente chi è il personaggio interpretato da Matt Smith, ovvero un guerriero che brama la battaglia ad ogni costo e che non ha alcun rispetto per le figure femminili, per lui solo dei mezzi per raggiungere gli obiettivi che si prefigge – basti ricordare come ha ucciso a sangue freddo la prima moglie. È anche un personaggio molto pragmatico che non vede altro modo di risolvere i conflitti se non con la forza e ciò lo rende totalmente inadatto al comando: è impulsivo ed egoista, risultando certamente molto pericoloso per i nemici ma anche imprevedibile per i suoi alleati, una vera e propria mina vagante nello schieramento di Rhaenyra. L’attore inglese, poi, grazie alla sua espressività unica – già apprezzata nei suoi ruoli più famosi in Doctor Who e The Crown – dona al personaggio un fascino tetro e molto azzeccato.
L’episodio mantiene un ritmo molto lento, non sembra quasi un season finale, ma la tensione è costante e in realtà il racconto è ricco e denso di eventi: la prima parte di “The Black Queen” segue il parto doloroso di Rhaenyra e il modo in cui perde il suo sesto figlio – un’altra scena in cui una donna partorisce nel dolore, la quarta, che non farà che aumentare le polemiche su come lo show continui ad utilizzare i corpi delle donne in modo improprio ai fini di spettacolarizzare le loro sofferenze – alternandosi alle prime reazioni di Daemon alla morte di Viserys e ai primi preparativi all’imminente guerra. La parte centrale segue il dolore per la perdita del bambino e l’incoronazione di Rhaenyra, che convoca il suo consiglio di guerra e cerca di mettere a fuoco i suoi alleati e i suoi nemici: è una fase un po’ didascalica ma indispensabile per lo spettatore, che può così capire quali sono i rapporti di forza che regolano la politica di Westeros prima che cominci il conflitto. È anche un ottimo teaser per la prossima stagione, poiché predispone un piano d’attacco per trovare alleati nel continente e annuncia tutta una serie di storyline che vedremo nella seconda annata di House of the Dragon – per esempio Jacaerys in missione a Winterfell per ottenere il supporto degli Stark. La linea narrativa che invece non vedremo sicuramente nella prossima stagione, perché già protagonista nell’ultima parte dell’episodio, è quella che vede il secondogenito della regina, Lucerys Velaryon, cercare appoggio dai Baratheon a Storm’s End.
Quest’ultima parte dell’episodio è anche la più action del season finale, quella che, per come si svolge e per le conseguenze che ha – e avrà – sulla narrazione, ci introduce in modo spregiudicato alle dinamiche belliche della Danza dei Draghi. Non può che essere così anche perché per la prima volta in House of the Dragon assistiamo ad una battaglia aerea tra due draghi, in particolare tra Vhagar, l’enorme drago cavalcato da Aemond, e Arrax, guidato da Lucerys: la scena è preceduta da un aumento di tensione costante, che parte dall’arrivo del giovane ragazzo a Storm’s End, fino alla sua fuga disperata nella tempesta. Con questa scena la serie mette in chiaro che la musica è cambiata: nessun personaggio è più al sicuro a Westeros, perché la guerra per il trono è cominciata e il tono del racconto diventa subito quello di una tragedia imminente. La morte violenta di Lucerys e Arrax diventa il casus belli per eccellenza, un attacco che Rhaenyra non può più ignorare e che farà da leva per la sua vendetta. Farà discutere anche la scelta di mostrare come Aemond durante l’inseguimento perda chiaramente il controllo del suo drago, palesando come le creature non siano sotto il totale controllo dei Targaryen ma che possono rivelarsi imprevedibili: per quello che ci fa vedere lo show e per quello che si immagina accadrà, si può infatti dire che la guerra civile comincia ufficialmente a causa del comportamento di un drago e non di uno dei personaggi. D’altro canto l’accanimento di Aemond nei confronti di Lucerys è totalmente consapevole e volontario e “l’incidente” è un danno collaterale del suo desiderio di vendetta covato per anni, un sentimento che lo show ha sempre sottolineato nelle scene che lo riguardavano, probabilmente già in previsione di utilizzarlo come leva per questo cliffhanger.
A conti fatti possiamo dire che il nono episodio “The Green Council” e il decimo “The Black Queen” potevano funzionare benissimo insieme come le due parti di un finale di stagione in quanto complementari: il prologo alla guerra civile che ci ha raccontato questa stagione, infatti, finisce con la morte di Viserys e tutto quello che accade dopo è già ambientato in un clima teso e instabile. Questi due episodi sono funzionali a porre le basi per quello che accadrà: le parti prendono posizione, le pedine sono schierate e la partita può avere inizio.
House of the Dragon, con la sua prima annata, ha dimostrato di essere il grande evento televisivo che ci si aspettava che fosse, con il coraggio di costruire lentamente ma in modo oculato l’ambientazione nella quale far scoppiare le guerra che tutti si aspettano, rendendo credibili e riconoscibili i suoi personaggi. Come si è detto, l’eredità di Game of Thrones era un elemento instabile da maneggiare: da un lato aveva la forza di una delle serie più seguite e culturalmente più impattanti degli anni ’10, dall’altra aveva un’ultima stagione che definire deludente per critica e pubblico è farle un complimento. Ryan Condal e Miguel Sapochnik sono stati bravi a prendere il meglio della serie originale e ad aggiungere dinamiche leggermente diverse – si è già sottolineato come ad House of the Dragon per esempio manchi tutta quella vena ironica che distingueva alcuni momenti dell’altra serie HBO – al fine di costruire un racconto forse più canonico e lineare ma comunque molto appassionante. Con una prima stagione così il futuro dello show è assicurato, anche se purtroppo per tutti noi appassionati toccherà aspettare più di un anno prima di tornare a Westeros.
Voto 1×10: 8½
Voto Stagione: 9
Bella recensione, ma riguardatevi tutto GOT e l’ultima stagione. Scoprirete che non è così brutta come la ricordate.
No infatti, è ancora più brutta di come la ricordavo.
Ci mancherebbe, ognuno ha i suoi gusti e le sue percezioni.
Ma per favore, allora lasciate correre. Perchè insomma, sono passati quasi 4 anni.
E pensare che non volevo neppure vederla, non tanto per le critiche (esagerate) sulla gestione delle ultime due stagioni, ma per un’idea di faida familiare fra quattro possenti mura che immaginavo teatrale e noiosa. Invece eccoci qui, ad aspettare pazientemente l’arrivo di una seconda stagione che ancora non hanno iniziato neppure a girare!
…ultime due stagioni di GOT
A essere sincero non sono rimasto particolarmente colpito da questa serie… Al di là dei primi episodi di assestamento, la seconda metà ha avuto dei buoni picchi, con ottimi dialoghi e messinscena, però queste ultime due le ho trovate un po’ impacciate e dimenticabili nel complesso, a parte qualche scena… Non posso certo dire di aspettare con ansia un’altra stagione
Ma esattamente cosa c’è in questo spinoff che non si è già visto su GoT. Una famiglia di regnanti disperati tanto annoiati da uccidersi e sposarsi fra loro, quattro scene di parto in dieci episodi… Boh. La metterò fra i flopndel 2022.
Non su l’unico…draghi,dragetti e dragonzoli hanno fatto il loro tempo…voto bassissimo,altro che nove !…