The Devil’s Hour è la nuova miniserie in sei episodi di Amazon Prime Video, che questa volta si affida a una squadra tutta britannica per dare vita a un thriller/horror che mescola suspence, drama, e una punta (almeno per ora) di soprannaturale. Prodotta da Steven Moffat (Doctor Who) e Sue Vertue (Sherlock), e creata da Tom Moran, The Devil’s Hour è una nuova serie che promette di trasportarci in un mondo di tensione, costruita soprattutto attraverso una narrazione tutt’altro che lineare, ma che anzi gioca con linee temporali che si incrociano e si sovrappongono.
La serie si presenta per questo con un primo episodio abbastanza complesso, un po’ per creare nello spettatore un senso di smarrimento, ma anche e soprattutto per la varietà di personaggi, storie, e persino livelli temporali diversi che si uniscono per formare questa introduzione alle vicende della serie.
Tutto ha inizio con Lucy Chambers (Jessica Raine, Call the Midwife), una donna con problemi di insonnia e che si sveglia, ormai da tutta la vita, ogni notte alle 3:33, quella che viene definita come l’ora del diavolo (da cui, ovviamente, il titolo). La donna, che di mestiere fa l’assistente sociale, deve dividersi tra un matrimonio finito (o quasi, la cosa è complessa), una madre affetta da demenza, e un figlio con alcuni disturbi del comportamento a cui si sta ancora cercando di trovare una definizione. In tutto questo, però, Lucy è anche afflitta da una serie di dejà vu (o almeno è ciò che lei crede) che sembrerebbero condurla nel bel mezzo di un caso d’omicidio. Parallelamente alla vita della donna, poi, si svolgono le indagini della polizia, in particolare di Ravi Dhillon (Nikesh Patel), un poliziotto che soffre di emofobia, alle prese con un assassino seriale che potrebbe essere legato alla trama principale in modo ancora fumoso e che solo alla fine dell’episodio troverà una ragione per esistere in modo unitario.
In questa prima ora, la presenza – certa – di Peter Capaldi è poco più di una serie di momenti, che bastano però a trasmettere tutto il carisma di cui questo attore è capace. Il suo ruolo, in quello che par essere un mondo onirico in un impreciso futuro, lascia spazio all’immaginazione, ma serve soprattutto a costruire la tensione che circonda la nostra protagonista: non c’è ancora molto, ma la sua funzione nel pilot è quasi di guida, sia per lo spettatore che per il personaggio stesso di Lucy con cui l’uomo interagisce.
L’attesa di capire meglio chi sia il suo personaggio e cosa voglia è brillantemente occupata dalla vita complessa di Lucy e dalla bravissima Jessica Raine, che riesce a reggere pressoché da sola il peso dell’episodio. un po’ perché alle prese con un figlio con problemi di comunicazione, un po’ per sua vita lavorativa, un po’ perché spezzata dal dolore di ciò che sta accadendo alla madre, il suo personaggio è di enorme interesse sin dalle primissime scene. La scrittura che circonda la vita di Lucy sembra partire da ottime basi, e questo non può che ulteriormente acuirsi nel dipanarsi della trama principale e il coinvolgimento della donna sempre più evidente e indissolubile con essa. Si tratta di uno di quei pochi casi in cui sia il passato che il futuro del personaggio sembrano ricchissimi di spunti interessanti, e lasciano il desiderio di saperne di più, di capire cos’è accaduto a Lucy e alla madre, e cosa accadrà adesso con il figlio.
Questo primo episodio di The Devil’s Hour ha, come in molti casi, dei momenti riusciti alternati ad altri più prevedibili: se, infatti, siamo positivamente colpiti dalla complessità della scrittura delle vicende intorno al personaggio di Lucy, non altrettanto si può dire di Ravi, la cui presentazione sembra essere troppo superficiale (e a tratti parodica). A dir la verità, in vari momenti si soffre di un accumulo di cliché del genere thriller andante nell’horror, e la scrittura in più di un’occasione ci presenta situazioni e scenari fin troppo noti anche a un profano del genere. Flash, immagini, sangue, il tutto condito da una musica insistente, riescono a creare la tensione tanto ricercata, ma in più di qualche momento si calca troppo la mano, con il risultato di sembrare ripetitivi e poco incisivi. Fortunatamente, la serie sembra osare molto di più quando è alle prese con la questione temporale: anche se la narrazione principale segue un percorso abbastanza lineare, è intervallata costantemente da elementi del passato e del futuro, sia in versione di rapidi flash, ma anche in sezioni dalla portata più drammatica e che avranno una specifica funzione nel peso della serie stessa.
È questo ricombinarsi delle linee temporali a rappresentare, insieme alla buona scrittura del personaggio di Lucy e al desiderio di sapere qualcosa in più del ruolo di Peter Capaldi, gli elementi che possono distinguere The Devil’s Hour dalla moltitudine di serie tutte uguali, in cui si fa affidamento ai cliché noti per portare a casa il risultato. La serie, però, potrebbe invece risultare più ostica e meno accessibile per coloro i quali non hanno predilezione per il genere, e tutto sommato la narrazione a linee temporali alternate potrà sembrare solo uno specchietto per le allodole, non abbastanza incisivo e unico per lasciare il segno nel mare magnum di serie TV in circolazione.
Voto: 6