The Midnight Club – A quelli prima, a quelli dopo, a quelli oltre


The Midnight Club - A quelli prima, a quelli dopo, a quelli oltreQuando un autore diventa estremamente prolifico, c’è sempre il rischio che la quantità dei prodotti realizzati finisca per prevalere sulla qualità di ogni singolo progetto.  Mike Flanagan è ormai una delle punte di diamante di Netflix, ma negli ultimi cinque anni ha scritto, prodotto e per gran parte diretto ben cinque miniserie (tra cui The Fall of the House of Usher, in uscita il prossimo anno) e due film (Gerald’s Game e Doctor Sleep, entrambi tratti da romanzi di Stephen King).

Il rischio di strafare e non prestare la sufficiente attenzione ad ogni singolo lavoro è quindi dietro l’angolo ed è un fantasma che aleggia spesso sopra The Midnight Club, il quale si configura immediatamente come forse il progetto minore di Flanagan, anche perché realizzato a cavallo tra due prodotti molto più personali e fortemente voluti come Midnight Mass (ad oggi forse il suo lavoro più completo) e il futuro e attesissimo The  Fall of the House of Usher.

Questa sua ultima fatica approdata su Netflix si presenta subito come forse la più difficile da affrontare da un punto di vista squisitamente narrativo. Alla base c’è l’omonimo romanzo di Christopher Pike, un libro che non ha una vera e propria storia, ma che semplicemente racconta i giorni e le settimane spesi in una clinica da un gruppo di adolescenti malati terminali, i quali per ingannare il tempo nell’attesa della morte si incontrano tutti i giorni a mezzanotte in biblioteca per raccontarsi storie dell’orrore. È dunque normale che un concept del genere e così introspettivo (spesso le storie non sono altro che un viaggio nelle paure, speranze, ricordi, sogni e incubi di ogni singolo personaggio) possa funzionare benissimo sulla pagina scritta, ma sullo schermo necessiti di essere ripensato per adattarsi alle regole e ai ritmi diversi della televisione: ed è qui che nasce la grande sfida.

The Midnight Club - A quelli prima, a quelli dopo, a quelli oltreSe da una parte Flanagan doveva infatti creare dal nulla una storia che potesse svilupparsi nell’arco di dieci puntate (mantenendosi allo stesso tempo fedele al romanzo), dall’altra doveva riuscire anche ad incastrare multiple storie all’interno della linea narrativa principale senza però inficiare il ritmo o dare l’impressione di troppa frammentarietà. Bisogna ammettere che non tutte le storie raccontate possono considerarsi allo stesso livello, e che a volte la struttura complessa finisca per risultare un po’ troppo meccanica. Flanagan dimostra di aver capito quale fosse il segreto per far funzionare ciò che rappresenta il cuore del romanzo originario: i suoi personaggi.

The Midnight Club, al contrario della maggior parte degli horror in circolazione, non è infatti guidato dalla storia ma dai suoi protagonisti, e questo forse potrebbe destabilizzare lo spettatore maggiormente in cerca di brividi e azione. Flanagan prende i personaggi del romanzo (ne aggiunge anche di altri) e li porta sullo schermo in un ritratto tragico ma pulsante dell’adolescenza priva di qualsiasi stereotipo: i suoi protagonisti sono credibili, lontani dai luoghi comuni e dai ritratti quasi fumettistici ai quali ci hanno abituato molti teen drama di oggi, e questo li rende estremamente reali. Per di più, Flanagan si affida ad un cast sconosciuto di giovani attori che si rivela essere il vero asso nella manica di questo progetto.

Gli attori feticcio del regista che abbiamo imparato a ritrovare in ogni sua serie vengono qui relegati a ruoli marginali all’interno dei vari racconti inventati dai protagonisti, mentre tutte le luci se le prendono un gruppo di attori che siamo sicuri rivedremo come future star, a partire dalla protagonista Iman Benson (vista finora solo in paio di episodi di Suits e Creepshow), per arrivare al giovanissimo Igby Rigney (già al secondo ruolo nel “Flanaverse” dopo Midnight Mass) e, soprattutto, Ruth Codd (star di TikTok ma al suo debutto sullo schermo) nei panni di Anya, il ruolo forse più difficile e nichilista che ricorda in parte quello di Angelina Jolie in Ragazze Interrotte. A lei, infatti, spetta il compito di portare sulle spalle la puntata cardine della stagione, un altro marchio di fabbrica di Flanagan, che concentra in 50 minuti il frammento più riflessivo, emotivo e drammatico della storia, al pari di episodi come “The Bent-Neck Lady” (The Haunting of Hill House), “The Altar of the Dead” (The Haunting of Bly Manor) e “Book 5” (Midnight Mass).

The Midnight Club - A quelli prima, a quelli dopo, a quelli oltreMolte delle critiche rivolte allo show si concentrano specialmente sul finale e sul non aver dato sufficienti risposte agli enigmi della stagione, ma in parte sono dovuti all’equivoco (e ad una campagna marketing forse sbagliata) che ha fatto approcciare molti alla visione nella convinzione di guardare l’ennesima miniserie di Flanagan, quando invece ci troviamo davanti ad una vera e proprio serie destinata a proseguire per almeno una seconda annata. Proprio per questo, sebbene l’episodio finale chiuda la trama principale della stagione, la storia lascia importanti quesiti aperti e ne lancia di nuovi negli ultimi minuti, e proprio questo potrebbe aver deluso chi si aspettava una conclusione più netta e definitiva.

Certo, la facilità con cui Netflix cancella serie senza troppo preoccuparsi di dar loro una conclusione lascia qualche giustificata apprensione, considerando anche che lo show si è dimostrato finora il successo minore di Flanagan. La causa è anche forse da ricercare in una tempistica sbagliata che l’ha visto uscire quasi in contemporanea ad altre due serie come Dahmer e The Watcher, che con il loro maggiore appeal dato da nomi più altisonanti e storie che si rifanno a fatti di cronaca realmente accaduti, ha completamente schiacciato un prodotto più di nicchia formato per gran parte da un cast sconosciuto.

Con l’avvicinarsi del 31 ottobre quest’anno Netflix ha abbondato e ce n’è per tutti i gusti, ma se cercate un prodotto horror più raffinato e nostalgico, con una cura attenta dei personaggi e intriso di quel romanticismo gotico tipico delle produzioni di Mike Flanagan, The Midnight Club non vi deluderà e vi regalerà dei brividi sottopelle che resteranno con voi ben oltre il prossimo Halloween.

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