Tulsa King – 1×01 Go West, Old Man


Tulsa King – 1x01 Go West, Old ManAnnunciato in pompa magna da Paramount+ come progetto di punta del rebranding della piattaforma – con tanto di tour promozionale in Italia – Tulsa King arriva finalmente con il suo primo episodio, scritto dal lanciatissimo Taylor Sheridan (Yellowstone, Hell or High Water) e dal’esperto Terence Winter (The Sopranos, Boardwalk Empire), con la regia dell’altrettanto navigato Allen Coulter (The Sopranos, Hollywoodland).

La serie è però stata largamente pubblicizzata con l’annuncio dell’approdo in tv dell’attore che interpreta il suo protagonista, ovvero Sylvester Stallone, uno che non ha certo bisogno di presentazioni. L’attore italo-americano, infatti, è la colonna portante della campagna di marketing e di tutti i poster che si sono visti in giro negli ultimi mesi: Tulsa King sembra puntare moltissimo sul suo carisma e sulla sua fama al fine di costruirgli intorno l’intero show e questo “Go West, Old Man” ne è la dimostrazione.

La serie si presenta come un ibrido tra comedy e drama, anche se per il momento è il lato comico e scanzonato a prevalere, con le dovute riserve del caso di cui parleremo più avanti. La storia vede l’anziano Dwight Manfredi, ex gangster e pezzo grosso della malavita newyorchese, uscire di prigione dopo venticinque anni e tornare in un mondo molto diverso e, soprattutto, che non lo accoglie come avrebbe immaginato. La famiglia mafiosa di cui faceva parte si è riorganizzata e non pare aver tenuto un posto per lui, anzi: il suo boss lo spedisce a gestire gli affari di Tulsa, seconda città dell’Oklahoma, un luogo molto diverso in quanto a territorio, cultura e composizione sociale rispetto alla “sua” New York City. Lo show segue dunque Dwight nella sua “nuova vita”, deciso a rifarsi un nome e un giro di affari importante per poter concorrere con coloro che lo hanno messo ai margini.

Tulsa King – 1x01 Go West, Old ManLa dinamica più evidente di Tulsa King è quella di mostrare il protagonista, temuto e rispettato capo mafioso di città, come “pesce fuor d’acqua” nel nuovo ambiente in cui è costretto a vivere, un territorio provinciale e ben lontano dal glamour della Grande Mela. Il meccanismo – che poi è anche una delle leve che fanno scattare i principali momenti comici – è proprio evidenziare il contrasto tra i suoi modi di fare e le usanze del luogo: apparentemente sembra quasi una presa in giro dei classici gangster movie, con il personaggio di Stallone che si atteggia come se fosse in un film di Scorsese ma che si scontra sia con la passività dei “locali”, sia con la contemporaneità. Rispetto a quest’ultimo si può ben dire come lo show metta in evidenza l’anacronismo – e la goffaggine – di un certo tipo di malavita che siamo abituati a ricordare grazie ai tanti film di mafia che abbiamo visto e non potendo più rappresentare con questa la realtà non può far altro che riderci su. Proprio qui, tuttavia, scattano i problemi più grossi della serie: proprio laddove lo show dovrebbe puntare tutto sulla comicità grottesca e sull’assurdità delle situazioni che coinvolgono Dwight, esso sceglie di voler dare credibilità e un tono drammatico alle sue scelte e ai suoi obiettivi.

Questa ambiguità di fondo dello show, infatti, rimane sempre un enorme elefante nella stanza per lo spettatore: ogni volta che ci si rende conto di essere davanti ad una grande caricatura e ad una serie pensata per essere volutamente sopra le righe e assurda, la scrittura ci ricorda della serietà degli obiettivi del protagonista e di come non ci sia da scherzare su queste cose. È un controsenso che emerge con forza dalle azioni di Dwight e dai rapporti che instaura con gli altri personaggi e che influisce poi anche su una sceneggiatura pigra e poco ispirata: non c’è un vero intreccio in questo pilot, l’intera trama si basa sul mettere il protagonista in situazioni diverse una dopo l’altra, dal suo arrivo a Tulsa ad un colpo di scena finale buttato un po’ a casaccio – perché non anticipato per nulla nel corso dell’episodio – e per nulla originale, si direbbe quasi abusato in tantissime altre produzioni.

Tulsa King – 1x01 Go West, Old ManPer spezzare una lancia in favore dello show c’è sicuramente da dire che Tulsa King, pur essendo lanciata da una piattaforma, sceglie la distribuzione settimanale, il che significa che il primo episodio deve per forza di cose essere sia introduttivo ma anche spingere gli spettatori a proseguire con il secondo, mettendo quindi dentro più carne al fuoco possibile anche a costo di sacrificare la coerenza interna. Effettivamente da quello che si legge in giro pare che chi ha visto i primi due episodi si sia fatto un’idea migliore di cosa vuole essere davvero Tulsa King con il secondo: quello che si può dire ad ora è che “Go West, Old Man” è un pessimo pilot e di certo non un grande inizio per una serie che aspira ad essere il grande prodotto di punta della piattaforma.

L’interpretazione di Stallone è comunque buona, sebbene penalizzata da una scrittura non brillante che cerca sempre di renderlo la persona più cool della stanza, alle volte in modo davvero goffo. Risulta quasi fastidioso questo giocare su un personaggio infallibile e privo di debolezze: ricco, forte, persuasivo e che ottiene sempre quello che vuole quando vuole. Qualunque sia l’obiettivo ultimo di Sheridan e Winter è necessario che lavorino meglio sul loro protagonista se vogliono donargli un minimo di spessore e non caratterizzarlo solo come quello che picchia i commessi dei negozi per costringerli a fare affari con lui e che è figo perché convince donne con la metà dei suoi anni ad andare a letto con lui – quest’ultima scritta così fa anche un po’ rabbrividire.

Nonostante tutti i difetti che si sono elencati è comunque difficile giudicare un prodotto come Tulsa King, perché sembra quasi di non comprendere a pieno quali siano le intenzioni degli autori: siamo di fronte ad una comedy caricaturale? O è solo un crime drama scritto male? C’è qualcosa di più dietro all’ingombrante figura di Stallone o lo show sarà per tutta la prima stagione una sequenza di scene in cui il protagonista minaccia la gente e si arricchisce? Quel che è certo è che siamo di fronte ad uno dei peggiori esordi di quest’anno televisivo.

Voto: 4 ½

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.