Il 2023 si annuncia un anno ricchissimo su Disney+ sul fronte dei contenuti ambientati nell’universo narrativo di Star Wars, con l’uscita, solo per citare quelli più importanti, di titoli attesissimi come la terza stagione di The Mandalorian e le nuove serie Ahsoka e Skeleton Crew. Ad aprire le danze, però, ci pensa il ritorno dopo quasi un anno e mezzo della serie animata The Bad Batch, che con i due episodi “Spoils of War” e “Ruins of War” ci riunisce alla Clone Force 99 e Omega durante i primi anni dell’Impero Galattico.
La prima stagione di The Bad Batch, nonostante i molti spunti interessanti e l’ambientazione praticamente inesplorata nel canone, non aveva convinto del tutto, in primis per il poco tempo dedicato allo sviluppo di Tech ed Echo e poi per una certa ripetitività nella struttura delle puntate. Bisogna però ammettere che, con una seconda visione in prossimità della nuova stagione, e quindi senza le solite ed enormi aspettative che accompagnano un prodotto di Star Wars, è possibile apprezzare molto di più la serie e quello che sta cercando di fare, cioè raccontare la vita dei cloni in una galassia che a poco a poco non ha più bisogno di loro.
Forse è anche merito del recente e meraviglioso Andor se è possibile questa rivalutazione; la serie di Tony Gilroy ha rieducato la spettatore, portandolo a non pensare più a possibili collegamenti con personaggi storici o altri prodotti, ma a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo nella storia a cui stiamo assistendo. Anzi, in un certo senso The Bad Batch diventa un ottimo prodotto per accompagnare Andor, in quanto i punti di contatto tra le due – per esempio avere dei protagonisti che, inizialmente, cercano in tutti i modi di evitare il conflitto – sono davvero molteplici. Certo, trattandosi di una serie animata pensata per un pubblico più giovane il tono è più leggero, ma Jennifer Corbett e gli altri autori non hanno paura di portare avanti il loro racconto con tematiche più adulte, così come era poi stato per i vari The Clone Wars e Rebels che avevano preceduto The Bad Batch.
Passando più nel dettaglio alle due puntate della premiere, “Spoils of War” si apre su un pianeta tropicale, a pochi mesi dagli eventi di “Kamino Lost”, ancora alle prese con le solite missioni della Clone Force 99 dategli da Cid. L’animazione è davvero di altissimo livello, e la scena d’azione con la fuga dai giganteschi crostacei che abitano l’isola intrattiene e dimostra le doti registiche e di scrittura del gruppo creativo di The Bad Batch, capaci di catapultarci in situazioni nuove con soluzioni diverse al solito problema “e ora come fuggiamo?” È però anche una scena in cui ci viene mostrata un’Omega cresciuta sempre più parte integrante della Clone Force 99 e intenta a studiare le varie tipologie di astronavi imperiali con la supervisione di Tech.
La missione principale che forma l’arco narrativo delle due puntate, invece, ci porta su un pianeta molto noto ai fan di The Clone Wars, quel Serenno da cui proveniva il conte Dooku; è proprio nel palazzo di quest’ultimo che la Clone Force 99 deve avventurarsi per recuperare una parte dell’enorme tesoro di Darth Tyranus. Ovviamente, non sono gli unici ad essere lì, e lo scontro con l’Impero che per mesi hanno evitato dopo la distruzione di Kamino diventa inevitabile. All’apparenza potrebbe sembrare la classica dinamica narrativa di The Bad Batch, ma forse più che nella passata stagione si trova il modo di mostrarci i cambiamenti della galassia e di come per la Clone Force 99 l’idea di nascondersi in eterno sia sempre più irrealizzabile.
A dare voce alla frustrazione di molti fan durante la prima stagione rimasti un po’ delusi dal poco coinvolgimento di Hunter e gli altri nella lotta all’Impero ci pensa Echo, che finalmente inizia a emergere come un personaggio con una sua visione, oltre che a portare un po’ di necessario conflitto all’interno della squadra. Così come era stato per Cassian in Andor, fare finta che l’oppressione dell’Impero sia un problema facilmente evitabile mantenendo le dovute distanze e tenendo la testa bassa non è una soluzione possibile quando si ha che fare con un regime totalitario che non ha intenzione di lasciar scappare nessuno.
Hunter vuole a tutti i costi difendere la sua famiglia e, soprattutto, Omega; è comprensibile, dato che gli orrori della Guerra dei Cloni li ha vissuti in prima persona e non ha intenzione che qualcosa del genere tocchi la sorella. È anche vero che tutti gli altri cloni che incontrano in giro per la galassia sono a loro volta loro fratelli, ed è impensabile che, prima o poi, non faccia dei passi in avanti anche per salvaguardare i suoi vecchi commilitoni, i cosiddetti “regs”, che a poco a poco si stanno rendendo conto, come Wilco in “Ruins of War”, che ideologicamente non possono coesistere con l’Impero.
È dunque possibile che la serie si stia muovendo, con la dovuta calma che l’ha contraddistinta nella prima stagione, verso una ribellione da parte dei cloni e un’eventuale seconda Guerra dei Cloni – su scala minore, ovviamente –, con un inevitabile finale drammatico dato che conosciamo il destino di pochissimi di loro. C’è anche la possibilità che, come era successo per il popolo di Zeb di Rebels, trovino salvezza rifugiandosi in una parte nascosta della galassia, ma sarebbe forse un passo troppo netto nella direzione opposta rispetto a quello che contraddistingue questi personaggi. Dopotutto nascono come soldati della Repubblica e, per quanto quel governo fosse corrotto, aveva alla base degli ideali giusti che i cloni impersonificano e rispettano, ed è difficile che si nascondano mentre la galassia vive l’oppressione dell’Impero. Non ci resta che attendere, nella speranza che non diluiscano troppo nel tempo i necessari avanzamenti di trama.
Per quanto riguarda Omega, invece, la ragazza inizia a confrontarsi con l’idea di essere un peso per i suoi fratelli, e che le loro vite siano come sono per colpa sua. Omega mal interpreta le parole di Echo a Hunter prima dell’inizio della missione, e cerca di far di tutto per recuperare una parte del tesoro, in modo da sdebitarsi con la Clone Force 99 e offrire loro quella vita al sicuro a cui hanno rinunciato. Grazie però all’incontro con un abitante del luogo, Romar, Omega capisce che la felicità è molto più importante di qualsiasi tesoro materiale, un qualcosa che insieme ai suoi fratelli può avere. È forse una rivelazione un po’ didascalica, ma non bisogna dimenticare per chi è pensata la serie, e nonostante questo è difficile non empatizzare con Omega e i suoi fratelli.
Il ritorno di The Bad Batch su Disney+ è dunque più che positivo, con una premiere che ci riunisce alla Clone Force 99 in maniera soddisfacente mostrandoci finalmente qualcosa in più anche su Echo e dando l’impressione che la soluzione narrativa delle missioni settimanali avrà sempre più a che fare con la lotta all’Impero. Non mancano purtroppo alcuni degli elementi che hanno in parte minato la fruizione della serie nella prima stagione, e la totale assenza di Crosshair si fa sentire particolarmente, ma le premesse per sfruttare al meglio il potenziale di questo prodotto ci sono tutte.
Voto 2×01: 7+
Voto 2×02: 7+