Se c’è una cosa che l’algoritmo di Netflix sa fare è proporre al suo pubblico esattamente ciò che vuole vedere; sembra quindi che gli abbonati alla piattaforma di streaming più importante al mondo vogliano vedere adolescenti terrorizzati non solo dai cambiamenti che li porteranno a diventare adulti, ma anche da una misteriosa applicazione che potrebbe ucciderli da un momento all’altro.
Netflix ci propone così Red Rose, serie britannica drammatica e horror per adolescenti, che segue un gruppo di studenti che abbandonano la scuola terrorizzati proprio da un’app malvagia, la quale fa richieste ai suoi utenti con esiti mortali. In questo caso non ci troviamo davanti ad una vera e propria serie originale Neflix, perché la prima messa in onda risale al 2022, quando fu possibile vedere lo show su BBC Three e successivamente in streaming su BBC iPlayer. Red Rose è realizzato dalla stessa casa di produzione di Sex Education, ma già dalle prime parole che abbiamo speso sul progetto è chiaro che non si tratti della stessa cosa. Questo show, scritto da Paul e Michael Clarkson, che hanno co-prodotto la serie horror The Haunting of Bly Manor, è stato presentato come “Skins che incontra The Ring che incontra Black Mirror.”In realtà questa potrebbe essere una buona descrizione del progetto, che si prede tempo per esaminare temi seri come il dolore, la morte, la famiglia, l’amicizia e la prima età adulta, il tutto mentre i nostri protagonisti affrontano un incubo alimentato dalla tecnologia.
Lo show, ambientato nella città di Bolton, nel nord-ovest dell’Inghilterra, racconta la storia di un gruppo di adolescenti che festeggia la fine del liceo e l’inizio del resto della loro vita fatta di lavori occasionali, cotte amorose e una lunga serie di problemi di ogni tipo; la vita però ha altri piani in serbo per il gruppo, i cui membri iniziano ad essere perseguitati da una misteriosa applicazione chiamata Red Rose. L’app fa richieste strane ai ragazzi, prima curiose e poi inquietanti, e man mano che le richieste diventano sempre più minacciose, la vita dei nostri protagonisti diventerà un vero e proprio incubo. Diffusa attraverso un link inviato per sms, l’app Red Rose inizialmente sembra aiutare chi la scarica, come se fosse un servizio di self-help, ma presto, grazie alla protagonista Rochelle (Isis Hainsworth), la quale inizia ad utilizzarla assiduamente, è chiaro che fornire conforto non sia la funzionalità principale dell’app.
La componente tecnologica è una delle parti fondamentali di questo show, che tramite la sua rappresentazione lungo tutto lo svolgimento della trama ci racconta quanto ne siamo tutti profondamente ossessionati; le interfacce digitali, i dispositivi tecnologici, i social media, gli streaming live diventano un ricettacolo di paure ed è chiaro che i nostri preziosi smartphone abbiano un ruolo fondamentale nel veicolare queste ansie. I personaggi cullano i loro telefoni in ogni scena, affrontando inconsapevoli il loro destino attraverso lo schermo dei cellulari; la tecnologia diventa un mezzo chiave che permette ai personaggi di affrontare le loro paure, e non sempre è scontato per i nostri protagonisti soccombere di fronte alle loro debolezze. Nonostante provino ad avere la meglio su Red rose, però, è la loro pura disperazione che li rende facili bersagli per la sua trappola manipolatrice. La narrazione contorta e il mistero di Red Rose veicolano in modo efficace ciò che gli autori ci vogliono raccontare, ovvero l’orrore di essere hackerati, la sensazione di affondare e di avere la propria reputazione macchiata da qualcosa fuori dal tuo controllo sui social media.
Non sembra strano pensare che la serie ricordi un episodio allungato di Black Mirror e i dieci episodi in cui si divide la prima stagione sono perfetti per concedere più tempo al pubblico per entrare in sintonia con i personaggi. I teenager si raccontano tramite i loro segreti e i loro desideri, tramite le loro insicurezze circa il loro ruolo nella società, la loro sessualità o le loro situazioni familiari; spesso il senso di isolamento che provano viene schermato dalla spavalderia e nascosto dietro lo schermo degli smartphone, che grazie a Red Rose prendono sempre più il potere sui giovani protagonisti e alimentano le paure che i ragazzi hanno invece che alleviarle. Mentre i personaggi si raccontano, cercano anche di svelare il mistero dell’app Red Rose e presto capiscono che c’è qualcosa di più grande e più sinistro in gioco di quanto avessero immaginato.
La serie sembra sufficientemente efficace sia come teen drama che come teen horror, ma se c’è una cosa che è ancora più preziosa del produrre una serie valida è il creare una serie virale; i creatori dello show cercano di fare ciò con la colonna sonora, provando a far accadere quello che è successo con Stranger Things, diventato virale grazie al brano Running Up That Hill con la sua stagione quattro. In Red Rose ci troviamo ad ascoltare una colonna sonora che sembra in qualche modo anacronistica; nonostante le vicende siano ambientate nel 2022, i personaggi adolescenti ascoltano e ballano su classici degli anni ’90 e questo sembra proprio un tentativo di replicare ciò che è successo con il brano di Kate Bush. Solo il tempo e i social network, però, potranno dirci se gli autori saranno in grado di creare dei momenti iconici.
Questo teen-horror-drama sarebbe potuto essere facilmente un film, ma invece sceglie di approfondire la vite dei suoi personaggi, alzando notevolmente la posta in gioco; la serie prende decisioni intelligenti per creare diversi livelli di lettura e permettere sia una visione puramente d’intrattenimento, che una più impegnata, grazie alla rappresentazione delle complessità della vita adolescenziale. Per questi motivi possiamo parlare di un esperimento riuscito, che ci aspettiamo piaccia ad una fascia giovane di pubblico, abituata ai teen drama targati Netflix a cui possano interessare quelle dinamiche portate su un nuovo territorio, quello dell’horror.
Voto: 6/7