The Last of Us – 1×02/03 Infected & Long, Long Time


The Last of Us - 1x02/03 Infected & Long, Long TimeThe Last of Us, l’attesissimo adattamento televisivo HBO del celebre videogioco, trascina con sé un gran numero di aspettative, sia da parte dei giocatori affezionati alle emozioni provate durante l’esperienza videoludica e sia da parte di un pubblico televisivo che non è mai entrato in contatto con l’universo di The Last of Us. Anche a causa dell’entusiasmo dei giocatori nei confronti della sua storia, si aspettava questo show con curiosità, cercando di cogliere cosa ci fosse di tanto speciale nella trama e nei personaggi di quel gioco tanto acclamato.

Tuttavia, erano molti i legittimi dubbi di coloro che ponevano poca fiducia nei confronti dell’idea stessa di un adattamento televisivo di un videogioco (un esperimento che tende in genere a funzionare poco), proprio perché l’esperienza videoludica porta con sé alcuni elementi che non possono essere replicati in chiave televisiva con la semplice messa in scena della storia. Il rischio è sempre quello di depotenziare quell’immedesimazione e quella tensione che i videogiocatori provano e che sono tremendamente difficili da trasferire in campo televisivo senza un’adeguata consapevolezza e cura. Oltretutto, il videogioco si è distinto subito per alcune novità introdotte in campo narrativo, registico e di gameplay che lo hanno reso un prodotto innovativo; ma è da sottolineare che il primo capitolo è uscito nel 2013. Una delle domande più fondate circa questo adattamento televisivo riguarda proprio questa distanza anacronistica: se nel 2013 e in campo videoludico,The Last of Us rappresentava un’assoluta novità, cosa ha da raccontare, adesso, una storia vecchia di dieci anni e che presenta, oltretutto, innumerevoli elementi già ampiamente raccontati altrove in campo televisivo?

Questa è probabilmente la sfida più difficile che Craig Mazin e Neil Druckmann hanno dovuto affrontare durante la costruzione di questa serie. Il positivo esordio dello show ha scacciato via i dubbi riguardanti la sua qualità (HBO su questo non si smentisce mai) e la sua fedeltà al prodotto originario, proponendo un pilot curatissimo e così simile registicamente al gioco da risultare come una sorta di tributo al prodotto originale. Tuttavia, nonostante il superamento di questa prima prova, i dubbi citati in precedenza sono rimasti nell’aria. Fortunatamente, il secondo e, soprattutto, il terzo episodio di The Last of Us hanno dimostrato quanto i creatori fossero davvero consapevoli della necessità di adattare la storia al presente in maniera intelligente e non prevedibile.

Save who you can save.

The Last of Us - 1x02/03 Infected & Long, Long TimeIl secondo episodio, “Infected”, dimostra ben presto che la serie non ha paura di prendersi il suo tempo per connetterci con quel mondo infernale devastato dal Cordyceps. E lo fa in maniera sottile e intelligente, senza concentrarsi troppo sugli orrori scatenati dagli infetti – i cui momenti sono comunque messi in scena tremendamente bene –, ma indagando le sue conseguenze sulla psiche dei personaggi principali e sullo svuotamento emotivo ed empatico che un mondo tanto brutale provoca in loro.

Il pericoloso cammino intrapreso da Joel, Tess ed Ellie al di fuori della zona di quarantena mette bene in luce la differenza fra l’ingenuità e la capacità di meravigliarsi di Ellie e la calma e fredda rassegnazione dei due, abituati agli orrori di un mondo che non fa sconti e alla privazione di un’umanità che pare, adesso, soltanto un lontano ricordo annebbiato. E mentre Ellie – che si trova per la prima volta al di fuori della zona di quarantena – è costretta ad esplorare più a fondo l’insensata crudeltà di questo mondo apocalittico, immaginando il periodo pre-pandemia come una sorta di utopia a cui non potrà mai avere accesso, Joel e Tess si scontrano con un’emozione che non pensavano di poter provare ancora: la speranza. Incarnata in quell’irriverente ragazzina, la speranza di un mondo privo di quegli orrori che hanno annichilito la loro stessa umanità si insinua, loro malgrado, nelle loro menti. E se Joel – dopo aver perso Sarah in quel modo così traumatico – può ancora cercare di ignorare l’enorme responsabilità e speranza che comportano il proteggere Ellie, Tess è costretta ben presto a fare i conti con tutto questo, perché il suo tempo sta ormai per scadere.
“Infected” ci introduce, infatti, ai famosi e terrificanti Clicker, che rappresentano il terzo, orrendo, stadio dell’infezione. Quest’ultima li ha resi ciechi ma, al tempo stesso, dotati di una forza disumana e di un udito estremamente fino. Chi ha giocato al gioco non dimenticherà mai il terrore provato quando ci si trova alle prese con questo tipo di infetti. L’episodio ha il grande merito di essere riuscito a trasmettere la stessa tensione con una scena d’azione girata magistralmente e capace di tenere gli spettatori con il fiato sospeso. Nonostante il sangue freddo dei protagonisti, la pericolosità dei Clicker ci viene mostrata immediatamente, in quanto sia Ellie che Tess vengono morse da queste orribili creature. Mentre il triste destino di Tess si mostra nel repentino peggiorare della sua ferita, l’incredibile immunità di Ellie scaccia via tutti i dubbi rimasti a Joel riguardo l’importanza del tenere la ragazzina al sicuro.

I momenti finali di Tess colpiscono nel segno grazie soprattutto alla grande interpretazione di Anna Torv che, nel mostrarci la paura di Tess di fronte alla sua fine, mettono anche in luce il suo disperato ma deciso aggrapparsi a quell’ultima speranza, rappresentata dall’immunità di Ellie e dalla consapevolezza che, con le sue ultime e decisive azioni, sta finalmente seguendo uno scopo superiore a quello della semplice necessità di sopravvivere. Nel portarci via così presto un personaggio tanto bello come quello di Tess, lo show rimarca la brutalità del mondo di The Last of Us, ma lo fa mettendo in luce come siano in realtà i legami – stroncati e non – fra i personaggi ancora in salvo ad essere il vero punto focale della storia.

You were my purpose.

The Last of Us - 1x02/03 Infected & Long, Long TimeSe si dovesse scegliere una frase per riassumere il terzo, splendido episodio, “Long, Long Time”, si potrebbe ricorrere alla penna di Italo Calvino quando, nelle Città Invisibili scrive che, per sfuggire all’inferno quotidiano dei viventi, bisogna “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” Un pensiero che potrebbe riassumere il vero animo non solo di questo episodio, ma dell’intero universo di The Last of Us.

Ed è proprio in questa sotterranea ma vibrante ricerca che si nasconde l’universalità della sua storia, la chiave stessa per evitare quei rischi citati in precedenza, a cui si sarebbe potuti incappare se ci si fosse concentrati soltanto sulla descrizione degli orrori del suo mondo apocalittico. Con questa puntata – i cui settanta minuti volano come se fossero stati venti – i creatori della serie dimostrano non solo la loro bravura, ma anche l’amore che provano per questo universo. Nessuno si sarebbe aspettato un episodio del genere che, oltre a distaccarsi dai protagonisti dello show, si rivela anche essere una delle storie d’amore più belle mai raccontate in televisione. Si tratta, oltretutto, della relazione fra due personaggi, Bill e Frank (interpretati rispettivamente da Nick Offerman e Murray Bartlett), che abbiamo incontrato e salutato nel corso di un solo episodio, ma che resteranno impressi nella nostra memoria ancora a lungo, soprattutto grazie all’incredibile ed emozionante interpretazione dei due attori. Con “Long, Long Time” la serie si distanzia narrativamente dagli eventi raccontati dal gioco, in cui il personaggio di Bill ha un destino diverso rispetto a quello qui raccontato ma, paradossalmente, è l’episodio che riesce a mettere in luce nel modo più efficace le emozioni più profonde e significative che appartengono a The Last of Us.

In un mondo ormai perduto, privo di ogni speranza ed umanità, Bill non può fare altro che sfoggiare tutte le sue incredibili capacità per costruirsi il suo piccolo mondo sicuro, circondato da ogni possibile rimedio contro ipotetici intrusi. La sua condizione sottolinea la profonda solitudine che si accompagna alla straordinaria tragicità che un evento come la pandemia porta con sé, annichilendo poco a poco tutto ciò che era considerato quotidiano in tempi normali e instillando in ognuno un’incisiva e disumanizzante paura dell’Altro che – nel caso peculiare raccontato dallo show – portano un personaggio come Bill a vivere per sopravvivere, arroccandosi nel suo guscio sicuro.

The Last of Us - 1x02/03 Infected & Long, Long TimeL’arrivo di Frank, con il suo animo docile e ingenuo, rompe quella dura corazza che Bill ha costruito nel tempo, aprendo un varco nella sua solitudine e permettendo a quest’ultimo di trovare nell’amore provato nei suoi confronti il vero motore di ogni sua azione. Il loro rapporto si rivela allora, oltre che come una splendida storia d’amore, come l’atto più efficace di resistenza all’orrore, l’unico davvero capace di permettere loro di far sbocciare qualcosa di diverso rispetto all’inferno che li circonda. E allora anche il loro epilogo, per quanto triste ed emozionante, non può essere nient’altro che un’ulteriore prova di questa loro resistenza: è una fine dettata dalle loro decisioni e dal loro legame, l’ultimo e decisivo atto di umanità a dispetto di un mondo sempre più disumano.

La paura non sarà più, allora, soltanto quella dei mostri e degli infetti, ma sarà quella di perdere coloro che si amano (“I was never afraid before you showed up.”): l’unico tipo di paura che è capace di lasciare un segno positivo. E infatti, nonostante l’arroccarsi nel loro amore stando lontano da tutti, le scelte di Bill e Frank riescono a resistere alla loro stessa morte, instillando nell’animo di Joel – dopo aver ascoltato la lettera di Bill – quel coraggio di rompere anche la sua, di corazza,  di aprirsi alla speranza e all’affetto verso quella strana ragazzina e di trovare uno scopo (“We have a job to do.”). È lo stesso che ha portato Tess a sacrificarsi in quel modo nel precedente episodio e che si riassume nel proteggere chi si ama, nel fare di tutto per difendere quel legame, farlo durare, e dargli spazio.

Per concludere, questa coppia di episodi colpisce nel segno. The Last of Us non solo riconferma tutti gli elementi positivi incontrati nel suo esordio ma, anzi, riesce a donarci personaggi e storie capaci di farsi ricordare, cogliendo appieno il vero spirito della sua storia e dimostrando che The Last of Us non racconta solo di mostri e di infetti, ma è una storia sulla resistenza e sulla forza dei legami umani. Tutto questo, unito ad una fotografia splendida e fedele al gioco, e alle interpretazioni magistrali dei suoi attori, alza incredibilmente il livello qualitativo di questa serie che sta dimostrando di essere sulla buona strada per affermarsi non solo come uno dei migliori adattamenti televisivi, ma anche come uno dei prodotti di maggiore qualità in circolazione. La strada, ovviamente, è ancora lunga, ma è impossibile adesso non avere grandi aspettative per i prossimi episodi.

Voto 1×02: 8
Voto 1×03: 9

 

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