Quando si dice che un prodotto è figlio del proprio tempo è perché si rapporta a determinate tematiche con una certa sensibilità o sceglie di trattarle perché importanti in un dato periodo storico; in tal senso Extrapolations è davvero figlia di questo tempo in cui cominciamo a sperimentare sempre di più gli effetti del cambiamento climatico e le tragiche conseguenze che questo ha sugli ecosistemi e sulla vita di molte popolazioni del mondo. Era solo questione di tempo prima che il tema venisse adattato in un prodotto televisivo e, in questo caso, è stato fatto da AppleTV+ e da Scott Z. Burns. Abbiamo avuto modo di vedere in anteprima tutti gli otto episodi che compongono la prima stagione, che farà il suo debutto con i primi tre venerdì 17 Marzo sulla piattaforma; con questo articolo spoiler free presentiamo lo show e vi raccontiamo le nostre impressioni.
La serie creata dallo sceneggiatore di Contagion e The Bourne Ultimatum è un dramma antologico che immagina come negli anni a venire la Terra dovrà affrontare gli effetti del climate change e lo fa attraverso le storie di diversi personaggi in varie parti del mondo. La componente antologica fa sì che in ogni episodio l’autore possa concentrarsi su un tema o un altro, in particolare sempre afferenti al macro-tema del cambiamento climatico, come per esempio l’estinzione degli animali e la preservazione delle specie a rischio oppure l’innalzamento del livello dei mari che rischia di affondare intere parti di città. Un altro elemento interessante della serie è che queste storie sono in realtà interconnesse tra loro sia da un punto di vista narrativo – alcuni personaggi sono collegati gli uni agli altri –, sia da un punto di vista temporale, quest’ultimo anche fil rouge per tutti gli otto episodi della stagione. Il primo episodio di Extrapolations, non per niente, si intitola “2037”, che è anche l’anno scelto come punto di partenza: da lì in poi in ogni episodio si va un po’ più avanti nel tempo fino ad arrivare al 2070. Inutile dire che il tono della serie è estremamente pessimistico e tragico, e man mano che si va avanti con le puntate le cose non fanno che peggiorare, con le conseguenze sulla Terra che si fanno sempre più catastrofiche.
Uno degli aspetti più interessanti della serie – e sicuramente quello che attirerà di più l’attenzione dei fan – è il mastodontico e importante cast: nello show, infatti, si possono individuare nomi di altissimo livello che rendono Extrapolations una serie con livelli produttivi incredibili. Spicca subito il nome di Kit Harington – che qui torna in TV dopo il successo di Game of Thrones – ma è in buona compagnia, con personaggi del calibro di Meryl Streep, Edward Norton, Sienna Miller, Tobey Maguire, Diane Lane, Daveed Diggs, Matthew Rhys, Gemma Chan, Keri Russell, Marion Cotillard, David Schwimmer, Forest Whitaker, Michael Gandolfini, Indira Varma, Murray Bartlett, Judd Hirsch, Cherry Jones e molti altri. Pare proprio che AppleTV+ non abbia badato a spese e, certamente, la struttura semi-antologica ha aiutato, potendo permettersi attori di primo livello in praticamente tutti gli episodi – con alcuni di loro che tuttavia appaiono in più puntate, a garantire una sorta di continuità temporale, come si diceva, e narrativa.
Il primo episodio di Extrapolations è una vera e propria introduzione allo show: si tratta di un segmento volto a presentare le diverse linee narrative – è la puntata dove vediamo il maggior numero di personaggi – e le diverse storie che verranno poi riprese negli episodi successivi, che invece seguiranno delle trame quasi interamente verticali. È anche un’introduzione tematica a quello che vedremo in seguito e un modo per presentare allo spettatore l’argomento di fondo e le premesse dell’intero show: la Terra è in grave difficoltà, i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo interi ecosistemi e le conseguenze sono di tipo economico, politico e soprattutto umano. In che modo l’umanità affronterà queste nuove sfide? Quali saranno i fenomeni sociali che caratterizzeranno questo secolo? Sono solo alcune delle domande che vengono sollevate dalle storie introdotte, che passano da una riunione dell’ONU su alcuni provvedimenti da prendere in vista delle strategie future delle grandi corporation private e il ruolo che avranno – il personaggio di Harington si chiama Nick Bilton ed è una specie di Elon Musk a capo di una grande azienda che si occupa della desalinizzazione dell’acqua per renderla potabile – ma anche per esempio a come un neo-rabbino (Marshall Zucker, interpretato da Daveed Diggs) scelga di indirizzare la sua vocazione nell’aiutare le persone messe in difficoltà dalle catastrofi naturali.
Quest’ultimo è anche il protagonista del terzo episodio e mette bene in evidenza un altro dei nuclei tematici sui quali vuole puntare Extrapolations, oltre alla mera speculazione su quali saranno le conseguenze naturali/tecnico-scientifiche del climate change nei prossimi anni: lo show vuole esplorare come questi eventi avranno delle ripercussioni importanti e decisive nelle vite quotidiane e nelle credenze delle singole persone. Come può un rabbino giustificare tutto quello che sta accadendo nell’ottica di un grande piano di Dio per l’umanità? Come si concilia la sua visione del mondo con i precetti della sua fede? Nel terzo episodio, dedicato proprio a Zucker, il rabbino si confronta con le idee di una precoce ragazza che frequenta la sua comunità e da questo contraddittorio emerge una sorta di crisi personale che lo porta a dover fare scelte difficili, ma soprattutto a chiedersi se sia giusto farle.
Allo stesso modo il personaggio di Sienna Miller – Rebecca Shearer, una biologa e ricercatrice – vede il suo mondo scomparire letteralmente di fronte ai suoi occhi e a quelli del figlio, vittima di una patologia particolare che si sviluppa a partire proprio dalle conseguenza nefaste dei cambiamenti climatici. Per “suo mondo” si intende quello del suo ambito lavorativo, ovvero principalmente il degrado degli ecosistemi e l’estinzione di varie specie animali, che si susseguono – nel mondo immaginato da Extrapolations – negli anni successivi al 2037, dall’elefante asiatico alle megattere per esempio. Rebecca è essenzialmente una donna che lotta contro i mulini a vento, cercando disperatamente di proporre soluzioni alternative ai disastri causati dall’operato degli esseri umani ma scontrandosi contro gli interessi privati ed economici delle grandi aziende, anche quelle di cui pensava di condividere gli scopi. In questo senso si inserisce anche il tema della possibilità di “ricreare” le varie specie estinte in laboratorio, con tutto il discorso sulla genetica e sul “god complex” dell’essere umano.
Extrapolations non è una serie che porta a galla i suoi temi in maniera sottile, tutt’altro. Il rischio è che molte di queste storie – di cui si è fatto solo qualche accenno come esempio – possano essere percepite dallo spettatore come un racconto “a tesi”, ovvero come se gli autori stessero cercando non di proporre un racconto ma di esporre una teoria in modo fin troppo didascalico. Questo avviene a fasi alterne nel corso della serie e potrebbe essere un po’ respingente per alcuni tipi di sensibilità, ma in generale il progetto risulta abbastanza interessante e, se si riesce a superare lo scoglio di una difficoltà di fondo nell’entrare in sintonia con i personaggi, risulta anche godibile. Quel che è certo è che Burns si affida un po’ troppo alla forza e all’urgenza del tema trattato sacrificando l’empatia che lo spettatore dovrebbe provare per i personaggi attraverso i dialoghi – spesso troppo tecnici e difficili da seguire – e l’intrattenimento offerto dalle situazioni – difficile che ci siano degli episodi davvero “appassionanti” dal punto di vista narrativo.
In generale il progetto Extrapolations non si può dire del tutto riuscito: se da un lato è affascinante e importante provare ad immaginare gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici e come questi influiranno sulle nostre vite, dall’altro lo show non riesce ad essere incisivo come dovrebbe, ponendosi a metà tra un avvertimento propagandistico e delle storie raccontate non sempre bene. Dalla sua la serie di Burns ha un cast eccezionale – che spesso riesce a reggere il peso di una scrittura non eccelsa – e dei grandi valori produttivi che mostrano tutti i loro muscoli nell’aspetto visivo e nelle splendide – ma soprattutto tragiche – immagini che vediamo su schermo.
Voto: 6 ½