The Mandalorian continua il suo percorso stagionale con due episodi che all’apparenza potrebbero sembrare scollegati, ma che in realtà fanno emergere un disegno complessivo più ampio e strutturato per l’intera stagione. La serie riesce così ad introdurre nuovi personaggi, e ad analizzare più a fondo le storie dei protagonisti delle stagioni passate.
Lo show firmato Jon Favreau aggiunge dunque altri tasselli nella costruzione della trama orizzontale: l’influenza degli altri prodotti del mondo di Star Wars – e in particolar modo di Andor, soprattutto nella costruzione più lenta del terzo episodio -, è sicuramente evidente, ma The Mandalorian continua ad evolversi rimanendo fedele a se stessa.
Nel secondo episodio “The Mines of Mandalore”, per esempio, Din Djarin viene messo in secondo piano, per lasciare più spazio alla figura di Bo-Katan, vera e propria protagonista dell’episodio. Fin da subito questo spostamento del focus si rivela vincente: innanzitutto poiché è il personaggio stesso ad averne le potenzialità – e la scena in cui brandisce la dark saber ne è l’esempio più lampante -, e in secondo luogo perché collega la sua storia a quella di Din in maniera più salda, con il fine di consolidare ulteriormente il legame già esistente tra i Jedi – che Bo-Katan ben conosce a causa della guerra dei cloni – e i Mandaloriani. Tuttavia, le modalità con cui Bo-Katan ruba la scena al mandaloriano non sono del tutto convincenti; è evidente che la quantità di eventi, e la mole di informazioni che devono essere presentate nel corso di un solo episodio, pesino sulla qualità della scrittura in toto e sulla capacità di rendere quantomeno più credibile un Din ora bisognoso d’aiuto e molto più incauto rispetto a quanto di solito viene mostrato.
Nonostante la scrittura non sia del tutto all’altezza dei personaggi, l’episodio funziona e porta a casa i risultati sperati in termini di avanzamento della storia; non solo per quanto riguarda Bo-Katan, la cui evoluzione si collega strettamente al secondo salvataggio di Din, ma soprattutto di Grogu. Il piccoletto non solo mostra incredibile affezione nei confronti di Din, ma soprattutto si dimostra incredibilmente propenso agli insegnamenti che la sua figura paterna gli impartisce. È la prima volta in cui Grogu assume un ruolo più preponderante nell’ambito della narrazione (nello specifico, all’interno di una missione). Vederlo in azione in questo modo – nel salvataggio di chi più volte l’ha salvato nel corso delle passate stagioni -, è particolarmente interessante per lo spettatore, e costituisce a tutti gli effetti una ventata d’aria fresca.
Se il secondo episodio sembra soffrire per la mole di eventi presentati, sebbene rispetto a personaggi che abbiamo già avuto modo di conoscere, il terzo episodio purtroppo patisce una simile sorte seppur con risultati e motivazioni diverse.
In particolare, “The Convert” trasporta lo spettatore su Coruscant, suscitando l’effetto nostalgia che quel pianeta è in grado di richiamare, soprattutto per i fan della trilogia prequel. La storia, poi, si concentra su due personaggi non interamente sconosciuti al mondo di The Mandalorian, Elia Kane (Katy M. O’Brian) e il dottor Pershing (Omid Abtahi), ed è proprio il modo in cui l’episodio ci racconta queste storie che lo rende così affascinante da analizzare. Innanzitutto, a cambiare è proprio il punto di vista e l’ottica attraverso la quale le storie sono raccontate: i protagonisti dell’episodio lavoravano entrambi per l’Impero e dopo essere stati catturati e sottoposti ad un programma di “riabilitazione” sono stati mandati su Coruscant a svolgere mansioni d’ufficio (magari di minore rilievo rispetto alle loro competenze), e ad aiutare lo svolgimento degli affari della Nuova Repubblica.
L’estetica del pianeta e la tipologia di storia raccontata contribuiscono a rendere l’episodio quasi un unicum rispetto a quanto la serie stessa ci aveva abituati; anche questa, una ventata d’aria fresca che spezza il ritmo della narrazione principale, ma in maniera convincente e non prevedibile. Anche il terzo episodio è fin troppo ricco di eventi da poter essere inglobati in modo funzionale in un solo episodio, ma il risultato finale risulta tutto sommato convincente; le vicende del dottore e dell’ex ufficiale dell’equipaggio di Moff Gideon sono molto interessanti da seguire, ed offrono una visione della Nuova Repubblica diversa da quella finora proposta.
La serie non si fa problemi a posare l’attenzione sulle contraddizioni degli ordini vigenti, sia che si parli dei Mandaloriani (come popolo) che dell’intera galassia – e in modo particolare di come il nuovo governo si differenzi (e di quanto si avvicini) dall’Impero. Tutte le incongruenze della Nuova Repubblica, così come i punti positivi, vengono fin da subito sviscerati: i soggetti riabilitati non portano un nome, ma un codice di riconoscimento, che contribuisce – insieme alle uniformi – ad una certa spersonalizzazione delle loro esperienze. Anche la burocrazia in cui sono immersi non getta di certo un’ottima luce sulla Nuova Repubblica, ma la serie non propende verso un’interpretazione rigorosa delle vicende. Piuttosto, l’episodio sottolinea un certo parallelo tra gli ordini mostrati; da un lato abbiamo i Mandaloriani, con le loro rigide regole e la condotta irreprensibile, che accolgono nei loro ranghi entrambi gli apostati che prima avevano scacciato, e dall’altro lato la Nuova Repubblica, che non riesce ad avere piena fiducia dei suoi “riabilitati”, non sfruttando dunque le loro vere competenze. Si tratta di confini poco labili, che il terzo episodio riesce ad esplorare con efficacia e in maniera convincente.
In generale finora la terza stagione di The Mandalorian sembra avere molto da dire, ma forse troppo poco tempo per dirlo; fin dall’inizio della stagione, sono diversi i temi affrontati, tanto con brevità che con più attenzione. Quel che è certo è che con questi due episodi la serie continua il suo percorso di costruzione di una narrazione ad ampio respiro, preparando il cammino per il prosieguo della storia e le avventure dei suoi protagonisti. Anche quando l’attenzione non è completamente rivolta ai personaggi principali, la serie dimostra di saper intrattenere il pubblico, raccontando lati dell’infinito mondo di Star Wars che non sono ancora stati esplorati. L’auspicio per il prosieguo della stagione non può che essere quello di riuscire a far convergere in modo efficiente tutte le storyline, regalando allo spettatore quello spessore e profondità che The Mandalorian, lo sappiamo, è in grado di offrire.
Voto 3×02: 7
Voto 3×03: 7