Il lungo rapporto tra Broadway e Hollywood è sempre stato molto stretto e non è difficile capire il perché; capita spesso infatti che questi due mondi si influenzino a vicenda, arrivando anche al punto di alimentarsi l’un l’altro. Tutte le piattaforme di streaming non hanno perso occasione per approfittare di ciò, attingendo al musical per alimentare il loro bisogno costante di contenuti. Questo è uno dei tanti motivi per il quale non è raro trovare tv-show ibridi, in cui le componenti classiche del drama o della comedy vengono anche cantate e ballate. Per creare dei prodotti di successo, i siti di streaming hanno quindi iniziato a riunire talenti del palcoscenico e dello schermo per creare storie originali su misura per l’online, come dimostra il nuovo show originale di Hulu Up Here.
Scritta dal drammaturgo del musical Dear Evan Hansen Steven Levenson e dalla veterana di sitcom Danielle Sanchez-Witzel (New Girl), con Thomas Kail (Hamilton) alla regia e con le canzoni di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, la serie, che ha debuttato il 24 marzo 2023, infonde la magia di Broadway in quella che altrimenti sarebbe potuta essere una banale commedia romantica. Mae Whitman interpreta Lindsay, una brava ragazza con il sogno di diventare una scrittrice, che trova il coraggio di mollare il suo mite fidanzato e fuggire dalla sua sonnolenta città natale del Vermont per trasferirsi a Manhattan e costruirsi una vita più eccitante, in un anno chiave, vissuto da tanti come momento di grandi cambiamenti: il 1999.
Lindsay, a New York, incontra Miguel (Carlos Valdes), un ragazzo molto sensibile che lavora nella finanza e che fatica ad adattarsi all’ambiente frenetico e duro che è costretto a frequentare ogni giorno. L’interesse tra i due è immediato, ma le cose si complicano molto velocemente. Mentre ognuno dei due protagonisti cerca di capire cosa vuole nella sua vita, capiamo che Lindsay sente delle voci nella propria testa, che la indirizzano e le danno consigli, voci che però non sono solo astratte: vengono infatti rappresentate da persone reali della sua vita con cui la vediamo parlare e interagire. Nessun altro può sentire le voci nella testa di Lindsay e spesso si inseriscono nelle scene per alimentare la parte più umoristica dello show. Questo viene introdotto per la prima volta quando vediamo Lindsay che pianifica di lasciarsi alle spalle la sua vita nel Vermont per andare nella Grande Mela e diventare una scrittrice. Le voci nella sua testa rappresentano le sue ansie, speranze e passioni. È un espediente narrativo abbastanza divertente, soprattutto quando viene rivelato che anche Miguel ha delle voci che gli rimbalzano in testa, anche se l’effetto sorpresa si esaurisce dopo poco. Il ciclo di imprevisti, rotture e avvicinamenti – tutti eventi alimentati anche dagli interventi delle voci che i due spesso sentono – che segue il loro primo incontro è tipico delle rom-com, e gli otto episodi che compongono la prima stagione dello show avranno proprio il compito di raccontarli.
Ciò che eleva sulla carta Up Here, però, sono i numeri musicali surreali, che hanno anche il compito di raccontare i motivi per i quali Lindsay e Miguel continuano a sabotare la loro relazione. I due protagonisti, circondati da un coro di persone critiche del loro passato — genitori, rivali, ex —, quando sono a corto di parole, si esprimono attraverso la musica e si lasciano trasportare da melodie che li aiutano a capire l’altro o che sabotano la loro relazione, che mettono in dubbio la loro capacità di conoscere davvero un’altra persona e che li fanno riflettere sulle loro difficoltà nell’adattarsi a qualcun altro. L’umorismo e i testi disincantati scongiurano che lo show diventi melenso e, proprio come in un altro grande esempio di musical romantic comedy (Crazy Ex-Girlfriend), le sequenze musicali sono una grande opportunità di introspezione.
Ovviamente, non tutti i musical devono essere costantemente dominati dal canto e dalla danza; ci possono essere molte scene raccontate in modo più diretto. Il problema è che Up Here non è particolarmente brava a trovare un equilibrio tra ì due modi di raccontare la storia; a volte i numeri musicali sembrano un’inclusione obbligatoria piuttosto che una componente integrante del racconto e capita che i testi delle canzoni possono diventare la ripetizione continua delle stesse frasi e degli stessi concetti facendo sembrare che si stiano esaurendo le idee piuttosto che costruire qualcosa di più. In una serie che vuole essere un musical comedy, il fatto che i momenti in cui si esplora maggiormente la storia tra Lindsay e Miguel siamo le scene più tradizionali potrebbe essere un problema.
Per questi motivi possiamo dirci in parte soddisfatti dall’episodio pilota di Up Here, che ci aiuta a capire quale saranno le domande chiave dello show: puoi mai conoscere davvero qualcuno, dato tutto quello che gli passa per la testa? Lindsay e Miguel riusciranno mai veramente a trovare un punto d’incontro, o saranno troppo occupati a cercare di soddisfare le aspettative degli altri? Ci aspettiamo risposte a questi quesiti e a tanti altri che verranno posti più avanti nella stagione, che ha tutte le carte in regola per diventare un buon esempio di serie tv di genere, sempre più apprezzato dal pubblico e dalla critica.
Voto: 6