Silo – Presentazione in anteprima della nuova serie AppleTV+


Silo - Presentazione in anteprima della nuova serie AppleTV+Ogni nuovo progetto di AppleTV+ è ormai degno di attenzione grazie alla reputazione che si è creata in questi primi anni di vita la piattaforma del colosso dell’elettronica: dalla sua nascita nel 2019, infatti, le sue produzioni originali sono sempre stati prodotti dal buono all’eccellente, con una grande cura nella realizzazione e con grandi investimenti in termini di attori e production value. Silo, la nuova serie di fantascienza in uscita il 5 Maggio con i primi due episodi, non è certamente da meno, potendo contare su un racconto solido e su un cast di alto livello.

Lo show è stato creato da Graham Yost (Justified, The Pacific) basandosi sulla serie di romanzi omonimi scritti da Hugh Howey. I primi episodi sono diretti da Morten Tyldum, conosciuto soprattutto per la regia dei film The Imitation Game e Passengers, ma anche recentemente per la miniserie Defending Jacob proprio per AppleTV+. I diritti di sfruttamento di Silo sono in giro da diverso tempo e, inizialmente, si era pensato a un film, solo in seguito a una serie tratta dai romanzi che avrebbe dovuto essere prodotta da AMC per poi “traslocare” sulla nuova e ricca piattaforma Apple.
La storia di Silo è ambientata in un futuro indefinito nel quale ciò che resta dell’umanità – una comunità di qualche migliaio di persone – vive in una gigantesca struttura verticale sotterranea costruita su più livelli chiamata appunto “Silo” al fine di proteggersi dal mondo esterno diventato invivibile e tossico; nessuno sa chi abbia costruito il Silo o cosa sia successo prima della sua costruzione, così come nessuno dei suoi abitanti ha mai visto il mondo esterno se non attraverso un’unica telecamera posta alla sua unica uscita che trasmette ininterrottamente il paesaggio desolato su uno schermo gigante in sala mensa. Provare ad uscire dal Silo significa andare incontro a morte certa, o perlomeno questo è quello che viene insegnato e tramandato all’interno della struttura: alcune persone non sono dello stesso avviso e sentono che c’è qualcosa che non va, una verità che viene sistematicamente nascosta da chi è al potere e che impedisce alle persone di essere libere.

Silo - Presentazione in anteprima della nuova serie AppleTV+A partire da queste premesse si origina un racconto distopico che utilizza un classico schema narrativo della narrazione fantascientifica per svelare a poco a poco le sue carte: lo spettatore segue il punto di vista dei personaggi che vivono all’interno del Silo che scoprono, mano a mano, i segreti della struttura e la verità nascosta. Come nella saga Maze Runner, per esempio, ma anche come in alcune storie recenti che arrivano dal Giappone e che hanno avuto un grande successo come Gurrenn Lagann, L’Attacco dei Giganti o The Promised Neverland, i personaggi vivono in un mondo isolato che cela la verità su quello che succede all’esterno: il worldbuilding si costruisce man mano che la storia va avanti e costituisce uno degli elementi di interesse principali del racconto. I personaggi cominciano il loro percorso da ignoranti rispetto a ciò che li circonda ma desiderosi di scoprire quello che si trova al di là del loro mondo, come dei danteschi Ulisse che vogliono spingersi oltre le terre conosciute perché convinti che ci sia più di quello che è stato loro insegnato.

Silo è chiaramente uno show che punta tantissimo sul suo concept e scommette sul fascino del mistero che avvolge la storia; lo spettatore deve sentirsi coinvolto dalle vicende dei personaggi, certamente, ma più di tutto deve voler sapere cosa si cela dietro il mistero della struttura, qual è la verità e come verrà a galla. È il tipo di narrazione a enigmi che ha portato in auge il fenomeno Lost negli anni duemila ma che a sua volta è seguito a Twin Peaks, vero innovatore e game changer nella storia della televisione, una formula che abbiamo visto reiterata moltissime volte nelle produzioni degli ultimi vent’anni. A giudicare dai suoi primi episodi, Silo sembra aver imparato bene dai suoi predecessori e, forte del suo arrivare tanti anni dopo e in un’epoca televisiva molto diversa, è ben consapevole di come dover gestire le sue componenti narrative. Basti pensare che il personaggio di Rebecca Ferguson, l’ingegnere meccanico Juliette, che è la protagonista della serie, non entra davvero in scena prima del secondo episodio poiché il primo è un lungo prologo che serve a costruire le premesse della storia e a far conoscere l’ambientazione allo spettatore.

Silo - Presentazione in anteprima della nuova serie AppleTV+Come tutti i racconti distopici che si rispettino, anche Silo ha la sua buona dose di elementi che mostrano alcune storture della società dei sopravvissuti all’interno della struttura. La più importante e quella che ha anche un ruolo attivo nella storia riguarda il controllo delle nascite: per poter avere un figlio all’interno del Silo, infatti, è necessario avanzare una richiesta formale al governo in modo tale che alla donna possa essere rimosso un oggetto elettronico impiantato nella pancia che impedisce il concepimento. Questo “permesso” è temporaneo e circoscritto a un periodo definito: se in questo periodo la coppia non riesce a concepire, la donna viene nuovamente inibita, in tal senso precludendo ogni possibilità. Quello che è pensato come un modo per evitare che ci siano troppe bocche da sfamare rispetto allo spazio disponibile nel Silo è anche una spudorata violazione delle libertà individuali degli esseri umani, oltre che un altro strumento di controllo sociale da parte di chi detiene il potere. Il primo episodio, “Freedom Day”, è emblematico in tal senso, poiché mostra chiaramente quanto questa pratica sia manipolativa e pericolosa, al punto che a farne le spese sono le vite dei personaggi di David Oyelowo (Selma, The Butler) e Rashida Jones (Parks and Recreation, Angie Tribeca), quest’ultima con una delle interpretazioni più intense della sua carriera.

Il cast di Silo è completato da attori del calibro di Iain Glen (Game Of Thrones), Tim Robbins (The Shawshank Redemption, Mystic River), Harriet Walter (Succession, Killing Eve, The Crown) e Avi Nash (The Walking Dead). Il tono della serie è sempre molto cupo e drammatico e la fotografia non fa che sottolineare l’ambientazione claustrofobica con immagini molto scure e con pochissima varietà di colori; anche la regia, dovendo girare praticamente sempre e solo in interni, si inventa soluzioni creative per allungare e allargare il campo intorno ai personaggi – il Silo è sì una struttura gigante, ma si tratta pur sempre di un grande bunker, non certo il setting più agevole per un regista.

Silo - Presentazione in anteprima della nuova serie AppleTV+I primi episodi di Silo funzionano bene dal punto di vista della creazione del mistero e del worldbuilding, ma peccano nella gestione e nella caratterizzazione dei personaggi, oltre che nel ritmo del racconto. Per quanto riguarda il primo problema, è da subito evidente come i personaggi dello show risultino perlopiù anonimi, con poche eccezioni, e che le loro caratterizzazioni siano quanto di più banale possa esserci in un racconto di questo tipo, non aiutati poi da dialoghi piatti e poco ispirati. Per quanto riguarda il ritmo, invece, siamo di fronte a una serie che vuole prendersi il suo tempo per sviluppare al meglio il racconto, e questo è lecito, ma che troppo spesso si dilunga in sequenze inutili o ritarda volontariamente alcune svolte narrative, lasciando intendere che quello che lo show vuole raccontare potrebbe essere condensato in meno tempo – alcuni episodi superano un’ora di durata per intenderci.

Al netto dei suoi pregi e dei suoi difetti, la nuova serie di AppleTV+ si presenta come un racconto di fantascienza dall’enorme potenziale ma che solo in parte riesce nel suo obiettivo. I primi episodi incuriosiscono, ma sono danneggiati da un ritmo incostante e da un eccessivo minutaggio che rischiano di far perdere l’interesse nel voler proseguire la narrazione. Silo è certamente una storia che parte da un concept affascinante per tutti gli amanti del genere e per coloro a cui piacciono le narrazioni misteriose, ma è meno adatta a chi cerca qualcosa di più diretto e con meno lungaggini.

Voto: 6½

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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