Queen Charlotte: A Bridgerton Story – Miniserie 1


Queen Charlotte: A Bridgerton Story – MiniserieQueen Charlotte: A Bridgerton Story ci porta nel 1761, anno in cui Charlotte divenne Regina di Inghilterra; il contesto è quello della Regency Era, che già ben conosciamo grazie alla serie Bridgerton. Lo show è infatti spin off dell’ormai celebre prodotto targato Shondaland, per cui attendiamo la data di uscita della terza stagione. La miniserie spin off di Netflix racconta la storia della Regina Charlotte (India Amarteifio), a partire dal suo matrimonio con Re George III (Corey Mylchreest). Le figure storiche dei sovrani sono già note e presenti in Bridgerton, inserite per intuizione dello showrunner Chris Van Dusen, mentre non erano citati nei romanzi di Julia Quinn da cui lo show è tratto.


Queen Charlotte: A Bridgerton Story
offre in sei episodi da circa un’ora – e limitatamente a un’unica stagione – una nuova prospettiva su Charlotte, regalandoci la sua backstory. La particolarità dello show, nonché suo tratto vincente, risiede non solo nel fatto che mette in scena il passato di Charlotte contestualizzato nella serie Bridgerton, ma che porta anche e soprattutto un ritratto molto fedele di quella che fu la figura storica, dal suo sviluppo personale a quello come regnante, passando inevitabilmente per il travagliato e travolgente rapporto con George III. Ciò che rende Queen Charlotte interessante è infatti il suo collocarsi tra lo spin off funzionale alla serie madre e il prestarsi al racconto storico: la narrazione trova le sue fondamenta e si sviluppa in gran parte nella rappresentazione dei veri Charlotte e George, due giovani alle prese con doveri da regnanti e una complessa vita di coppia. È semplice instaurare un legame empatico con i due personaggi: come mostrato nella miniserie i due avevano un rapporto davvero molto forte, guidato da una chimica straordinaria e un amore puro – ebbero davvero ben 15 figli! – seppur costellato da difficoltà derivanti sia dalla posizione di potere che dalla malattia del Re.

Queen Charlotte: A Bridgerton Story – MiniserieÈ sicuramente poco frequente l’inserimento del tema delle malattie mentali nel contesto del 1700/1800. In questo caso la tematica è stata affrontata con un duplice approccio: semplicistico e duro, quello adottato dal medico, dalla corte e dalla madre di George, che cercano un “rimedio” compatibile con l’epoca ma poco con il malato; comprensivo, nella prospettiva di Charlotte e dei valletti, che tentano di capire George, lo salvano dalle torture a cui si sottopone per cercare di guarire, e gli stanno vicino senza cercare di cambiarlo, dandogli appoggio per affrontare la sua condizione – un approccio che venne probabilmente adottato anche nella realtà dalla Regina, che rimase sempre al fianco del marito.

In quest’ottica la prospettiva della storia d’amore di George e Charlotte è romanzata ma anche molto fedele alla realtà dei fatti, anche se alcuni aspetti derivano da ovvie esigenze di narrazione. Nella cornice del rapporto di coppia è d’interesse anche il focus sulle singole figure: si evince subito come Charlotte abbia una personalità più forte, con un carattere schietto e deciso, inizialmente poco conciliabile con la vita di corte. Proprio questo però la porta a prendere in mano la sua situazione e la gestione del suo matrimonio, spezzando la solitudine e in contemporanea cercando di instaurare un legame più profondo con il marito. George invece denota una personalità più fragile e riservata, che lo porta a un ampio disagio interiore; anche nella realtà il Re fece i conti con la malattia mentale sin da giovane, anche se non presto come raccontato dallo show, che in questo caso si è preso una piccola licenza: il Re infatti ebbe i primi episodi sintomatici solo alcuni anni dopo il matrimonio.

Queen Charlotte: A Bridgerton Story – MiniserieAnalizzando il focus sulla protagonista, attraverso di lei è ben rappresentato il tema della solitudine: Charlotte è costretta a un isolamento forzato e imposto, che di fatto la porta a essere più forte, a scontrarsi con le incomprensioni di corte e con l’ostilità del marito – nella cornice dell’iniziale grande ignoto da colmare -, non comprendendo il motivo delle vite e residenze separate. La giovane Regina impara presto a ribellarsi in modo intelligente e a imporre la sua voce, riuscendo a ottenere di più per se stessa e a scoprire il segreto di George e il vero motivo per cui non vuole vivere con lei. Ben presto Charlotte svilupperà una sua linea di pensiero indipendente e imparerà progressivamente a stargli accanto, indirizzandolo anche a livello politico, ma senza scavalcarlo.

La figura decisa di Charlotte dà anche una visione storica sul ruolo della donna, relegata alla funzione di produrre eredi, che la Regina assolse in pieno con una prole numerosissima, affiancando però il tentativo di dare un nuovo slancio alla sua presenza politica e sociale, tanto che – aspetto non mostrato nella serie ma degno di citazione – nella realtà venne da subito designata come reggente in caso il Re non fosse più stato in grado di governare. Diverse le analogie con la figura reale della sovrana, che seppe sempre portare avanti le sue posizioni nel costante rispetto del marito, districandosi tra il difficile rapporto con il potere nel ruolo di donna e consorte, oltre alle difficoltà legate al potere di George e al carico dato dalla necessità di perfezione in quanto sovrani.

Il tema della solitudine è anche ben mostrato attraverso Lady Danbury: la donna rappresenta probabilmente l’unico elemento ben strutturato e integrato con Bridgerton, in cui è personaggio ricorrente ma con un passato ignoto. Agatha Danbury cerca di affermarsi nell’alta società dopo essere stata insignita del titolo nobiliare, tuttavia nessuno accetta né lei né il marito; così cerca di legittimarsi attraverso la vicinanza alla Principessa Augusta (Michelle Fairley) e poi alla Regina. Non è subito chiaro verso chi riponga la propria lealtà, soprattutto perché emerge la sua esigenza di autoaffermazione. La madre di Re George cerca di sfruttarla complottando con lei e ricattandola con promesse funzionali al suo desiderio di affermarsi in società, soprattutto dopo la morte del marito e il titolo a rischio. Agatha però decide di privilegiare la ricerca di una vera alleata e il contrasto alla solitudine, pur mantenendosi fedele alla propria individualità e personalità.

Queen Charlotte: A Bridgerton Story – MiniserieLegarla alla Regina e approfittare di questa occasione per approfondire anche la sua backstory è un ottimo modo per connettere spin off e serie madre, ma anche per comprendere meglio il personaggio, che altrimenti sarebbe rimasto in quella dimensione di ignoto in cui è aleggiato finora. Queen Charlotte: A Bridgerton Story ci dà l’opportunità di conoscere più a fondo Lady Danbury, con la sua corazza dura e la sua natura indipendente,  e il suo devoto legame con la Regina.
La serie tratta infatti anche il tema delle relazioni dal punto di vista amicale: l’amicizia tra Charlotte e Agatha è inizialmente costruita in modo artificioso, ma diventa sincera quando trova le sue basi su onestà e rispetto. Il rapporto tra le due donne non va mai oltre i confini dei rispettivi ruoli, ma entrambe danno valore all’altra, instaurando reciprocità e una costruttiva confidenza intima. Lady Danbury avrebbe potuto usare Charlotte per i suoi interessi, ma decide di privilegiare il rapporto con la sovrana: le due donne trovano così una solida alleanza, cercando di fuggire alla condizione di solitudine in cui entrambe si trovano.

Un altro personaggio è degno di nota tra quelli della serie madre: si tratta del valletto Brimsley. Infatti Queen Charlotte porta in scena anche la sua backstory: un personaggio ricorrente ma poco interpretabile nel contesto di Bridgerton, che invece qui assume un ruolo chiave nella vita di Charlotte e trova occasione di approfondimento. Ne emerge una persona devota alla causa della Corona al punto da rinunciare a tutto, anche a vivere la vita che avrebbe desiderato.
Queen Charlotte: A Bridgerton Story – MiniserieNella sua vita al servizio del regno riesce comunque a ritagliare lo spazio per vivere il suo amore e trovare una dimensione soddisfacente. La storia d’amore con il valletto del Re assume un carattere autentico che va oltre le difficoltà e viene trattata parallelamente a quella dei regnanti, con cui ha diverse sfumature comuni: la dedizione, il mettere il bene dell’altro al primo posto, ma soprattutto la volontà di stare insieme nonostante limiti all’apparenza invalicabili. I valletti sono anche funzionali alla miniserie in diversi passaggi, e vanno a completare il quadro di solitudine in cui è immerso ogni personaggio. Come George, Charlotte e Agatha, anche loro sono soli alle prese con le costrizioni della società, ma d’altra parte riescono a costruire tra loro una rete di aiuto. Sono infatti gli unici ad accorgersi del malessere dei sovrani, li supportano e corrono rischi per loro: si evidenziano i numerosi tentativi di salvataggio del Re da parte di Reynolds, e il continuo assecondare e consigliare Charlotte da parte di Brimsley, che arriva anche a coprire una momentanea fuga.

Un’ultima figura originaria di Bridgerton è quella di Violet, che qui è stata inserita in modo un po’ forzato e solo per creare un aggancio in più alla storia madre: nello spin off però – sia nel passato che nel presente – il personaggio rimane solo una cornice, messo lì senza dare un capo e una coda alle sue storyline. La stessa cosa si può dire per le scene del “presente”, che non sono ben integrate con la narrazione del passato ma sembrano un po’ improvvisate e marginali; solo nell’ultimo episodio si ha la sensazione di qualcosa di più costruito, mentre per le restanti puntate è il passato a farla totalmente da padrone.

In conclusione Queen Charlotte: A Bridgerton Story è uno show da vedere per le eccellenti backstory di Lady Danbury, del valletto Brimsley e soprattutto della Regina Charlotte, per cui la serie porta in scena un racconto molto fedele alla realtà storica, sia per la persona della sovrana – con le sue caratteristiche e complessità – che per la relazione con Re George III. Anche se lo spin off poteva essere più integrato con la storia di Bridgerton, il fatto che porti un racconto reale lo rende ancor più apprezzabile, unitamente alle stupende ambientazioni e ai costumi sempre impeccabili – tratto in comune con la serie principale – che denotano nel complesso un buon prodotto, comprendendo anche il cast, molto giovane e non molto conosciuto ma particolarmente azzeccato, soprattutto per i ruoli primari.

Voto: 7/8

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Un commento su “Queen Charlotte: A Bridgerton Story – Miniserie

  • Carmen

    Io l’ho trovata molto deludente invece, ben lontana dai fasti di Bridgerton dove tutto è armonioso e spesso spiritoso.
    L’arrivo di una principessa di colore dalla lontana Germania: improvvisamente si scopre che esistono dei nobili o quasi nobili, di colore che però non sono accettati nella nostra immaginaria Bridgerton, quindi vengono tutti nominati Lord, duchi, duchesse e marchesi, giusto per essere inclusivi verso la principessa.
    Ma la morte del Re, mette i loro titoli in pericolo, ed ecco perchè la Danbury cospira a destra e a manca.
    Beh Bridgerton ci aveva abituati a nobili bianchi e di colore, improvvisamente si scopre che i neri non erano accettati etc etc.: questa narrativa sembra proprio appiccicaticcia, molto appiccicaticcia. A Bridgerton si è scelto di dimenticare come il Regno Unito sia stato una delle principali cause dello schiavismo, ed ora ci troviamo di fronte a questa narrazione..beh non se ne vede proprio il perchè, decisamente. Perchè dovevano essere discriminati nella società se lo schiavismo in questo mondo immaginario non era mai esistito? non si sa..
    La Danbury: una donna sposata con bambini, che quando il marito le muore nel letto, chiama la domestica e tutta giuliva e contenta le comunica che finalmente è libera! dopo indossa le necessarie gramaglie. Francamente donna forte, autoriferita,quanto si vuole, ma parecchio strana e soprattutto poco empatica. Per lei il marito era uno straccio buono solo per i suoi scopi, stupisce non abbia ballato sulla sua tomba.
    La Carlotta, che nella serie Bridgerton sceglieva i suoi diamanti con l’occhio lungo, l’occhio non ce l’aveva nè lungo nè corto per quanto riguardava la sua famiglia, tant’è che non sapeva niente della vita dei suoi tanti figli, delle loro difficoltà, il troppo amore per Giorgio o una bella indifferenza? Io sono piu’ propensa verso l’indifferenza.
    A ben pensarci questi personaggi non li ho trovati molto memorabili, ma talvolta deprecabili.
    Belli i costumi, per il resto io metterei 5– giusto per essere buona, e date le ultime esternazioni un pò strane, dell’attrice anziana di lady Danbury, per cui al balcone dei reali inglesi era tutto terribilmente bianco,e per cui manco si è scusata, forse declasserei anche a 4, perchè anche io, come il suo personaggio, sono poco empatica:)