La nuova serie Prime Video Gen V ha concluso la sua prima stagione mettendo in scena un racconto rinnovato dell’universo Vought, da cui trae il contesto senza snaturarlo, ma anzi arricchendolo di elementi e personaggi che ci fanno scoprire nuovi lati di questo irriverente mondo. Lo spin-off di The Boys – prodotto di successo di cui attendiamo la quarta stagione per il 2024 – è stato inizialmente reso disponibile con i primi tre episodi, salvo poi virare sulla formula ormai cara alla piattaforma, che rilascia una nuova puntata ogni settimana.
Lo show ci offre un nuovo racconto, proponendo le vicende di Supereroi in erba alle prese con la comprensione dei propri poteri e di se stessi in qualità di individui; il tutto avviene nel contesto della Godolkin University, uno speciale campus riservato a giovani Super con l’obiettivo di aiutarli nella gestione dei propri poteri, o meglio di sfruttarli per i fini della Vought. I primi episodi svolgono una funzione di presentazione degli studenti della God U; se inizialmente il ruolo di unica protagonista appare assegnato a Marie Moreau (Jaz Sinclair, Chilling Adventures of Sabrina), la narrazione prende poi una linea differente, discostandosi dall’esclusività della sua figura per abbracciarne diverse. Il focus infatti si sposta dalla sola Marie a un’alternanza con altri 5 personaggi: Jordan, Andre, Emma, Cate e Sam. Ognuno di loro è funzionale alla narrazione e rappresenta una diversa sfaccettatura della vita da Supereroi adolescenti: infatti attraverso il vissuto personale di ciascuno vengono portati alla luce temi – e traumi – diversi.
Il maggiore punto di forza di Gen V è proprio nella convergenza personaggi-tematiche. Ogni studente è diretto mezzo per trattare diversi argomenti legati alla sfera interiore e psicologica, un escamotage che evita di appesantire la narrazione. Si mettono così in luce temi quali ricerca di identità e fluidità di genere, ma anche disturbi alimentari e autolesionismo, senza tralasciare traumi infantili e familiari: il tutto attraverso gli occhi dei giovani Supereroi.
Questo da una parte pone i Super sullo stesso piano degli umani, mostrandoli fragili nonostante i poteri, e dall’altra evita che la trattazione di questi temi risulti inserita in modo forzato nella serie. Le tematiche sono infatti incasellate nella sfera adolescenziale, ma lo show riesce a non farle sfociare nel “già visto” e nel banale, e questo avviene soprattutto grazie a personaggi ben caratterizzati, articolati e diversificati. Un altro aspetto positivo legato ai personaggi risiede nel fatto che tutte le figure principali compiono un significativo percorso di crescita nel corso degli episodi portato avanti in modo credibile, sviluppandosi tanto in qualità di umani quanto nel ruolo di Super.
Su tutti Sam (Asa Germann) è il personaggio con l’evoluzione più evidente: con l’avanzare delle puntate mette sempre più in scena il suo modo di essere e il suo percorso lungo la sottile linea che separa bene e male. Con Sam vediamo anche il dualismo forza fisica-debolezza interiore, comune a molti altri Super: da notare soprattutto come, in fase finale, abbia fin troppe somiglianze con Homelander, tanto forte quanto fragile. Sam è sicuramente una delle figure più interessanti di Gen V, insieme a Cate (Maddie Philipps). I due hanno caratteri complessi e sono tormentati dai rispettivi vissuti, ma soprattutto sono accomunati dal desiderio di rivalsa per le ingiustizie e le manipolazioni fisiche e mentali subite nel contesto della God U. Il loro percorso interiore fa prendere loro consapevolezza di sé e dei propri poteri, e li porta a combattere contro un mondo corrotto di cui non vogliono fare parte, creando una rivoluzione che li spinge infine a voltare le spalle agli amici e a sottostare al controllo della Vought – che li porta dalla propria parte.
In perfetto stile The Boys, proprio quando sembra che tutto stia andando per il verso giusto, e che il bene stia almeno parzialmente trionfando, ecco un twist che ribalta la situazione, che arriva proprio in chiusura dell’ultimo episodio della stagione. Un cambio di rotta in questo caso era necessario per la storia nel suo complesso, perché per dare un proseguimento allo show era fondamentale esplorare nuove linee narrative che non si esaurissero nella rappresentazione di un gruppo di adolescenti che lotta contro i poteri forti. Vedere un gruppo di giovani Super fare fronte unito per un obiettivo comune senza defezioni e colpi di scena sarebbe stato utopico e banale nell’universo di Eric Kripke, ma soprattutto avrebbe portato Gen V verso la conclusione in un’unica stagione. Così anche in questo spin-off il “fare la cosa giusta” viene soppiantato da altri desideri, in primis vendetta e potere.
Va dato però il merito a Gen V del tentativo di rappresentare qualcosa di diverso, portando alla luce una nuova specie di Super che crede genuinamente di poter utilizzare i poteri per fare del bene, degli “Starlight” forse più convinti e determinati. Infatti Marie, Andre, Jordan e Emma sentono una connessione tra loro e si impegnano a collaborare e sostenersi a vicenda: questo però non avviene per facciata o per visibilità, quanto più per debellare quello che individuano come nemico comune e per rendere abilitanti quei poteri tanto densi di responsabilità quanto difficoltosi da gestire. Oltre a raffigurare la nascita di legami autentici tra Super – altro elemento di novità portato da questo spin-off –, si rappresenta una nascita di consapevolezza nel gruppo, che comprende di avere le potenzialità per ricoprire un ruolo attivo e migliorativo per la società. Questo è un ulteriore elemento di differenza tra Gen V e la serie madre, di cui mantiene però il carattere spregiudicato e i maggiori tratti distintivi: ipocrisia, egoismo e sete di fama, che sono poi le ragioni che spingono la Vought a plasmare i Super secondo il proprio volere, tralasciando completamente il tratto più caratterizzante di tutti i classici Supereroi, ossia compiere atti eroici.
Tutto il marcio rappresentato nello show si racchiude nell’immagine di “The Wood”, che di fatto incarna ciò che si cela non solo sotto la scuola ma sotto l’intero mondo di cui fanno parte i Super, ricco di contraddizioni e guidato dal potere. Tutti i protagonisti si rendono conto di non essere altro che burattini, e la rabbia diventa così uno dei sentimenti che farà da padrona nella serie: muove gli studenti in tutte le loro azioni, ne guida le scelte e porta con sé quel desiderio di affermazione e rivalsa che li accomuna nel profondo.
Un altro tassello comune messo in scena dal nuovo prodotto Prime Video risiede nel risentimento che i protagonisti provano nei confronti dei genitori, per aver deciso di far prendere loro il composto V da neonati. Questo modifica la loro esistenza e genera traumi e problematiche che, se non sono direttamente conseguenza del superpotere, ne sono in ogni caso connessi. Il difficile rapporto genitori-figli è affrontato sotto diverse sfaccettature: dal padre role model di Andre, all’assenza di figure genitoriali per Marie, all’abbandono subito da Cate, passando per i genitori di Emma e Jordan, interessati solo a sfruttarli per i propri interessi. Questo arricchimento di prospettive è possibile solo grazie a un buon lavoro di scrittura dei personaggi e del loro background, che conferiscono un quid in più al prodotto.
Nel complesso Gen V lascia soddisfatti, con una trama che si sviluppa in modo più deciso nella seconda parte della stagione, e personaggi che plasmano pian piano la loro identità alla ricerca di una collocazione nell’universo. Non mancano l’elemento splatter e lo stile dissacrante classici del filone The Boys, anche se lo spin-off riesce a stare in piedi senza problemi da solo, appoggiandosi alla serie madre in modo limitato alla necessità di fornire contesto. Questa viene di certo ripresa, ma solo in modo strettamente funzionale: infatti i riferimenti alla Vought e ai Seven sono circoscritti a citazioni e brevi apparizioni, che non creano disturbo alla narrazione dello show. Gen V non sembra nemmeno per un momento una brutta copia di The Boys, anzi riesce a trovare una propria unicità portando una ventata d’aria fresca e nuove prospettive al mondo Super che abbiamo conosciuto finora, senza dover rinunciare a quello stile irriverente che ben conosciamo e al gusto dell’eccessivo che hanno reso iconico il prodotto principale.
Voto: 8