Percy Jackson and the Olympians – Stagione 1


Percy Jackson and the Olympians – Stagione 1Siamo giunti al termine della prima stagione della serie Disney+ Percy Jackson and the Olympians, la storia (in otto episodi) di come il protagonista semidio deve ritrovare un oggetto perduto, e di quello che impara durante il percorso.

Fedele all’impostazione del romanzo di formazione, qui brillantemente unito al racconto di un’avventura (una quest) nel suo senso più classico, la serie tratta dai romanzi di Rick Riordan (qui parte della produzione) conclude una prima annata che è chiaramente solo un primo capitolo di un universo molto più vasto, fatto per ora di sette diversi libri. Se già con i primi due episodi avevamo avuto una discreta impressione, la serie si conclude tutto sommato molto bene, dimostrando che la serie Disney è un prodotto ben riuscito, rivolto a un pubblico in media giovane (certo più giovane di chi scrive), ma che forse avrebbe avuto bisogno di qualcosa in più per riuscire a distinguersi e a ritagliarsi uno spazio più ampio nel panorama televisivo attuale.

Parte delle difficoltà di Percy Jackson non sono dovute alla serie stessa quanto piuttosto a come sia cambiato rapidamente il panorama culturale dall’uscita del primo libro nel lontano 2005. Come già detto per i primi episodi, l’impostazione generale della storia – un protagonista aiutato dalla spalla comica e dalla ragazza brava e intelligente – ricorda troppo da vicino prodotti simili, soprattutto il fenomeno planetario che è stata la saga di Harry Potter. Il target molto giovanile, d’altronde, potrebbe cambiare con il tempo: la saga scritta da Rowling, sia nella sua versione cartacea che filmica, cresce con il passare degli episodi e diventa via via sempre più matura. La storia di Percy Jackson evolve in direzioni diverse in questa prima annata, preferendo affidarsi al viaggio piuttosto che all’avventura costretta all’interno delle mura della scuola, ma l’impronta iniziale rappresenta un peso che solo con il passare degli episodi Percy Jackson riesce a scrollarsi di dosso.

Percy Jackson and the Olympians – Stagione 1Man mano che la storia si dipana, infatti, le cose in questo senso migliorano. Il rapporto tra il trio di protagonisti evolve forse in modo un po’ prevedibile, con la tensione che si trasforma presto in rapporto d’affetto e di fiducia. Questo non impedisce, però, che si possano sviluppare momenti di grande impatto emotivo, come nel quinto episodio “A God Buys Us Cheeseburgers,” con il momento di svolta nella relazione tra Annabeth e Percy. Questo episodio, e a dirla tutta buona parte anche degli altri, si concentra però più sull’evoluzione del protagonista, che passa dal ragazzo che si sente un pesce fuor d’acqua all’eroe consapevole delle proprie capacità e delle sfide davanti a sé. La crescita di Percy è in questo senso molto efficace e appare tra i punti di maggior pregio della serie. Questo è anche reso possibile dall’ottima interpretazione di Walker Scobell; nonostante la sua giovane età, l’attore riesce a bilanciare momenti seri ad altri più leggeri, rendendo il protagonista della serie un personaggio piacevole e affascinante. Aiuta anche l’ottima presenza scenica di Virginia Kull, interprete di Sally, madre di Percy. I flashback nel penultimo episodio, infatti, colpiscono nel segno e danno spessore alle difficoltà che la donna ha incontrato durante gli anni in cui Percy sviluppava la sua natura semidivina.

Percy Jackson and the Olympians – Stagione 1Per quanto l’avventura in sé sia anche molto interessante, una delle più evidenti difficoltà della serie è la necessità di includere molto materiale in soli otto episodi, un limite probabilmente dovuto al grande costo degli effetti speciali. Ci sono vari momenti che sembrano decisamente affrettati, a partire dal tempo trascorso dal protagonista al Camp Half-Blood, un luogo che avrebbe meritato ben più di un singolo episodio. Quando, nel finale di stagione, torniamo al Campo tramite flashback, c’è bisogno di un attimo di adattamento prima di capire che si tratta di momenti vissuti dal protagonista, ma per gli spettatori difficili da collocare in un blocco coerente. Non solo questo: alcuni dei personaggi secondari avrebbero meritato più spazio, inclusi alcune delle guest star che pure costellano quest’ottimo cast: le storie di Medusa o di Hermes, ad esempio, avrebbero decisamente potuto trovare più tempo per svilupparsi, mentre l’amicizia tra i tre protagonisti, sebbene prevedibile, avrebbe tratto beneficio da un maggiore approfondimento. Questo vale, insomma, per gran parte dei numerosi personaggi incontrati dal trio di protagonisti, e in alcuni casi persino il senso di sfida che la quest rappresenta sembra perdersi o quantomeno si riduce.

Visivamente, lo show funziona per la maggior parte: se l’Olimpo è l’esaltazione del green screen, ben più riuscito è l’Aldilà, che richiama con intelligenza visiva le rappresentazioni classiche dell’Ade, rievocando in più momenti passaggi del mito classico (e dantesco).
Nonostante tutte le difficoltà elencate, però, la serie si lascia guardare e, per chi è appassionato del genere, regala anche ottimi momenti ed episodi affascinanti. È difficile evitare di fare confronti con i due film di qualche anno fa, che pure avevano avuto un discreto successo; è chiaro che qui c’è ben altra scrittura, e, proprio per la presenza di Riordan, c’è una maggiore fedeltà al testo di base. Questa scelta sicuramente paga, perché la più giovane età dei protagonisti, tra le altre cose, è ciò che rende questo racconto così speciale.

Quello che questa stagione ci lascia, però, è soprattutto un insieme di stimoli che solleticano la curiosità di volerne sapere di più, di voler tornare nell’universo di Percy e di incontrare più divinità, mostri  e avventure. Se, quindi, Percy Jackson and the Olympians non sarà lo show che cambierà il volto delle serie fantasy sul piccolo schermo, rappresenta però uno dei suoi risultati interessanti, che intrattiene e promette di maturare nelle stagioni future (che si spera, a questo punto, verranno).

Voto: 7

 

Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.

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