
Fedele all’impostazione del romanzo di formazione, qui brillantemente unito al racconto di un’avventura (una quest) nel suo senso più classico, la serie tratta dai romanzi di Rick Riordan (qui parte della produzione) conclude una prima annata che è chiaramente solo un primo capitolo di un universo molto più vasto, fatto per ora di sette diversi libri. Se già con i primi due episodi avevamo avuto una discreta impressione, la serie si conclude tutto sommato molto bene, dimostrando che la serie Disney è un prodotto ben riuscito, rivolto a un pubblico in media giovane (certo più giovane di chi scrive), ma che forse avrebbe avuto bisogno di qualcosa in più per riuscire a distinguersi e a ritagliarsi uno spazio più ampio nel panorama televisivo attuale.
Parte delle difficoltà di Percy Jackson non sono dovute alla serie stessa quanto piuttosto a come sia cambiato rapidamente il panorama culturale dall’uscita del primo libro nel lontano 2005. Come già detto per i primi episodi, l’impostazione generale della storia – un protagonista aiutato dalla spalla comica e dalla ragazza brava e intelligente – ricorda troppo da vicino prodotti simili, soprattutto il fenomeno planetario che è stata la saga di Harry Potter. Il target molto giovanile, d’altronde, potrebbe cambiare con il tempo: la saga scritta da Rowling, sia nella sua versione cartacea che filmica, cresce con il passare degli episodi e diventa via via sempre più matura. La storia di Percy Jackson evolve in direzioni diverse in questa prima annata, preferendo affidarsi al viaggio piuttosto che all’avventura costretta all’interno delle mura della scuola, ma l’impronta iniziale rappresenta un peso che solo con il passare degli episodi Percy Jackson riesce a scrollarsi di dosso.


Visivamente, lo show funziona per la maggior parte: se l’Olimpo è l’esaltazione del green screen, ben più riuscito è l’Aldilà, che richiama con intelligenza visiva le rappresentazioni classiche dell’Ade, rievocando in più momenti passaggi del mito classico (e dantesco).
Nonostante tutte le difficoltà elencate, però, la serie si lascia guardare e, per chi è appassionato del genere, regala anche ottimi momenti ed episodi affascinanti. È difficile evitare di fare confronti con i due film di qualche anno fa, che pure avevano avuto un discreto successo; è chiaro che qui c’è ben altra scrittura, e, proprio per la presenza di Riordan, c’è una maggiore fedeltà al testo di base. Questa scelta sicuramente paga, perché la più giovane età dei protagonisti, tra le altre cose, è ciò che rende questo racconto così speciale.
Quello che questa stagione ci lascia, però, è soprattutto un insieme di stimoli che solleticano la curiosità di volerne sapere di più, di voler tornare nell’universo di Percy e di incontrare più divinità, mostri e avventure. Se, quindi, Percy Jackson and the Olympians non sarà lo show che cambierà il volto delle serie fantasy sul piccolo schermo, rappresenta però uno dei suoi risultati interessanti, che intrattiene e promette di maturare nelle stagioni future (che si spera, a questo punto, verranno).
Voto: 7
