Se ormai sembra sempre più chiaro che l’algoritmo di Netflix punti a spingere e promuovere titoli destinati al grande pubblico, così come le logiche produttive della piattaforma spingono per far uscire più prodotti che possano piacere a tutti, non è difficile trovare ancora delle piccole novità interessanti che riescono a farsi strada grazie al passaparola e diventare dei piccoli inaspettati fenomeni: è questo il caso di Baby Reindeer, uscita l’11 aprile sul già citato servizio di streaming.
Baby Reindeer è una dramedy in formato di miniserie da sette episodi creata e scritta dal comico scozzese Richard Gadd; si tratta dell’adattamento in forma seriale di uno spettacolo autobiografico dello stesso Gadd nel quale racconta le sue tragiche esperienze di abusi e di stalking. Gli episodi hanno una durata variabile e si adattano alle esigenze della storia: tendenzialmente mantengono la durata classica per le dramedy, ovvero circa trenta minuti, ma l’episodio centrale, per esempio, si allunga ben oltre i quaranta.
Il protagonista della storia è Donny Dunn – alter ego e interpretato dallo stesso Richard Gadd – un aspirante comico che lavora come bartender in un locale di Camden a Londra mentre cerca di sfondare attraverso serate da cabarettista. La vita di Donny cambia inaspettatamente quando offre da bere a una donna che entra nel suo locale; da quel momento Martha – questo il nome della donna interpretata da Jessica Gunning – diventa la sua stalker e, attraverso un’escalation crescente, comincia a interferire in modo sempre più invadente nella vita di Donny fino al punto di arrivare a fare del male a lui e alle persone che lo circondano.
Essendo ispirato alla vera storia del comico scozzese, Baby Reindeer ha un tono molto cupo e drammatico già dal primo episodio: la presenza della stalker Martha è una spada di Damocle costante sulla vita del protagonista e una presenza asfissiante fin dai primi minuti. Le interazioni tra i due, infatti, vengono esplicitate visivamente anche attraverso le centinaia di mail che la donna gli scrive ogni giorno, che lo show decide di mostrare in sovraimpressione su fondo nero in mezzo alle scene che compongono gli episodi; come se questo non bastasse a mostrare l’inquietudine che viene provata da Donny, le mail di Martha hanno uno stile ben riconoscibile in quanto sono piene di errori grammaticali e, come viene sottolineato dal protagonista, rispecchiano esattamente il modo in cui lei parla. Martha viene indicata immediatamente come un personaggio con degli evidenti problemi di natura psichiatrica e questo non fa che incrementare la pericolosità di un soggetto che entra in modo stabile nella vita di un’altra persona e ne diventa ossessionata.
Dal punto di vista di Donny, che è ovviamente quello privilegiato dallo show e che beneficia del suo costante racconto attraverso il voice-over, scopriamo in realtà moltissime sfumature di questo rapporto insano che si viene a creare tra i due personaggi. Sebbene sia chiaro che una delle due parti sia decisamente in torto rispetto all’altra – e anche rispetto alla legge – Gadd non è meno indulgente con il suo personaggio che accusa di aver avuto una parte decisiva nell’assecondare Martha e lasciare che entrasse nella sua vita; in particolare è interessante come Baby Reindeer esplori in modo dettagliato la psicologia di Donny/Richard ed approfondisca tutti i suoi bisogni di attenzione e la sua inconsapevole attrazione per la donna che lo stalkera. Questo rapporto è mutevole e si trasforma nel corso degli episodi, ma non risulta totalmente chiaro allo spettatore almeno fino al quarto episodio, quello centrale.
Il quarto episodio, infatti, è un lungo flashback ambientato diversi anni prima che racconta una parte della storia fondamentale per capire il comportamento di Donny nel presente, le sue angosce, i suoi timori, la sua difficoltà nel fidarsi delle persone, il suo rapporto con i genitori e così via. Senza raccontare nulla nei dettagli si sappia che questo episodio racconta e mostra parzialmente alcune scene di sexual abuse subite dal protagonista – gli episodi di Baby Reindeer sono pieni di trigger warning proprio per la pesantezza delle immagini e dei temi trattati – che si collegano agli abusi che Donny subisce nel presente e nel rapporto con Martha. La scrittura della serie è molto centrata su questo argomento e potrebbe essere accostata ad I May Destroy You, la serie rivelazione di Michaela Coel per HBO di qualche anno fa, per quanto riguarda i temi e l’ottima rappresentazione di un protagonista-vittima che mette a nudo la distruzione che questo tipo di esperienze ha nella vita di un individuo.
Baby Reindeer diventa facilmente addictive e questo sia per la scrittura sopraffina, sia per un ritmo sempre molto alto, ma anche e soprattutto per le interpretazioni dei suoi personaggi: a partire dal protagonista Richard Gadd fino alla bravura di Jessica Gunning nell’interpretare un personaggio così complesso come quello di Martha senza farlo scadere nella macchietta. Una menzione d’onore la merita anche Nava Mau, attrice transessuale che interpreta Teri, love story del protagonista, e che mette in luce attraverso la loro relazione tutte le difficoltà che Donny ha nell’accettare la suo non etero-normatività.
A dimostrazione di quanto sia tossica la cultura in cui siamo immersi è necessario evidenziare quello che è accaduto dopo il grande successo della serie: si è scatenata da subito una “caccia all’uomo” su internet per andare a scoprire chi siano le persone reali dietro i personaggi di Baby Reindeer, da Martha a Teri fino all’abuser interpretato da Tom Goodman-Hill nello show. Richard Gadd ovviamente è intervenuto subito facendo un appello e dichiarando che non è mai stato quello l’obiettivo dello show, intimando a tutti di evitare questo tipo di comportamenti.
A conti fatti, Baby Reindeer è una delle più belle sorprese di questa prima parte del 2024: è una serie difficile da guardare sotto molti aspetti – dire che mette a disagio è un eufemismo – ma importante per quanto riguarda i temi trattati e con una scrittura eccellente. I sette episodi che la compongono sono una piccola tesi di psicologia e un viaggio nella mente del suo autore/attore, che racconta uno dei periodi più traumatici della sua vita e mette a disposizione la sua testimonianza a favore di tutte le persone che hanno affrontato/stanno affrontando momenti simili.