Snowfall – 1×01 Pilot


Snowfall – 1×01 PilotDa sempre la TV parla del male in tutte le sue forme, scandagliando in profondità ogni possibile declinazione dell’argomento, che è vastissimo e per questo un ottimo tema con cui veicolare il proprio particolare messaggio al pubblico. Nel 2017, però, si può essere ancora originali e di conseguenza efficaci parlando di violenza e droga in televisione? La risposta risiede nel grado di sperimentazione che viene investito nel progetto e nella voglia di andare dove nessun’altro prima aveva messo piede.

FX cerca di farlo con Snowfall, show sviluppato in quello che sembra un lontanissimo 2014 per Showtime, che poi ha rifiutato il progetto; il drama è creato e scritto da John Singleton, primo e più giovane regista afroamericano ad essere mai stato nominato agli Academy Awards nella categoria best director per la sua opera prima Boyz n the Hood (1991), film ambientato nel violento ghetto nero di Los Angeles. Con Snowfall l’autore torna alle origini della sua carriera, raccontando una storia che per molti versi ricorda il suo primo film e che interviene ancora su alcuni dei suoi temi più cari: la comunità nera, la droga, la violenza. Lo show racconta di un particolare periodo storico americano, ricordato come epidemia del crack, arco temporale a cavallo tra il 1984 e il 1990, in cui ci fu una vera e propria invasione di questa droga in moltissime parti degli Stati Uniti, tra cui Los Angeles, dove sono ambientate le vicende di Snowfall. Le cause di questa diffusione incontrollata – che dovranno diventare parte integrante della trama – sono legate alla novità del prodotto, di cui non si conosceva ancora con esattezza la portata degli gli effetti dannosi, e del suo basso prezzo, che ne permetteva a tutti l’acquisto. Le vicende narrate nello show di FX sono ambientate un anno prima di questa epidemia, facendoci vedere così non solo la nascita e l’evoluzione del fenomeno, ma anche i cambiamenti di una società che ne uscirà profondamente mutata.

Snowfall – 1×01 PilotPer questo Singleton non poteva concentrarsi su un unico protagonista e ha preferito creare uno spettacolo corale, che potesse indagare diversi contesti anche lontani tra di loro, ma comunque legati dalla Storia, che li traghetterà verso un destino comune. Le tre storyline che vediamo nell’arco dell’episodio pilota sono legate a Franklin Saint, giovane ragazzo di colore che inizia una carriera come spacciatore; Gustavo Zapata, wrestler messicano che decide di arrotondare facendo i lavori sporchi per un cartello; Teddy McDonald, agente operativo della CIA, costretto a coprire l’imponente giro di droga di un suo collega. Questi tre uomini non hanno nulla in comune se non la voglia di migliorare le loro vite, immerse nella povertà, nella mediocrità e in un futuro che non regala neanche l’illusione di essere meno duro; tre separate storie di crescita personale – poste su strade parallele, che in seguito si incontreranno nella stessa orbita – faranno porre ai protagonisti domande su se stessi e sul proprio posto nel mondo, che sembra non accogliere nessuno. Dall’adolescenza fino all’età adulta, ogni tappa della vita è coperta dal racconto firmato da Singleton, che si concentra, almeno per ora, su personaggi maschili, tralasciando le donne, che hanno prevalentemente un ruolo di aiutanti. Le tre storyline principali si alternano seguendo un crescendo comune, che già a fine puntata avrà cambiato le sorti delle loro vite; sotto questo punto di vista lo show non perde tempo, anche se per ora la serie sembra più generica di quanto non dovrebbe essere, sia per lo stile, che per le storie dei protagonisti. Non mancano i cliché a rimpolpare le caratterizzazioni dei personaggi, sia per Franklin, giovane dal cuore d’oro con problemi col padre, che per Gustavo, lottatore in rovina costretto a diventare un fuorilegge, che per Teddy, trascinato in qualcosa più grande di lui, che da subito sa gestire.

Snowfall – 1×01 PilotDate queste premesse, quanto può essere efficace e competitivo uno show del genere, sulla carta accattivante, ma ancora acerbo sia nello stile, che nei personaggi coinvolti? Viene quasi naturale mettere in dubbio il genere che è stato scelto per raccontare una storia del genere, o la regia, che non si prende nessun rischio, o la sceneggiatura, che basa tutto sul tema trattato, come se il connubio ghetto nero e droga sia la novità dell’anno. Uno degli obiettivi è senza dubbio mostrare come la vita dell’uomo possa andare a rotoli per mano sua e come l’aiuto dall’esterno sia molto spesso inutile su tutti i fronti; la campagna antidroga di Nancy Regan che recitava “Just Say No to Drugs”, mentre l’amministrazione di suo marito Ronald Reagan finanziava, con i soldi della droga, gruppi armati del centro America, ne è un esempio lampante. Tutto questo, però, è ancora troppo poco per trasformare lo show da valido intrattenimento qual è a serie rilevante nel panorama moderno, che possa competere con sperimentazioni di genere, fatte di commistioni tra documentari e drama, o dramedy sempre più raffinate e complesse. Quello che ci si sarebbe aspettato è un punto di vista nuovo sull’argomento, una ventata di novità nel raccontare quello che è già stato raccontato centinaia di volte, e che forse vedremo in futuro, ma che per ora ancora manca.

Nonostante ciò, Snowfall rimane un prodotto da tenere d’occhio, uno show che segue le regole classiche sull’argomento, ma lo fa bene – e questo non è scontato. Solo valorizzando i punti di forza – i tre protagonisti, l’ambientazione negli anni ’80, il fatto che si voglia raccontare un fenomeno realmente accaduto –, la serie potrà avere un futuro non legato esclusivamente al risvolto crime della storia, scenario che per ora sembra incerto.

Voto: 7½

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Informazioni su Davide Canti

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)

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