Come vi abbiamo raccontato nella prima parte di questa raccolta di serie TV 2024 da non perdere, gli show che abbiamo scelto di inserire in questa lista non sono necessariamente quelli che riteniamo migliori, bensì serie che, per un motivo o per un altro, vogliamo consigliare e che ogni redattore di Seriangolo pensa che siano state in qualche modo significative. Vogliamo insomma darvi dei consigli di visione: gli show che trovate elencati qui sotto sono tutti di qualità e rappresentativi di questo 2024 seriale, con l’augurio di un nuovo anno altrettanto ricco e di qualità.
Le prime 13 serie consigliate dalla Redazione le trovate qui: proseguiamo con le altre 13, in ordine assolutamente casuale. Fateci sapere nei commenti se le avete viste e quali sono invece quelle rimaste fuori da questa lista che consigliereste voi!
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Hanno Ucciso L’Uomo Ragno – Sky
È da qualche tempo che gli anni ’90 sono tornati di moda, ed è per questo che un folto gruppo di persone – tra generazione X e millennial – davanti alla notizia di una serie sugli 883 ha avuto la netta sensazione che si sarebbe trattato dell’ennesimo fenomeno di exploitation: lo sfruttamento di un’onda e poco più. Avere Sydney Sibilia al timone di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno è stato già un buon indizio per capire che il vento avrebbe tirato nella direzione giusta, e infine sono arrivati gli episodi a ricordarci che (parafrasando gli Afterhours) “non si esce vivi dagli anni ’90”. Queste otto puntate con protagonisti Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, due perfetti Max Pezzali e Mauro Repetto, hanno riportato la pace nei nostri cuori di 30-40enni, con un racconto che è molto più della biografia di un duo: è una storia di sogni e fallimenti che arriva dritta dalla provincia, di amicizie che cambiano la vita, di due che sembrava non avrebbero combinato nulla e che invece sono arrivati al successo ma solo perché insieme. La serie si è rivelata un prodotto riuscitissimo non solo per le chicche sulle origini delle canzoni o per i personaggi riconoscibili, ma perché i protagonisti sono esattamente come ce li si aspettava: Max con le sue paranoie e le sue intuizioni, Mauro con la sua leggerezza accompagnata da una determinazione invidiabile, capace di coinvolgere Pezzali anche contro la sua volontà. Vedere sullo schermo un’amicizia maschile così forte è una cosa piuttosto rara, soprattutto quando di questo legame viene mostrato tutto: affetto, litigate, vulnerabilità e la gioia indescrivibile che solo la creatività condivisa sa dare.
Dodici mesi fa avremmo potuto fare tante previsioni per il 2024: ma nessuno ci avrebbe creduto se qualcuno avesse detto “tra un anno vi ritroverete a commuovervi per la storia di Max Pezzali e di Mauro Repetto”. Invece è successo, e, vista la già annunciata seconda stagione Nord Sud Ovest Est, sappiamo già che accadrà di nuovo.
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Dostoevskij – Sky
Una serie di delitti efferati che non sembrano essere legati da niente, né dal movente né dal modus operandi, a parte una cosa: le lettere esistenziali trovate sul luogo del delitto che parlano di vita e di morte, di filosofia profonda e oscura, lasciate dal killer prontamente ribattezzato “Dostoevskij”. Protagonista di questa serie è il poliziotto Enzo Vitello, tormentato da una vita difficile, da un passato oscuro e dall’enorme difficoltà che ha nel rapporto con la figlia adolescente e tossicodipendente: tutti problemi che nel corso delle indagini si intrecceranno con una trama nera e sinistra che scava nei meandri più sporchi della mente umana.
I fratelli D’Innocenzo mettono in scena un noir feroce e spietato, ambientato in un non-luogo in quella periferia abbandonata a se stessa che chiede salvezza ma che mai ce l’avrà. Girato in Super 16 mm, con una fotografia che rende bene lo sporco dei luoghi e delle esistenze di tutti i protagonisti (nessuno escluso), Dostoevskij è sicuramente un unicum nel panorama seriale italiano – per regia, fotografia ma soprattutto sceneggiatura. Alcuni passaggi sono molto crudi e anche molto coraggiosi da affrontare, mettendo i protagonisti davanti a rivelazioni e scelte morali difficilmente digeribili. Il thriller procede gradualmente ma senza sosta, con la ricerca del killer che si interseca alla perfezione allo svolgimento della vita e dei rapporti tra i protagonisti, specialmente tra Enzo e la figlia Ambra, dove troviamo due grandi prove di Filippo Timi e Carlotta Gamba.
Questa miniserie che strizza l’occhio a True Detective e che ne esaspera fino all’estremo le atmosfere e le tante, troppe, brutture della vita, lascerà sicuramente il segno tra gli appassionati di genere: un prodotto italiano che non ritroverete sui nostri schermi tanto facilmente.
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The Penguin – HBO
Questa sembra essere l’annata delle serie dedicate a villain di film o serie tratte da fumetti: The Penguin è, infatti, lo spin-off della più recente trasposizione cinematografica di Batman (The Batman, diretto da Matt Reeves nel 2022). Dedicata al famoso boss nella sua scalata al potere, la serie Max centra l’obiettivo di attrarre un pubblico più ampio di quello immaginato grazie soprattutto al duo attoriale Colin Farrell e Cristin Milioti. Da un lato l’omonimo Pinguino che parte quasi dal nulla ma che mira molto in alto, dall’altro la figlia di Carmine Falcone, Sofia, alle prese con un difficile passato al manicomio di Arkham e la volontà di riprendersi la propria famiglia dopo il vuoto di potere lasciato dalla morte del padre. La forza narrativa di The Penguin è tutta concentrata nella narrazione noir, che trae il meglio dalle proprie riconoscibili fonti d’ispirazione senza per questo restarne schiacciata. Ecco, quindi, che la scalata al potere e il rapporto di amore e odio tra Oz e Sofia diventa il perno su cui si sviluppa un racconto che intrattiene e a tratti appassiona senza mai snaturare i personaggi, che restano orribili esseri umani fino alla fine. Intorno a loro vi sono poi altri drammi umani inclusi madre (Deirdre O’Connell) e collaboratore (Rhenzy Feliz) del Pinguino: ma nessuno ne uscirà indenne al termine della serie.
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Hacks – HBO Max
Anche quest’anno, nella lista delle nostre serie TV preferite non poteva mancare Hacks, la dramedy ideata da Lucia Aniello, Paul W. Downs e Jen Statsky – già autori di Broad City – per HBO Max (distribuita in Italia da Netflix). Dopo un finale agrodolce che avrebbe potuto concludere lo show alla perfezione, Hacks è tornata a sorpresa con una terza annata e non ha assolutamente deluso le aspettative. In questa stagione le due protagoniste – la storica comica di Las Vegas Debora Vance (Jean Smart) e la giovane sceneggiatrice televisiva Ava Daniels (Hannah Einbinder) – si riuniscono dopo un lungo un periodo di distanza, unendo le forze nel tentativo di far conquistare a Debora la tanto agognata conduzione di un late night show. Tra passi falsi, tradimenti e imprevisti, la serie continua ad approfondire e sviluppare il complicato rapporto di odio e amore tra le due donne – ora che le dinamiche di potere tra le due sono, almeno in parte, mutate –, senza smettere neanche per un secondo di essere tra le comedy più divertenti in circolazione. La relazione lavorativa e personale tra Debora e Ava continua a essere l’occasione per riflettere su cosa significa fare commedia (per una donna) oggi ma, soprattutto, per tratteggiare una delle amicizie più belle e sfaccettate tra quelle viste in TV negli ultimi anni, mantenendo l’alto livello qualitativo a cui la serie ci ha abituato fin dall’esordio. Lo show è già stato rinnovato per una quarta stagione: considerando non solo il cliffhanger con cui si è conclusa questa annata, ma soprattutto il potenziale di proseguire la sua corsa che ha dimostrato finora, non potremmo esserne più contenti.
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Fallout – Prime Video
In un periodo storico come quello attuale in cui gli studi televisivi e cinematografici cercano sempre più di appoggiarsi a proprietà intellettuali già esistenti, il mondo dei videogiochi offre una quantità di franchise già rodati a cui è impossibile resistere. Certo, nel corso degli anni questi adattamenti hanno spesso fatto storcere il naso con risultati a dir poco mediocri, ma grazie a trasposizioni più recenti come The Last of Us o Arcane, la rotta sembra essersi finalmente invertita. A dare manforte a questo cambio di direzione, c’è ovviamente uno dei prodotti di spicco del 2024, lo splendido Fallout arrivato a inizio anno su Prime Video. Tratta dall’omonimo capolavoro di Bethesda, la serie è ambientata in un’America post-apocalittica che riprende l’estetica degli Stati Uniti dell’immediato dopoguerra, in un tipico retro-future che funziona alla perfezione. Al centro del racconto, ci sono due linee temporali: una nel presente (il 2296) che ha come protagonista Lucy (Ella Purnell), uscita per la prima volta da uno dei bunker antiatomici chiamati Vault per ritrovare il padre; l’altra, invece, nell’immediato periodo che precede il cataclisma nucleare (2077) e che viviamo attraverso gli occhi di Cooper Howard (Walton Goggins), un famoso attore hollywoodiano. Oltre all’ottimo cast e al valore produttivo davvero eccellente, Fallout si destreggia abilmente anche nei molti cambi di tono, passando dagli inevitabili lati più drammatici legati a un disastro di questo tipo, ad aspetti molto più comici e grotteschi che però non stonano mai. A differenza di The Last of Us, Fallout sfrutta il materiale di partenza per la mitologia ma senza riprendere le linee narrative, ottenendo un risultato davvero sorprendente che riesce a soddisfare sia gli amanti del capolavoro videoludico che i neofiti.
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Mr. & Mrs. Smith – Prime Video
Nonostante l’omonimia, la nuova serie di Prime Video creata da Donald Glover e Francesca Sloane ha ben poco a che fare con il film del 2005 con Brad Pitt e Angelina Jolie: ne riprende vagamente il soggetto ma lo rimesta per costruire qualcosa di completamente diverso. Nel film la coppia di protagonisti viveva il proprio matrimonio mentre nascondeva al coniuge la verità sul proprio lavoro, ovvero quello di agente segreto; nella serie invece i due personaggi principali (lo stesso Donald Glover e Maya Erskine) sono degli agenti segreti che devono solo fare finta di essere sposati, come copertura, mentre eseguono gli incarichi che vengono loro assegnati dalla misteriosa agenzia che li ha assunti. Il risultato è uno show che spazia tra l’action e la romantic comedy: nel corso degli episodi, infatti, i protagonisti attraversano tutte le fasi di una normale relazione, come sottolineano i titoli stessi delle puntate, e costruiscono il loro rapporto seguendo il corso di una coppia “normale” ma calata in un contesto “eccezionale”. In Mr. & Mrs. Smith tutto questo è supportato da una scrittura brillante e da un cast eccezionale che può vantare guest star di assoluto livello: tra gli altri troviamo Sarah Paulson, John Turturro, Ron Perlman, Michaela Coel, Paul Dano, Úrsula Corberó, Wagner Moura e Sharon Horgan. Il risultato è quindi ottimo, anche se resta un po’ di amaro in bocca per ciò che la serie sarebbe potuta essere se al fianco di Glover sia a livello creativo che come attrice protagonista ci fosse stata Phoebe Waller-Bridge, che però ha abbandonato il progetto anzitempo.
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L’Amica Geniale – Rai/HBO
Dopo un lungo e splendido percorso, quest’anno seriale ci ha portati anche alla conclusione della serie tratta dai meravigliosi romanzi di Elena Ferrante: L’Amica Geniale. Arrivati alla quarta e ultima stagione, la serie di Saverio Costanzo si è trovata ad affrontare quest’anno una sfida davvero difficile, che è stata non soltanto quella di portare alla conclusione una storia tanto intensa, amata e variegata, ma di farlo affrontando l’ultimo cambio di cast, un elemento sempre molto delicato, per quanto necessario. A sostituire, quindi, le più giovani Gaia Girace e Margherita Mazzucco sono arrivate Irene Maiorino e Alba Rohrwacher a interpretare rispettivamente Lila ed Elena nella loro fase più adulta. Nonostante questa difficoltà la serie è riuscita a mantenere la propria integrità, mettendo in scena tantissime difficili tematiche con la solita cura che ha contraddistinto da sempre L’Amica Geniale: anche qui, infatti, il vissuto personale delle nostre protagoniste è indissolubilmente legato agli eventi storici in corso, cosa che ha permesso alla serie di creare un irresistibile mosaico storico e psicologico capace di lasciare il segno. Ma L’Amica Geniale riesce anche ad andare oltre il tempo storico messo in scena grazie alle sue protagoniste, che affrontano dilemmi interiori senza tempo e che trascendono gli eventi e i ruoli delle loro vite quotidiane, permettendo allo show di mettere in scena personaggi complicati, contraddittori, e per questo meravigliosamente autentici. Ad affiancare la lettura psicologica individuale di Elena e Lila c’è anche l’evolversi del loro rapporto di amicizia, caratterizzato da sfaccettature profonde e ambigue che anche in questa ultima stagione hanno avuto modo di mostrarsi, non sempre in modo perfetto ma sempre tramite quella delicata intensità che contraddistingue la serie e che l’ha accompagnata fino alla sua conclusione. Sentiremo sicuramente la mancanza di Lila ed Elena.
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Shogun – FX/Hulu
Una storia apparentemente semplice e lineare diventa un momento di incontro e scontro tra due culture, che scambiano pregiudizi, stringono amicizie e si specchiano l’una nell’altra in quello che non sempre è un riflesso. Adattamento dell’omonimo romanzo del 1975 dall’autore americano James Clavell, la miniserie di FX e Hulu è molto diversa dal primo sceneggiato televisivo degli anni ‘80 basato sullo stesso materiale; abbandonata l’unicità del punto di vista del marinaio John Blackthorne, infatti, Shogun racconta una storia corale, appassionante e sfaccettata. L’ispirazione dal Sengoku Jidai, il turbolento ‘periodo degli stati belligeranti’ è teatro di una vicenda brutale; la violenza e la cerimoniosità di corte si mescolano in scene coinvolgenti ed emozionanti, dove la dimensione umana di tutti i personaggi sbreccia prepotente lo schermo in un racconto indimenticabile.
Questa prima stagione è stata una vera gemma nella serialità contemporanea sin dai primi episodi poichè ha saputo raccontare una storia fedele al materiale d’origine, ma con un’atmosfera e delle tematiche profondamente rinnovate. Dove prima lo spettatore seguiva il familiare e rassicurante punto di vista dello straniero in terra straniera, ora Shogun ci chiede di immergerci in quel mondo diverso, lontano, a tratti irriconoscibile, a volte straordinariamente vicino a noi. I grandi samurai del passato sono scossi dai dubbi, mentre marciano in battaglia fra rivalità politiche e intrighi di corte, mentre i gaijin, gli stranieri europei, scoprono di avere molto più in comune con i signori della guerra nipponici che non con gli altri cristiani. Personaggi memorabili, una cupa atmosfera di disperata dignità, una storia che mette a nudo il lato più cruento e coraggioso della natura umana: forte dei grandi riconoscimenti già ricevuti, Shogun merita di diritto un posto fra le serie da non perdere del 2024.
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Eric – Netflix
Vincent Anderson (Benedict Cumberbatch) è un burattinaio di successo, dipendente da alcool e droghe, problematico dal punto di vista relazionale e padre difficoltoso per Edgar, un bambino introverso e dalla spiccata creatività, con cui non riesce a trovare un’intesa. Quelle che sembrano le premesse di uno show focalizzato su tematiche familiari disfunzionali sfociano ben presto in una narrazione molto più intricata: il turbolento rapporto padre-figlio è minato dalla scomparsa di Edgar, che fa scattare sin da subito un caso mediatico e un’indagine approfondita attorno a quello che tutti reputano un rapimento. Lo stesso non si può dire per un caso molto simile, che ha per protagonista un ragazzo nero, povero e dimenticato da tutti tranne che dal detective Ledroit, a cui sono affidate entrambe le indagini.
La miniserie Eric (firmata Abi Morgan) mette così in scena con i suoi sei episodi un dramma familiare inserito nel contesto criminale della New York degli anni ’80; un prodotto dalla stratificazione narrativa decisamente più complessa delle aspettative, che si sviluppa così approfondendo le sfaccettature di una comunità in crisi, spaccata da contraddizioni e ipocrisie. Le due sparizioni, portate avanti in parallelo, danno l’occasione di aprire un ulteriore spettro di tematiche, che spaziano dalle precarie condizioni degli strati più disagiati della società dell’epoca, fino a razzismo, omofobia e dipendenze. L’accostamento tra il mondo fiabesco dei bambini e un parallelo universo adulto fatto di crudeltà e indifferenza si concretizza in uno show capace di tenere alta l’attenzione non tanto grazie al caso di Edgar – un evidente allontanamento volontario per scappare dalla problematica familiare -, quanto più alla varietà di tematiche sviluppate nel corso degli episodi e all’ottima rappresentazione di una società travolta da una drastica opposizione di privilegi e miseria.
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Pachinko – AppleTV+
Nel panorama seriale odierno, caratterizzato da un’offerta sempre più variegata e talvolta appiattita, emergono dei prodotti che non hanno confini di tempo e luogo e che sono destinati a scolpire l’immaginario degli spettatori fortunati a goderne la bellezza: è questo il caso di Pachinko, una storia complessa, recitata in tre lingue diverse (coreano, giapponese e inglese), che gioca sui rimandi della lingua, sugli incroci della Storia e sulle intersezioni della famiglia per creare un mosaico unico, seppur di lettura complessa. Pachinko non è una serie che si avvicina allo spettatore, ma vuole che siano gli spettatori a fare un passo verso un mondo che appare lontano, poco raccontato dai mass media, e verso una storia che ha bisogno del suo tempo per essere raccontata: la seconda stagione della serie è il simbolo di quanto la sforzo ne valga la pena.
La storia riapre le danze nella Osaka del 1945– a cavallo tra passato e presente, tra la Corea del prima e quella che verrà -, riuscendo a rappresentare una nuova versione della seconda guerra mondiale, che, pur essendo un tema così caro ai prodotti televisivi, acquisisce luce nuova in virtù della prospettiva utilizzata (quella non solo dei giapponesi ma dei coreani costretti a vivere a Osaka e deportati nei campi di lavoro). La serie, nel suo racconto tragico e realistico della guerra e del mondo che emerge dalle sue ceneri, riesce a rendere vivo il trauma generazionale di una parte di storia sconosciuta ai più, e nel farlo crea un prodotto di fattura unica, in cui le luci, le inquadrature e le scelte stilistiche diventano parte centrale della storia narrata (non a caso, uno degli episodi più significativi della stagione, “Chapter Thirteen“, è girato completamente in bianco e nero).
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Prisma – Prime Video
In un periodo storico, in Italia e nel mondo, di crescita della violenza soprattutto nei confronti delle comunità più marginalizzate, ritorna una serie importante come Prisma che porta una ventata di freschezza e spensieratezza sul tema. Dopo due anni dalla prima stagione, la serie riprende le fila della propria storia colmando il vuoto lasciato dal cliffhanger del finale attraverso un flashback e ripartendo da quest’ultimo per evolvere le storie dei propri protagonisti mettendo in scena temi sempre più attuali: l’accettazione di sé, la condivisione non consensuale di materiale intimo e i rapporti fra persone con età diverse. Nonostante la complessità delle tematiche, la serie riesce a mantenere una scrittura vivace, rispettosa delle storie raccontate senza essere troppo didascalica o pesante. Ancor più della prima annata, questa seconda stagione mette in mostra l’Italia della Generazione Z che non ha paura di porsi domande e di andare contro lo status quo per vivere a pieno la propria verità e di fare tutto ciò anche sbagliando, perché è solo così – attraverso l’esplorazione – che si riesce a scoprire davvero se stessi. In sole due stagioni gli autori hanno creato un cast corale, variegato e tridimensionale, dove ogni personaggio ha paure e desideri che permettono allo spettatore di empatizzare e di riflettere su ciò che ogni ragazzo attraversa. Prisma prende l’eredità di Skam Italia e la accresce, creando un prodotto più maturo e consapevole delle storie su cui vuole porre l’accento; nonostante la decisione di Amazon Prime di non rinnovare la serie per una terza stagione, resta uno dei prodotti seriali italiani che più di tutti riesce a reggere il confronto con le più famose produzioni internazionali per ragazzi.
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The Diplomat – Netflix
Il 2024 ha visto l’uscita della seconda stagione di The Diplomat, il thriller politico creato da Debora Cahn – già nota come autrice e produttrice esecutiva delle ultime due stagioni di Homeland – e distribuito da Netflix. Lo show, un mix esplosivo di intrighi e complotti politici che riportano non a caso alla mente le atmosfere di Homeland con un pizzico di Scandal, ha come protagonista assoluta Keri Russell (The Americans), nei panni dell’ambasciatrice Kate Wyler. Recentemente nominata ambasciatrice degli Stati Uniti nel Regno Unito, la donna si trova al centro di una crisi internazionale e tenterà in tutti i modi, anche quelli meno ortodossi, di arrivare a scoprire la verità che si cela dietro il bombardamento della nave militare britannica HMS Courageous. Dopo una stagione d’esordio dal ritmo serrato, conclusasi con un cliffhanger da manuale, questa seconda annata conferma tutti i punti di forza della serie: dalle ottime performance di Russell e del resto del cast (tra cui spiccano Rory Kinnear nei panni del primo ministro inglese e la new entry Allison Janney), all’altissimo tasso di intrattenimento basato su una scrittura che gestisce sapientemente l’alternarsi e l’intrecciarsi delle vicende private dei protagonisti a quelle del progressivo disvelamento di un complotto di portata internazionale – anche a costo di chiudere un occhio sulla plausibilità e il realismo degli eventi e delle dinamiche messe in scena. Il tutto inanellando un colpo di scena dietro l’altro senza soluzione di continuità, lasciando così lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine: in poche parole, una delle serie più “bingiabili” di questo 2024.
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Interior Chinatown – Hulu
Quante volte vi è capitato di guardare un procedurale e di chiedervi che vite avessero i personaggi di passaggio (testimoni di omicidi, negozianti interrogati e mai più rivisti) al di fuori di quel momento delle loro vite? La serie Hulu Interior Chinatown, tratta dall’omonimo romanzo del 2020, parte da questo assunto per costruire una narrazione che, in questi tempi di scarsa originalità, spicca per incredibile contrasto. Quello a cui assistiamo potrebbe essere descritto come un procedurale analizzato però dal punto di vista di un testimone che ha assistito a un rapimento: lui è Willis Wu, fa il cameriere nel ristorante dello zio e da sempre sogna di essere coinvolto in una storia più grande di lui – fino a quando non gli succede. Interior Chinatown (in modo simile a come aveva già fatto Kevin Can F**k Himself) unisce due generi diversi di serie TV per raccontarci qualcosa di più profondo: se da una parte infatti abbiamo il poliziesco Black and White, con i suoi tipici detective à la Law & Order, dall’altra abbiamo un drama che ci racconta le difficoltà del protagonista e dell’intera comunità locale di Chinatown. Quando Willis prova a entrare nel mondo di Black & White, questo lo rifiuta proprio perché lui non è altro che un background character: come farà allora a diventare un protagonista della storia? Ma soprattutto, cosa è vero e cosa no? Giocando sul filo del surreale, la serie mette alla berlina gli stereotipi narrativi che girano attorno ai personaggi asioamericani in un certo tipo di serialità, con uno stile metanarrativo portato all’estremo e che non si tira indietro davanti alla possibilità che la visione lasci lo spettatore un po’ confuso. La serie, prodotta tra gli altri da Taika Waititi (regista anche del pilot), è una delle vere sorprese di questo 2024; non si sa ancora se sarà rinnovata, ma in ogni caso ve ne consigliamo la visione, con un’avvertenza: se guardandola non ci capirete nulla, allora siete sulla strada giusta.
Carissimi amici di Seriangolo, grazie per averci regalato un altro anno di riflessioni sempre attente ed esaustive sui nostri show preferiti! Per quanto mi riguarda, sul mio podio svettano Ripley, Shōgun e Cent’Anni di Solitudine che probabilmente, non ha fatto in tempo a rientrare nella vostra lista; più in generale e per la prima volta, ho trovato piuttosto deludente l’offerta 2024 della Hbo, ad eccezione de L’Amica Geniale.
Auguro a tutti voi un felicissimo e seriale nuovo anno!
Grazie mille! Buon anno anche a te! =)