Dead Ringers – Il controllo del corpo di una donna


Dead Ringers – Il controllo del corpo di una donnaDead Ringers è una miniserie prodotta da Alice Birch in sei episodi con una gigantesca Rachel Weisz, arrivata su Prime Video lo scorso aprile. Si tratta di un prodotto molto interessante, un remake seriale dell’omonimo film del 1988 di David Cronenberg con Jeremy Irons come protagonista.

I cambiamenti rispetto a quel film, però, sono così profondi che permettono di godere di questo show come di un prodotto unico e indipendente, in cui i richiami al lungometraggio originale si evidenziano soprattutto nelle differenze con esso.

Partiamo, però, dalla trama: le gemelle Beverly ed Elliot Mantle (Rachel Weisz) sognano da sempre di aprire una propria clinica interamente centrata sulla gravidanza e sui bisogni delle donne in questo complesso frangente. Tale desiderio sembra potersi realizzare quando si interessa alla loro storia la milionaria Rebecca Parker (Jennifer Ehle), che è disposta a finanziare la clinica a patto però che si offrano servizi sempre più moderni a scientificamente arditi. A questa premessa si aggiunge l’incontro tra Beverly e l’attrice Genevieve (Britne Oldford), che scombina in modi imprevedibili l’equilibrio morboso tra le due gemelle.

Dead Ringers – Il controllo del corpo di una donnaCi sono due piani su cui si muove la trama di questa serie: da un lato, c’è l’aspetto sociale costituito dal focus costante e potente sul corpo delle donne e sulle potenzialità che esso ha – e quanto sia stato censurato e silenziato per secoli. Dall’altro c’è l’aspetto più umano, non meno complesso, del rapporto tra le due sorelle gemelle, la loro reciproca dipendenza, e l’impossibilità dell’una di vivere una vita piena e soddisfacente senza l’altra. I due piani, poi, si sovrappongono costantemente soprattutto per il desiderio – finora infruttuoso – di Beverly di rimanere a sua volta incinta e portare a termine con successo una gravidanza fallita fin troppe volte.

Come si è detto all’inizio, la serie sviluppa in modo indipendente alcuni dei temi del primo Dead Ringers del 1988, con delle differenze di grande rilievo. La prima e di certo più importante divergenza è che la coppia di gemelli protagonisti di questi due prodotti narrativi ha generi diversi: due uomini nel film del 1988, due donne nel prodotto del 2023. Si tratta di un cambio che non poteva capitare in un momento più propizio, perché è proprio di questi tempi la (triste) discussione, soprattutto negli Stati Uniti, riguardante la perdita di libertà delle donne nel gestire il proprio corpo durante la gravidanza: il fatto che ora a occuparsi di fertilità e corpi siano proprio due donne è fonte di riflessioni non altrimenti possibili. La serie esprime questo spostamento in vari modi: uno è concentrandosi su un cast quasi esclusivamente femminile, in cui le donne possono parlare con cognizione di causa – e soprattutto essere tra loro in disaccordo – di cose che le riguardano direttamente. Un altro approccio è attraverso la fedeltà alla realtà delle scene riprodotte, soprattutto con i parti molto espliciti e il corpo femminile messo in primissimo piano senza nessun desiderio di sessualizzare alcunché. La gravidanza non viene quindi mai romanzata (e quando lo si fa è per creare un voluto effetto surreale) ma mostrata in tutti i suoi caratteri più sinceri di sangue e muscoli. Anche se non è il tema principale, la serie non si esime dal toccare domande delicatissime e che riguardano il tema della gravidanza in tutte le sue forme: fino a quando è consentito l’aborto? Di converso, date delle condizioni scientifiche favorevoli, quanto a lungo è eticamente giusto condurre una gravidanza in vitro prima dell’impianto? Argomenti di questo stampo – più o meno fantascientifici – rientrano addirittura nella trama stessa della serie, mostrando il vasto potenziale e le tante sensibilità che questi temi suscitano nel discorso pubblico. Lo fanno ancor di più quando a essere coinvolti sono tutta una serie di personaggi riprovevoli, ricchi uomini e ricche donne dalla morale abietta ed elitista, cosa che ci lascia con l’interrogativo se forse il controllo del corpo non passi anche per il dominio del denaro.

Dead Ringers – Il controllo del corpo di una donnaA tutto questo si intrecciano le vicende personali di Elliot e Beverly, due sorelle gemelle che non si sottraggono dal sostituirsi l’un l’altra quando la necessità o il desiderio lo richiedono. Nonostante le differenze estetiche siano pressoché assenti, interpretate come sono dalla stessa attrice, quelle di personalità e attitudini sono decisamente maggiori. Posata e timida è Beverly, sfacciata ed esuberante è invece Elliot, la quale però vive interamente e senza alternativa per la sorella. Questo rapporto simbiotico viene messo alla prova dall’incontro – anche questo molto particolare – con Genevieve, il cui interesse per Beverly stupisce e spaventa la sorella. È una lenta ma inesorabile discesa negli abissi della disperazione, con Elliot sempre più fuori controllo e Beverly insicura nel sentirsi indegna di ogni forma di felicità. Tutto questo turbinio di emozioni non avrebbe lo stesso impatto se a interpretare i due personaggi non fosse una incredibile Rachel Weisz, attrice capace di incanalare alla perfezione i due personaggi con sfumature così differenti da farci dimenticare di essere di fronte alla stessa attrice (e questo è reso anche possibile dalla tecnica visiva con cui l’attrice interagisce “con sé stessa”, qualcosa che è stato realizzato davvero benissimo). La recitazione di Weisz è incredibile e, sebbene la serie goda di ottima scrittura, è innegabile che l’attrice porti sulle spalle l’intera Dead Ringers.

Il tono narrativo della serie è molto attento a descrivere con attenzione certi suoi passaggi, con una prima parte che costruisce con molta calma i personaggi per poi proseguire a passo più spedito nella seconda parte. La puntata finale chiude il racconto con efficacia, sviluppando ancor più che negli episodi principali quel tono da serie thriller che in più passaggi ha abbracciato. Alcune scelte sono un po’ meno ovvie – soprattutto quelle che riguardano Greta (Poppy Liu) – ma molto interessanti per gli spiragli insoliti che vanno a coprire.

Dead Ringers è una serie perfetta per chi vuole godersi ottima recitazione e un racconto intelligente. Pur non presentando una trama unica, fa tutto il possibile per mostrarci qualcosa di contenuto e ci riesce molto bene. Il tono del racconto è infatti sempre sul filo dell’oppressione, ci pone costantemente nella condizione di dubitare di ciò che stiamo vedendo, lasciandoci a volte il dubbio su quale sia la gemella sulla scena. L’ambiguità del racconto, che si mantiene sino alla fine, può richiedere un po’ di attesa, ma al termine della miniserie si rimane soddisfatti nel constatare che si è trattato di un viaggio profondo e intenso nell’umanità, più o meno morbosa, di questi personaggi.

 

Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.

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