Justified – 4×10/11 Get Drew & Decoy


Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyDentro o fuori. Non c’è via di scampo. O si vince o si muore. Justified arriva alle battute finali della sua quarta stagione non sbagliando più un episodio e incasellando capolavori a ripetizione, che (si spera) contribuiranno a rendere questa straordinaria serie più conosciuta e un po’ meno sottovalutata.

Cos’è Harlan? Dov’è Harlan? Il territorio desolato e spoglio della serie, affiancato da un parco personaggi rappresentativo di modelli culturali che non hanno nulla a che fare con l’America atlantica del nord/est, né con quella progressista e pluri-razziale della California, sono soprattutto la metafora di un deserto morale che la proliferazione di personaggi di questa stagione esalta al meglio.

4×10 – “Get Drew”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyDopo il colpo di scena dell’episodio scorso, decisivo twist narrativo della stagione e rampa di lancio per il gran finale, Justified rallenta o quanto meno sembra farlo nella prima parte, per poi prendere nuovamente la rincorsa nel finale. Quest’altalena di ritmo che rappresenta una delle qualità principali della serie, e più in generale della FX (The Americans ne è la conferma), presenta in questo caso la chiamata a raccolta di tutti i personaggi della stagione. Il disvelamento della vera identità di Drew Thompson, infatti, è il fulcro di tutte le storyline, il cuore pulsante attorno al quale affluiscono i desideri, gli interessi e gli obiettivi dei personaggi. Get Drew”, titolo dell’episodio, è anche la sua soluzione: tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ciascuno per motivazioni differenti. Qualcuno, come Limehouse (applauso al grande ritorno), ne comprende l’importanza solo quando se lo trova tra le mani, intravedendo in lui una miniera d’oro. La sola presenza di Drew/Shelby al centro della narrazione fa emergere questioni esistenziali e morali di altissimo calibro: per Boyd e Ava l’uomo è necessario al conseguimento del sogno familiare; per Johnny alla sua scalata al potere e a pugnalare così alle spalle il cugino; per Duffy serve a mantenere gli equilibri con la criminalità locale.

“You know what your problem is, Raylan? You should’ve been an outlaw. This job has too much paperwork for a man like you. Too many rules and regulations. You shoud’ve been on the other side with me and your daddy”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyLo spazio dell’introspezione è tuttavia dedicato soprattutto a Raylan e allo stesso Drew. Quest’ultimo, dopo essere stato avvolto nel mistero prima e identificato come lo stratega per eccellenza poi, viene ora umanizzato e mostrato in tutta la sua fragilità. L’incontro con Ellen May è da questo punto di vista una piccola perla narrativa: i due sembrano fatti l’uno per l’altro, con i loro sogni non realizzati e le utopie impossibili che si portano dietro. Le scene in macchina e la dolcezza grazie alla quale, per brevi istanti, si fa fatica a capire se tra loro prevalga l’interesse personale o un sincero sentimento, sono tra i tanti valori aggiunti dell’episodio. Quanto a Raylan, invece, si ha tutta la sensazione di essere sull’orlo del baratro insieme a lui; sembra quasi di toccarne con mano l’instabilità, la precarietà e l’abisso nel quale a momenti potrebbe sprofondare. La stessa scena in cui Johnny Crowder va fuori controllo per la sua atavica gelosia verso il cugino e si fa scappare il fatto che Boyd ha rubato la donna a Raylan, apparentemente non scalfisce quest’ultimo, ma in realtà è uno dei tanti mattoncini che contribuiscono a mettere a repentaglio l’equilibrio psicologico del marshall. Il rapporto di Raylan col padre è il vero architrave narrativo delle ultime due stagioni di Justified e la morte di quest’ultimo ha gettato il nostro in una zona ad altissimo rischio. Raylan è ormai totalmente instabile e non ha nessuna voglia di tornare alla normalità, perché sa che questa significa tirar fuori il lutto del padre e la sua elaborazione. Sparita Winona non sa più cosa vuole e se vuole qualcosa, se non evitare di pensare e vivere solo del contingente, del qui e ora, facendo quello che sa fare meglio, ovvero sparare e fare battute, come dimostrano le sue parole che chiudono l’episodio: “Meaning, we just got to figure out how to get out Harlan alive”.

Voto: 8

4×11 – “Decoy”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoySazi per l’eccellente scorso episodio? Meglio prepararsi con anticipo perché è in quello successivo che Justified cala l’asso, il gioiello stagionale, il segmento narrativo perfetto, dove ogni sequenza potrebbe andare nei libri di storia del cinema (e della televisione) e ogni dialogo dritto dritto in un corso di sceneggiatura.

“But truth to be told, God of the old testament… kind of a dick”

Qualsiasi battuta dei dialogo tra Boyd e Augustine che apre l’episodio sarebbe meritevole d’attenzione. Abbiamo scelto questa frase perché l’incipit, oltre a rasentare la perfezione, sembra dire chiaramente che cos’è Justified: siamo nel sud – si legge tra le righe – qui si crede in Dio, si usa chi crede in Dio, si manipola la fede verso Dio. La violenza, qui al sud, è all’ordine del giorno, ma solo il più furbo, il più scaltro, può uscirne con le ossa meno rotte rispetto agli altri. Boyd prende cazzotti di inquantificabile violenza da Yolo – due sequenze ed è già un culto, idolo da una puntata, protagonista di una scena straordinaria nella seconda metà dell’episodio – ma riesce a uscirne vivo perché lui le regole del profondo sud le padroneggia alla perfezione.

“Now you don’t want to talk about it. Don’t even want a quiet moment where you might even think about your daddy”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyCiò che contribuisce allo straordinario valore dell’episodio è anche la spazializzazione precisa e strategica delle pedine narrative in questione: Raylan è a casa di Arlo con Drew, completamente bloccato; Boyd, dopo aver preso botte da Augustine, si allea con il medesimo per tentare di strappare Drew a Raylan; intanto Tim e Art, con le altre volanti al seguito tentano di depistare gli inseguitori con una specie di fuga, ma vengono fermati da probabili autobombe sulla statale, con alle spalle i cecchini Colton e Mort (scagnozzo di Augustine). Raylan sta tenendo duro, ma il suo equilibrio è sempre più precario. Ciò è accentuato dal fatto di trovarsi rinchiuso in un luogo ben circoscritto e circondato dall’esterno – proprio come in Un dollaro d’onore di Howard Hawks. Questo luogo è la casa del defunto padre, cosa che lo tocca profondamente, nonostante faccia di tutto per non darlo a vedere. Come se non bastasse la persona che deve proteggere, il “caso più importante della sua carriera”, è anche il mandante dell’assassinio dell’odiato (e amato) genitore. Raylan tenta di essere sempre al top, sempre pronto all’azione e a sparare, ma la citazione di Peckinpah fa pensare che possa trasformarsi da un momento all’altro nel protagonista di Cane di paglia.

“Did you know that for every ten years you smoke, your face will age fourteen years? I read that on the internet”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyImpossibile non segnalare almeno un paio di sequenze.

Iniziamo dal dialogo tra Ava e Augustine. Se il suo compagno ci ha perso diversi denti dal confronto con lo spietato gangster, lei avrebbe potuto rimetterci molto di più, se non si fosse dimostrata, se possibile, ancora più abile di Boyd. La sua faccia sarà pure invecchiata di quattordici anni nell’arco degli ultimi dieci a forza di sigarette fumate, ma la sua persona emana carisma da ogni poro. Non ha prezzo la simulazione in cui fa la donnicciola bigotta del sud, quella che legge gli articoli di cosmetica su internet, che straparla a vanvera, che passa da un uomo all’altro, messa in scena solo per dimostrare ad Augustine di essere molto più pericolosa di quanto egli non creda. Doccia improvvisa di brandy e accendino a benzina a un palmo dal naso, queste le mosse che rendono Ava uno dei personaggi femminili migliori degli ultimi anni di televisione.

L’altra sequenza è quella della tortura: l’arrivo di Bob – poliziotto sfigato col mito del giustiziere solitario (e il sogno di essere come Raylan), che abbiamo imparato a conoscere durante la stagione – alla casa di Arlo è un fallimento perché non solo trova l’abitazione vuota, ma si ritrova dopo poco solo con Yolo, squilibrato e sanguinario uomo di Augustine che tenta di estorcergli la verità sulla posizione di Raylan e Drew Thompson. La sequenza è un chiaro omaggio all’omologa e famosissima scena della tortura ne Le iene di Tarantino, infarcita però di variazioni sul tema e con un finale opposto. Nello specifico è di altissima raffinatezza l’equilibrio trovato tra la violenza dei colpi inflitti e l’ironia con la quale Bob modifica di volta in volta il nome di Drew per non dare alcuna informazione a Yolo.

“Everybody loses, or… You could be on your way… And just promise me that we’ll get together and do this again someday”

Justified – 4x10/11 Get Drew & DecoyMolto banalmente già dalla lettura dei titoli di testa si può individuare la grandezza di quest’episodio, perché Yost e Provenzano alla sceneggiatura sono molto più che una semplice garanzia. Il decoy che dà il titolo alla puntata è quella particolare situazione di tensione e stallo, è il centro attorno al quale ruotano tutte le storie, è il piano attuato per catturare Drew, è l’esca con le macchine esplosive, è, infine, la falsa imbeccata dello scioglimento finale. Un epilogo in cui l’incontro/(non)scontro tra Raylan e Boyd mette in chiaro le cose, fa luce su chi siano i veri interpreti di quel mondo: ex amici e conoscenti di lunga data, i due sono le personificazioni di Harlan per antonomasia, figure complementari che cavalcano il territorio e la sua antropologia come fosse un purosangue in piena corsa. Il cavallo, non un animale a caso, ma il simbolo della wilderness, l’emblema del western. Tutti i fili narrativi di “Decoy” portano al senso profondo di quest’episodio, ovvero il tentativo di offrire un punto di vista su che cos’è il sud dell’America, quali sono le sue relazioni con il concetto di frontiera e perché nulla è più calzante della lettura per cui il Kentucky di Justified rappresenta il nuovo west, ovvero quel territorio leggibile attraverso gli stilemi del western, dove non a caso a vincere è proprio il treno, simbolo principe della dicotomia tame/wild e testimone dell’affermazione della civiltà sul territorio selvaggio.


Voto: 9,5

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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