L’inevitabile quando due grandi sceneggiatori (e non solo) iniziano a lavorare insieme è che lo spettatore non può mai essere davvero sicuro di ciò che sta guardando. Se, grazie alle puntate sinora andate in onda, mi sono spesso lamentato che l’assenza della trama orizzontale fosse il nerbo di questa serie, non ho potuto che sobbalzare dalla sedia dopo questo ottimo episodio.
Sin dalle prime battute si capisce che questo appuntamento con Person of Interest è stato costruito per stupire: d’altronde, il mitico duo entra in gioco soltanto in una fase successiva. Gli onori d’apertura sono dati ai detective Fusco e Carter i quali, come partner, lavorano su un omicidio di stampo mafioso avvenuto in un negozio. Scopriranno ben presto che è sopravvissuto un testimone che, sicuramente, verrà cercato ed ucciso dalla mafia. È qui che entra in gioco Reese, il quale si ritrova proprio a dover salvare la vita del testimone (ne è uscito il numero dalla Macchina) e che, quindi, si ritroverà a sua volta immischiato stavolta in un caso persino più grande di lui.
Questo settimo episodio può, inoltre, essere definito come il più corale sinora: seppure il focus principale sia ovviamente puntato su Reese ed il professore che si ritrova a dover salvare, viene dato ampio spazio anche agli altri comprimari.
Il Detective Carter, uno dei personaggi finora meglio costruiti, è largamente presente durante la narrazione, seppure serva principalmente a creare una sorta di aura misticheggiante intorno alla figura di Elias, presenza costante ma che si paleserà realmente solo alla fine dell’episodio. Finch e Fusco, invece, finalmente hanno modo di conoscersi (per Finch è una necessità impellente, considerando infatti che non c’è modo di contattare Reese ora che il suo cellulare è in frantumi). Il loro scambio assume, in alcuni momenti, dei toni sinceramente esilaranti, con Emerson che giganteggia superbamente e che è evidente che necessiterebbe di uno spazio ancora un po’ più ampio di quanto avuto negli ultimi episodi.
In ogni caso, l’attenzione principale è tutta puntata su Reese e sul testimone dell’omicidio. L’uomo è un insegnante in una zona malfamata, con l’obiettivo dichiarato di riuscire a tirar fuori da quelle vite i figli dei membri della mafia. È un uomo solo che sa di combattere contro qualcosa di più grande di lui. Ovviamente, questa immagine viene parzialmente smontata nelle ultime fasi dell’episodio quando, con uno sfoggio di capacità narrativa di gran classe, si scoprirà che l’uomo apparentemente insignificante e con alti ideali, altro non è che lo stesso Elias. La scoperta non è solo spiazzante in quanto tale – anche se devo ammettere di non averlo sospettato sino a qualche secondo prima della rivelazione -, ma soprattutto perché finalmente rivela una debolezza strutturale nei piani di Finch e Reese: il magnifico duo, infatti, sarà responsabile della salvezza del boss e saranno coloro che, in pratica, permetteranno ad Elias di portare avanti il proprio sanguinario progetto di ripulire l’area dai russi ed assumere il controllo. Sempre, però, che sia questo il piano, anche perché sulla figura di Elias è piuttosto enigmatica.
La chiosa finale di Reese, infatti, è sufficiente ad aprire una grossa sfera di problemi: quanti saranno i numeri che verranno tirati fuori dalla Macchina solo perché loro hanno salvato la vita di Elias?
D’altronde, l’omicidio del boss della mafia russa e la passeggiata sul litorale (il richiamo a Boardwalk Empire è casuale?) lasciano volutamente intendere che la storia è tutt’altro che finita.
Ecco così che, al settimo episodio, Person of Interest fa quello scatto in più che gli consente di costruire una propria identità: la nascita di una trama orizzontale che in effetti è stata causata proprio dal magnifico duo non può che impreziosire questo telefilm che rischiava di allontanare coloro i quali non erano alla ricerca del “solito” poliziesco.
Ci sono ancora delle cose da sistemare nella narrazione di questa serie prima di poter parlarne in toni maggiormente entusiastici. Ad esempio, la speranza è che la storia di Elias non venga liquidata troppo rapidamente, né però che sia una parentesi e si ritorni con troppa facilità a creare una sola trama verticale. Inoltre, è ormai già da un po’ che l’analisi sul passato dei nostri “eroi” è stata lasciata da parte. Era un elemento molto interessante e che dava uno spessore non da poco. Ecco, forse sarebbe il caso di tornare a lavorarci, perché si rischia di ricadere nell’abitudine, ed è questa una scelta che, ad una serie nascente, può infliggere un duro, durissimo colpo.
Voto: 8