The Good Wife – 3×12 Alienation of Affection


The Good Wife - 3x12 Alienation of AffectionL’inizio della seconda mid-season segna un ritorno in grande stile della serie che ha saputo affascinarci con puntate complesse e iperdettagliate, eppure sempre molto chiare. Questo episodio vede l’avvicendarsi di molte questioni, ma soprattutto l’interazione di un grande numero di personaggi tra le vicende di un vecchio caso della Lockhart/Gardner.

Non solo vortici legali, ma anche personali: questo episodio non si fa mancare davvero nulla e dalle situazioni più o meno intricate emergono rancori, alleanze, caratteri forti e debolezze, con una chiarezza che sconvolge soprattutto se si considera che tutto questo avviene in poco più di 40 minuti.

Il caso

La Lockhart/Gardner viene presa di mira da una coppia che, agendo in sordina, ha deciso di riguadagnare tutto ciò che ha perso durante la separazione facendo causa agli avvocati per “alienation of affection”, come da titolo: una norma vecchissima rimasta giusto come “a Depression-era curiosity”, per dirla con Will, ma che, se tirata in ballo, può punire il responsabile del fallimento di un matrimonio. Insomma, invece di accusare l’amante, la cameriera, i genitori o i suoceri, il signor Huntley decide (in accordo con la moglie) di fare causa allo studio.
La scusa è banalissima e non sta in piedi, infatti il tentativo portato avanti dall’avvocato Burl Preston (già visto nella 2×14 Net Worth), soprattutto nella deposizione di Alicia, si rivela per quello che è: gettare fumo negli occhi per sfoderare il vero asso nella manica, l’accusa di frode. Non solo, infatti, un’azienda, passata nelle mani della moglie durante la divisione dei beni, è stata venduta sotto consiglio della Lockhart/Gardner per poi essere rivalutata 44 milioni di dollari; ma addirittura l’ingenua April Huntley avrebbe guadagnato dal divorzio molto meno dello stesso studio legale, a cui sono stati intestati profitti sull’azienda per il 5% grazie all’intervento di Julius.

The Good Wife - 3x12 Alienation of AffectionNon starò a perdermi oltre sulla questione legale, soprattutto perché è davvero intricata e merita di essere vista, non raccontata; piuttosto, trovo esilarante che dopo tutti questi dettagli, cavilli e norme pre-belliche, la soluzione del caso si trovi nel banale, in ciò che accade tutti i giorni in tutte le parti del mondo: il tradimento. Una trovata forse un po’ troppo da deus ex machina per The Good Wife (e chissà cosa sarebbe successo se avessero davvero fatto una perizia sull’inchiostro dell’allegato), ma perfettamente in linea con un caso come questo: la moglie, che si lascia abbindolare dall’ex marito al punto di tornarci insieme e fare causa insieme a lui ai suoi avvocati, di fatto tradendoli, viene tradita a sua volta. Similitudini come queste sono il pane quotidiano per i denti della serie e apprezzo sempre di più il fatto che non vengano mai urlate, ribadite o sottolineate: basta accennare piccoli dettagli, spargerli qua e là e permettere al pubblico di fare la sua parte.

Diane

The Good Wife - 3x12 Alienation of AffectionLa regina assoluta dell’episodio. Non solo perché la puntata inizia con lei ad una mostra, con una sequenza che è al contempo di gran classe e di assoluta ironia (“That wasn’t a pickup line. I did think you wanted the spot”), e nemmeno perché la adoriamo quando – pur così perfetta ed elegante – si invaghisce di uomini rudi che al suo fianco stanno sempre e comunque bene; è la regina dell’episodio perché è lei a gestire tutte le situazioni, anche quelle più complicate e al limite della moralità, e lo fa in modo legale, forte e persino un po’ sarcastico. E’ innegabile, infatti, che quel finale con David Lee e Eli sia gestito proprio nel modo in cui una madre sgriderebbe due figli, casinisti e combinaguai, ma a loro modo incredibilmente geniali: e credo sia stato uno smacco incredibile soprattutto per Eli, che non molto tempo prima le aveva detto di smettere con la sua visione romantica dello studio come di una famigliola felice.

Il supporto di Diane – che in questa puntata è davvero ovunque e dietro ogni personaggio, non in modo ossessivo bensì protettivo – arriva anche a Will e Alicia, che qui interagiscono poco ed è giusto così. Se il primo si lascia andare a pensieri di fallimento e si sente rispondere “We’re in this together” (e Diane quando lo dice, lo intende sul serio), la seconda ha la necessità di rivelare il suo dubbio su David Lee e sulla veridicità del documento ritrovato: Alicia è una donna onesta e lo è anche Diane, quindi credo che quest’ultima abbia apprezzato moltissimo la sua scrupolosità. Il consiglio fornito (“Testimony is about your best memory”) conferma quello che già sappiamo: Diane non è una sprovveduta, agisce nel suo interesse e ci mancherebbe che non lo facesse, ma sempre in modo assolutamente corretto; non certo da “omiodio riveliamo tutto per pulirci la coscienza”, ma giustamente senza neanche tirarsi una mazzata sui piedi. I buchi nella testimonianza di Alicia li deve trovare l’accusa, non devono andare loro a cercarseli col lanternino.
Il lavoro fatto su questo meraviglioso personaggio è sempre ineccepibile, ma il tocco magico offerto dall’interpretazione di Christine Baranski è davvero la parte migliore – con la sua celebre risata come cigliegina sulla torta.

Incontri/Scontri

The Good Wife - 3x12 Alienation of AffectionCome dicevo, in questo episodio molti personaggi si trovano ad interagire anche in modo nuovo ed imprevisto, con risultati spesso diversi.
C’è chi si incontra e comincia in qualche modo ad appianare le divergenze: Alicia inizia due bei processi di chiarimento sia con Kalinda – che quando si preoccupa per lei è adorabile – che con Cary. Su quest’ultimo avrei molto da dire perché è un personaggio più complesso di quello che sembra e gran parte di questa impressione è data dall’ottima interpretazione di Matt Czuchry, al quale non avrei dato due lire ai tempi di Gilmore Girls/Una mamma per amica, ma che in questa serie ha trovato davvero pane per i suoi denti: il suo “Things change” vale più di mille parole non solo per il peso che ha in quel momento, ma anche per il modo, sempre così sicuro e sempre così timido, con cui l’attore interpreta questa dualità.

C’è chi si scontra, come David Lee con Julius, ma anche con Eli: ognuno di loro ha le proprie colpe, ma davanti ad uno vestito così io non posso che alzare bandiera bianca e arrendermi al suo cospetto.

The Good Wife - 3x12 Alienation of AffectionMa c’è qualcosa che troveremo anche nei prossimi episodi: le conseguenze dell’incontro tra Will e Elsbeth Tascioni (una Carrie Preston sempre sopra le righe, e per questo meravigliosa) e dello scontro tra quest’ultima e la malefica Scott-Carr: la mossa della Tascioni di rivelare alla stampa i nomi dei tre giudici più onesti come potenziali obiettivi della Malefica Wendy è stata un’idea strampalata eppure furbissima, anche se ha stretto il cappio intorno al collo di Will. Il “You’ve been served”, ripetuto sul finale da Copeland, ha tutto un diverso sapore rispetto a quello iniziale.

Una puntata davvero ricca di moltissimi dettagli, sfumature e curiosità; un caso ben congegnato, con una buona dose di terrore che ha toccato più o meno tutti (chi per un allegato perso, chi per 44 milioni di dollari, chi per 1.2 e un equity partner agreement); infine, scene e battute dosate alla perfezione, che hanno fatto di questo episodio uno dei migliori di questa stagione in corso.

Voto: 9

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.