
Ammetto che, dopo anni di devozione nei confronti del più grande medico zoppo di tutti i tempi, quando ho saputo che questa sarebbe stata l’ultima stagione ho tirato un sospiro di sollievo, seguendo l’antico adagio del “se ami davvero una serie tv, lasciala andare prima che si accartocci su se stessa”. Eppure è innegabile che vedere l’ultimo episodio, dall’inquietante titolo “Everybody Dies”, sia stato un duro colpo anche per me.

Il rapporto tra i due è sempre stato acutamente sbilanciato dalla parte di House: è lui l’amico in difficoltà, l’irrazionalità, il bambino a tutti gli effetti; non è un caso che nella puntata 8×21 Holding On Wilson dicesse apertamente “He’s not my child. I cannot be responsible for the happiness of Gregory House” come a sottolineare la necessità di un distacco da un rapporto che ha sempre visto James salvare Greg (da più o meno qualunque cosa, ma soprattutto da se stesso).
Ecco che quindi decidere di mettere in pericolo la vita di uno dei due è una cosa che riguarda entrambi ed ecco perché, per analizzare davvero fino in fondo la psiche di House, non si poteva che privarlo del suo unico appoggio e sostegno di tutti questi anni.
Quest’ultima puntata mette in scena le conseguenze di ciò che è accaduto nel finale della precedente, in cui House è stato condannato a passare in carcere gli ultimi mesi di vita di Wilson per una “bravata” che ha causato migliaia di dollari di danni all’ospedale, ma che soprattutto si configura a livello più profondo come tutto fuorché una bravata. Quanto simbolismo c’è in quei biglietti-regalo di Foreman (che stanno ad indicare l’assenza futura di Wilson) gettati negli scarichi dei bagni dell’ospedale? Quanto si può cogliere da quel mare d’acqua che nasce proprio da quei biglietti gettati, da quelle lacrime esplose che nascono dal rifiuto di un futuro senza il suo migliore amico? Ma la conseguenza è troppo dura da sopportare ed è proprio questo che sta alla base di tutto l’ultimo episodio: non tanto il dolore per la perdita del suo amico, quanto la sofferenza che Greg ha sempre provato e che ora deve affrontare proprio perché costretto dagli eventi.
“Everybody dies. It’s meaningless”
La presa di coscienza della futura morte di Wilson e la presa d’atto che né lui né Foreman sono disposti a prendersi le sue colpe, portano House a confrontarsi con se stesso, dunque, giungendo alla conclusione che nemmeno il suo lavoro sia poi qualcosa di così importante, dato che tutti alla fine siamo destinati ad andarcene; questa consapevolezza, che arriva a portargli via persino la passione per il puzzle, per l’enigma, dunque per il suo lavoro, lo conduce all’autodistruzione, all’eroina e in ultimo alla scelta se rimanere in un edificio in fiamme o lasciarsi morire. Le quattro apparizioni, più la sua decisione finale, possono essere viste come le cinque fasi del dolore/del lutto, che Greg è costretto ad affrontare (in maniera piuttosto rapida, ma sicuramente simbolica) per potersi infine autodeterminare.
Le cinque fasi

E’ la negazione di tutto (“Even with your subconscious, you’re evasive”) che lo porta a visualizzare il suo dipendente morto suicida; ma soprattutto è il ragionamento di Kutner/House a segnare il primo momento di passaggio da una fase all’altra: “Death is eternal nothingness”, ma ora per House anche la vita è questo, così come lo è il lavoro e come lo è diventato l’enigma. A che pro impegnarsi, trovare il puzzle interessante se poi dobbiamo morire? Tutto è diventato niente, il pieno è diventato vuoto, ed ecco che per questo motivo si passa alla seconda fase: la rabbia.





You’ll go to jail for years.
You can never be a doctor again.”
“I’m dead, Wilson.
How do you want to spend your last five months?”
Con il giro finale in moto – dove ancora una volta Greg ci fa sorridere dichiarando che Cancer is boring – giungiamo ad un finale agrodolce: una di quelle conclusioni che commuovono senza far piangere, che danno la sensazione di aver visto esattamente la giusta chiusura di tutta questa vicenda. La stagione non è stata eccelsa, tutt’altro: ma questo quartetto finale è stato davvero la degna conclusione e devo dire che, se la media generale può attestarsi su un 7 tirato per le orecchie, questi ultimi episodi si meritano di sicuro un 8 ½ .
Un voto alla serie credo che sia davvero impossibile da dare: in ogni caso basta dire che è uno di quei prodotti che ha cambiato per sempre la storia della televisione. Gregory House ci lascia in eredità la consapevolezza di quanto straordinario possa essere il genere umano, di quanto sia difficile far convivere genio e dolore, infelicità e creatività; e soprattutto ci lascia una prova attoriale strepitosa, un Hugh Laurie che è la prova vivente di come certi personaggi possano essere interpretati da una sola persona su 7 miliardi.
Voto puntata: 8 ½
Voto stagione: 7/8
Note:
– Lisa Edelstein, la Cuddy, è stata l’unica grande assente in questo finale: è un peccato che diatribe personali/motivi economici/motivi di qualunque tipo possano portare ad una mancanza come questa.
– Foreman pare essere l’unico a capire davvero cosa sia successo: l’indizio lasciato da House è da immaginarsi come un modo per ripagare il suo dipendente/capo per avere almeno tentato di essere suo amico?
– Come volevasi dimostrare, Chase sarà il nuovo capo del dipartimento di Diagnostica del Princeton Plainsboro.
– Giusto per citare la fonte di riferimento, persino la scena del funerale e del messaggio che Wilson riceve da Greg sembra richiamare Sherlock Holmes, questa volta inteso come la prima puntata della serie tv della BBC.
– “Did you never see “Dead Poets Society”? Carpe diem”. House che cita un film in cui ha recitato Robert Sean Leonard in un ruolo molto particolare (e non voglio rovinare il film a chi non l’ha visto, ma se l’avete visto sapete a cosa mi riferisco) è un tributo semplicemente perfetto.

Quoto tutto… Finale PER-FET-TO!!! la cosa che mi ha colpito molto (e che non è stato approfondito dalla recensione) è stato il passaggio in cui House dice che non c’è nulla che può fare per salvare il paziente ed è lì che il paziente decide di aiutarlo. Mi ha colpito questo nuovo punto di vista che cambia la visuale sempre tenuta da House… Purtroppo non posso che quotare la grande assenza della Cuddy (cui io credo spettasse il compito egregiamente eseguito da Stacy) che sinceramente avrei voluto vedere in questo episodio (volente o nolente lei è stato un pezzo fondamentale per House ed è brutto vedere come questioni così terrene abbiano rovinato un momento così alto quale è stato questo strepitoso finale). Detto questo esclusa questa piccola nota dolente il resto è stato tutto PERFETTO e non c’era modo migliore per concludere (per come hanno troncato l’ultima parte di stagione dal resto dell’ottava,e per come sono stati poco utilizzati i nuovi personaggi, si nota come gli autori abbiano voluto far finire House prima di stravolgere troppo ciò che avevano così faticosamente e meticolosamente creato nel 2004).
Scena preferita: la caduta di House nell’edificio a simboleggiare il suo andare sempre più nel profondo della propria mente e tutto il dialogo tra House e Cameron da BRIVIDI.
approfondire tutti i dialoghi in questa recensione era semplicemente impossibile. bisognerebbe stare due ore solo a parlare delle due canzoni scelte nel finale XD e ovviamente non si può proprio dire tutto. Comunque sì, anche quella parte è importante, anche se non la vedo come fondamentale nel processo di accettazione di house, tanto più che poi lui (vuoi per l’enigma, vuoi per altri motivi) decide di dire al paziente quel “non sei simmetrico” che cambia tutto. comunque davvero un’ottima puntata per un ottimo finale!
Il quartetto finale è da antologia delle serie tv, qualcosa di perfetto. Everybody dies poi è talmente denso di significati e di rimandi in quei dialoghi tra la vita e la morte che necessita visioni plurime. Come dici giustamente è impossibile approfondirli tutti in una recensione. House è riuscito nell’impresa che fino a metà della stagione sembrava impossibile per me: tirare le somme di 8 anni fantastici, aggiungendo qualcosa di veramente nuovo. Non ho pianto, ma ho fissato lo schermo nero per interi minuti e non trovo ancora adesso la parola adatta per descrivere la sensazione che mi la lasciato.
Complimenti per la recensione 😉
d’accordissimo. non fare un finale lacrimoso è stata davvero un’ottima scelta e credo che abbiano azzeccato proprio quello giusto.
grazie =)
Quoto la recensione in quanto molto buona, complimenti.
Anche io sono rimasto molto deluso dall’assenza della Cuddy, quantomeno al FUNERALE! Neanche un accenno “non ci piace”:)
ps
Mi piace sempre fantasticare su improbabili prosiegui di serie post ending… anche qui uno scenario possibile lo intravedo! una serie basata sui 5 mesi finali di wilson passati magari in località turistiche curando “di passaggio” qua e la con le solite talentuose intuizioni! Non scordo però la giusta frase “meglio lasciarla andare che vederla accartocciare su se stessa”!
saluti a tutti
Icchan
grazie! =)
comunque più che una stagione intera magari sarebbe carino un film, anche se il finale con la morte di wilson potrei non reggerlo!
Ho guardato ieri le due puntate finali di HOUS! è probabilmente una delle serie da me preferite insieme a E.R. ma non ci siamo proprio. Credo di esser uno dei pochi che non ha apprezzato la conclusione, l’ho trovata mal recitata e particolarmente fredda e cinica. Non metto in dubbio la regia la prova del nostro amato medico e neanche la sceneggiatura, ma la recitazione dei comprimari e le reazioni emotive le ho trovate assurde. Il fido amico di HOUSE seduto sul ciglio della strada che guarda il corpo trasportato su una barella con lo sguardo inespressivo senza una lacrima lo trovo paradossale, trovo altrettanto paradossale le testimonianze dei sui colleghi/amici durante il funerale, niente di veramente toccante. Gi americani sono così, in tutte le serie li trovo cinici e sempre con una scritta in fronte che recita :” fatti gli affari tuoi che ai mie ci penso io”!!!!! le reazioni dopo la notizia dei cinque mesi di Wilson poi è quasi ridicola,ma bene che si dice “la vita va avanti” ma un minimo di tristezza nei volti l’avrei preferita. Ottimo HOUSE ma il resto zero assoluto.
guarda, sicuramente son gusti però visto che l’hai guardata ieri immagino tu l’abbia vista in italiano, giusto? ecco, io ne ho visti 5 minuti e mi son venuti i brividi per lo schifo. Prova a vederla in lingua originale, secondo me almeno un po’ la differenza la sentirai.
Il funerale l’ho trovato molto realistico, anzi, avrei trovato fuori luogo qualcosa di più emotivo di quello. House non è mai stato una persona facile con cui convivere e non è vero che la morte (o presunta tale) cancelli tutto. Secondo me le reazioni sono state giuste e ben calibrate a seconda dei personaggi.
Sfortunatamente un dialogo in inglese fatico a seguirlo, ma a prescindere da questo mi sarei aspettato dai suoi “soci” qualche parola in piu, magari non melensa e ruffiana, ma qualcosa di piu approfondito visto il rapporto sempre particolare che hanno avuto in tutti questi anni. HOUSE è un tipo eccentrico è particolarmente sagace ed intelligente, gli altri comprimari sono quasi al suo livello ma non hanno dimostrato umanità a sufficienza sia per lui sia per Wilson. Va be’, ora è tutto concluso……peccato!
ps
Dimentichi che “quelli la” convivevano con la morte tutti i giorni. Le reazioni emotive di chi vede morire gente tutti i giorni sono sicuramente (100%) molto diverse da quelle strappalacrime e capelli di tutto il resto della gente.
Ribadisco che la cosa più grave è stata il: “niente Cuddy al funerale!”
Tirando le somme però la puntata, oltre che la serie, superano (come di consueto) abbondantemente la sufficienza!
Saluti