The Newsroom – 1×06 Bullies


The Newsroom - 1x06 BulliesCon l’episodio Bullies, The Newsroom torna all’utilizzo dei flashback che avevamo già visto nella puntata The 112th Congress; questa volta la struttura non è così complessa come la precedente, ma sfrutta la seduta di Will con un terapeuta per ripercorrere quanto accaduto negli ultimi giorni. 

L’uso dei flashback è certamente funzionale alla vicenda e soprattutto ci permette di conoscere un po’ meglio il burbero Will e di capire cosa giace sotto gran parte dei suoi atteggiamenti;  sebbene questa idea abbia risvolti più che positivi nell’economia della puntata, riutilizzarla a distanza di così pochi episodi non è una scelta che si possa definire lungimirante, perlomeno se si vuole evitare il concetto di “ripetitività” già a partire dalla sesta puntata.

The Newsroom - 1x06 BulliesPrima però di analizzare ciò che è accaduto nell’episodio, è necessario fare un passo indietro, perché attualmente sembra inevitabile dover affrontare discorsi di più ampio respiro quando si parla di Sorkin e di The Newsroom. Il dibattito sollevato da questa nuova serie – al di là delle divisioni tra fan e detrattori dell’autore – spinge a considerare certe scelte sotto diversi punti di vista, e soprattutto a cercare di vedere esattamente dove si crei questa frattura. Personalmente credo che i punti siano due: l’utilizzo della retorica e la credibilità dei personaggi. Sulla prima questione, oltre ad esempi che possono essere più o meno lampanti come il finale della 1×05 Amen, credo che il discrimine sia insito nella domanda “cosa ci si aspetta da una serie tv”: a me non interessa vedere fiumi di retorica se non portano assolutamente a nulla, mentre in questo caso sono più che disposta a chiudere un occhio se questo permette di analizzare temi in genere poco affrontati in televisione, o se ci consente di vedere – forse sì, con uno sguardo un po’ idealista – quello che una vera newsroom dovrebbe fare ed essere.

Sulla questione della credibilità, il discorso non è dissimile: a volte i personaggi se ne escono con frasi e battute che nessuno si aspetterebbe nella vita reale, altre volte sono perfino troppo moralmente integri per essere veri. Eppure tutto si ricollega alla domanda: “Cosa ti aspetti di vedere in una serie tv?”, o meglio, “Cosa ti aspetti di vedere in questa serie tv?”. Io non guardo The Newsroom andando a cercare la falla irrealistica perché sin dall’inizio mi è venuto istintivo non farlo; sì, a volte c’è dell’esagerazione nella costruzione dei personaggi, e spesso c’è anche approssimazione, ma sin dai primi due episodi mi è sembrato abbastanza chiaro che non fosse quello l’argomento centrale della serie. È la quantità dei temi portati a galla che vale il prezzo del biglietto, ed è l’osservazione di come andrebbero – o non andrebbero – affrontati che fa di questo The Newsroom un prodotto coinvolgente e interessante.

And now we’re doing the broadcast in Japanese!

Prendiamo questo episodio: l’insonnia di Will e la sua “seduta terapeutica involontaria” col figlio 29enne del suo ex analista (un brillante David Krumholtz) danno il via ad una serie di eventi che si scopriranno collegati tra di loro nel caso dell’inconscio di Will, ma che per noi sono solo storie separate che ci permettono di vedere più di una questione contemporaneamente.
Tutta la storia di Sloan e di Fukushima mette in evidenza questioni di etica sia personale che lavorativa.

The Newsroom - 1x06 BulliesLa “ragazza” – come la chiama provocatoriamente un arrabbiatissimo Charlie – non riesce a seguire le leggi del suo mestiere non solo perché ha poca esperienza come conduttrice di un programma, e nemmeno solo perché istigata da Will a “mettere i bugiardi con le spalle al muro”, ma soprattutto perché non intende sacrificare la verità su questioni di sicurezza mondiale per sottostare alle regole del gioco. Quella redazione, come non si stancano mai di far notare, è diventata un tribunale, e Sloan ha deciso di utilizzare una prova “off the record” perché convinta della colpevolezza dell’imputato. E’ facile parteggiare per lei da un punto di vista personale, ma è innegabile che la sfuriata di Charlie sia più che comprensibile: non puoi buttare la tua professionalità dalla finestra (insieme all’onore del tuo amico giapponese) solo per provare che hai ragione. E per l’amor del cielo, non puoi condurre una trasmissione in giapponese su suolo americano! (Per la cronaca: Olivia Munn è cresciuta in Giappone, motivo per cui parla così bene la lingua).

The Newsroom - 1x06 BulliesChi decide di sacrificare la verità in nome di qualcos’altro è invece Will, che pur di proteggere Sloan acconsente a farle dire in diretta nazionale la clamorosa bugia della confusione sui numeri “4” e “7”, anche se nel frattempo il Giappone ha dato proprio quell’allerta che Sloan ha cercato tanto di far dire all’amico Tanaka. La motivazione che sottostà a questa scelta è stata, a mio avviso, solo in parte corretta: la notizia che Will veda la giornalista come “una sorella minore” arriva in modo abbastanza imprevedibile – non ci è mai stato fatto notare nulla a riguardo – mentre trovo molto più credibile, sia per il personaggio che per la puntata stessa, il suo non voler essere un “bully”, un prepotente. E’ infatti il rifiuto dell’identificazione con la figura paterna che smuove le fila di tutto l’episodio; è il suo non voler far paura alle persone a dispetto del suo comportamento da orso, è il suo inseguire la verità ad ogni costo, salvo poi pentirsi dei metodi con cui l’ha ricercata, che lo mette in contrasto con se stesso, che gli impedisce di dormire.
E poi certo, c’è anche il bacon, ma questa è un’altra storia.

“Does Mr. Santorum think you’re fit to be a teacher?” “No”

Lo scontro con Sutton Wall, consigliere della campagna per la corsa alla presidenza di Santorum, è il punto più alto dell’intera puntata e uno degli effetti del discorso fatto poco sopra sull’incapacità di Will di gestire le sue due parti più contrastanti: la ricerca della verità a tutti i costi (che lo porta a spingere sull’acceleratore anche quando non dovrebbe) e il senso di colpa successivo.
Mentre sulla questione delle moschee è difficile trovare un punto criticabile in tutto il discorso di Will (la conclusione “Ms. Greer, we weren’t attacked by Muslims. We were attacked by sociopaths. And I, for one, would join you in protesting a community center for the criminally insane. But no one is suggesting building one” è dialetticamente inattaccabile), qui il confine tra giusto e sbagliato si mescola di continuo, creando confusione e spingendo ad una riflessione più approfondita.

The Newsroom - 1x06 BulliesHa ragione Sutton quando dice che lui non può essere ridotto a solo due cose, essere nero ed essere gay, ma sfugge davvero il motivo per cui dovrebbe sostenere la campagna di Santorum: lo fa solo perché hanno la stessa idea sull’aborto? Certo, nessuno sostiene qualcuno perché ne condivide il 100% delle idee, ma questo è troppo poco, senza contare che la lotta per i suoi diritti si scontra con quello delle donne di disporre del proprio corpo e delle proprie decisioni in merito. È ragionevole sostenere tutto il discorso di Will, ma è innegabile che l’esagerazione si colga in modo palpabile, così come lui stesso la percepisce nello studio del dottor Abram. Sutton ha degli studenti, Sloan ha degli studenti, lui ha spaventato una studentessa: tutto si intreccia, le figure di rilievo diventano figure genitoriali che devono avere cura dei loro “figli”, che non devono spaventarli, e lui ha messo all’angolo Sutton, ha spinto Sloan su una linea molto sottile, ha urlato contro una studentessa. Tutto si intreccia senza inizio e senza fine, e ci offre uno spaccato psicologico sicuramente non tra i più originali (un padre alcolista e violento è uno dei topoi classici della narrazione contemporanea), ma tra quelli raccontati in modo migliore.

I wrote on the card: “I’m so sorry about your loss. LOL.”

Certo che se si vuole difendere Sorkin dall’accusa di misoginia, una frase del genere detta da Maggie, sommata alla confusione tra Georgia-stato e Georgia-nazione, non può aiutare, e nemmeno lo scambio di identità che Sloan opera costantemente tra Sandra Bernhard e Sarah Bernhardt. Eppure per una volta scopriamo di un insospettabile Jim che è andato al Circolo Polare Artico a cercare i pinguini, quindi forse c’è speranza perché le donne non siano le uniche a dire idiozie o a fare pessime imitazioni di Groucho Marx.
The Newsroom - 1x06 BulliesGli uomini continuano però ad essere emotivamente disastrati, anche quando la questione viene accennata il meno possibile: non manca mai un riferimento all’intesa tra Jim e Maggie e questa volta l’esplosione di Don mentre parla con Sloan mostra una frattura che a breve si farà certamente sentire; e poi abbiamo Will, che pur alle prese con minacce di morte, guardie del corpo (Lonny Church, torna presto che a Sloan mancano già i tuoi pettorali!), reattori nucleari ed estremisti di qualunque genere, non si fa mancare il tempo di comprare un anello per Mac, prevedendo la scoperta del Late Show mai andato in porto, e di strappare lo scontrino per la restituzione.

Gli approfondimenti sui personaggi, come si diceva all’inizio, si limitano a questo e sì, forse non è l’ideale quando si guarda una serie tv: ma è altrettanto vero che, quando già al terzo episodio vengono mostrati 6 mesi in 40 minuti, forse bisognerebbe provare a capire che non è quella la parte che si cerca di raccontare. Se questa scelta sia giusta o sbagliata lo si capirà solo con il tempo, ma per ora – se si decide di guardare alle puntate senza idee precostituite – il prodotto continua a funzionare, ad interessare e ad essere tutto fuorché noioso.

Voto: 7 ½ 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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