Dopo una lunga attesa, tornano “Reese & Finch + The Machine”, che non è il nome di una band musicale, ma la premiata ditta di una delle novità più interessanti dell’anno scorso. Person of Interest riparte da dove eravamo rimasti (il bellissimo season finale), con colpi di scena, cambi di prospettiva e nuovi personaggi (non solo “umani”).
Dopo un inizio a dir poco difficoltoso e incerto, Person of Interest è riuscito a diventare l’anno scorso uno degli show di punta della tv americana, non solo in termini di ascolti (è stata la novità con la più alta media di telespettatori), ma anche di qualità.
Con questo Contingency, la serie conferma adesso ulteriormente la sua “atipicità” di drama CBS, canale dove solitamente le premiere sciolgono in fretta tutti i nodi dei finali di stagione precedenti, in modo che dal secondo episodio si possa tornare tutti felici e contenti ai casi di puntata. Certo, presto o tardi ci ritornerà anche lo show di Jonathan Nolan, ma è apprezzabile la prolungata attenzione riservata alla trama portante, così come il tentativo (riuscitissimo finora) di costruire una mitologia talmente vasta da poter sorreggere l’aspetto procedurale (invece di fargli solo da mero contorno).
Qualcuno potrebbe aver storto il naso sullo screentime “rubato” alla trama principale dalle vicende della guest star Ken Leung (il Miles di Lost), eppure sarebbe stato troppo comodo che, in un momento di simile difficoltà, la Macchina magicamente smettesse di dare numeri. La trovata geniale è stata, al contrario, proprio quella di aver fatto arrovellare tutti gli spettatori durante l’estate su chi ci potesse essere dall’altra parte del telefono e cosa avrebbe detto a Reese, per poi rivelare che invece non c’era nient’altro che un programma che fornisce al nostro eroe un altro numero, un altro “irrelevant case”.
Sebbene risulti inevitabilmente un po’ frettoloso e privo di vero appeal, il singolo caso si integra perfettamente sia con le parti più interessanti della storia, che con l’approfondimento psicologico dei personaggi e con le immancabili scene badass/comiche, tra uomini che volano dalle finestre e dolorose “estintorate” (in un mix di elementi che, non a caso, ricorda molto, come struttura, il Batman dei fratelli Nolan).
Il cuore dell’episodio risiede tuttavia nel ravvicinato duello tra Finch e Root, due facce, per certi versi, della stessa medaglia: entrambi vogliono evitare i crimini, ma uno agisce salvando le vittime, l’altra uccidendo i carnefici. Quali siano i piani su scala generale della hacker più psicopatica su piazza, ancora non è dato saperlo, ma il confronto tra i due già cresce a livello tematico: da una parte abbiamo una donna fredda e razionale che, però, più di tutti ha compreso la componente “umana” della Macchina; dall’altra, c’è invece un uomo mosso da nobili sentimenti, che ha però tentato in passato di eliminare nella sua creazione proprio l’umanità e il puro istinto di protezione, probabilmente per renderla un sistema perfetto.
Sarà dunque il complicato rapporto Uomo/Macchina a farla da padrone in questa stagione, con la “Machine” che, in un cambio di prospettiva riuscito e intrigante, è diventata, da semplice motore delle trame settimanali, essa stessa personaggio. E già le analogie con lo Skynet di Terminator, l’Hal 9000 di 2001: Odissea nello Spazio e, perché no, anche i Cylon di Battlestar Galactica (per la loro ambigua natura umano/tecnologica), si sprecano.
Altro fondamentale tema annunciato è quello del Controllo. Harold è allo stesso tempo controllore della Macchina e controllato da essa, ma è davvero possibile ridurre la vita ad un calcolo di probabilità, a numeri di previdenza sociale, alla lettura fredda e razionale delle emozioni umane? Come vivremmo se una Macchina potesse controllarci e darci indicazioni su come muoverci e cosa fare? Bellissima, a questo proposito, la sequenza del Black Jack, in cui Harold, in un impeto di ribellione, rifiuta di dare ascolto ai consigli della sua creatura.
Inutile dire che il parallelo tra la Macchina e la new entry del cane Bear (favolosa, a patto che non ci trasformino Reese nella versione badass del Commissario Rex) è evidente. Finch tratta la Machine come un animale da addomesticare e crescere, ma cosa succederebbe se questo delicato rapporto si rompesse e il “cane” sfuggisse al controllo del “padrone”? Se la Macchina fosse liberata da Root, sarebbe davvero capace di fare, di compiere azioni liberamente, visto che è umanizzata proprio come tutti noi e con in mano un incredibile potere?
Al di là del peso che la trama principale sta assumendo, è comunque un dato di fatto che, dopo i cambiamenti in corsa della passata stagione, Person of Interest abbia trovato la sua strada e i suoi personaggi, tirando fuori il massimo del suo potenziale e dimostrando di saperlo gestire con grande sicurezza. Quello che emerge è, infatti, la grande padronanza con cui gli autori maneggiano il proprio materiale e muovono i loro protagonisti: Carter e Fusco ormai non sono più semplici comprimari, Reese regge la scena benissimo anche senza Finch, e in più c’è una Amy Acker sexy e spietata che non fa rimpiangere il momentaneamente assente Elias. Senza contare che, al prossimo giro, arriverà come guest star anche Margo Martindale, vincitrice dell’Emmy per il ruolo della inquietante Mags Bennett in Justified.
In tutto il panorama dei procedurali, Person of Interest si inserisce così come lo show con l’universo più grande e in continua espansione, il che lo rende simile (in quanto a numero di strade possibili da percorrere) a quel Fringe che quest’anno giunge a conclusione (e che nasceva con le stesse intenzioni di alternare casi singoli ad una trama più forte). Che sia allora proprio il drama di Jonathan Nolan l’erede futuro della fantascientifica creatura di Abrams?
Voto: 8
ottima recensione! io sono rimasta un po’ spiazzata da questa umanizzazione della Macchina, anch’io quando vedevo Finch che le parlava e le diceva “non si fa così, non devi fare questo etc etc” mi immaginavo parlasse ad un animale (e mi immaginavo anche la Macchina con le orecchie e lo sguardo basso, ma lasciamo stare)
Insomma, l’idea mi intriga, ma non so se mi piaccia poi tanto… vediamo come la gestiscono!
Piuttosto, il rifiuto di Finch di usare l’ultimo suggerimento al Black Jack io non l’ho interpretato come ribellione, ma come un non voler approfittare della macchina per vincere soldi… che dici?
Potrebbe essere, in effetti si presta a più interpretazioni: io l’ho visto come un rifiuto a farsi comandare da una macchina e come il tentativo di dimostrare di essere in grado di vincere da solo, anche senza l'”aiutino”!
Anche perché, come si vede dopo con l’incidente stradale, la Macchina tende a dargli indicazioni su ogni cosa e secondo me Finch sa che potrebbe cedere alla tentazione di abusare di questo “aiuto” (fino a dipendere completamente da esso). Anche per questo secondo me prende le distanze… o sono io che mi faccio troppe pippe mentali! XD XD
Sull’umanizzazione della macchina, a me non dispiace… la rende in qualche modo meno “perfetta”, più personaggio e, soprattutto, anche più inquietante e imprevedibile! Poi certo, tutto ovviamente sta nel vedere come gestiscono la cosa…
Anch’io aspettavo di vedere come sarebbe stato risolto il cliffhanger della stagione precedente e la soluzione mi ha soddisfatto in pieno! La trama principale continua ad essere sviluppata bene e i flashback sui rapporti tra Finch e la macchina sono sempre più interessanti (tra l’altro non avevo pensato al rifiuto del suggerimento al blackjack come a una ribellione, ma adesso che mi ci avete fatto pensare, è l’interpretazione che mi piace di più). Lo stesso non si può dire per il “caso del giorno” che ho trovato particolarmente debole e noioso ma è anche vero che io divento sempre più intollerante ai procedurali, quindi non faccio testo! Menzione speciale alle scene di azione che sono sempre una spacconata incredibile ma lo sono in un modo talmente intenzionale che iniziano a piacermi (¬‿¬)!!!
E’ vero, il caso singolo è noioso e a me ha ricordato le puntate di Fringe in cui si approfondiva la mitologia ma in cui per forza dovevano infilarci dentro anche il caso di puntata!
Purtroppo quando è così, l’indagine è per forza più debole, perché hai meno tempo per svilupparla. Qui, però, trovo la scelta più giustificata, appunto perché sarebbe stato poco credibile che la Macchina smettesse di dare numeri fino alla ricomposizione della squadra! E’ vero anche che, quando ricominceranno con i vari casi, se li faranno tutti come quelli della seconda parte della prima stagione, per me possono andare avanti così anche per 10 stagioni!
io questo episodio l’ho adorato, veramente. a parte forse l’inizio (difatti, chi se ne frega del POI con Finch da salvare??!), ma veramente, le parti del passato con Finch che fa da maestro alla macchina, la mette alla prova, e la successiva scoperta del metodo di comunicazione mi sono piaciute un sacco.
Amy Acker credo sia veramente fantastica nella sua interpretazione, quasi mi mette i brividi sul finale quando rivela a Finch il suo piano.
Penso che se la stagione continua così, la serie diventerà il mio crime preferito…
questa serie mi fa impazzire.la adoro.ma…ho guardato e riguardato le puntate e mi sono accorto che in questa c’è qualcosa che non va(o perlomeno,qualcosa che,a rigor di logica,non mi torna).quando reese capisce come la macchina dà i numeri a finch,al telefono poche scene prima,la parola”uncertainty” viene sussurrata prima della parola”family”,perchè quando reese compone il numero di previdenza sociale cambia l’ordine?e poi..perchè i libri sono diversida quelli presi sugli scaffali?sono molto attento ai particolari e mi piacerebbe sapere la ragione dell’inversione/sostituzione.