Treme: un viaggio nella cultura jazz-blues americana 1


Treme: un viaggio nella cultura jazz-blues americanaTreme è il nome di uno dei principali quartieri di New Orleans, Lousiana. Un posto che ha dato i natali ad alcune tra le più interessanti forme di jazz-blues afroamericano di sempre. Quello che nasce e risuona per le strade di New Orleans è un beat universale, autentico metronomo che scandisce le fatiche quotidiane dei suoi cittadini, nella lotta per la sopravvivenza dopo l’uragano Katrina.

La città, caratterizzata da fortissimi contrasti socio-culturali, da semplice background diventa in questa serie vera protagonista e viene magistralmente ritratta dalla scrittura di David Simon e Eric Overmyer.

Lo show, trasmesso da HBO – di questi tempi una garanzia –, è alla vigilia della sua terza stagione (premiere il 23/09) e si presenta al pubblico nel classico “drama format” da 60 min. La serie ha ricevuto critiche decisamente positive dalla stampa statunitense, suscitando reazioni di approvazione, seppur tiepida, anche fra gli abitanti dell’ex colonia francese.

Il consueto modello di scrittura che ci si aspetterebbe da un drama è in parteTreme: un viaggio nella cultura jazz-blues americana abbandonato in nome di un’importante novità stilistica proposta con Treme: l’equilibrata alternanza tra scene di musica live e il classico svolgimento di dialoghi e trama. Spesso al termine di una sequenza ad alta tensione narrativa (oppure per introdurne una) i protagonisti convergono in un live, una jam, una performance di strada. Il modello di dialogo muta all’interno di un episodio: si passa da espliciti scambi verbali a più sottili e interpretabili momenti musicali; in questo senso la serie ha un ritmo perfetto, proprio come il jazz-blues di cui si fa portavoce. Molti degli attori coinvolti sono musicisti, altri non lo erano prima dello show: la maestria di questi ultimi nel riprodurre l’atto di suonare è di una verosimiglianza molto buona, anche grazie alle consulenze di molti musicisti (veri) nativi di New Orleans e che suonano in diversi episodi. Tra questi spicca il piano di Dr. John, Alain Toussaint e Davis Rogan, con l’onnipresente tromba di Kermit Ruffins e alcuni illustri cameo, fra cui quello di Elvis Costello.

David Simon inserisce le storylines dei suoi protagonisti nei mesi immediatamente successivi all’uragano Katrina, con le prime due stagioni ambientate nel 2006 e 2007. L’impeccabile scrittura dell’autore di The Wire permette allo spettatore di immergersi completamente nelle difficoltà di una città in ricostruzione, continuamente a cavallo tra l’incredibile forza d’animo dei cittadini (di cui la musica è vero propulsore) e la totale negligenza dello Stato federale, delle forze dell’ordine, di costruttori e assicuratori. Katrina è stato il più grande disastro naturale della storia degli Stati Uniti, e Treme testimonia come i dolori maggiori per i sopravvissuti siano rappresentati dagli abusi di potere, dalla pigrizia a volte razzista di forze dell’ordine e delle istituzioni, dallo stress economico della ricostruzione, a cui si aggiungono una forte disoccupazione e una diffusa criminalità. Il personaggio-chiave, che si fa portavoce dell’indignazione della comunità e che usa il web come mezzo di comunicazione, è quello di Creighton Bernette, interpretato da un brillante John Goodman, attore residente proprio a New Orleans e testimone delle ingiustizie subite dalla cittadinanza anche fuori dal set.

Treme: un viaggio nella cultura jazz-blues americanaIn un simile background ci si accorge subito della vera e propria protagonista della serie: la musica. Treme ci rende testimoni dell’importanza vitale della musica in questa città: se abiti a New Orleans e suoni, quando le cose non vanno bene sei uno “struggling musician”, e una simile condizione prende il sopravvento sui problemi politici ed economici della tua città e della tua stessa famiglia. La musica di strada, i live nelle venues di Bourbon Street e le jam session sono le sole forme di economia possibile per i musicisti di N.O., non ci sono alternative. La musica è vita alla foce del Mississippi, così come lo è sempre stata a partire dagli anni ’20 lungo tutto il corso del fiume del Blues. Allo stesso modo è incondizionato l’amore degli autoctoni per la città, aspetto di cui quasi tutte le canzoni suonate nello show sono testimoni (ad esempio “This city won’t ever drown” cantata da Steave Earle, che interpreta un busker). Anche il fattore nostalgia è ricorrente in diverse storyline, fra cui quella di Janette (una ristoratrice/chef interpretata da Kim Dickens) e il trombettista jazz Delmond Lambreaux (Rob Brown), che hanno spesso occasione di fare il confronto New York/New Orleans, sentendo di tradire le proprie roots, le proprie radici, ogni volta che lasciano la città.

Treme: un viaggio nella cultura jazz-blues americanaNew Orleans è Musica, e viceversa: non sembra poter esserci una discontinuità fra le due cose. La tradizione è talmente forte che gli sforzi di un’intera città subito dopo la catastrofe sono concentrati sull’organizzazione del Mardi Gras, il celeberrimo carnevale indiano in cui i costumi (suits) hanno almeno la stessa importanza dei suoni dei tamburi e dei canti dei Big Chiefs (uno di questi magistralmente interpretato da Clarke Peters). È la prima cosa a cui pensa l’intera popolazione, che unanimemente ci comunica un ragionamento tanto forte quanto inconcepibile in una città tradizionale: “Prima di ricostruire il tetto che abbiamo perso, con i soldi che non abbiamo ancora ricevuto dal governo, dobbiamo cucire il costume ed essere pronti per il Mardi Gras. Al resto penseremo dopo”. Lo spettatore comprende già dopo pochissime puntate che le priorità in questa terra, dimenticata troppo spesso da Washington, sono altre, e tutte di natura culturale: motivo per cui gli stessi abitanti, mettendo in secondo piano la rincorsa al business e all’arricchimento materiale, vedono sotto una luce sospetta chiunque si proponga di ricostruire le loro case.

Un’ottima scrittura, una regia sempre precisa, una verosimiglianza e un’attenzione ai dettagli musicali senza precedenti, un grande cast sorretto da autentiche leggende della musica: sono tutti gli ingredienti attraverso cui Simon & Co. sono riusciti a convincere me e molti altri che New Orleans, per un appassionato di musica, è la migliore città del mondo.

Non è un drama da seguire con morbosa rincorsa al climax, alla svolta, all’azione. È più che altro una rappresentazione meticolosa e precisissima delle migliori sensazioni che la musica può trasmettere; sensazioni che puntualmente ci si trova a provare alla fine di ogni episodio di Treme.

(Consigliatissima anche la colonna sonora della prima stagione: Treme: Music From the HBO Original Series, Season 1)

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Informazioni su Mattia Cenacchi

"The piano hit a chord, his mouth quivered, he looked at us with an expression that seemed to say - Hey now, what's this thing we're all doing in this sad brown world? -. And then he came to the end of the song"


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