Homeland – 2×03 State of Independence 1


Homeland - 2x03 State of Independence Dopo lo sconvolgente cliffhanger che ha concluso un adrenalinico secondo episodio, Homeland rallenta il ritmo per mostrarci lo stato attuale dei protagonisti, entrambi fragili e confusi, in balia di eventi fuori dal proprio controllo.

Il video trovato da Saul non potrà non ribaltare radicalmente tutte le premesse con cui la stagione è partita; per questo motivo trovo saggia e perfettamente in tono con la serie la decisione di fermare un attimo la corsa impetuosa della trama e stabilire quanto profondi saranno i cambiamenti a cui stiamo per assistere, con particolare attenzione alle implicazioni psicologiche che la scoperta della verità comporterà per i personaggi principali.

Quello che capita in State of Independence a Carrie e Brody ha un filo conduttore comune: brancolano tutti e due nella nebbia più fitta, senza la possibilità di controllare con volizione le proprie scelte.

Da una parte c’è Carrie, l’eroina sconfitta, colei che ha evitato una strage non solo senza ottenere il riconoscimento del mondo, ma neanche il proprio. Carrie è stata talmente caparbia e capace nello svolgere il proprio lavoro da perderlo, arrivando ad un punto di rottura perfettamente disegnato e raccontato attraverso l’impeccabile interpretazione della Danes. Homeland - 2x03 State of Independence

Dall’altra parte c’è Brody, acclamato eroe americano, un uomo che la prigionia ha cambiato nel profondo, assolutamente impreparato ad affrontare il ritorno a una vita normale che non gli appartiene più. Il pezzo di discorso che Jessica legge di fronte al marito ne è la perfetta sintesi:  “By my third year in captivity, i knew that this was where I was gonna die, that I had to accept that (…) I prepared to die. But   didn’t die. Somehow I got to go home to a wife and two kids I’d talked to myself they would be just fine, no, better off, without me. I mean how could they really know me anymore?
Personalmente credo che Brody intendesse dire che si era preparato a morire in quell’esplosione, che sapeva dall’inizio che non sarebbe stato in grado di reggere il peso di quello che era diventato, costretto a fingere di essere qualcun altro di fronte alla propria famiglia, che di certo non avrebbe potuto capirlo. Ma Nick non si è fatto esplodere, e tutto quello che ne consegue non faceva parte dei piani. Brody non è un terrorista, non può avere la stessa determinazione di Abu Nazir o dei suoi uomini. Come ammette egli stesso nel video girato prima della tentata strage, Nick resta un marine che combatte per la patria, ma la guerra nei confronti dei nemici interni deve superare prima di tutto la sua guerra interiore. E come potrebbe essere diversamente.

Homeland - 2x03 State of Independence L’episodio porta alle estreme conseguenze la difficile situazione che stanno vivendo i protagonisti. La stessa struttura del racconto (racchiusa in una grande parentesi tra l’inizio e la fine che invece riguardano il video) ne vuole evidenziare la funzione. Purtroppo il risultato non è pienamente soddisfacente soprattutto per quanto riguarda la parte dedicata al marine. Le forzature, sempre più o meno presenti anche negli episodi precedenti, questa volta si fanno sentire particolarmente, a cominciare dalla poca credibilità che ha il fatto che Roya abbia voluto spedire proprio Brody a salvare il sarto. Nick è un personaggio pubblico ormai, facilmente riconoscibile da chiunque, figuriamoci dalla CIA: perché mettere in pericolo un alleato in una posizione così importante? La scelta più logica per un gruppo di terroristi sarebbe stata quella di eliminare la minaccia a monte facendo uccidere il sarto, possibilità non così assurda considerando che Nazir ha deciso di far fuori Walker solo per mettere alla prova la fedeltà di Brody.

Ok, chiudiamo un occhio e diamo per sensata questa scelta. Tutto quello che succede dal momento in cui i due scappano insieme verso il rifugio è governato da una serie di eventi casuali sfavorevoli: la ruota bucata, la telefonata di Jessica che fa entrare in paranoia il sarto, il bastone che spunta dal terreno nel bosco proprio nel punto in cui l’uomo cade, senza contare che proprio quella sera Brody doveva partecipare ad un importante evento col vicepresidente. Nonostante tutto, la scena dell’inseguimento, la telefonata di Jessica e l’uccisione del sarto fanno crescere la giusta angoscia anche negli spettatori, incastrati nella spirale (auto) distruttiva insieme a Brody.

Homeland - 2x03 State of Independence Nel frattempo Carrie la Pazza, rientrata da Beirut più carica che mai, prende l’ennesima batosta da un poco delicato Estes. Dal capo della CIA scopriamo però che l’agenzia ha ottenuto informazioni importanti dalle cose recuperate a Beirut: alla luce della rivelazione di Saul sappiamo che non si tratta del video, dunque suppongo che Carrie abbia fatto ottenere le informazioni che avrebbero condotto al sarto produttore di bombe. Di nuovo, l’ex agente della CIA potrebbe essere la vera causa di tutto ciò che sta capitando a Nick. Inoltre la talpa all’interno dell’agenzia sicuramente ha partecipato a quel briefing, passando poi le informazioni a Roya.

Homeland - 2x03 State of Independence Tornando a Carrie, il viaggio a Beirut ha riaperto la ferita dovuta all’allontanamento dalla CIA. La vita della Mathison coincide col suo lavoro; Carrie non poteva non sperare in un reintegro data la brillante performance in Libano, ma queste speranze vanno in pezzi, insieme alla sua voglia di vivere. La scena girata nella casa della protagonista sembra una celebrazione delle doti attoriali della neo vincitrice dell’Emmy come miglior attrice, e la Danes non si smentisce. Sebbene nessuno di noi abbia realmente creduto al suicidio, funziona la dinamica del tendere la corda fino all’estremo: un tentato suicidio da una parte, un omicidio e la disfatta di un matrimonio dall’altra. E’ il finale che decreta però chi vince e chi perde, e finalmente la ruota gira a favore della bionda: I was right. Tre semplici parole che accendono la luce alla fine del tunnel, preannunciando il buio totale che continuerà ad avvolgere Brody.

Al netto delle forzature, l’episodio assolve la sua funzione più che discretamente. Anche soltanto l’espressione finale di Carrie mentre guarda il video vale tutti i 50 minuti. Non sappiamo ancora cosa ci aspetta dal prossimo episodio, ma siamo sicuri che non vediamo l’ora di saperlo.

Voto: 7.5

Condividi l'articolo
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Un commento su “Homeland – 2×03 State of Independence

  • MarkMay

    Quoto tutto e per tutto… Anche io trovo nel rapporto tra Brody ed i terroristi la parte più debole del racconto (per i motivi da te sopra citati) però devo dire che la storia rimane cmq sempre logicamente accettabile (il fatto che il terrorista si cominci a preoccupare di Brody mentre è al telefono con la moglie l’ho trovata una scelta geniale e che regge alla perfezione con quello che accadrà dopo)… Se infatti può far storcere il naso la scelta di Brody (personaggio si pubblico,ma altrettanto pubblicamente inattaccabile da chiunque), la storia,pur con le dovute forzature, rimane su perfettamente… Detto questo appena ho finito di vedere la puntata ho avuto la tua stessa impressione: “ok,dopo una puntata stupenda,han voluto mettere una parentesi per spiegarci il dramma interiore dei personaggi, mi piace”, e devo dire che se la puntata è probabilmente un livello sotto la precedente, la scena di Carrie che tenta il suicidio (3 minuti di scena SENZA DIRE UNA PAROLA che sia una) vale da solo la visione della puntata.
    Ora attendo con ansia la prossima puntata,conscio che questo episodio sia stato molto di più di un semplice filler…