Boardwalk Empire – 3×12 Margate Sands 4


Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsIl season finale della serie di punta della HBO di questa stagione televisiva autunnale non offre quella dose d’imprevedibilità che ha offerto l’epilogo della stagione scorsa, ma si concentra su una struttura estremamente più complessa e ambiziosa.

Sgomberiamo subito il campo da equivoci: si tratta di una puntata straordinaria, capace di riprendere le storyline di tutti i personaggi principali, densissima di avvenimenti, carica di tensione in ogni sequenza, perfetta nel bilanciare momenti di azione ad altri di riflessione. “Margate Sands” rappresenta uno dei vertici della collaborazione tra Terrence Winter (creatore della serie) e Tim Van Patten, già partner dell’autore in The Sopranos, regista al quale sono ormai da tempo affidate le direzioni delle puntate decisive della serie. Boardwalk Empire si conferma (e in questo caso addirittura si supera) una serie coltissima, che ambisce a rappresentare un’intera epoca storica, un contesto all’interno del quale si muovono personaggi via via sempre più complessi, ai quali è affidato il compito di incarnare una faccia di un microcosmo intensamente magmatico. In quest’episodio emerge con forza anche la consapevolezza della serie nel padroneggiare citazioni cinematografiche di opere afferenti allo stesso genere di riferimento. Accade per la sequenza di apertura, caratterizzata da un montaggio che, alternando gli spari delle mitragliatrici alla pubblicazione delle notizie sui media, riecheggia quella di Scarface di Howard Hawks, film palingenetico di un intero genere. Sempre nell’incipit, lo sparo in macchina di Al Capone offre un’esplicita citazione di The Great Train Robbery di Edwin S. Porter.

 

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsDue donne

Boardwalk Empire è principalmente una serie di uomini, come di uomini è il mondo rappresentato, la east coast degli anni Venti, dove il “gentil sesso” era escluso dalle più importanti concentrazioni di potere, ovvero politica e criminalità. Proprio per questo, sin dalla prima stagione, le due donne che riescono a farsi strada si offrono al racconto come componenti estranee e al contempo in cerca di integrazione. Stiamo parlando naturalmente di Gillian e Margaret.

 

– “You’re a pistol, Red”

– “Than why don’t you pull my trigger and see what shoots out?”

Partiamo dalla prima. Il suo arco narrativo è stato da sempre avvolto da un’aura di profonda tragicità: un monumento fragile, una giraffa dalle gambe deboli, una figura altamente carismatica, ma estremamente bisognosa di feedback esterni. Gillian è stata una donna forte, pupa del gangster, madre del principe di Atlantic City, matrona di casa, imprenditrice. Mai davvero autosufficiente, sempre bisognosa di un referente, di una presenza al suo fianco che ne certificasse l’emancipazione rispetto al resto del suo genere, che ne legittimasse l’autorità. Da questo punto di vista è emblematica la sequenza di uomini che le hanno fatto compagnia nella sua casa: il Commodoro, Nucky Thompson (con il quale ha avuto una relazione in passato e su cui vi è ancora il dubbio circa la reale paternità del figlio defunto), Jimmy, Richard Harrow, il soldato occasionale (ucciso per rivivere più o meno consapevolmente la morte del figlio) e infine Gyp Rossetti. Tutti uomini che lei ha in un modo o nell’altro ricercato e senza i quali non sarebbe mai riuscita ad affrontare la solitudine. Tutti uomini che l’hanno fatta sentire potente e/o importante, almeno per un certo periodo.

 

– “I’m lost, i’m completely lost”

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsLa vicenda di Margaret invece è connotata da tinte fosche, una curva decisamente discendente che riflette il percorso verso l’abisso in cui la donna finisce per cadere. Nella prima stagione si presentava come il personaggio che metteva in crisi il sistema di potere dei maschi alfa di Atlantic City, colei che da sola aveva il coraggio di mettersi di traverso rispetto a questioni non negoziabili quali i diritti delle donne e la possibilità delle stesse di divertirsi allo stesso modo degli uomini. Nella seconda stagione, a seguito del matrimonio con Nucky, diventa una donna di potere che conosce la melma nella quale il marito si muove e ne sfrutta consapevolmente i vantaggi. Un percorso di presa di consapevolezza e sfruttamento del proprio ruolo che vede nella relazione extra-coiugale con Owen (con cui tradisce per la prima volta Nucky) il suo momento apicale. In questa terza stagione però, dopo alcuni acuti iniziali, Margaret cade in un grigiore purgatoriale, dove i tradimenti del marito sono solo una parte delle cause della sua profonda insoddisfazione, che in più di un’occasione la porta verso la più evidente depressione. A tenerla in piedi è la speranza di poter abbondare tutto e partire con Owen (padre del figlio che porta in grembo), sogno che si infrange con la vista del suo corpo morto, recapitato in una cassa in uno dei momenti più intensi della stagione. Quando tutto è perduto decide di abortire, mostrando però una debolezza, una fragilità e uno spaesamento estranei alla Margaret tenace e combattiva dei primi tempi.

 

– “All this time I thought I’d had some civilizing effect. But there’s only so much you can teach a person until you reach the limits of his capabilities”

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsSe Boardwalk Empire è diventato in breve tempo un fenomeno culturale di primo rilievo è anche per l’accuratezza con cui mostra un particolare tipo di contesto, per la precisione e la completezza con cui mette in scena il gangsterismo dei ruggenti anni Venti, incentivato (soprattutto per quanto riguarda la prima stagione) dal nome di Martin Scorsese che, figurando come produttore esecutivo, fa del suo placet alla serie una sorta di garanzia qualitativa e di messa in continuità con la propria opera di autore cinematografico. C’è un filo rosso che lega i gangster movie dell’autore di Taxi Driver a The Sopranos e a Boardwalk Empire, una continuità in certi momenti addirittura palese, quando non citazionista, che va a dare ulteriore lustro alla serie di Terrence Winter. La narrazione propone una sequenza molto vasta di criminali, disposti in maniera compatta sia per città (New York, Jersey City, Philadelphia, Atlantic City, Chicago), che per etnie (italoamericani, irlandesi, ebrei). Nell’ambito di tale affresco uno dei tanti meriti è quello di sfatare quel mito per cui il crimine contemporaneo è sempre e comunque amorale, mentre quello di una volta poggiava su una precisa scala di valori. Ebbene, i criminali di Boardwalk Empire convivono con la tendenza a pugnalare alle spalle anche il proprio socio (in questo la morte di Rossetti è la perfetta concretizzazione di quest’indole)  e la tragica parabola di Luciano (la cui latente omosessualità è tratteggiata in maniera ineccepibile) ne sintetizza perfettamente il succo.

 

– “Do you have any idea who the fuck I am?”

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsSe questa terza stagione è riuscita a sopperire alla mancanza di Jimmy è stato anche per la discontinuità creata con le precedenti grazie all’introduzione di un nuovo villain, un “cattivo” venuto fuori dal nulla, Gyp Rossetti. Il carisma di questo personaggio ha cambiato gradualmente le dinamiche di potere in Boardwalk Empire, grazie ad una caratterizzazione perfetta, volta a mettere in luce la sua esuberante carica di violenza a cui non a caso sono stati dedicati tanti dei finali degli episodi. In Rossetti l’aggressività non è mai fredda e premeditata, ma funge sempre da valvola di sfogo di enormi traumi del suo passato, da cartina di tornasole di un complesso di inferiorità atavico che ne intacca profondamente il carattere, presentandolo come una scheggia impazzita, uno squilibrato senza limiti. Il suo rapporto col sesso è da questo punto di vista l’altra faccia della medaglia, il controcanto della sua efferata violenza. Il sadomasochismo che lo contraddistingue, correlato strettamente al rapporto con le donne della sua famiglia, raggiunge l’apice in quest’episodio, grazie al rapporto con Gillian (la quale riceve il suo contrappasso dopo l’uccisione dell’alter-Jimmy), in una delle sequenza più belle dell’intera stagione. Anche la sua fine non poteva che essere avvolta dalla tragedia con la morte per una pugnalata alle spalle che gli apre metaforicamente tutte le ferite, proprio nel luogo in cui, nella premiere, era entrato per la prima volta in scena.

 

– “He’s safe. That’s alla that matters”

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsUna menzione speciale va fatta per Richard Harrow, protagonista della sequenza più bella dell’episodio, preparata già nello scorso quando è stato mostrato accanto al suo copioso arsenale. Come un novello Clint Eastwood, un William Munny dell’Età del Jazz, Richard entra in casa di Gillian e fa fuori tutti, in una sequenza ripresa magistralmente da Tim Van Patten. Il suo è un gesto sacrificale, cristologico per l’impresa compiuta e la missione che c’è dietro, deprivato però della morte soggetto, cosa che non lo rende per questo meno eroico. Nel salvataggio del bambino, figlio dell’amata Angela, tornano gli echi di Travis Bikle di Taxi Driver (citato esplicitamente dalla plongée finale), anche lui giustiziere solitario, pronto ad usare la violenza pur di salvare una giovane e innocente creatura, pur di fare il possibile per assicurarle un futuro migliore. La scena più epica della stagione.

 

– “I don’t want anyone knowing who I am.”

Boardwalk Empire - 3x12 Margate SandsFiniamo naturalmente con lui, Nucky Thompson, sin dalla sigla il protagonista indiscusso della serie. Sembrava distrutto, finito, sia come gangster (vedi il voltafaccia di Rothstein), sia come uomo, a seguito del trauma della morte dell’amata Billie. Nonostante ciò però dimostra ancora una volta di essere quello con più stoffa di tutti, riuscendo a portare dalla sua parte Al Capone e Chalky White, a tenerli insieme senza che si ammazzino a vicenda, ma soprattutto a effettuare la sua personale risalita assieme al fratello Eli, l’unico uomo di fiducia rimastogli, tutto ciò che resta della sua famiglia. I due sono per tutto l’episodio vestiti allo stesso modo, quasi fossero gemelli, quasi fossero dei partner supereroistici e il gesto di Eli che spezza in due la sigaretta e ne offre metà al fratello è una dimostrazione d’amore commovente nella sua semplicità. Se Nucky riesce a spuntarla non è perché è il migliore dei gangster, o quello che sa padroneggiare meglio la violenza, ma perché è il più completo di tutti, quello che meglio di altri sa usare la diplomazia, che sa essere al contempo personaggio politico e criminale mantenendo un perfetto equilibrio e la giusta e necessaria freddezza. L’uomo Nucky Thompson è però devastato, distrutto nel profondo dell’anima e nel finale la ricerca dell’anonimato (simboleggiata dell’abbandono del suo inconfondibile fiore da taschino) e la dispersione tra la folla, lo avvicinano ai massimi eroi noir della storia del cinema.

 

Una stagione straordinaria chiusa con un episodio che rimarrà per sempre nella storia della televisione.

 

Voto episodio: 10

Voto stagione: 9,5

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".


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4 commenti su “Boardwalk Empire – 3×12 Margate Sands

  • Marshall

    Grandissima stagione (la migliore a mio parere), l’unica cosa che non mi ha convinto è stata la storyline di Van Alden, lasciata un po’ troppo in sospeso (non è neanche apparso negli ultimi 2 episodi) per un personaggio che io adoro. Spero che abbia un po’ più di spazio nella prossima stagione…

     
  • Michele Hume

    Stagione spettacolare ed ottima recensione. Anche io sono dispiaciuto per Nelson che è passato un po’ in ombra quest’anno…ma sono sicuro si rifarà l’anno prossimo.
    Richard epico, Nucky indistruttibile, Gyp grandissimo villain. Stagione perfetta.

     
  • Buddy

    Puntata, stagione e recensioni eccezionali.

    Se posso rimarcare un particolare che, nonostante lo screencap dedicato, forse qui è sfuggito, la bellissima scena del confronto finale fra Margaret e Nucky, è una citazione all’incontrario della celebre scena finale de “Il Padrino”: lì era Michael a tenere i propri “affari” fuori dalla porta, qui è Margaret che chiude la porta in faccia a Nucky. Senza quell’inutile scena finale, di Nucky che vorrebbe tornare “anonimo” (fosse facile…), sarebbe stato un season finale perfetto.