Bisogna riconoscere a How I Met Your Mother che questa seconda parte di stagione si sta rivelando decisamente migliore rispetto alla prima; ciononostante, arrivare dopo una puntata come la precedente P.S. I Love You (tra le migliori della serie stessa) non è compito facile ed è quindi inevitabile risentire di un leggero abbassamento del livello.
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Non è la puntata del secolo, d’accordo, ma di sicuro si presenta come un episodio di Himym davvero buono, in cui le caratteristiche tipiche della serie (flashforward anticipatori, citazioni di film, inside joke) si presentano in modo ben amalgamato e senza farci rimpiangere “i bei vecchi tempi”.
Il titolo stesso è a sua volta un riferimento ad un altro episodio della serie, il celebre “Good Crazy” che dava inizio al travaglio di Lily. Se in quella puntata la pazzia era una cosa buona, appunto, che vedeva da una parte Ted risolvere la sua ossessione per Robin e dall’altra Marshall in versione “sto per diventare padre, quindi impazzisco ora”, in questo episodio la follia che caratterizza di nuovo Ted e di nuovo la presenza di Marvin porta a conclusioni assolutamente imprevedibili.
Cray-cray gotta go bye-bye before you get stab-stabbed.
La puntata si apre e si chiude con il gruppo riunito – come ad introdurre i temi e a tirare le somme in una struttura inaspettatamente circolare – ma nel mezzo si divide, con ragazzi e ragazze raggruppati in due storyline quasi interamente indipendenti.
Abbiamo con questo episodio l’assoluta certezza che Jeanette sarà l’ultima storia di Ted prima di incontrare la madre e per questo non possiamo che esplodere tutti in un applauso liberatorio; allo stesso tempo, però, scopriamo che questa storia durerà ancora per qualche puntata e che non finirà per niente bene – il flashforward sull’incendio/disastro che avverrà a causa della nostra folle poliziotta rientra nei metodi abusatissimi di Himym, ma lo fa con un certo criterio: nessuno si aspettava che la storia con una che fa sedute spiritiche per parlare col gatto di Marilyn potesse durare, vero?
Il coinvolgimento di tutti i personaggi maschili è ben calibrato per l’intera durata della sottotrama. I ragazzi, ormai non più single, che sfruttano Ted per tutto ciò che non possono più tenere in casa rappresentano una cruda realtà (e l’iperbolico racconto di Ted esagera come sempre giusto un pochino, passando per canoe lunghissime e addirittura cavalli); ma la parte migliore è sicuramente quella che li lega all’ultima follia dell’amico Schmosby.
Certo, Barney che usa l’orologio a cucù (in inglese cuckoo vuol dire matto, folle) rappresenta l’apice della comicità dell’episodio, ma anche Marshall e Ted se la cavano bene, soprattutto nella loro reiterata citazione di The Departed e nella presa in giro di boy-scout-Ted che prosegue dai tempi dell’uragano Irene e di “Disaster Averted”.
Boba Fett-Ted non può però resistere al fascino di Jeanette (soprattutto con i suoi stivali rossi) e l’unica a vederci qualcosa di sensato sarà proprio Lily: il non detto che sottostà a tutta questa trama è in realtà il collegamento alla puntata Good Crazy, ossia al legame tra Ted e Robin e l’incapacità del primo di lasciarsi alle spalle quest’ultima. Il fatto che si scelga di non dirlo ad alta voce è forse la cosa migliore che Himym abbia fatto da molto tempo, ma è evidente come la necessità di Ted di lasciarsi andare a qualcosa di totalmente e assolutamente folle sia una reazione alla scelta di Robin di sposare Barney; Lily lo ha capito e, pur senza dirlo a chiare lettere, dà al suo amico tutto quel supporto di cui ha davvero bisogno.
You waited 17 years to tell me that you met the greatest boxer of all time?
La storyline dedicata a Lily e Robin, al pari di quella precedente, sfrutta il suo potenziale comico per trattare un argomento in realtà delicatissimo. La parte che fa di questo un “bad” e non “good” crazy, tuttavia, non è quella riferita al legame tra Robin e Marvin – che trova invece una risoluzione dolce-amara proprio sul finale – ma quella della sconcertante rivelazione di ciò che è accaduto davvero quel lontano giorno in cui avevi perso il ciuccio di Marvin.
A onor del vero, se alla fine non ci fosse stata la comparsa inaspettata probabilmente tutti quei flashforward (a scadenze di 4, 12, 14, 16 e 17 anni!) sarebbero stati pesantissimi e utili solo:
a) a farci notare come Lily e Robin non invecchino neanche per sbaglio;
b) a farce vedere se Robin ha l’anello oppure no (per la cronaca: dopo 12 anni sembra non averlo).
La storia, tirata per le lunghissime, assume però tutt’altro sapore quando si rilegge la vicenda alla luce del fatto che “the old lady with the face tattoo” è in realtà Mike Tyson, dal quale noi, persone sane di mente, non vorremmo mai sentire parole come “I could just eat you up”, nemmeno se venissero da un futuro senatore.
Insomma, il giochino della storia raccontata a distanza di anni (perfettamente in character per quanto riguarda Robin) regge quasi solo sulla svolta finale, ma lo fa abbastanza bene.
Quello che invece funziona meglio è, di nuovo, il sottotesto: la paura di Robin di tenere in braccio Marvin, che lei imputa al timore di fargli del male involontariamente e che si inquadra nella sua leggendaria avversione per i bambini, nasconde in realtà un significato più profondo. Vederla cullare il suo quasi nipote, sapere quanto le è costato farlo perché lei di figli non ne potrà mai avere (e vedere negli occhi di Lily, vera saggia della puntata, la comprensione di tutto questo) è una delle parti migliori dell’episodio.
Non c’è niente di urlato, e persino la nota comica finale (What’s that smell? Lily?! Lily?!) risulta perfettamente calata nella volontà di farci capire senza far pesare il dramma stesso.
C’è ancora del buono, quindi, in How I Met Your Mother: nessuno ha mai chiesto miracoli ad una serie arrivata al suo ottavo anno di programmazione, ma questo è un livello dignitosissimo su cui si può provare a rimanere, con un buon utilizzo di tutti i personaggi e di quei meccanismi di scrittura che hanno fatto diventare grande questa serie.
Incrociamo le dita e speriamo che la strada rimanga questa.
Voto: 7+