Community – 4×04/05 Alternative History of the German Invasion & Cooperative Escapism of Familial Relation


Community – 4x04/05 Alternative History of the German Invasion & Cooperative Escapism of Familial RelationDopo un episodio d’apertura di stagione estremamente brillante e due in cui il contraccolpo negativo è stato più che evidente, Community è arrivata alla prova del nove, dove non si può più sbagliare, dove o si vince tutto o si perde tutto, per dimostrare se le ultime due puntate sono state solo una leggera flessione o la dimostrazione di un trend preoccupante.

 

Ebbene, alla luce di questi ultimi due episodi possiamo dire che la premiere è stata più l’occasione per provare a tenere la barra dritta a fronte della dipartita di Dan Harmon, tentando di sparare tutte le cartucce possibili, che l’alba di una nuova stagione di altissimo livello. “Alternative History of the German” tenta invano di riportare la serie ai livelli d’inizio stagione, riuscendo però solo ad assolvere alla funzione di testimone di un fallimento – a dimostrazione che chi vedeva nel licenziamento di Dan Harmon l’inizio della fine, potrebbe non avere avuto torto. L’episodio ha tutte le caratteristiche per offrire un quadro preciso di tale concetto: coralità esasperata, nuovi personaggi, gioco con fatti realmente accaduti e guest star d’eccezione (Malcom McDowell). Ciononostante proprio la presenza di condizioni in potenza efficaci fa chiarezza sulla crisi di idee che la serie sta vivendo.

Community – 4x04/05 Alternative History of the German Invasion & Cooperative Escapism of Familial RelationL’incidente scatenante è l’arrivo di un gruppo di studenti tedeschi a Greendale, i quali sono motivatissimi a mettere in discussione i supposti privilegi di cui il gruppo di protagonisti gode all’interno del college. La sfida è quella di mettere i personaggi ai quali siamo affezionati contro un gruppo di altre personalità che non conosciamo, che nella maggior parte dei casi risultano maligni (grazie anche all’enfasi posta su alcune battute), ma che si comportano in maniera ineccepibile, seguendo ogni regola e dimostrando di conoscerle a menadito, tanto da far cadere Jeff, Abed e compagni sempre in errore. Se questo può essere potenzialmente un tentativo di riflessione in più, in realtà si rivela l’ennesima sfida tra gruppi in cui il gioco è trovare il modo di vincere la “guerra”. Come se non bastasse, nel finale l’atto risolutore, in una situazione in cui nessuno ormai sta dalla parte del gruppo, è quello della redenzione, ovvero riparare ai danni provocati compiendo buone azioni. Il cinismo e il coraggio della Community degli anni scorsi è ben lontano.

Voto: 6 –

Il quinto episodio – in relazione anche alle abitudini che la serie ci aveva imposto nelle scorse – riesce a fare finanche peggio. Il “caso” è dei più comuni: i festeggiamenti per il giorno del Ringraziamento, che dividono in due l’azione di “Cooperative Escapism in Familial Relationship”, di cui uno porta porta all’incontro di Jeff (accompagnato da Britta) col padre e l’altro a mettere in scena tutti i restanti personaggi in una condizione di pseudo-prigionia una volta accettato l’invito di Shirley e la famiglia. Quest’ultimo, tra l’altro, tenta di battere la strada del ludus narrato da Abed per ricreare una sorta di prison movie interno, che risulta però senza mordente e responsabile di uno snaturamento dei personaggi che li rende irriconoscibili e/o poco credibili. In particolare Pierce, da sempre atto a distruggere e disinnescare tentativi di risoluzione di enigmi di ogni sorta, qui appare quasi come un determinato soldato al servizio della causa.

Community – 4x04/05 Alternative History of the German Invasion & Cooperative Escapism of Familial RelationL’altra storyline non fa purtroppo meglio. Il rapporto tra Jeff e il padre è stato inizialmente (nelle scorse stagioni) presentato come una questione decisamente interessante, se sfruttata bene, ma anche estremamente nociva se affrontata senza considerare le insidie intrinseche che possiede. Solo il fatto di averla annunciata numerose volte, per poi rimandarla sistematicamente, è uno dei motivi per cui è stata affrontata nella maniera sbagliata. In questo caso l’incontro avviene con l’ormai consueto ruolo di mediatrice psicologica che Britta ama tanto, che in questo caso sarebbe anche presentato come un’ottima parodia, se questa situazione non fosse già stata ricreata innumerevoli volte nel medesimo modo. Come se non bastasse Jeff scopre di avere anche un fratellastro, il cui impatto narrativo – fatta eccezione per alcune brillanti battute, come quella che cita Schwarzenegger e De Vito in “I Gemelli” – presenta cadute di stile come lo sfogo di Jeff circa i suoi demoni e più in generale una volontà di tendere verso il drama che ha l’unica conseguenza di impoverire la comicità del passato.

Il finale con la buonista, ingenuamente ottimista e autoindulgente conclusione in voice over, che assolve e giustifica i difetti di tutti i personaggi, è l’emblema di una rivoluzione copernicana in cui alla feroce, geniale e coltissima partecipazione di Abed come demiurgo, segue la sua trasformazione in una sorta di cane addomesticato continuamente teso a comunicare buone intenzioni.

Voto: 5

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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