Sembra solo l’inizio, ma Looking ha già sparato metà delle sue cartucce, centrando qualche obiettivo e scrollandosi di dosso quella patina da prodotto di nicchia che di solito la tematica gay porta con sé. Non che la serie sia già diventata mainstream, ma vorrebbe esserlo, giocando meno sugli eccessi rispetto a quanto aveva fatto il suo più noto predecessore Queer As Folk.
Anche lo stile minimalista aiuta a prendere più sul serio le vicende narrate che, allontanandosi dall’immaginario estetico gay a cui la televisione ci ha abituato, fatto di colori carichi, feste selvagge in discoteca e dark room come se piovesse, ci mostra una realtà ugualmente stereotipata ma meno spettacolarizzata: le manifestazioni per strada ci sono, ma non sono dei carnevali; l’abbordaggio in metropolitana esiste ancora, ma non sfocia in un rapporto occasionale in un bagno pubblico; gli appuntamenti romantici avvengono al planetario e non in una serata a tema in un club sadomaso. Il pregio di Looking sta proprio qui, nella normalizzazione del rapporto amoroso tra due ragazzi, mostrato appieno durante il lungo appuntamento tra Patrick e Richie nell’episodio cinque. È bene però non dimenticarsi che pur sempre di tv si tratta e questa realtà, seppur gay, senza l’aggiunta di un po’ di pepe risulterebbe noiosa proprio come quella etero.
Con gli episodi quattro e cinque iniziamo a capire la missione della serie: se prima della messa in onda potevamo pensare che Looking volesse avere un fine pedagogico o stimolare una (mal)sana curiosità sessuale verso il mondo LGBT, ora si capisce l’assoluta buona fede degli autori, che in realtà vogliono solo raccontare un mondo di cui si parla tanto ma spesso a sproposito, partendo dalla caratterizzazione dei protagonisti che cerca di sondare il terreno gay ancora inesplorato.
Patrick, il protagonista effettivo di questa prima parte di stagione, si mostra prima come ragazzo e poi come ragazzo gay: il fatto di aver subordinato la sua natura sessuale alle sue caratteristiche personali è assolutamente un passo in avanti rispetto all’immagine del gay disinibito e senza limiti che ci veniva propinata nel passato. Emblematica è la scena nel negozio leather del quarto episodio, in cui Patrick può essere paragonato al gilet di pelle: così come il gilet indossato sopra la t-shirt perde il suo valore sessuale e lo acquista solo in seguito quando Patrick si mette “a nudo”, anche il ragazzo prima viene mostrato come programmatore twenty-something in giro con i suoi amici, e poi diventa un personaggio gay.
Nel quarto episodio iniziamo a scoprire il lato più personale di Patrick: anche se cerca di instaurare un rapporto più profondo con il suo capo, appena scopre che è fidanzato e viene nominato il suo compagno fa un passo indietro e decide di non intaccare la loro relazione sentimentale (che comunque ci viene mostrata in difficoltà). Più tardi nella stessa puntata vediamo ancora Patrick che vuole risolvere i suoi errori e cerca di rimediare alla brutta figura fatta con Richie, altro elemento che inspessisce il suo personaggio, rendendo la figura del gay scopatore seriale solo un brutto ricordo.
Un discorso simile non si può ancora fare per gli altri due protagonisti, che conosciamo poco e che per ora sembrano meno originali rispetto al panorama gay contemporaneo. Qualche passo in avanti è stato fatto, come l’interessamento del baffuto Dom per il fiorista Lynn – un rapporto lontano dal passato del ragazzo, che sembrava preferire uomini più giovani come abbiamo visto durane il loro primo incontro nella sauna; oppure Augustín, che cerca un modo per reinventarsi sia come uomo che come artista. Queste due storyline sono senz’altro più deboli, soprattutto perché non ancora sviluppate a sufficienza.
Per parlare del quinto episodio bisogna aprire un discorso a parte: completamente incentrata sul rapporto nascente tra Patick e Richie, la puntata risulta essere la migliore fino ad ora per la sua semplicità. Il loro appuntamento è raccontato in modo così naturale che a tratti ci dimentichiamo che i protagonisti sono due ragazzi. La potenza dell’incontro è stata la sua doppia natura universale e particolare, come se potesse essere preso come modello per ogni incontro tra due persone, ed invece i due sono proprio loro e nessun altro.
Durante la puntata sono stati numerosi i temi presi in considerazione, forse troppi per dare giusto peso ad ognuno, ma in fin dei conti abbastanza per capire come i due ragazzi vivono il mondo che li circonda, senza sfociare in banalità da pubblicità progresso. Si è parlato di sesso sicuro, HIV, rapporti con le famiglie, spiritualità e prime esperienze sessuali, senza voler dare lezioni o fare la morale a tutti i costi.
La puntata si è distinta anche per la fotografia, molto interessante, del Golden Gate Park di San Francisco e per il gran numero di piani sequenza, che sembrano la cifra stilistica della serie e che assottigliano il distacco tra la scena e lo spettatore.
Gli episodi quattro e cinque sono sicuramente molto positivi e la crescita di settimana in settimana è palpabile. L’unico difetto è la somiglianza di Looking con lo show che lo precede nel palinsesto di HBO, Girls, non tanto nella caratterizzazione dei personaggi, quando nell’estetica e nello stile della narrazione, tanto da poter esserne considerato uno spin-off. È chiaro che la serie deve ancora crescere e guadagnarsi uno spazio tutto suo, ma le basi sono state costruite e solo il tempo potrà dirci se sono solide o meno.
Voto episodio 4: 7,5
Voto episodio 5: 8+