Due puntate molto tese e complesse hanno portato questa seconda stagione di Orphan Black alla chiusura. La serie conferma le sue grandissime qualità e soprattutto le – sempre lodate – capacità straordinarie di Tatiana Maslany, ma non tutto si salva senza macchia e senza errori.
Questa seconda annata è stata impostata in modo profondamente diverso dalla prima stagione, più introduttiva e “misteriosa” sotto molti aspetti; questa nuova decina di puntate ha cercato di portare più risposte ai temi sollevati sin dal pilot ed è riuscita senza dubbio a mantenere alta l’attenzione anche per tutte le strade rimaste aperte o create ex novo proprio quest’anno.
È però difficile non notare come la necessità di mettere tutto insieme e di far percepire il livello cospirativo abbia creato dei nodi a livello narrativo, in cui anche solo capire chi sta da una parte o dall’altra si fa fin troppo complicato; ora, è normale che un po’ di confusione sia percepita anche dal pubblico, ma personaggi come Siobhan e Paul (non ultima Marion) sono passati sotto luci diverse un numero di volte decisamente troppo alto per sole dieci puntate.
2×09 Things Which Have Never Yet Been Done
Il penultimo episodio, che dovrebbe porre le basi per un più approfondito finale di stagione, risulta invece decisamente meglio costruito rispetto alla decima puntata, e di certo più coeso a livello narrativo.
La storyline di Alison e Donnie, scollegata da Proletheans, DYAD (a parte Leekie) e simili, ha vissuto e brillato di luce propria dall’inizio alla fine, complice la petulante DeAngelis e un Vic tornato in tempo per fare danni. La decisione di mostrare Donnie inconsapevole delle dinamiche del clone-club ha fatto sì che il suo rapporto con Alison potesse ricostruirsi su basi più nuove e fresche, e l’intesa tra i due personaggi ne ha risentito in modo più che positivo – solo due come loro potevano finire a copulare sul congelatore che aveva tenuto in fresco Leekie.
Helena, decisamente più approfondita in questa stagione, appare ancora di più un’anima in pena proprio in questa puntata: la ricerca spasmodica di amore la porta a seguire “i suoi bambini”, ma a ribellarsi nel momento in cui scopre di essere solo stata sfruttata per delle caratteristiche che lei stessa non comprende appieno. La scena della fuga risente solo del repentino cambiamento di Mark, che passa dal “To multiply is divine” al salvataggio di Gracie in troppo poco tempo, ma per il resto mette in scena in modo perfetto la vendetta di Helena: la tortura di Henrik con gli stessi mezzi usati per la fecondazione e l’incendio del ranch danno la perfetta misura del dolore interiore della donna, che è consapevole meno delle altre della sua condizione ma che più di loro ne ha patito le conseguenze sin dalla nascita.
Ma è nella sequenza del rapimento di Kira che si trova la parte più importante e meglio girata dell’intera puntata: tolto il punto debole di una Delphine raggirata per la cinquantesima volta, il tutto viene costruito basandosi proprio sulla mentalità contorta e psicolabile di Rachel. Mostrare scene dai montaggi anomali per la serie (in questo caso quando, davanti agli schermi con le immagini della sua infanzia, la donna si trova in piedi a piangere e poi subito dopo di nuovo seduta mentre, senza una lacrima, si colpisce dandosi della stupida) e sottolineare continuamente le alterazioni emotive di Rachel non hanno altro compito che quello di far capire come la sua stessa vita sia una tragedia, non meno di quella di Sarah o di Cosima. Il fatto di essere cresciuta come clone consapevole e di aver scelto altrettanto consapevolmente di portare avanti gli studi sulla sua identità non la risparmia da una dolorosissima scissione interiore che si manifesta con attacchi d’ira, d’isteria, di risata sfrenata o di lucida perfidia. Persino lo spettatore che ha capito il suo piano rimane sconvolto – grazie anche ad un montaggio eccellente – dalla scoperta nella camera d’ospedale, quando la vera Sarah chiama Felix al cellulare e quest’ultimo viene drogato subito dopo; inutile poi parlare per l’ennesima volta della Maslany, che anche qui si supera e ci regala una Sarah/Rachel semplicemente perfetta anche solo nell’unica frase rivolta al ragazzo.
La puntata, che alterna sapientemente scene d’azione a momenti più intimi come l’intervento a Kira e i dubbi di Sarah e Siobhan, pur con qualche difetto mette in luce le migliori caratteristiche di questa serie, mostrando di saper gestire in questo caso con grande equilibrio la mole di informazioni che è decisa a portare avanti.
Voto: 8 ½
2×10 By Means Which Have Never Yet Been Tried
Posto che anche un episodio non perfetto di Orphan Black è quasi sempre più che dignitoso, c’è però qualcosa che non funziona in questa decima e ultima puntata della stagione: non è tanto l’accumulo di informazioni, plot twist e rivelazioni a pesare, quanto alcune inutili e poco comprensibili scelte che ruotano attorno ai momenti cruciali dell’episodio.
Una puntata che inizia con la resa di Sarah – My name is Sarah Manning and this is my unconditional surrender – e che incentra il suo nucleo sul salvataggio della donna e di Kira risolve in modo troppo rapido la questione stessa, creando non uno ma due piani di attacco che in qualche modo si vanificano a vicenda. Se infatti è esaltante una scena come quella della lezione di scienze a Kira, meno interessanti sono le conseguenze: colpire per puro caso l’occhio di Rachel e scappare giusto in tempo per vedere come Marion sia già intervenuta e sia riuscita in un attimo a scavalcare le decisioni della donna è l’ennesima mossa che pone quest’ultima in una zona grigia.
Quanto potere ha Rachel? A volte sembra a capo di tutto, altre volte sottomessa a decisioni che appunto vengono dall’alto. Quali sono i suoi obiettivi? Ancora una volta l’alone di mistero, che in giusta dose risulta la carta vincente di questa serie, rischia di trasformarsi in una coltre di nebbia in cui tutto può essere, e non in senso strettamente positivo: un personaggio come quello di Rachel, che da un punto di vista psicologico è tra i meglio costruiti – si veda qui la scena del suicidio del padre Duncan –, ha bisogno di avere un obiettivo che sia più chiaro agli spettatori.
Dove vuole andare a parare? Prima era semplice monitoraggio dei cloni, poi studi sulla malattia, quindi sulla fertilità – forse per un suo desiderio di maternità, ma sarebbe un po’ poco – e ora un’analisi ancora più approfondita di un’eventuale gravidanza di Sarah, come sembra suggerire il dottor Nealon in sala operatoria.
Tutto è collegato, ovviamente, ma proprio perché la natura della donna è già fortemente ambigua sarebbe necessario con la prossima stagione fissare dei punti un po’ più fermi e concreti a riguardo.
Su tutto il resto giocano luci e ombre che però sono state appositamente inserite per la prossima stagione. Al di là di qualche chiarimento che sarebbe stato gradito un po’ prima (qualcuno ha detto Paul?), l’idea che potesse esserci un gruppo di cloni uomini era abbastanza prevedibile, un po’ meno che si trattasse di Mark – che in quanto clone al servizio dei Proletheans deve essere scappato dal progetto Castor dell’esercito. Sulla questione mitologica, poi, si apre una parentesi inquietante: Castore era infatti uno dei figli di Leda, quindi bisognerebbe chiedersi che legami intercorrono tra i due clone-club. E di nuovo, perché procedere nel tentativo di produrre altri cloni, come nel caso della piccola Charlotte? Cosa vuole l’esercito da Helena? E soprattutto, da che parte sta Siobhan, che in quest’annata è stata la più ambigua tra tutti i personaggi?
Uno sguardo, infine, alle interazioni tra le sorelle, con la bellissima scena in casa di Felix in cui la Maslany dà sfoggio di tutte le sue capacità con un’esibizione che più che da Emmy diventa direttamente da Oscar. L’abilità con cui infonde personalità ai cloni solo tramite il ballo è di un livello che si può definire inarrivabile e, se si toglie la parentesi Tony che non è stata proprio la migliore idea della serie, ognuna delle sue performance si assesta su livelli davvero eccezionali.
Scena madre in questo senso è il dialogo tra Cosima e Sarah, in cui la prima ribadisce ciò che da sempre viene detto della seconda: You propagate against all odds. You know, you’re restless. You survive, e qui non è solo il tema della fertilità ad essere portato avanti, ma una capacità insita in Sarah che probabilmente non ci è ancora stata spiegata del tutto.
La sezione aurea tatuata sul polso di Cosima rappresenta tutte loro e in fondo tutti noi: così uguali, fatti della stessa materia delle stelle e con elementi chiave che si ripetono identici in ognuno, ma in fondo incredibilmente diversi. Perfino loro, dall’aspetto indistinguibile se non per scelte estetiche, sono in realtà frutto del loro ambiente e dunque diversissime, senza che uno di questi due aspetti prevalga: c’è un equilibrio persino nel rapporto tra uguaglianza e e disuguaglianza, così come la sezione aurea si ritrova identica negli elementi più disparati della natura.
È in aspetti come questo che si racchiude la vera natura di Orphan Black: tolti certi fili a volte fin troppo intrecciati, persino per una serie come questa che ha nel complotto la sua identità, ciò che rimane in nuce è l’uguaglianza eppure la differenza di tutti questi cloni. La loro adattabilità e specificità si scontrano con una sofferenza interiore che è invece comune e sentita da tutte loro, che non sono figlie del caso ma che rappresentano una precisa volontà dell’uomo di farsi dio e giocare con le probabilità. Gli stessi “genitori” dei cloni, Ethan e Susan Duncan, sono stati a loro volta veri genitori e al contempo monitor di una figlia incredibilmente consapevole della sua condizione: la contraddizione insita all’interno della serie è la vera essenza di questo prodotto, che, se imparerà a tenere più a freno la spasmodica necessità di annodare i fili della trama, potrà trovare in una terza (si spera) stagione tutta la forza di cui ha bisogno.
Voto puntata: 7/8
Voto stagione: 8+
Note:
– Prima di scappare Helena ha lasciato i suoi ovuli alle sorelle, permettendo così a Cosima di curarsi. Quindi, a dispetto della scena/presagio in cui la donna sembrava morta, è probabile che per un’eventuale terza stagione si potrà contare sulla sua presenza.
– La chiave per la sequenza dell’infertilità, lasciata da Duncan nel libro L’isola del dottor Moreau, è finalmente finita nelle mani di qualcuno in grado di utilizzarla.
– La scena di ballo è stata girata in due giorni. Si possono vedere alcuni livelli della realizzazione in questo video.
Belle queste ultime 2 puntate piene e dense di avvenimenti come sempre, piene e dense di spunti e colpi di scena come sempre, piene e dense dell’immensa Tatiana Maslany come sempre eppure quest’anno Orphan Black mi ha esaltato meno, i proletians sono stati una storyline confusa e scadente, Helena rapita ogni 5 minuti e qualche piccola cosa un po fuori posto,
Detto questo W orphan black e voto 8,5 anche a questa stagione.
Sì la sensazione è quella: non è a livello del primo anno, eppure come si fa a dire che non sia stata una bella stagione? Avrei apprezzato una minor confusione (di nuovo, Paul?! XD) e qualche scena meno iper-costruita per poi risolversi in un nulla di fatto, però è stata comunque un’ottima annata.
Tatiana Maslany è davvero eccelsa, io non ho più parole. Se penso ad Alison e a Helena e mi concentro sul fatto che sono interpretate dalla stessa persona, stento a crederlo comunque!
Quoto in pieno la recensione, sei stata bravissima a mettere in luce i piccoli problemi che hanno caratterizzato questa annata. Ma, nonostante tutto, la seconda stagione continua a piacermi più della prima. Ha avuto un ritmo diverso, più serrato, più ansiogeno, se vogliamo. Ha premuto il piede sull’acceleratore come pochissime serie sanno fare, mantenendo sempre un livello di tensione e coinvolgimento dello spettatore altissimo. Il tutto fornendo anche delle side-story per ogni clone davvero niente male (e sulla bravura della Maslany nemmeno mi soffermo). Ripeto, i difetti ci sono eccome e tu li hai evidenziati egregiamente, ma per me la stagione ha comunque spaccato più della prima.
Concordo anche io con Francesca, questa seconda stagione con tutti i suoi difetti (tutti ben evidenziati nella recensione) ci ha regalato qualcosa di travolgente a livello narrativo, con scene davvero memorabili. Le storyline di tutti i cloni sono state ben gestite e la Maslany è riuscita addirittura a far meglio dell’anno scorso (cosa che sembrava impossibile).
La prima stagione di Orphan Black è stata una delle migliori novità dell’anno scorso, ma quest’anno la serie ha fatto un altro salto in avanti.
Poi iniziare bene è una grande risultato, che diventa ancora più grande quando riesci a confermarti sullo stesso livello (o lo superi addirittura).
Pienamente d’accordo con la recensione. Anche io penso che questa seconda stagione, pur garantendo un ottimo intrattenimento, cominci a far sentire i primi scricchiolii, inevitabili aggiungerei. D’altra parte sappiamo di guardare una serie che richiede una sempre maggiore dose di sospensione dell’incredulità; ma fino a quando reggerà? Io mi auguro che la terza stagione sia anche l’ultima per evitare che il giocattolo si rompa (o forse che io mi rompa). E’ accaduto alla terza stagione di Scandal per esempio (serie paragonabile per scelte simili sul ritmo e sull’accumulo narrativo) . La scena finale non lascia presagire niente di buono con la storia dei cloni maschi che mi dà l’idea di un espediente narrativo nato dopo il successo della prima stagione; poi però c’è l’impagabile scena nella quale interagiscono le diverse “Tatiane” e allora mi torna l’ottimismo e scaccio foschi presagi …
@Francesca: capisco cosa vuoi dire, che è poi lo stesso motivo per cui nonostante tutto ho dato un voto alto alla stagione. Personalmente io credo che ci sia stata un po’ troppa confusione in più rispetto alla prima stagione, e che sì, questa abbia avuto più ritmo e dunque sia stata anche più affascinante per certi versi, però la sensazione che abbiano voluto fare “troppo” mi ha colpito più di una volta.
@Setteditroppo: la storia dei cloni maschi è stata troppo poco tratteggiata per poter esprimere un parere, è potenzialmente un’ottima storia ma può anche essere un fallimento. Fortunatamente hanno un anno per pensarci! Speriamo che facciano un buon lavoro e che l’attore sia bravo almeno la metà della Maslany =)
Ottima recensione! Ascolta sapresti spiegarmi la parte della 2×9 dove Duncan dice a Cosima che ridurre l’ endometrio per far si che i follicoli non maturassero era la soluzione meno invasiva. Cioè che intendeva? Grazie e complimenti per il sito. 😍
Grazie! La spiegazione sul perché sia una procedura meno invasiva è piuttosto semplice: se l’obiettivo era quello di rendere i cloni sterili, procedere a delle asportazioni (ad esempio) sarebbe stata una procedura complessa e, appunto, invasiva; la sequenza invece crea un’alterazione dell’endometrio, che non sviluppandosi a sufficienza durante il ciclo mestruale impedisce qualunque tipo di gravidanza.