Sono un po’ di anni ormai che la dicitura BBC Original Drama è diventata una garanzia di qualità. Spesso miniserie, altre volte opere più estese, sempre (o quasi) prodotti seriali di altissimo livello, come Peaky Blinders.
Pensare che la BBC è un’emittente pubblica, forse la più importante al mondo – sicuramente quella da cui hanno preso spunto tutte le televisioni di Stato dalla metà del secolo scorso in poi -, fa venire i brividi. È come se Peaky Blinders fosse prodotta da Rai Due. Il fatto poi che attori britannici ormai famosi in campo statunitense siano inclini a girare prodotti di qualità in patria aumenta il valore assoluto di queste serie, oltre che la rilevanza mediatica. Non ci sarebbe Peaky Blinders senza il volto scavato di Cillian Murphy, i cui occhi bucano lo schermo a ogni primo piano.
Seguendo saldamente la sua forte e fortunata tradizione relativa al period drama, la BBC realizza una serie ambientata nella Birmingham della fine degli anni Dieci, in pieno post Prima Guerra Mondiale. Peaky Blinders racconta di un mondo immerso nella povertà e negli strascichi sociali dovuti al conflitto mondiale in preda al banditismo e alle autoregolamentazioni selvagge. In questo contesto agisce la banda criminale che dà il nome alla serie, una serie di giovani ribelli che si impossessano del quartiere di Small Heath. Il loro segno distintivo è una lama nascosta nel risvolto del cappello, oggetto spesso usato come arma segreta durante le risse. Nell’acciaccata città inglese la banda, capitanata da Thomas Shelby (Cillian Murphy) è un’istituzione, un gruppo di uomini e donne che merita rispetto, molto più dello stato centrale, visto come la causa delle condizioni in cui si trova la città. A dar loro la caccia c’è soprattutto C.I. Campbell (Sam Neill) spietato poliziotto arrivato da Belfast intenzionato con le buone o con le cattive a disinfestare la città dalla criminalità organizzata. La variabile impazzita è costituita da Grace Burgess, misteriosa cantante e bionda femme fatale, pronta a creare scompensi in ogni dove.
Nonostante la televisione pubblica possa sembrare il contesto più allergico alle identità autoriali e più incline a modelli di produzione industriale standardizzata, questo non accade nel caso della BBC, perfetta nel bilanciare il suo modello produttivo sempre efficace e di successo con personalità creative di grande rilievo. In questo caso il responsabile dell’intero progetto è Steven Knight, grandissimo sceneggiatore britannico e da qualche anno anche regista con ottimi risultati. L’autore dello script de La promessa dell’assassino, una delle migliori opere dell’ultimo Cronenberg, inserisce in Peaky Blinders alcune delle tematiche che hanno caratterizzato molte delle sue storie, dal rapporto viscerale con la famiglia, all’orgoglio dei suoi protagonisti. L’importanza del nucleo familiare, l’onore, il rispetto per le gerarchie, la protezione degli elementi più indifesi e il romantico vai e vieni tra amore e lavoro, sempre e comunque legati, sono al centro anche della serie, opera dallo stile inconfondibile e precisa come poche altre nell’analisi dei legami di gruppo.
Ciò che impressiona maggiormente di Peaky Blinders è lo stile, che molti definirebbero come “simile a quello delle migliori serie americane”, probabilmente non conoscendo le qualità delle produzioni inglesi. La fotografia stupisce sin dal primo episodio, soprattutto riguardo la gestione della luce nelle riprese in interni e alla capacità di illuminare i volti dei protagonisti. A questo si associa una maniacale cura dei dettagli scenografici e una perfetta ricostruzione del contesto storico. Di Peaky Blinders però si ricorderanno per sempre le musiche, capitanate dalla figura dominante di Nick Cave, ma affiancate anche da brani di artisti del calibro di Tom Waits e PJ Harvey.
Se proprio bisogna fare un paragone con la produzione statunitense, possiamo dire che dal punto di vista estetico-formale la cosa più vicina a questa serie è sicuramente Boardwalk Empire: sia per il momento storico in cui le due serie sono ambientate, sia per un comune approccio visivo capace di fondere alla perfezione personaggi carismatici col contesto in cui essi si muovono, grazie soprattutto a interni di grande pregio e una regia capace di valorizzarli.
A poche settimane dalla fine della seconda stagione ci sentiamo di consigliare caldamente questa serie, simbolo di una produzione, quella britannica, mai abbastanza seguita e apprezzata.
È da tempo che avevo in programma di recuperarla, e questo consiglio – insieme ai commenti più che positivi che leggo ormai tutti i giorni – mi ha dato la spinta finale. Visto che sono pochi episodi, provvederò al più presto!
Quando Boardwalk Empire sarà terminato (-5 giorni T.T) recupererò questa serie, che avevo adocchiato già da tempo!! Il vostro articolo ha solo aumentato la mia voglia di farlo.. 😉
Ho visto finora solo la prima stagione di questa serie, e ne ero praticamente già innamorato al pilot: musiche meravigliose, cast di livello elevatissimo, ricostruzione storica praticamente perfetta, personaggi che colpiscono al primo raggio di luce che illumina il loro volto.
Da recuperare assolutamente!
Ottimo articolo Attilio, appena ho un pò di tempo recupererò senz’altro questa serie!
Grazie! Poi facci sapere cosa ne pensi!
Ho visto le prime quattro puntate della prima serie e devo dire che, effettivamente, è una bella serie, però….
SPOILER
arriva miss Grace, viene assunta, l’astutissimo Thomas Shelby scopre che le sue referenze sono false (non ha mai lavorato a Dublino, non è cattolica) e non gli viene nemmeno un dubbio sulla sua identità: si dà la risposta che è una ragazza di buona famiglia finita male (sedotta e abbandonata) e quindi che fa? La assume come segretaria e contabile e comincia a introdurla nei segreti della sua organizzazione. Mah!!
Capisco i due fratelli tonti che parlano liberamente davanti a una quasi perfetta estranea, ma lui?
Come ha potuto una banda di gangster sopravvivere e prosperare in questo modo?Si può solo pensare che agiscono in un mondo di soli uomini (che sono partecipi della medesima cultura) e non hanno a che fare con un gang di donne: non avrebbero avuto possibilità!
Comunque sia, siamo all’insegna de: i feromoni hanno colpito e affondato. Se le successive puntate non smentiscono questo andazzo, si meritano tutto quello che succede loro (pur ritenendo la serie molto interessante e quasi epica).
Inoltre, beata ingenuità, come fidarsi della parola di un poliziotto come l’Ispettore Campbell?!
SPOILER
Questo commento è stato editato con l’aggiunta della dicitura “SPOILER“.
L’articolo è un consiglio rivolto a chi non ha ancora visto la serie, quindi vi invitiamo a non parlare di quanto accade nello specifico negli episodi, o di almeno avvertire prima di farlo.
La redazione.
Ho appena finito la seconda stagione. Un episodio finale che entra di di diritto nella mia top 10 personale. Cillian Murphy magnifico, Tom Hardy si conferma, almeno per me, uno degli attori più bravi in circolazione, un’interpretazione nel suo piccolo straordinaria. Spero in recensioni episodio per episodio di questa terza stagione ormai alle porte
A si, e il finale sulle note di Do i wanna know degli Arctic monkeys e’ uno spettacolo