Dopo una puntata dal tono estremamente introspettivo come “Aperitivo”, Hannibal torna ad abbracciare una narrazione più convenzionale, densa d’azione e svolte inattese.
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They’ve traveled the world.
In the belly of the beast.
Il movimento centripeto dei protagonisti si fa infatti, nonostante qualche imprevisto, sempre più deciso: Will, Jack, l’ispettore Pazzi e – in un certo senso – anche Alana e Verger, stanno attraversando il mondo nella pancia della bestia, nella speranza di riuscire a liberarsi dall’influsso che questa continua a esercitare su di loro nonostante i chilometri di distanza – anche a costo di trasformare la loro condizione da figurata a letterale. A guidarli, come è emerso nello splendido scorso episodio, sono motivazioni simili e al tempo stesso molto distanti come il timore della metamorfosi, il desiderio di catarsi, la sete di vendetta – ma, al tempo stesso, è la comune conoscenza del loro aguzzino che permette loro di scorgerne le tracce, siano esse artistiche o culinarie. Pur essendo uniti da un comune obiettivo, Will, Jack e Alana sono ormai incapaci di comunicare tra loro dopo i tragici eventi di “Mizumono”; ad accompagnarli nel loro percorso troviamo quindi delle figure a essi speculari, volti a farne risaltare luci e ombre tramite similitudini e differenze.
“How will you feel when I’m gone?”
“Alive.”
Per Jack l’arrivo a Firenze ha una funzione catartica che si declina in una duplice sfumatura: il definitivo addio alla moglie e la cattura – o l’eliminazione – di Hannibal rappresentano per lui l’occasione di tornare a vivere, ed è proprio su questi due poli che si va a costruire il confronto con l’ispettore Pazzi. Accomunati dal duplice ruolo di marito e tutore della legge, per entrambi l’incontro con Hannibal ha significato non solo la rovina in termini lavorativi, ma soprattutto l’infrazione di quel codice etico che dovrebbe essere alla base del loro agire. Nonostante gli avvertimenti di Jack (“I played that game and I lost”), Pazzi è destinato a ripercorrere i suoi stessi errori, mostrandosi disposto a tutto pur di catturare Lecter e finendo in questo modo col sottovalutarlo. A distinguere i due uomini ci sono però i motivi che vanno posti alla base delle loro azioni, prettamente materiali ed egoistici nel caso di Pazzi, più sfumati e disinteressati in quello di Crawford, per cui ora entra in gioco anche la volontà di espiazione degli errori compiuti in passato nei confronti di Will.
Bowels in or bowels out?
Nonostante la buona interpretazione di Cerlino, le sequenze che vedono protagonista l’ispettore Pazzi risultano però essere le più deboli, in quanto finiscono col prestare il fianco alle critiche di scarsa coerenza narrativa che di tanto in tanto la serie ha suscitato. Il comportamento dell’agente, infatti, presenta più di un’incongruenza che non può essere spiegata se non con la volontà di far progredire – o non progredire – la trama in una certa direzione, anche a costo di forzare il racconto. Nel primo incontro con Hannibal, infatti, Pazzi non sembra preoccuparsi minimamente di insospettirlo, anche se dovrebbe essere stato messo in guardia sia dai racconti di Jack che dalla sua stessa esperienza con il Mostro; poco chiara risulta anche la decisione di contattare Verger, che mal si coniuga con il desiderio di rivalsa nei confronti della polizia espresso in più occasioni dal personaggio e dall’invito a collaborare rivolto a Jack. Queste forzature vengono però in parte riscattate dall’intensità e raffinatezza degli scambi che vedono lui e Lecter protagonisti e dal bellissimo finale citazionista in cui la storia rinascimentale e quella letterario-cinematografica si fondono in un elegante gioco di rimandi. L’ispettore, così come il suo antenato, viene punito per la mancanza d’onore che ha guidato le sue scelte da un Hannibal sempre più assimilato a un diabolico Lorenzo il Magnifico.
Un discorso per certi versi simile può essere fatto anche per l’inaspettato faccia a faccia tra Jack e Lecter. La scena ha il merito di riuscire a cogliere di sorpresa sia lo spettatore che lo stesso Hannibal, il quale per la prima volta si ritrova in seria difficoltà, quasi sottomesso, di fronte all’avversario. Ciò, unito all’intelligente utilizzo degli strumenti di tortura e soprattutto della musica classica, dà vita a una sequenza memorabile, macchiata solo dal concreto dubbio che Crawford sia riuscito, nonostante la situazione fosse decisamente a suo favore, a farsi scappare di nuovo Lecter.
So you have no illusions about what’s going to happen to Dr. Lecter.
Quella di Alana e Mason è invece una vera e propria sete di vendetta, che nel caso della dottoressa è acuita dal coinvolgimento sentimentale nei confronti di Lecter – come viene più volte ribadito dallo stesso Verger. In seguito agli eventi di “Mizumono” la donna ha subito una vera e propria metamorfosi che l’ha portata a passare dall’essere il personaggio più puro e ingenuo della serie a uno dei più spietati, confermando in questo senso l’inarrestabilità del potere corruttivo di Hannibal sulle persone che gli orbitano intorno, sia esso voluto o un semplice “effetto collaterale”. Nonostante tutto, però, Alana non è Verger e conserva ancora parte della sua umanità, come ci dimostra la telefonata a Pazzi, che però non riesce a impedire un omicidio che graverà anche sulla sua coscienza.
“If you don’t kill him you’re afraid you are going to become him.”
“Yes.”
Se questo meccanismo di rispecchiamento funziona abbastanza bene per le coppie di personaggi appena analizzate, non può dirsi altrettanto per Will e Chiyoh. La donna infatti, nonostante il suo ambiguo fascino, non riesce ancora ad acquisire uno spessore adatto a reggere gli scambi con Graham, finendo col suscitare un’insofferenza dovuta alla lunga lontananza tra i due protagonisti – che invece era assente durante gli splendidi scambi onirici con Abigail. Una lontananza che sembra però essere destinata a protrarsi ulteriormente a causa dell’inaspettato gesto di Chiyoh, le cui motivazioni restano ambigue: vuole proteggere Hannibal o lo stesso Will?.
Nonostante queste perplessità, le interazioni tra i due servono bene lo scopo di approfondire ulteriormente quello che possiamo individuare come uno dei nuclei fondamentali dell’Hannibal di Fuller, ossia quello della metamorfosi. Come a ribadire l’eloquente messinscena del cadavere attuata da Will in “Secondo”, e che non a caso ci viene nuovamente riproposta, Graham giunge finalmente a esplicitare quello che sia i personaggi che lo spettatore sospettavano: la sua trasformazione in Hannibal è in atto ormai da tempo e a un passo dal compimento. Forse, arrivati a questo punto, neanche la morte di Lecter potrebbe essere in grado di interromperla, ma quello che è certo è che non potrà che portare con sé, come ha già fatto in passato, delle vittime: “Fuel… to power a transformation into a delicate creature”.
Nel complesso, “Contorno”, pur mantenendo la consueta raffinatezza nella scrittura dei dialoghi e nella messa in scena, inizia a risentire della necessità di continuare a posticipare la tanto attesa riunione tra Graham e Lecter e la cattura di quest’ultimo, finendo paradossalmente col coniugare la maggiore azione a un tono più esplicitamente interlocutorio.
Voto: 7 ½
Episodio interessante, anche se meno affascinante dei precedenti. Una notazione marginale. Quando Pazzi va su internet per consultare la scheda di Hannibal, appare un tremendo “voluto per omicidio”, traduzione maccheronica di “wanted for murder”. Mi è sembrato un passo falso piccolo, ma significativo, considerando la raffinatezza dellla fiction e la sua cura dei dettagli, sia formali, sia sostanziali.
Mah……che dire. Questa stagione per me risulta sempre meno digeribile. Comunque più che la parte con Pazzi a mio parere ciò che non ha retto in questo episodio è stata la lotta finale fra Lecter e Jack. Solo per me hanno sfiorato il ridicolo le modalità con cui Jack si è fatto scappare Lecter?
Prima di guardare l’episodio avevo sbirciato il voto della recensione per farmi un’idea ed ero già pronto a difendere con le unghie e con i denti Contorno. Dopo la visione della puntata (con un ritardo non giustificabile) devo dire di essere perfettamente d’accordo con Simona, soprattutto con il suo discorso sui nuovi personaggi introdotti nella stagione 3 – Chiyoh e Pazzi. Una cosa che mi ha colpito leggendo questa recensione è il ritorno inesorabile di Mizumono anche parlando di Contorno. Credo che in ogni articolo sulla stagione tre sia stato citato almeno una volta. Durante la prima visione di Mizumono non mi ero reso conto dell’enorme importanza di quegli avvenimenti, che invece continuano ad influenzare i protagonisti. “Nel complesso, “Contorno”, pur mantenendo la consueta raffinatezza nella scrittura dei dialoghi e nella messa in scena, inizia a risentire della necessità di continuare a posticipare la tanto attesa riunione tra Graham e Lecter e la cattura di quest’ultimo”, mai come dopo Contorno non posso che quotare e straquotare!
Writer58: anch’io ho notato quel “Voluto per omicidio” e quindi ho controllato tutta quella pagina, piena di strafalcioni:
– Occupazione: Psichiatra/Medico/Conservatore…. CONSERVATORE?!? Credo sia la traduzione, anche qui maccheronica, di “curator”, nel senso di curatore del museo
– “Egli sara’ disegnato alla cultura…” DISEGNATO? Forse doveva essere “designato”, e poi perche’ l’uso del tempo futuro?
– Una chicca “Dott. Lecter e’ ben arredata” (?!?)
– in fondo c’e’ scritto “chiamata” anziche’ “chiamare il”
e, infine…
Perche’ diavolo c’e’ specificato di chiamare un numero con il prefisso internazionale della svizzera?
Qualcuno però doveva dire a Graham che con un bel volo RyanAir sarebbe potuto arrivare più in fretta a Firenze dalla Lituania piuttosto che in treno…
Molto suggestivo per carità, ma poco pratico e molto dispendioso.
Sicuramente gli autori stanno cercando di rimandare il più possibile l’incontro Graham -Lecter.