Santa Clarita Diet – Stagione 1 5


Santa Clarita Diet - Stagione 1C’era molta attesa intorno a Santa Clarita Diet, inizialmente innescata dal mistero che ne aveva circondato per mesi il plot e successivamente potenziata grazie al buon lavoro di marketing che Netflix è riuscita a costruire attorno a questa comedy, che tra le altre cose poteva vantare anche due protagonisti di alto livello e di grande attrattiva come Drew Barrymore e Timothy Olyphant.

“I hate eating so late.”
“Yeah, well there’s a lot about this that’s not ideal.”

Santa Clarita Diet - Stagione 1La Barrymore è un gradito ritorno sugli schermi televisivi, dopo quasi vent’anni, mentre Olyphant si cimenta con un genere e un personaggio a lui poco familiari, almeno dal punto di vista degli spettatori abituati a vederlo col cappello da cowboy e la pistola di Justified.
Due scelte non convenzionali per lo show creato da Victor Fresco (autore anche di Better Off Ted e del classico My Name is Earl) che però sceglie anche, a contrasto, una struttura da comedy tradizionale e un setting tutt’altro che rivoluzionario: gli attori interpretano rispettivamente Sheila e Joel Hammond, moglie e marito che vivono e lavorano come agenti immobiliari nei sobborghi di Los Angeles, quel mondo colorato e borghese di case e giardini perennemente soleggiati e tranquilli che conosciamo bene come set tipico di tante sitcom americane.
Compagni di vita da 25 anni, con una figlia adolescente, Sheila e Joel sono la tipica coppia wasp americana che vegeta in un limbo tra vecchiaia e giovinezza, alta e bassa borghesia, trascinando la propria quotidianità giorno dopo giorno in una continua lotta tra il desiderio di sentirsi “giusti”, speciali, e la necessità di adeguarsi alle aspettative della società e alle abitudini del proprio ambiente.
In questa situazione di stallo arriva, come un uragano, la crisi di mezza età peggiore della storia, perché Sheila un giorno si sveglia e non solo compra la Range Rover dei suoi sogni, ma inizia a vomitare a spruzzo fino a morire e risvegliarsi come uno zombie a tutti gli effetti.
Lungo la durata dei dieci episodi, la coppia attraverserà tutti gli stadi della “malattia” di Sheila e le sue inevitabili conseguenze – che includono l’aggredire un collega e mangiarselo vivo in giardino e perdere pezzi di sé nella vasca da bagno, ma anche piacevoli side effects come un accresciuto appetito sessuale e una nuova fiducia in se stessa –, cercando allo stesso tempo di restare uniti come famiglia.

We’re gonna kill people, sweetheart. We’re gonna kill them so you can eat them. We’ve been Joel and Sheila since high school. I’m not gonna bail on you now.

Santa Clarita Diet - Stagione 1Il simbolismo che si nasconde dietro la metamorfosi di Sheila è quindi duplice, sia satira che storia familiare, metafora di una crisi sociale, personale e matrimoniale che arriva a investire sia la protagonista che l’intero nucleo famigliare.
Dal punto di vista sociale, vediamo la protagonista liberarsi del conformismo che la circonda attraverso l’atto socialmente più inaccettabile, ovvero il cannibalismo, atto di ribellione estrema contro i tabù e le regole, che non solo evoca una natura oscura e selvaggia, ma è anche uno spunto satirico puntuale e raffinato.
In quest’ottica, Sheila non è diversa dagli zombi di tradizione classica, alla Romero, un’outsider che attraverso la propria manifesta differenza mette in risalto i difetti e le brutture della società che la circonda, liberate dalla patina levigata delle maniere e delle apparenze; in Santa Clarita Diet vediamo la cultura narcisistica contemporanea letteralmente mangiare se stessa – non a caso la prima vittima di Sheila è un collega/rivale di lavoro ma soprattutto un uomo che cerca di prevaricarla sessualmente, scatenando in lei una reazione di certo legittima, anche se leggermente esagerata – e attraverso questo escamotage narrativo la serie fa emergere dal contesto i sentimenti, positivi e negativi, che si nascondono sotto le apparenze che ognuno, a partire da Sheila e Joel, mostra al mondo.
Qui, al contrario che nella classica narrativa zombie, non c’è nessuna vera minaccia per il pianeta ma soltanto una storia di persone normali in circostanze di violenza eccezionali (situazione che mostra parecchie somiglianze, ad esempio, con quella di Fargo) che da una parte godono dei benefici di questa perdita di controllo, ma dall’altra devono negoziarla con la vita nei sobborghi che sentono ancora come l’unica possibile; la principale ironia della storia, che genera anche i momenti screwball comedy più riusciti, è infatti legata all’ammirazione che amici e vicini provano per questa nuova versione di Sheila, cercando di carpirle il segreto di questo benessere – tutti momenti che invariabilmente finiscono per girare intorno all’alimentazione come ossessione contemporanea.

Do you remember that dinner we had in Tuscany? I keep thinking how good that waiter would taste right now.

Santa Clarita Diet - Stagione 1Santa Clarita Diet è quindi inequivocabilmente uno zombie show, ma in cui il dark e il gore si mescolano senza soluzione di continuità ad una leggerezza che, lungi dall’essere superficiale, aiuta invece i 10 episodi a scorrere via veloci e godibili. Prima di tutto perché la Barrymore e Olyphant sono una coppia televisiva pressoché perfetta, capace di rendere credibile il legame che sostiene il loro matrimonio anche attraverso omicidi, cadaveri nel freezer e occhi che cadono dall’orbita: se lei è perfetta nel bilanciare tenerezza, maternità e dolcezza con un sadismo di fondo un po’ demoniaco, è lui a regalare in questa prima stagione la performance più interessante, facendo evolvere il suo personaggio dal classico marito suburbano a vera e propria vittima, che con il procedere degli episodi perde sempre di più il controllo della situazione fino alle estreme conseguenze.
Nella famiglia Hammond sono però le donne il veicolo principale dell’azione, non solo Sheila ma anche la figlia Abby, che al procedere della stagione assume un ruolo sempre più importante negli eventi, creando un’altra coppia parallela con Eric, il vicino di casa adolescente nerd che le fa sia da spalla innamorata che da consulente scientifico, data la sua larga esperienza in fatto di zombie et similia. I momenti migliori della seconda metà di stagione si giocano sul confronto tra queste due coppie diversamente assortite e governate da dinamiche spesso opposte, ma unite dalla presenza di una figura femminile che si mangia la scena (nel caso di Sheila, non solo metaforicamente) e una controparte maschile che fa da coscienza e rappresenta la fonte di equilibrio indispensabile nel caos, privata però totalmente della possibilità di fare da guida e governare gli eventi della propria stessa vita.

I refuse to be defined by the one time I murdered somebody.

Santa Clarita Diet - Stagione 1Joel, al contrario di Eric, patisce violentemente questa privazione del ruolo maschile tradizionale: il suo restare a guardia della normalità della coppia, sempre credibile nel ruolo di compagno che cerca costantemente di razionalizzare tutte le stranezze e gli atti di violenza – per amore, certo, ma anche per convivere con il senso di colpa – ha l’effetto di renderlo di giorno in giorno sempre più impossibilitato a scegliere, fino alle estreme conseguenze.
Santa Clarita Diet sceglie infatti di chiudere la sua prima stagione in una situazione ancor più complicata di quella iniziale, creando i presupposti per una seconda stagione obbligata e facendo intuire che l’elemento dark potrebbe diventare col tempo molto più dominante; al di là del sangue e delle viscere sparse per i primi 10 episodi, infatti, la realtà mostra anche il fallimento del tentativo di normalità che i protagonisti perseguivano e la certezza, almeno per ora, che tornare alla quotidianità di un tempo sia impossibile e forse, soprattutto per Abby e Sheila, neppure desiderabile.
Ci si può solo augurare che una prossima stagione sia altrettanto godibile, perché in un panorama comedy già qualitativamente alto ed estremamente affollato, Santa Clarita Diet riesce comunque ad emergere come un approccio creativo e innovativo, pur poggiando su una struttura narrativa tutt’altro che rivoluzionaria. La sua capacità di muoversi in molteplici direzioni sia da un punto di vista di genere che di tono, mantenendo una coerenza e un ritmo impeccabile, unita all’alto livello delle performance e a un casting pienamente indovinato, la rende un piccolo gioiello di intrattenimento intelligente come non se ne vedono mai abbastanza.

Voto: 7½

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Informazioni su Eugenia Fattori

Bolognese di nascita - ma non chiedete l'età a una signora - è fanatica di scrittura e di cinema fin dalla culla, quindi era destino che scoprisse le serie tv e cercasse di unire le sue due grandi passioni. Inspiegabilmente (dato che tende a non portare mai scarpe e a non ricordarsi neanche le tabelline) è finita a lavorare nella moda e nei social media, ma Seriangolo è dove si sente davvero a casa.


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5 commenti su “Santa Clarita Diet – Stagione 1

  • Davide Canti

    L’analisi che fai tu Eugenia è molto interessante, come credo che sia interessante il sottotesto di SCD. Ciò che non mi è piaciuto è la resa. Se devo essere sincero, ho fatto fatica a finire la stagione e l’ho fatto solo e soltanto perché me lo sono imposto. I punti critici maggiori li ho riscontrati nel ritmo e nello stile. Il primo è inesistente, le battute arrivano a rilento e anche le situazioni più “comiche” non le ho trovate per niente ficcanti. Lo stile invece poteva essere molto più estremizzato. In fondo stanno raccontando la storia di una mamma borghese cannibale e sanguinaria, che ammazza con una certa facilità e senza sensi di colpa. Avrebbero dovuto pigiare su quel cavolo di acceleratore e osare molto di più. Nonostante tutti i morti ammazzati, ho trovato la stagione troppo educata.

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Sai che ho letto la stessa cosa in molte recensioni americane? Io personalmente l’ho trovata preparatoria, come una roba che sta scaldando i motori, e molto sottile nel mettere in scena quel tipo di sottotesto – e in quest’ottica quindi, anche i meccanismi molto abusati della comedy tradizionale fanno da contrasto utile. Però capisco molto il tuo punto di vista, anche se conto su una seconda stagione che entrando già nel vivo degli eventi spinga ancora di più sull’acceleratore

       
  • Genio in bottiglia

    A me invece è piaciuta. L’ho trovata godibile, certo nulla di esplosivo (Man Seeking Woman Season 3 dove sei?), ma con tanti attori in gamba e con una coppia tra le più godibili nella serialità attuale. L’unico appunto ce l’ho su Oliphant, specie nelle prime puntate, pareva mettersi a ridere nei momenti drammatici. Però per il resto una piacevole scoperta. Grazie della segnalazione, Eugenia.

     
    • Eugenia Fattori L'autore dell'articolo

      Ciao Genio, in effetti secondo me Olyphant si è divertito un sacco 😉 (Man Seeking Woman season 3 la devo finire ma concordo, promette molto bene)

       
  • Mark May

    Io credo che più per la qualità cinematografica della serie (intesa come sceneggiatura e qualità registica) SCD sia un piccolo gioiello dal punto di vista del messaggio sociale.
    La questione dell’alimentazione come soggetto attivo che cambia la quotidianità di una persona (finendo col cambiare la quotidianità di TUTTA la famiglia) io l’ho vista MOLTO presente.
    Poi sinceramente non capisco questo fatto di aver spinto poco sull’acceleratore; a me pare proprio l’opposto. Visto e considerato che parliamo di una comedy tale livello di gore e splatter è notevole, poi ripeto dal punto di vista della sceneggiatura non abbiamo di fronte Breaking Bad,ma non credo che sia quello che l’ideatore volesse trasmetterci.
    Se devo trovarci un difetto il finale mi ha fatto un pò storcere il naso: presumo che la seconda stagione si concentrerà tutta sulle ore successive al finale, altrimenti non avrebbe molto senso (anche se ciò mi fa storcere il naso sulla riuscita comica della scelta).
    Non trovo molto sensato che Netflix rilasci una serie intera tutta in una volta per poi far finire la stagione con un cliffhanger simile senza chiudere i ponti con la stagione precedente, ma forse avevano piena fiducia nel progetto (rispetto a “The OA”, dove la sensazione di finale era più marcata).